Geniale fu Federico Patellani, nello scattare la foto per la copertina di Tempo n. 22 del 15-22 giugno del 1946.
La foto divenne famosa e lui anche, mentre la bella signorina sorridente usciva dalla pagina del Corriere della Sera che titolava: “È nata la Repubblica Italiana” e poi nel sottotitolo:
“Umberto partirà sabato dopo la consegna dei poteri a De Gasperi, capo provvisorio del nuovo Stato. Volontà di cooperazione di tutti i partiti per la distensione e la concordia”
Era il 2 giugno del 1946, la Repubblica arrivò con un referendum con il quale il popolo fu invitato a scegliere il proprio destino, a definire una nuova forma istituzionale, trasformando l’Italia in qualcosa che fosse “Res publica” la “cosa di tutti” e affinché se ne prendesse cura.
Non dimentichiamo che furono chiamati al voto per la prima volta tutti gli italiani e le italiane, senza alcuna distinzione legata al censo o al grado di istruzione, e per la prima volta le donne, poterono esprimere il loro voto al pari degli uomini.
La Repubblica non vinse sulla monarchia con grandi voti, Solo il 64,3 % degli italiani, e precisamente furono 12.718.000 gli italiano che scelsero di abolire la monarchia.
Umberto II non contestò il risultato, e rispettando la volontà del popolo, lasciò il paese e andò in esilio in Portogallo.
Ah la storia! Non sarebbe male ripassarla di tanto in tanto, che a sventolare bandiere il 2 giugno siam bravi tutti e sicuramente non basta a difendere e a rispettare la conquista enorme e il bene inestimabile di aver reso il bel paese una repubblica, oltre al traguardo del suffragio universale, alla possibilità di esprimere il proprio volere senza limite alcuno.
Ma tornando a Patellani, fu uno dei maestri del fotogiornalismo italiano riconosciuto a livello europeo. Colto e raffinato narratore, ha testimoniato il paese nel dopoguerra, la ripresa economica, il costume, la vita culturale, lavorando anche nel cinema.
Fu lui che scattò 70 immagini che a tutt’oggi raccontano la distruzione e la rinascita di Milano dopo la Seconda Guerra Mondiale e la vittoria della Repubblica nel referendum del 2 giugno 1946. Foto scattate con l’intento di offrire una occasione di conoscenza e di riflessione su un periodo cruciale della storia dell’Italia del Novecento: i momenti immediatamente successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il referendum Monarchia-Repubblica e l’elezione dei rappresentanti all’Assemblea Costituente, che ebbero luogo il 2 giugno 1946, una data fondamentale per la storia dell’Italia.
Le foto – che sono state anche oggetto di una mostra nel settantennale dalla nascita della repubblica – mostrano dapprima la vita nella città di Milano nell’immediato dopoguerra dove uomini, donne e bambini si muovono tra case distrutte e macerie, in uno scenario di povertà e di disagio sociale che rimanda a un’Italia molto lontana, ferita e disorientata all’indomani del ventennio fascista, poi specifiche foto sul referendum Monarchia-Repubblica e all’elezione dell’Assemblea Costituente, momento di enorme rilievo storico, nel quale, per la prima volta in Italia, le donne sono ammesse al voto.
Lo sguardo del fotografo attento e amorevole, celebrò la vittoria della Repubblica con un’immagine divenuta icona: la cosiddetta “donna della Repubblica”
Intanto la pseudo vittoria delle repubblica non fu con il 64%, ma con il 54%. Ma non si è tenuto conto del quorum, cosa che non si poteva più fare perchè molte schede erano già state bruciate. Alla somma dei votanti mancano i voti bianchi, nulli e annullati..
La repubblica è nata effettivamente tra la notte del 12 e 13 giugno, all’una di notte quando De Gasperi avocò a se i poteri del capo provvisorio dello stato (volutamente tutto minuscolo). non risulta a verità che Umberto 2° non contestò il risultato, lo fece con una pesantissima lettera pubblicata dalla RAI il pomeriggio del 13, dopo la partenza di Umberto da Ciampino senza rifiutando i saluti di De Gasperi. In conclusione dall’una di notte alle 16,30 del 13 giugno l’italia ha avuto die capi di Stato: il RE e De Gasperi.. Infine non si è tenuto conto nemmeno dei risorsi, sopratutto quello dei professori universitari di Padova (ricorso Selvaggi) che faceva notare che mancavano tutti i voti dei prigionieri, di una parte della penisola , tant’è che il Procuratore Generale della Cassazione, il 18 giugno votò contro l’esito ed il Presidente Pagano svotò come il Procuratore.