“Durante il periodo in cui ho avuto l’onore di ricoprire il ruolo di Prefetto di Agrigento, ho toccato con mano la profonda umanità e ricchezza interiore di tanti agrigentini. Mi viene da pensare che la frase che talora si dice in senso negativo (“questa non a caso è la terra di Pirandello”) vada riletta in senso positivo, aggiungendo al Maestro i tanti altri scrittori che hanno reso unica la “densità di intelletto” di questa Provincia. Nino Bellomo era un prefetto interpreti di questa “corda estrosa”: funzionario pubblico, attore, uomo di cultura e soprattutto innamorato della vita, quando lo incontrai la prima volta aveva già un secolo, e un mare di cose da raccontare. Mi veniva a trovare, a piedi, in Prefettura, e dovevo faticare non poco per convincerlo a farsi riaccompagnare a casa in auto. Era curioso di tutti, a persino della sua longevità, della quale non sapeva spiegarsi le ragioni (non amava impartire ricette dalla cattedra), ma che accoglieva come un dono divino. Ci sedevamo insieme e chiacchieravamo per quanto consentisse il fervore del lavoro; lui corteggiava amabilmente le colleghe recitando poesie sue con delizioso spirito fanciullesco. Era un inno alla vita, e così lo voglio ricordare, in un elegantissimo abito scuro, la sera dei miei saluti nel dicembre del 2024. Non mancò, in quell’occasione, come in tante altre: era con noi e con tutti, pieno di gioia di vivere, di cui adesso restano i doni del ricordo e dell’esempio”.
Filippo Romano, già Prefetto di Agrigento