Attenzione sempre alta sul caso Bergamini, si va verso la verità che orami la famiglia aspetta da 28 lunghi anni e il Sicilia24h seguirà ancora tutte le fasi
Una storia che qualcuno probabilmente ha provato a cambiare nel finale. Ma la vita vera non è una storia che si può raccontare come meglio si vuole e la morte di Denis Bergamini, che quel maledetto 18 novembre del 1989 aveva solo 27 anni, amava la vita e un finale così non se lo aspettava.
A reggere i colpi degli eventi in tutti questi anni, la sua famiglia e sua sorella Donata, che mai ha creduto alla versione data dall’allora fidanzata Isabella Internò che dichiarò che Denis si fosse suicidato buttandosi sotto le ruote del camion che sopraggiungeva sulla statale 106 all’altezza di Roseto Capo Spulico, lì dove, ad una piazzola di sosta, lo stesso giocatore avrebbe parcheggiato la sua Maserati, per compiere quel gesto sconsiderato.
La famiglia Bergamini non si è mai arresa e con il loro legale, l’Avv. Fabio Anselmo, hanno chiesto ed ottenuto la riapertura del caso.
Il Gip di Castrovillari ha dunque deciso che il caso Bergamini si riapre, ha accettato l’incidente probatorio chiesto dalla Procura e ha convocato per il prossimo 26 giugno l’udienza per la nomina dei periti, per la riesumazione del corpo del giocatore, morto il 18 novembre del 1989 in circostanze ancora non chiare.
Questo dopo la riserva di incidente probatoria del legale di Isabella Internò, l’allora fidanzata del calciatore, indiziata numero uno per la morte di Bergamini, indagata insieme all’autista del camion Raffaele Pisano con l’accusa gravissima di omicidio volontario e premeditato con l’aggravante della crudeltà.
Si farà chiarezza dunque, si vuole accertare subito le effettive lesioni scheletriche, le tracce ematiche femminili sulla moquette della Maserati di Bergamini, dentro la quale – secondo fonti degli inquirenti – potrebbe esserci stata un’altra donna, e poi l’ora della morte che risalirebbe a molto prima di quando il camion avrebbe investito Denis Bergamini a Roseto Capo Spulico. E poi anche un esame tossicologico perché la Procura segue sempre l’impianto accusatorio che porta a frequentazioni in un appartamento sito nella città di Rende, sede di festini come quello a cui partecipò Michele Padovano, compagno di stanza di Denis, che sarebbe stato invitato subito dopo il funerale del giovane calciatore, in uno strano ricordo del giovane scomparso. Non in ultimo, l’aggravante della crudeltà e l’ipotesi del soffocamento con sacchetto di plastica.
Si procede dunque a riesumare la verità, non solo il corpo di Denis Bergamini, dopo 28 anni. Una verità che gli inquirenti pensano sia stata depistata dalla criminalità organizzata, e per la quale stanno provvedendo ad interrogare nuovi testimoni.
La verità è sempre più vicina. Serve proprio quella, per far riposare in pace Denis.
Simona Stammelluti