È un disco jazz, anzi è un accattivante disco jazz.
Eppure non è un disco per soli appassionati di jazz.
E Massimiliano Rolff non delude mai.
La soddisfazione di ascoltare un bel disco, che non deve per forza avere scritture originali per essere originale, interessante ed appagante.
La trama leggera e sofisticata del nuovo lavoro discografico del contrabbassista ligure, si nutre dell’opera alla quale si ispira ma va anche “al di là” perché ne utilizza il carisma, la carica passionale e poi vi riscrive arrangiamenti che mettono in risalto quel viaggio non solo dentro la musica statunitense ma anche attraverso le sfumature folk, le contaminazioni che furono anche in origine indispensabili per la stesura dell’opera alla quale Rolff si è ispirato.
Le esecuzioni si aprono, prendono respiro e mostrano la bravura dei musicisti che in trio sono gli artefici di “Gershwin on Air – Porgy, Bess and Beyond“, in grado di appassionare con esecuzioni raffinate e fluide, tra sinuose melodie che non abbandonano mai il tema principale ma che da esso si discostano perché Rolff ha scritto degli arrangiamenti che esaltano gli strumenti che sono protagonisti, e sanno anche fare da controvoce al contrabbasso, strumento fondamentale nella tradizione jazzistica tanto quanto nella tradizione afroamericana.
Nel disco ci sono tempi e stili che sanno ben convivere e che sono magistralmente eseguiti.
C’è il blues, la bossa, lo swing.
C’è ritmica, sonorità, creatività.
Insieme a Massimiliano Rolff a suonare nel disco ci sono il giovane e talentuoso pianista lombardo Tommaso Perazzo, già attivo sulla scena newyorkese, ed il versatile batterista campano Antonio Fusco, già da qualche anno residente a Pechino.
Il trio spigliato e complice in un interplay vibrante, valorizza con maestria, talento e “moderno sentire”, i grandi classici di Gershwin, che gli appassionati conoscono a memoria ed è proprio la memoria del tema di questi pezzi – tutti sottoposti a svariate versioni – che conduce l’ascoltatore nelle evoluzioni e nelle improvvisazioni che sono ricche di dettagli interpretativi, soprattutto per alcuni brani. Infatti se pezzi come “Summertime” o “The man i love” vantano centinaia di rivisitazioni, strumentali e non, pezzi come “”Who cares” o “Love walked in” nelle mani di Rolff si nutrono di dilatazioni e accenti, capaci di creare una nuova atmosfera che nasce proprio dagli assoli puliti e precisi del contrabbassista, che poi piano lascia che il pianoforte possa ricamare una sequenze di note veloci e chiare, con un tocco sublime e virtuoso. La complicità della base ritmica è talmente perfetta, che la dimensione temporale si dilata e avvolge l’ascoltatore.
Il disco che è così amabile che non ci si stanca mai di ascoltarlo, si apre con una suite imperniata sull’opera “Porgy and Bess” per poi scivolare amabilmente tra quelli che furono i brani famosi di Gershwin scritti per opere teatrali e colonne sonore di film, divenute nel tempo grandi standard della tradizione jazzistica.
Difficile dire quale brano resti più impresso; è il gusto personale a guidare il piacere nell’ascolto di questo disco che è senza dubbio uno dei più belli ascoltati ultimamente, e che farà impazzire gli appassionati di jazz e della musica del grande Gershwin che nel tempo abbiamo sentito riproporre innumerevoli volte, da strumenti e voci iconiche.
Ma la cosa che ho amato particolarmente in questo lavoro, è il ruolo che Rolff ha dato al contrabbasso, come lo ha fatto suonare, perché è riuscito a dare ad esso mille voci e svariati suoni. Il contrabbasso nelle sue mani sa essere melodico, romantico, passionale, e poi pulsa, risponde a quel modo che il musicista ha di percuoterlo, con maestria.
Di tutto il lavoro che reputo di grande pregio, sono rimasta particolarmente affascinata da tre tracce in particolare: l’arrangiamento di “Summertime” sia per la scelta del tappeto usato lungo la linea del basso, sia per il dialogo con il pianoforte che è sofisticato, mai scontato; è inoltre ricco di note incastrate nell’armonia che poi però scivolano via lungo la scala, mostrando la padronanza tecnica dei musicisti e della componente ritmica che lascia al batterista la possibilità di usare con maestria, rullante, tom e timpano.
E poi ancora la leggiadria usata nell’esecuzione di “Who Cares” che Rolff ha concepito in maniera distante dal romanticismo pensato dall’autore. Un ritmo sostenuto, come in un moderno swing, e i musicisti mostrano una grande versatilità.
Ottima la scelta di chiudere il disco con “Embrecable you” (pezzo che ho trovato pazzesco) che ha una serie di giri armonici che si chiudono e si riaprono, e ad ogni riapertura c’è una piccola sorpresa, dai passaggi veloci del contrabbasso, alle rullate della batteria che dialoga con la cassa, alla bellezza delle svisate del pianoforte che percorre le note e le ricerca dentro un gioco di virtuosismi che ammiccano, senza mai togliere lustro al lavoro di gruppo e creando pause, sospese e bellissime, che conducono al finale.
Sarà il mio regalo di Natale per le persone che amo, questo disco uscito lo scorso 19 novembre, pubblicato dell’importante casa discografica olandese Challenge Records International, che ne ha curato ogni aspetto su dimensione Europea.
Mi piace ripeterlo, quando ne vale la pena: Massimiliano Rolff è uno dei miei contrabbassisti preferiti perché sa sempre come rubare la mia attenzione e non mi delude mai, e questo suo ultimo lavoro discografico è stato geniale, ben realizzato ed è ricco di complicità, dote fondamentale anche in musica.