Ecco chi è l’assassino dei tre giovani di Monreale. Guardate che faccia

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di Danila Bonsangue

Salvatore Calvaruso, 19 anni, del quartiere Zen di Palermo, è stato fermato dai carabinieri nella notte tra domenica e lunedì (27 e 28 aprile 2025) dopo ore di interrogatorio per la carneficina di Monreale: prima ha confessato con dichiarazioni spontanee, poi si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il ragazzo ha ammesso di avere sparato, ma davanti al pm, successivamente, si è rifiutato di rispondere. Le sue dichiarazioni, dunque, allo stato non sono utilizzabili. Le vittime sono: Salvatore Turdo di 23 anni, Andrea Miceli e Massimo Pirozzo di 26 ciascuno. 

Ad incastrare l’ex pugile sono stati, però, i video delle telecamere di sorveglianza della zona della sparatoria e le dichiarazioni di una serie di testimoni. Sul luogo della rissa che ha preceduto gli omicidi sono poi stati trovati gli occhiali che Calvaruso, in sede di dichiarazioni spontanee aveva confessato, aveva detto di aver perso. Inoltre un amico del ragazzo, sentito dai magistrati, ha sostenuto di aver prestato il motorino all’indagato la notte della sparatoria e che poche ore dopo questi si sarebbe presentato a lui chiedendogli di denunciare il furto del mezzo perchè aveva «combinato un macello sparando ed uccidendo due persone» (in un primo momento i morti erano due).

Il testimone ha decritto l’abbigliamento dell’amico che corrispondeva a quello che l’indagato aveva detto di indossare. Calvaruso infine è stato riconosciuto da testimoni in foto.

La Procura di Palermo contesta a Salvatore Calvaruso, il reato di strage. «Sparando molteplici colpi (sulla base dei rilievi della polizia giudiziaria sono stati rinvenuti più di 20 bossoli), ad altezza d’uomo – si legge nel provvedimento di fermo emesso dalla Procura – (alcuni proiettili hanno colpito delle fioriere alte circa un metro, un altro ha infranto il parabrezza anteriore di un’auto parcheggiata sulla strada) in un tratto di strada molto affollato». Secondo quanto riferito dai testimoni, nella strada della strage erano presenti tra le 50 e le 100 persone. Circostanza che «ha indubbiamente messo a repentaglio l’incolumità pubblica», scrive la Procura nel fermo. «E’ stato infatti solo un caso che le persone attinte dai proiettili siano state cinque, di cui tre mortalmente, e non si siano invece prodotte più vittime», conclude il provvedimento.

La rissa sfociata nella sparatoria costata la vita a tre giovani ragazzi, sarebbe scoppiata per un banale rimprovero dovuto all’alta velocità dello scooter in pieno centro a Monreale. 

Carabinieri e polizia stanno passando al setaccio il quartiere Zen e il quartiere Borgo Nuovo a Palermo. Sono in corso indagini, perquisizioni in diverse abitazioni e magazzini per risalire ai complici e cercare le armi utilizzate per uccidere tre giovani e ferirne altri due nei pressi del pub 365 in via Benedetto D’Acquisto a Monreale. I carabinieri stanno cercando le armi anche a Monreale. Le pistole che hanno sparato potrebbero essere state abbandonate durante la fuga dai protagonisti della sparatoria.

“Quello che non accetterò mai è che me l’abbiano ammazzato in quel modo. I genitori di quegli assassini li potranno vedere in carcere, forse un giorno potranno anche uscire. Io posso solo piangere mio figlio in una tomba di marmo”. A dichiararlo a Repubblica è Giacomo Miceli, padre di Andrea, uno dei ragazzi uccisi a Monreale. “Voglio fare un appello alle famiglie di quei delinquenti. Voglio chiedere ai genitori di chi ha ammazzato come un cane tre ragazzi con una vita davanti: convincete i vostri figli e i loro complici a costituirsi. Mi hanno tolto un figlio e un nipote, non rivedrò più i loro sorrisi per colpa anche vostra che non siete riusciti a educarli. Ora vi chiedo un gesto per rendere giustizia ad Andrea, Salvatore e Massimo”, ha dichiarato Miceli, che ha poi raccontato quei momenti nei quali ha saputo cos’era successo. “Mi hanno chiamato di notte, girava voce di un fatto in piazza ma all’inizio non ci ho dato peso. Poi altre telefonate che dicevano: Andrea è in ospedale. Con mia moglie e gli altri due figli siamo corsi al Civico, ma non c’era più nulla da fare”. Gli amici di Andrea gli hanno raccontato che “si è comportato come un eroe. Quando mi hanno raccontato cosa ha fatto sono scoppiato in lacrime. Andrea ha preso la sua ragazza e l’ha portata al sicuro, poi è tornato a salvare suo cugino Salvatore dalla ferocia di quel branco. Sono stati uccisi mentre tentavano di aiutarsi a vicenda. Erano così i nostri ragazzi, così li abbiamo educati”, ha aggiunto. “Non sono tutti delinquenti allo Zen, ma se molti vengono da lì forse un problema c’è. Le morti di mio figlio, di mio nipote e del loro amico sono anche colpa di uno Stato che non ha mai voluto risolvere il problema delle periferie abbandonate da decenni”, ha dichiarato Miceli. Per Miceli “Andrea era un uomo di 26 anni, non un giovane, capace di prendersi le sue responsabilità. Lavorava con me ed era entusiasta di costruirsi il suo futuro. Una persona generosa, con un senso fortissimo di famiglia, con la stessa fidanzata da anni, una roccia a cui appoggiarsi. Su cui da oggi non potrò più contare”, ha concluso.

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