Sanremo – Sarà sicuramente un’edizione del Festival che non faticherà ad essere ricordata, dopo la straordinaria, umana e commovente presenza sul famoso palco dell’Ariston, del maestro Ezio Bossio, virtuoso del piano, affetto da Sla che ha emozionato fino alle lacrime tutti coloro che hanno avuto l’onore di essere al suo cospetto ieri sera, durante la seconda serata del kermesse canora.
Che si fosse stati in teatro, o a casa, in quei minuti nel quale Ezio Bosso ha parlato e poi suonato, si è spento ogni riflettore, e si è acceso un incredibile dialogo emotivo tra la sua travolgente umanità e i punti deboli di chi lo ha ascoltato, in religioso silenzio, lasciando che le lacrime uscissero senza timore, così come è stato anche per la violinista dell’orchestra.
Quella sua disarmante, straordinaria normalità, nella impercettibile disabilità, è stata una vera e propria lezione di vita, proprio in un momento nel quale si sembra essere tutti vittime “consapevoli” di un egocentrismo che non lascia più scampo a nessun tipo di riflessione condivisa.
“Eppure la musica, come la vita, si può fare in un modo solo: insieme” – queste le parole di concedo del maestro Bosso, dopo la sua esibizione, mentre nelle orecchie di tutti rieccheggiano quelle del suo discorso a cuore aperto, senza barriere, senza difese, nel quale ha raccontato come la vita dell’uomo non sia un filo diritto, ma simile a “12 stanze” (titolo anche di un suo lavoro discografico) dove l’ultima, la dodicesima, non è da considerare la fine, ma un nuovo inizio, un nuovo punto di partenza, dal quale si può ricordare ciò che è stato e quindi si è finalmente pronti a ricominciare.
E poi ancora quella sua riflessione sul “perdere qualcosa” e “perdersi”. Perché “perdere”, inteso come smarrire – dice Ezio Bosso – “non è una cosa brutta, perché c’è chi perde il pregiudizio, per esempio, o l’egoismo”. E perdersi, invece significa avere una nuova opportunità per ricominciare. Ecco, il simbolo del suo parlare, la rinascita, la capacità di non arrendersi agli eventi, ma di riappropriarsi della vita e del futuro.
E la riflessione più bella arriva proprio riguardo alla musica, che lui definisce “magica” e sorridendo racconta che è proprio per quello, che i direttori d’orchestra hanno la “bacchetta”.
Non semplice dunque, raccontare la seconda puntata del Festival di Sanremo, se non in virtù di questo ospite straordinario in talento ed umanità.
In gara ieri sera si è notata l’estensione e la perfetta intonazione di Annalisa Scarrone, con la sua “diluvio universale”, Patty Pravo, che malgrado la sua età e qualche stonatura ha retto una performance che ha lasciato a desiderare, cantanto “cieli immensi”, e poi ancora Valerio Scanu, Clementino con “quando sono lontano”, un pezzo rap che narra di rapporti, Neffa “tra sogni e nostalgia”, che sbaglia l’originalità e prende anche qualche stecca, gli Zero Assoluto “di te e di me”, che non lasciano nessun segno del loro passaggio, né sul pubblico né sulla giuria. E poi ancora Alessio Bernabei che dopo aver lasciato il gruppo Dear Jack, prova un percorso da solista che però non lo premia, considerato che la sua performance non è che appena sufficiente. La canzone di Francesca Michelin, noiosa ed incerta, non regge la sua notorietà in rete, mentre Dolcenera – a rischio eliminazione – racconta un pezzo sofisticato, da lei scritto “ora o mai più”, che non viene apprezzato al meglio.
Come al solito quando è a Sanremo, mette tutti d’accordo l’esibizione di Elio e Le storie Tese, attesi e applauditi, soprattutto per l’originalità. “Vincere l’odio”, è il pezzo che in maniera assai originale riassume 5 pezzi in un’unica partitura, estremamente musicale, e con citazioni di pezzi famosi proprio di Sanremo. Allegria e bravura, nella performance.
A rischio eliminazione dunque, insieme a Dolcenera, gli Zero Assoluto, Neffa e Alessio Bernabei. Ma è stata anche la serata delle nuove proposte. Sfida a due, passano Chiara Dello Jacovo e Ermal Meta.
Vallette e valletti fanno il loro compitino a casa, Madelina sfoggia abiti meravigliosi, Garko sembra sempre come se non avesse mai fatto nulla in vita sua se non piacere a un discreto numero di donne, mentre la bravissima Virginia Raffaele, si destreggia simpaticamente nei panni di una Carla Fracci sagace e glamour.
Torna sul palco dell’Ariston Eros Ramazzotti che come la Pausini nella prima serata, racconta la sua carriera ripercorrendo quelli che sono stati i suoi successi, partiti proprio da quel fortunatissimo palcoscenico e poi, chiacchierando con Conti, parla di figli, della loro capacità di “fare famiglia”, qualunque colore abbia, la famiglia, e poi racconta del delicato ruolo del genitore nel sostenerli ed accompagnarli affinché non si smarriscano.
E’ sembrata banale e senza nulla da ricordare, la presenza in finale di serata della super attrice Nicole Kidman, che a parte raccontare che suo marito le fa trovare fiori freschi e bigliettino in ogni albergo e che sua madre ha acquistato tutti i francobolli con la sua faccia, poco è rimasto di quella donna sicuramente elegantissima, emblema di raffinatezza, ma che – a mio avviso – poteva anche restare a casa.
Subito dopo mezzanotte sul palco dell’Ariston arriva Nino Frassica, che dopo un simpatico duetto di risposte a medesima domanda con Garko, si esibisce in una interpretazione inedita di un pezzo “a mare si gioca”, scritta dal grande maestro Tony Canto, che sul palco ieri sera ha anche suonato la chitarra. Il tema del pezzo, la crudeltà della vita dei migranti sul mare, per raggiungere la salvezza, e quello, non è un gioco.
Grande merito, anche nella seconda serata, va alla grande orchestra della Rai, i cui elementi restano la colonna portante di una kermesse inossidabile.
Simona Stammelluti