Simona Stammelluti, Autore presso Sicilia 24h - Pagina 89 di 90
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Ormai tutto ruota intorno all’apparire, e al diavolo l’essere, le competenze, le capacità … basta che ci metta in vetrina. E non conosco vetrina migliore della TV. Tutti sostengono di guardarla sempre meno, alcuni a buon dire, considerato il livello mediocre, scadente e approssimativo che la TV da un po’ propina al grande pubblico.
Eppure ogni sera, capita a tutti di fare il famosissimo zapping, quella metodica attraverso la quale si scorrono i canali, senza neanche sapere cosa si cerchi davvero, quando a fine giornata, vorremmo “tutto e niente”, vorremmo un suggerimento, vorremmo qualcuno che dallo schermo ci parlasse, facendoci mettere in discussione anche una serata qualunque, che ci rinfranchi, o ci faccia sorridere, commuovere, riflettere.
E se possiamo accontentarci di un film che non fa al caso nostro, o di un reality che non amiamo, o di un Tg troppo spiccatamente “di parte”, o di un programma di approfondimento “non tanto approfondito”, sicuramente non potremo mai accontentarci di un programma nel quale chi parla, disconosce le regole della grammatica e della dizione, oltre a disconoscere la giusta coniugazione dei verbi … la lingua italiana, per intenderci. O che in una trasmissione cosiddetta “di settore” si sbagliano vocaboli chiave, mandato i più spaesati, letteralmente in confusione.
C’è chi pensa che non valga la competenza, che tanto la gente non si accorga più di nulla, come se fossimo diventati tutti bambocci ignoranti e di basso livello culturale, che non fanno più caso a nulla. Ed invece il pubblico che guarda la TV, come anche quello che legge i quotidiani, sono persone attente, che sanno esprimere un giudizio, che sono in grado di consegnare un suggerimento, che sanno distinguere con competenza cosa sia fatto bene e cosa no, e che sono capaci di decretare un successo, o un insuccesso di un articolo, di un libro, di un “ruolo”.
Ecco arrivati al dunque. Il ruolo. Perché tutti lo vogliono, quel ruolo, e soprattutto tutti pensano di poterlo avere, a volte pretendere, quel ruolo e sono pochi, pochissimi ormai, coloro che si interrogano sulla capacità o meno di ricoprirlo, quel preciso ruolo. Tutti scrittori, tutti artisti, tutti presentatori, tutti “Tutto”, e chi se ne frega se poi il lettore, o lo spettatore si esprime negativamente, tanto l’importante resta “apparire”, con una firma, con un volto, con un dettaglio “quasi mai degno di nota”.
E i titoli di studio, le competenze, le capacità, si trasformano in un ammasso informe di finestre impolverate che non si affacciano più su nulla, se non su un vociare chiassoso di parole dette a vanvera. Lo stesso vale per il talento, quello puro, spesso archiviato, per far posto a quello o quel personaggio, al parente di, o a chi ha più faccia tosta, per fare del “proprio niente” una vera “filosofia di vita”.
Io lo zapping l’ho fatto, ieri. Non lo facevo da un po’. Non lo facevo da un po’ perché presa dalla volontà di scegliere “per davvero”, a cosa dare importanza, senza farmi suggerire nulla da nessuno. Eppure lo ammetto, ho ceduto. Ho ceduto e mi sono imbattuta in una trasmissione di criminologia – argomento così tanto in voga, mentre fioriscono più criminologi che casi da studiare – e va in onda in un orario pre-serale, mentre prepari la cena e mentre ti interroghi su “dove andremo a finire”.
E dalla Tv, che guardavo da lontano, mi giungevano frasi che recitavano così:
-“Qualche cenno di ciò che ti occupi”
– “Casi di cronaca che conoscete oppure ancora no”
– “Scienze politiche, attinenti alla criminologia”
– “Rappresentare un’attenzione”
– “Fenomeno nuovo, la criminilogia”.
Ma sì, che importa.
Tanto basta l’apparire.
Simona Stammelluti


Siamo solo a 24 dalla data in cui sono scattate le multe per tutti coloro che abbandoneranno il filtro di sigaretta – mozzicone come si è soliti chiamarlo – e i fumatori sono belli che avvisati.
Il decreto sulla Green Economy ha stabilito sanzioni fino a 300 euro per coloro che incuranti di civiltà e regole, faranno finta di nulla e continueranno a buttare per strada i mozziconi, senza provare a preservare il decoro urbano delle città.
Ma nel mirino del provvedimento non solo i mozziconi di sigarette, considerato che la legge di stabilità, contempla che la multa venga prevista anche per coloro che in terra gettino chewing gum, scontrini e fazzoletti di carta. Nello scopo del decreto legislativo anche l’impellente necessità di limitare gli impatti negativi derivanti dalla “dispersione incontrollata di rifiuti nell’ambiente“.
Fumatori distratti e gente incurante, dovranno certo stare in campana, perché in caso di violazione, la multa va da 30 a 150 euro, con aumenti fino a 300 euro in caso di abbandono dei rifiuti di prodotti da fumo,  “sul suolo, nelle acque e negli scarichi”.
La Legge prevede che per tutti i fumatori ci sia una “soluzione”, Infatti secondo le disposizioni di legge “saranno i comuni a provvedere ad installare nelle strade, nei parchi e nei luoghi di alta aggregazione sociale, appositi raccolgitore per la raccolta dei rifiuti del fumo“.
La multa eventualmente effettuata, sarà ripartita al 50% tra lo Stato ed i Comuni, che a loro volta dovranno destinare quel denaro in “apposite campagne di informazione, per sensibilizzare i consumatori sulle conseguenze nocive dell’abbandono dei mozziconi e dei rifiuti di piccole dimensioni, sull’ambiente“.
Simona Stammelluti

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Arrestato dalla Polizia di Stato, un prete 40enne che avrebbe commesso abusi sessuali su tre minori.
Gli episodi di abusi, sarebbero incominciati durante un pellegrinaggio, ai danni di due fratelli di 13 e 15 anni, vittime di violenze sessuali da parte del parroco mentre guidava una parrocchia di Palermo, e gli stessi atti sarebbero continuati in periodi successivi, anche all’interno dell’abitazione dei due fratelli.
Sembra che il sacerdote, avesse sfruttato un rapporto di fiducia instauratosi con la mamma dei due ragazzi minorenni, tanto da divenire per loro un punto di riferimento. Lo stesso, aveva per giunta pagato il biglietto per il pellegrinaggio all’estero per uno dei due ragazzi, oltre a concedere loro diversi regali. E’ stata proprio la mamma dei due ragazzini che ha provveduto a denunciare il sacerdote, dopo aver appreso da uno dei figli delle violenze sessuali subite. Gli agenti della Polizia, hanno altresì acquisito la conversazione che il prete intratteneva via chat con una donna che frequentava la parrocchia, durante la quale ammetteva quanto commesso, in un momento che definiva “di debolezza”.
Gli uomini della Squadra Mobile hanno così eseguito l’ordinanza cautelare emessa dal Tribunale di Palermo, a Roma. Le indagini, coordinate dalla Procura si sono avvalse di diverse testimonianze, che hanno permesso anche di ricostruire una terza vicenda di abusi sessuali, avvenuta qualche tempo addietro, ai danni di un ragazzo che adesso ha raggiunto la maggiore età.
Simona Stammelluti

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E’ a Sanremo, Garko dove presenterà la famosa kermesse dal 9 al 13 febbraio prossimo e proprio ad una settimana dall’avvio del festival resta vittima di una esplosione.
E’ stata proprio un’esplosione, quella che ha creato il crollo della villa dove Gabriel Garko risiedeva per prepararsi alla sua partecipazione al festival di Sanremo.
Lo scoppio è avvenuto in mattinata, e la donna dormiva ancora, al piano di sopra della villetta, al momento posta sotto sequestro.
A seguito dello scoppio – dovuto con molta probabilità ad una fuga di gas – una donna anziana ha perso la vita. Il famoso attore, trasportato subito all’ospedale a bordo di un’ambulanza, ha riportato un lieve trauma cranico, qualche escoriazione, ed è guaribile in una decina di giorni. Lo stesso – che ha subìto un forse choc – una volta dimesso, ha lasciato l’ospedale da una uscita di sicurezza per non essere assalito da orde di fotografi e giornalisti.
Saranno i Vigili del Fuoco di Sanremo, che sono ancora sul posto, ad accertarne le cause. Si sta provvedendo anche a controllare se tutto l’impianto a gpl fosse a norma. Delle indagini se ne stanno occupando i Carabinieri, che hanno già provveduto ad interrogare il costruttore della villa, il figlio dell’anziana donna deceduta, alcuni testimoni e lo stesso Gabriel Garko, che si trova ancora a Sanremo e che ha smentito di voler andar via.
Simona Stammelluti

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Ci sono differenti correnti che parlano di “vivere la vita come un’opera d’arte”. Le diverse correnti – per alcuni versi spiccatamente astratte – trovano una sorta di concretezza, in alcuni esempi viventi di persone che sono riuscite realmente a farlo.
C’è chi la pensa come Gabriele D’Annunzio, che esaltava profondamente il proprio “io”, inneggiava alla “perfezione” in ogni dettaglio del vivere, succhiando la vita sino al midollo, ed essendo padrone della propria esistenza. In realtà nell’era moderna questo pensiero è stato travisato, pensando che una vita, per essere “perfetta”, debba essere piena di agi, di lusso, di piaceri. Ed invece il pensiero di D’Annunzio, da lui stesso portato avanti durante la sua vita, risiedeva nell’accettazione di alcuni eventi della propria esistenza, e di quel destino che spesso mette alla prova, e davanti al quale bisognerebbe reagire scansando le vicissitudini e continuando a vivere come lo si desidera. Lo stesso D’Annunzio, divorato dai debiti, riuscì a vivere come se nulla lo turbasse.
Poi c’è chi pensa che tutto ruoti intorno al “carpe diem”, al “qui e ora”, alla capacità di lasciare il segno del proprio passaggio, sempre, come in preda ad una “fame d’eternità”, inchinati ad una esistenza egoistica, strappata all’anonimato, con indosso una divisa di “fierezza e solitudine”.
Ed ancora c’è chi parla di opera d’arte nel vivere, coniugando “bontà, bellezza e beatitudine”. Semplice a dirsi, difficile a farsi.
In realtà c’è chi “per davvero”, ha vissuto la propria vita come un’opera d’arte e sono coloro che “inconsapevolmente” hanno lasciato il segno nella storia, nella propria storia, nella storia degli altri, nei ricordi di chi ha visto in loro la “vita ideale”, dettata da gesti non eroici, ma degni di nota, o vissuta all’ombra di un talento inequivocabile, indossato però con la naturalezza di chi sa che quel proprio fare, produce del bene, anche al di fuori della propria esistenza.
Di esempi se ne potrebbero fare parecchi, ed ognuno vedrà “una opera d’arte” lì dove riconosce qualcosa di simile al proprio vivere. Eppure ci sono casi eclatantemente simili ad opere d’arte e sono quelle di coloro che mai hanno considerato un percorso di felicità a discapito della felicità altrui, o coloro che oggettivamente sono stati un “esempio”, in diversi campi.
Mi vengono in mente tutte quelle persone – o personaggi – che hanno lasciato che il tempo scorresse, senza volerlo fermare ed ingabbiare, che si sono “arresi” allo scorrere, agli eventi, alla caducità del vivere ed hanno realizzato quel che potevano, come meglio potevano.
Madre Teresa di Calcutta, per esempio, e quella sua vita instancabile al servizio degli altri, sempre serena in mezzo a mille difficoltà, che spronava il mondo a non arrendersi mai. Lei, che pensava che “il male mette le radici quando un uomo comincia a pensare di essere migliore degli altri”, e poi quel suo Premio Nobel per la pace nel 1979.
O mi verrebbe da pensare a David Bowie, che non ha mai vissuto di cliché, che è sempre stato contro la società borghese e conservatrice, che ha smascherato l’ipocrisia tra idoli e fan. Lui, il simbolo del trasformismo, quindi contro ogni omologazione, che ha lasciato che fosse il suo ritratto, ad invecchiare, non il suo vivere. Lui, che ha il suo testamento lo ha inciso in un disco, forse proprio quando aveva più paure, e più nessuna certezza.
La vita come un’opera d’arte. Forse parlarne è più facile che realizzarla.
Certo è che sarebbe opportuno vivere senza rimpianti, ma con discrete dosi di pentimenti, mettendo l’arte in ogni piccolo gesto, con la capacità di godere sempre, ma nella giusta misura.
Forse la formula magica, è tutta qui.
Simona Stamellutti

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Ci sono differenti correnti che parlano di “vivere la vita come un’opera d’arte”. Le diverse correnti – per alcuni versi spiccatamente astratte – trovano una sorta di concretezza, in alcuni esempi viventi di persone che sono riuscite realmente a farlo.

C’è chi la pensa come Gabriele D’Annunzio, che esaltava profondamente il proprio “io”, inneggiava alla “perfezione” in ogni dettaglio del vivere, succhiando la vita sino al midollo, ed essendo padrone della propria esistenza. In realtà nell’era moderna questo pensiero è stato travisato, pensando che una vita, per essere “perfetta”, debba essere piena di agi, di lusso, di piaceri. Ed invece il pensiero di D’Annunzio, da lui stesso portato avanti durante la sua vita, risiedeva nell’accettazione di alcuni eventi della propria esistenza, e di quel destino che spesso mette alla prova, e davanti al quale bisognerebbe reagire scansando le vicissitudini e continuando a vivere come lo si desidera. Lo stesso D’Annunzio, divorato dai debiti, riuscì a vivere come se nulla lo turbasse.

Poi c’è chi pensa che tutto ruoti intorno al “carpe diem”, al “qui e ora”, alla capacità di lasciare il segno del proprio passaggio, sempre, come in preda ad una “fame d’eternità”, inchinati ad una esistenza egoistica, strappata all’anonimato, con indosso una divisa di “fierezza e solitudine”.

Ed ancora c’è chi parla di opera d’arte nel vivere, coniugando “bontà, bellezza e beatitudine”. Semplice a dirsi, difficile a farsi.

In realtà c’è chi “per davvero”, ha vissuto la propria vita come un’opera d’arte e sono coloro che “inconsapevolmente” hanno lasciato il segno nella storia, nella propria storia, nella storia degli altri, nei ricordi di chi ha visto in loro la “vita ideale”, dettata da gesti non eroici, ma degni di nota, o vissuta all’ombra di un talento inequivocabile, indossato però con la naturalezza di chi sa che quel proprio fare, produce del bene, anche al di fuori della propria esistenza.

Di esempi se ne potrebbero fare parecchi, ed ognuno vedrà “una opera d’arte” lì dove riconosce qualcosa di simile al proprio vivere. Eppure ci sono casi eclatantemente simili ad opere d’arte e sono quelle di coloro che mai hanno considerato un percorso di felicità a discapito della felicità altrui, o coloro che oggettivamente sono stati un “esempio”, in diversi campi.

Mi vengono in mente tutte quelle persone – o personaggi – che hanno lasciato che il tempo scorresse, senza volerlo fermare ed ingabbiare, che si sono “arresi” allo scorrere, agli eventi, alla caducità del vivere ed hanno realizzato quel che potevano, come meglio potevano.

Madre Teresa di Calcutta, per esempio, e quella sua vita instancabile al servizio degli altri, sempre serena in mezzo a mille difficoltà, che spronava il mondo a non arrendersi mai. Lei, che pensava che “il male mette le radici quando un uomo comincia a pensare di essere migliore degli altri”, e poi quel suo Premio Nobel per la pace nel 1979.

O mi verrebbe da pensare a David Bowie, che non ha mai vissuto di cliché, che è sempre stato contro la società borghese e conservatrice, che ha smascherato l’ipocrisia tra idoli e fan. Lui, il simbolo del trasformismo, quindi contro ogni omologazione, che ha lasciato che fosse il suo ritratto, ad invecchiare, non il suo vivere. Lui, che ha il suo testamento lo ha inciso in un disco, forse proprio quando aveva più paure, e più nessuna certezza.

La vita come un’opera d’arte. Forse parlarne è più facile che realizzarla.

Certo è che sarebbe opportuno vivere senza rimpianti, ma con discrete dosi di pentimenti, mettendo l’arte in ogni piccolo gesto, con la capacità di godere sempre, ma nella giusta misura.

Forse la formula magica, è tutta qui.

Simona Stamellutti

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Le parole che l’On. Sandro Bondi proferisce in aula, nel suo discorso sulle
Unioni Civili durante la discussione in senato del Ddl Cirinnà, non sono
passate certo inosservate. Il suo discorso, fatto con lungimiranza e
concretezza in 6 minuti ed una manciata di secondi, non solo è stato ricco
di spunti di riflessione, ma si è palesato come una analisi attenta sulla
delicata questione.
Sandro Bondi, che nasce come uomo di sinistra, e che sembra – da questo
suo discorso – aver conservato la logica, le idee e le ideologie di quella
sinistra alla quale è appartenuto in gioventù, regala riflessioni non solo
condivisibili, ma concrete ed “illuminanti”.
Parla di confronto, prima di ogni altra cosa, Bondi, e poi di “libertà di
coscienza”, da poter esternare in aula. Parla subito del disegno di legge,
dichiarandolo “non incostituzionale” e poi annuncia come lo stesso, “della
costituzione osservi la lettera, e lo spirito più profondo”.
“Il riconoscimento delle unioni civile – dice Bondi nel suo intervento –
abbatterà ogni forma di discriminazione per i cittadini italiani e porterà
l’Italia, ad essere un paese più moderno e più civile”.
Prende la parola come “cristiano”, l’On. Bondi, e si definisce un cristiano
con una discreta dose di dubbi, con tante domande senza risposte. Parla
di fede come dottrina non rassicurante, del dubbio come una porta sulla
coscienza, alla ricerca di un senso. Da cristiano lamenta una chiesa, che
nonostante le aperture di Papa Francesco, rimane ancora attardata su
posizioni che non si conciliano con una coscienza moderna.
Ammette poi che “l’arretratezza dell’Italia sul piano dei diritti e sulla
modernità, si spiega anche con il conservatorismo e con il clericalismo
politico di una parte della cultura cattolica”.
Parla poi del disegno di legge, e si esprime dichiarando che come sulle
questioni della bioetica – compreso il testamento biologico –  sia un dato
di fatto che “il parlamento faccia fatica a legiferare e quando lo fa,
produce delle leggi così condizionate dalle ideologie politiche e talvolta
dalle interferenze indebite della chiesa cattolica, che le stesse non
superano quasi mai l’esame della corte costituzionale”.
L’On. Bondi dichiara che – a suo avviso – “la coscienza del paese sia
cambiata profondamente e che l’influenza dell’attuale Papa sia destinata
a cambiare radicalmente la cultura cattolica in Italia”.
Si auspica poi che “il Parlamento approvi il disegno di legge, che è un
passo in avanti in questo momento, e che vi siano anche degli
emendamenti come quelli a firma dei senatori Lumia, Fedeli, Marcucci o
Pagliari, che possano migliorare il testo, stemperando contrapposizioni
che non rispecchiano la coscienza della maggioranza dei cittadini, anche
cattolici”.
Ma il passaggio fondamentale del suo discorso arriva sul finale, quando
l’On. Bondi, cambia anche il tono di voce ed in maniera incisiva si esprime
dicendo che “nessuno vuole mettere in discussione la famiglia
tradizionale, nessuno fa l’apologia dell’utero in affitto e nessuno vuole
aprire alla adozione anche per le coppie omosessuali senza regole e senza
limiti, poiché tutto questo fa parte di una abitudine perpetrata in Italia ad
estremizzare le posizioni mentre in questo momento, bisognerebbe aprirsi
al nuovo e trovare punti di incontro”.
“La famiglia come la conosciamo si sta trasformando, e sono convinto –
dice Bondi – che ciò che è importante è la civiltà dei rapporti che legano
due persone e i loro legami con i figli”.
“La vita reale manda in frantumi i nostri pregiudizi – continua – e le nostre
convizioni, e se anche i sacerdoti potessero sposarsi, comprenderebbero
meglio cosa sia una famiglia nel bene e nel male”.
“Anche in Italia, a breve – dice Bondi con convinzione – i matrimoni tra
persone dello stesso sesso e la possibilità di adottare i figli sarà un fatto
normale, e allora ci sarà chi come al solito farà mea culpa, tanti anni
dopo, ammettendo anche nella chiesa, di aver capito tardi, i cambiamenti
della società”.
“Coloro che hanno fede – conclude – hanno tutta la possibilità di mettere
in pratica le proprie convinzioni senza pretendere che essere valgano per
tutti. Al centro la coscienza personale, dunque,  ed i frutti che essa potrà
dare anche in ambito pubblico”.
Simona Stammelluti

Le parole che l’On. Sandro Bondi proferisce in aula, nel suo discorso sulle
Unioni Civili durante la discussione in senato del Ddl Cirinnà, non sono
passate certo inosservate. Il suo discorso, fatto con lungimiranza e
concretezza in 6 minuti ed una manciata di secondi, non solo è stato ricco
di spunti di riflessione, ma si è palesato come una analisi attenta sulla
delicata questione.
Sandro Bondi, che nasce come uomo di sinistra, e che sembra – da questo
suo discorso – aver conservato la logica, le idee e le ideologie di quella
sinistra alla quale è appartenuto in gioventù, regala riflessioni non solo
condivisibili, ma concrete ed “illuminanti”.
Parla di confronto, prima di ogni altra cosa, Bondi, e poi di “libertà di
coscienza”, da poter esternare in aula. Parla subito del disegno di legge,
dichiarandolo “non incostituzionale” e poi annuncia come lo stesso, “della
costituzione osservi la lettera, e lo spirito più profondo”.
“Il riconoscimento delle unioni civile – dice Bondi nel suo intervento –
abbatterà ogni forma di discriminazione per i cittadini italiani e porterà
l’Italia, ad essere un paese più moderno e più civile”.
Prende la parola come “cristiano”, l’On. Bondi, e si definisce un cristiano
con una discreta dose di dubbi, con tante domande senza risposte. Parla
di fede come dottrina non rassicurante, del dubbio come una porta sulla
coscienza, alla ricerca di un senso. Da cristiano lamenta una chiesa, che
nonostante le aperture di Papa Francesco, rimane ancora attardata su
posizioni che non si conciliano con una coscienza moderna.
Ammette poi che “l’arretratezza dell’Italia sul piano dei diritti e sulla
modernità, si spiega anche con il conservatorismo e con il clericalismo
politico di una parte della cultura cattolica”.
Parla poi del disegno di legge, e si esprime dichiarando che come sulle
questioni della bioetica – compreso il testamento biologico –  sia un dato
di fatto che “il parlamento faccia fatica a legiferare e quando lo fa,
produce delle leggi così condizionate dalle ideologie politiche e talvolta
dalle interferenze indebite della chiesa cattolica, che le stesse non
superano quasi mai l’esame della corte costituzionale”.
L’On. Bondi dichiara che – a suo avviso – “la coscienza del paese sia
cambiata profondamente e che l’influenza dell’attuale Papa sia destinata
a cambiare radicalmente la cultura cattolica in Italia”.
Si auspica poi che “il Parlamento approvi il disegno di legge, che è un
passo in avanti in questo momento, e che vi siano anche degli
emendamenti come quelli a firma dei senatori Lumia, Fedeli, Marcucci o
Pagliari, che possano migliorare il testo, stemperando contrapposizioni
che non rispecchiano la coscienza della maggioranza dei cittadini, anche
cattolici”.
Ma il passaggio fondamentale del suo discorso arriva sul finale, quando
l’On. Bondi, cambia anche il tono di voce ed in maniera incisiva si esprime
dicendo che “nessuno vuole mettere in discussione la famiglia
tradizionale, nessuno fa l’apologia dell’utero in affitto e nessuno vuole
aprire alla adozione anche per le coppie omosessuali senza regole e senza
limiti, poiché tutto questo fa parte di una abitudine perpetrata in Italia ad
estremizzare le posizioni mentre in questo momento, bisognerebbe aprirsi
al nuovo e trovare punti di incontro”.
“La famiglia come la conosciamo si sta trasformando, e sono convinto –
dice Bondi – che ciò che è importante è la civiltà dei rapporti che legano
due persone e i loro legami con i figli”.
“La vita reale manda in frantumi i nostri pregiudizi – continua – e le nostre
convizioni, e se anche i sacerdoti potessero sposarsi, comprenderebbero
meglio cosa sia una famiglia nel bene e nel male”.
“Anche in Italia, a breve – dice Bondi con convinzione – i matrimoni tra
persone dello stesso sesso e la possibilità di adottare i figli sarà un fatto
normale, e allora ci sarà chi come al solito farà mea culpa, tanti anni
dopo, ammettendo anche nella chiesa, di aver capito tardi, i cambiamenti
della società”.
“Coloro che hanno fede – conclude – hanno tutta la possibilità di mettere
in pratica le proprie convinzioni senza pretendere che essere valgano per
tutti. Al centro la coscienza personale, dunque,  ed i frutti che essa potrà
dare anche in ambito pubblico”.
Simona Stammelluti

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Le parole che l’On. Sandro Bondi proferisce in aula, nel suo discorso sulle
Unioni Civili durante la discussione in senato del Ddl Cirinnà, non sono
passate certo inosservate. Il suo discorso, fatto con lungimiranza e
concretezza in 6 minuti ed una manciata di secondi, non solo è stato ricco
di spunti di riflessione, ma si è palesato come una analisi attenta sulla
delicata questione.
Sandro Bondi, che nasce come uomo di sinistra, e che sembra – da questo
suo discorso – aver conservato la logica, le idee e le ideologie di quella
sinistra alla quale è appartenuto in gioventù, regala riflessioni non solo
condivisibili, ma concrete ed “illuminanti”.
Parla di confronto, prima di ogni altra cosa, Bondi, e poi di “libertà di
coscienza”, da poter esternare in aula. Parla subito del disegno di legge,
dichiarandolo “non incostituzionale” e poi annuncia come lo stesso, “della
costituzione osservi la lettera, e lo spirito più profondo”.
“Il riconoscimento delle unioni civile – dice Bondi nel suo intervento –
abbatterà ogni forma di discriminazione per i cittadini italiani e porterà
l’Italia, ad essere un paese più moderno e più civile”.
Prende la parola come “cristiano”, l’On. Bondi, e si definisce un cristiano
con una discreta dose di dubbi, con tante domande senza risposte. Parla
di fede come dottrina non rassicurante, del dubbio come una porta sulla
coscienza, alla ricerca di un senso. Da cristiano lamenta una chiesa, che
nonostante le aperture di Papa Francesco, rimane ancora attardata su
posizioni che non si conciliano con una coscienza moderna.
Ammette poi che “l’arretratezza dell’Italia sul piano dei diritti e sulla
modernità, si spiega anche con il conservatorismo e con il clericalismo
politico di una parte della cultura cattolica”.
Parla poi del disegno di legge, e si esprime dichiarando che come sulle
questioni della bioetica – compreso il testamento biologico –  sia un dato
di fatto che “il parlamento faccia fatica a legiferare e quando lo fa,
produce delle leggi così condizionate dalle ideologie politiche e talvolta
dalle interferenze indebite della chiesa cattolica, che le stesse non
superano quasi mai l’esame della corte costituzionale”.
L’On. Bondi dichiara che – a suo avviso – “la coscienza del paese sia
cambiata profondamente e che l’influenza dell’attuale Papa sia destinata
a cambiare radicalmente la cultura cattolica in Italia”.
Si auspica poi che “il Parlamento approvi il disegno di legge, che è un
passo in avanti in questo momento, e che vi siano anche degli
emendamenti come quelli a firma dei senatori Lumia, Fedeli, Marcucci o
Pagliari, che possano migliorare il testo, stemperando contrapposizioni
che non rispecchiano la coscienza della maggioranza dei cittadini, anche
cattolici”.
Ma il passaggio fondamentale del suo discorso arriva sul finale, quando
l’On. Bondi, cambia anche il tono di voce ed in maniera incisiva si esprime
dicendo che “nessuno vuole mettere in discussione la famiglia
tradizionale, nessuno fa l’apologia dell’utero in affitto e nessuno vuole
aprire alla adozione anche per le coppie omosessuali senza regole e senza
limiti, poiché tutto questo fa parte di una abitudine perpetrata in Italia ad
estremizzare le posizioni mentre in questo momento, bisognerebbe aprirsi
al nuovo e trovare punti di incontro”.
“La famiglia come la conosciamo si sta trasformando, e sono convinto –
dice Bondi – che ciò che è importante è la civiltà dei rapporti che legano
due persone e i loro legami con i figli”.
“La vita reale manda in frantumi i nostri pregiudizi – continua – e le nostre
convizioni, e se anche i sacerdoti potessero sposarsi, comprenderebbero
meglio cosa sia una famiglia nel bene e nel male”.
“Anche in Italia, a breve – dice Bondi con convinzione – i matrimoni tra
persone dello stesso sesso e la possibilità di adottare i figli sarà un fatto
normale, e allora ci sarà chi come al solito farà mea culpa, tanti anni
dopo, ammettendo anche nella chiesa, di aver capito tardi, i cambiamenti
della società”.
“Coloro che hanno fede – conclude – hanno tutta la possibilità di mettere
in pratica le proprie convinzioni senza pretendere che essere valgano per
tutti. Al centro la coscienza personale, dunque,  ed i frutti che essa potrà
dare anche in ambito pubblico”.
Simona Stammelluti

Le parole che l’On. Sandro Bondi proferisce in aula, nel suo discorso sulle
Unioni Civili durante la discussione in senato del Ddl Cirinnà, non sono
passate certo inosservate. Il suo discorso, fatto con lungimiranza e
concretezza in 6 minuti ed una manciata di secondi, non solo è stato ricco
di spunti di riflessione, ma si è palesato come una analisi attenta sulla
delicata questione.
Sandro Bondi, che nasce come uomo di sinistra, e che sembra – da questo
suo discorso – aver conservato la logica, le idee e le ideologie di quella
sinistra alla quale è appartenuto in gioventù, regala riflessioni non solo
condivisibili, ma concrete ed “illuminanti”.
Parla di confronto, prima di ogni altra cosa, Bondi, e poi di “libertà di
coscienza”, da poter esternare in aula. Parla subito del disegno di legge,
dichiarandolo “non incostituzionale” e poi annuncia come lo stesso, “della
costituzione osservi la lettera, e lo spirito più profondo”.
“Il riconoscimento delle unioni civile – dice Bondi nel suo intervento –
abbatterà ogni forma di discriminazione per i cittadini italiani e porterà
l’Italia, ad essere un paese più moderno e più civile”.
Prende la parola come “cristiano”, l’On. Bondi, e si definisce un cristiano
con una discreta dose di dubbi, con tante domande senza risposte. Parla
di fede come dottrina non rassicurante, del dubbio come una porta sulla
coscienza, alla ricerca di un senso. Da cristiano lamenta una chiesa, che
nonostante le aperture di Papa Francesco, rimane ancora attardata su
posizioni che non si conciliano con una coscienza moderna.
Ammette poi che “l’arretratezza dell’Italia sul piano dei diritti e sulla
modernità, si spiega anche con il conservatorismo e con il clericalismo
politico di una parte della cultura cattolica”.
Parla poi del disegno di legge, e si esprime dichiarando che come sulle
questioni della bioetica – compreso il testamento biologico –  sia un dato
di fatto che “il parlamento faccia fatica a legiferare e quando lo fa,
produce delle leggi così condizionate dalle ideologie politiche e talvolta
dalle interferenze indebite della chiesa cattolica, che le stesse non
superano quasi mai l’esame della corte costituzionale”.
L’On. Bondi dichiara che – a suo avviso – “la coscienza del paese sia
cambiata profondamente e che l’influenza dell’attuale Papa sia destinata
a cambiare radicalmente la cultura cattolica in Italia”.
Si auspica poi che “il Parlamento approvi il disegno di legge, che è un
passo in avanti in questo momento, e che vi siano anche degli
emendamenti come quelli a firma dei senatori Lumia, Fedeli, Marcucci o
Pagliari, che possano migliorare il testo, stemperando contrapposizioni
che non rispecchiano la coscienza della maggioranza dei cittadini, anche
cattolici”.
Ma il passaggio fondamentale del suo discorso arriva sul finale, quando
l’On. Bondi, cambia anche il tono di voce ed in maniera incisiva si esprime
dicendo che “nessuno vuole mettere in discussione la famiglia
tradizionale, nessuno fa l’apologia dell’utero in affitto e nessuno vuole
aprire alla adozione anche per le coppie omosessuali senza regole e senza
limiti, poiché tutto questo fa parte di una abitudine perpetrata in Italia ad
estremizzare le posizioni mentre in questo momento, bisognerebbe aprirsi
al nuovo e trovare punti di incontro”.
“La famiglia come la conosciamo si sta trasformando, e sono convinto –
dice Bondi – che ciò che è importante è la civiltà dei rapporti che legano
due persone e i loro legami con i figli”.
“La vita reale manda in frantumi i nostri pregiudizi – continua – e le nostre
convizioni, e se anche i sacerdoti potessero sposarsi, comprenderebbero
meglio cosa sia una famiglia nel bene e nel male”.
“Anche in Italia, a breve – dice Bondi con convinzione – i matrimoni tra
persone dello stesso sesso e la possibilità di adottare i figli sarà un fatto
normale, e allora ci sarà chi come al solito farà mea culpa, tanti anni
dopo, ammettendo anche nella chiesa, di aver capito tardi, i cambiamenti
della società”.
“Coloro che hanno fede – conclude – hanno tutta la possibilità di mettere
in pratica le proprie convinzioni senza pretendere che essere valgano per
tutti. Al centro la coscienza personale, dunque,  ed i frutti che essa potrà
dare anche in ambito pubblico”.
Simona Stammelluti

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Si chiama Zika, il nuovo virus che si diffonde in maniera veloce ed ampia, e che preoccupa il mondo.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, sta già pensando di dichiarare lo stato di emergenza, dopo che il virus “Zika”, si sta diffondendo in maniera esplosiva nelle americhe, e pertanto il Comitato di emergenza, si riunirà il prossimo 1° febbraio a Ginevra, per fare il punto della situazione.
Sono migliaia i casi di “microcefalie fetali” che si sono registrati in Brasile, e durante la riunione del prossimo lunedì si deciderà se dichiarare o meno una emergenza sanitaria internazionale.
Zika, preoccupa moltissimo sia la Russia che gli Stati Uniti, tanto che Putin ha chiesto al ministro della salute di prestare la massima allerta sull’eventualità che dal sud America, il virus possa arrivare in Russia.
Lo stesso Putin, avrebbe dichiarato che “se anche le zanzare non potranno volare sull’oceano, le persone infette lo potrebbero fare tutti i giorni, e magari lo stanno già facendo”. Il leader del Cremlino, ha anche precisato che “il virus è già apparso in Europa”.
Barak Obama, dal canto suo, sta premendo affinché si ci velocizzi nella ricerca per una diagnosi precoce del contagio dal virus Zika, che si lavori sulla prevenire e soprattutto che si trovi quanto prima la cura per l’infezione che dal virus, sta derivando.
Dalla Casa Bianca Obama annuncia che “tutti dovrebbero al più presto essere informati sul virus e su come difendersi”.
Ma le parole più crude e sconfortanti arrivano dal sud America, dal ministro della Salute brasiliano, Marcelo Castro che dichiara che “il Paese sta perdendo la battaglia contro il virus Zika”, ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha prontamente ribattuto che “non è così”.
Botta e risposta dunque, tra ministro e organizzazione, che creano ancor più caos di quello che già regna in questo momento di altissima allerta.
Fatto sta che ad oggi, in Brasile sono 4.000 i neonati affetti da microcefalia, gravissima patologia genetica, che vede la nascita di bambini privi della calotta cranica, nati da madri che erano state infettate dal virus.
Le polemiche sono arrivate subito, dopo che un giudice avrebbe autorizzato l’aborto in caso di gravi malformazioni del feto, considerato che in Brasile l’aborto è illegale e pertanto questa decisione ha provocato la reazione del “Movimento Brasile senza aborto”.
La realtà è che in Europa, adesso, cresce vertiginosamente la paura di contagio generale, dopo che sono stati registrati i primi casi di infezione da virus Zika in Gran Bretagna, Spagna e Italia, su soggetti che rientravano dalle zone colpite dal virus.
E allora si aspetta il prossimo lunedì 1° febbraio, per sapere quanto grave è questa situazione, e soprattutto cosa sarà più giusto e saggio agire.
Simona Stammelluti

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Si chiama Zika, il nuovo virus che si diffonde in maniera veloce ed ampia, e che preoccupa il mondo.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, sta già pensando di dichiarare lo stato di emergenza, dopo che il virus “Zika”, si sta diffondendo in maniera esplosiva nelle americhe, e pertanto il Comitato di emergenza, si riunirà il prossimo 1° febbraio a Ginevra, per fare il punto della situazione.

Sono migliaia i casi di “microcefalie fetali” che si sono registrati in Brasile, e durante la riunione del prossimo lunedì si deciderà se dichiarare o meno una emergenza sanitaria internazionale.

Zika, preoccupa moltissimo sia la Russia che gli Stati Uniti, tanto che Putin ha chiesto al ministro della salute di prestare la massima allerta sull’eventualità che dal sud America, il virus possa arrivare in Russia.

Lo stesso Putin, avrebbe dichiarato che “se anche le zanzare non potranno volare sull’oceano, le persone infette lo potrebbero fare tutti i giorni, e magari lo stanno già facendo”. Il leader del Cremlino, ha anche precisato che “il virus è già apparso in Europa”.

Barak Obama, dal canto suo, sta premendo affinché si ci velocizzi nella ricerca per una diagnosi precoce del contagio dal virus Zika, che si lavori sulla prevenire e soprattutto che si trovi quanto prima la cura per l’infezione che dal virus, sta derivando.

Dalla Casa Bianca Obama annuncia che “tutti dovrebbero al più presto essere informati sul virus e su come difendersi”.

Ma le parole più crude e sconfortanti arrivano dal sud America, dal ministro della Salute brasiliano, Marcelo Castro che dichiara che “il Paese sta perdendo la battaglia contro il virus Zika”, ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha prontamente ribattuto che “non è così”.

Botta e risposta dunque, tra ministro e organizzazione, che creano ancor più caos di quello che già regna in questo momento di altissima allerta.

Fatto sta che ad oggi, in Brasile sono 4.000 i neonati affetti da microcefalia, gravissima patologia genetica, che vede la nascita di bambini privi della calotta cranica, nati da madri che erano state infettate dal virus.

Le polemiche sono arrivate subito, dopo che un giudice avrebbe autorizzato l’aborto in caso di gravi malformazioni del feto, considerato che in Brasile l’aborto è illegale e pertanto questa decisione ha provocato la reazione del “Movimento Brasile senza aborto”.

La realtà è che in Europa, adesso, cresce vertiginosamente la paura di contagio generale, dopo che sono stati registrati i primi casi di infezione da virus Zika in Gran Bretagna, Spagna e Italia, su soggetti che rientravano dalle zone colpite dal virus.

E allora si aspetta il prossimo lunedì 1° febbraio, per sapere quanto grave è questa situazione, e soprattutto cosa sarà più giusto e saggio agire.

Simona Stammelluti