Quinta giornata di udienza, presso la Corte d’Assise del Tribunale di Cosenza, dove stamane davanti al Presidente del collegio giudicante Giovanni Garofalo, al Pm Valentina Draetta, e agli avvocati difensori e di parte civile, sono sfilati come teste Antonio Toscano e Guido Toscano, rispettivamente marito e figlio di Ida Maria Attanasio (52 anni), vittima insieme a sua madre Edda Costabile (77 anni) del duplice efferato omicidio, avvenuto il 30 ottobre del 2016 nel cimitero di San Lorenzo del Vallo
Prima dei due testimoni di parte civile, è stato ascoltato il perito dott. Nicola Zengaro che ha spiegato alla corte le dinamiche di trascrizione delle intercettazioni. 316 pagine, divise in 3 volumi, rispettivamente recanti le trascrizioni di intercettazioni ambientali operate nella macchina dell’unico imputato della strage, Luigi Galizia, delle intercettazione telefoniche oltre a quelle avvenute nei locali della stazione dei carabinieri di Spezzano Albanese tra il 30 ottobre e il 1 novembre del 2016.
Le domande poste dal Pubblico Ministero al signor Antonio Toscano, marito di una delle due vittime, erano tutte mirate a capire come il Toscano avesse avuto notizia della morte di sua moglie, se nutrisse dei sospetti verso qualcuno, se avesse elementi per temere, prima del tragico evento, per l’incolumità propria e della sua famiglia.
Antonio Toscano – maresciallo in congedo della Guardia di Finanza – risponde a tutte le domande che gli vengono poste. Racconta di quella mattina del 30 ottobre del 2016 quando alzatosi all’alba si è recato con suo figlio Guido ( anch’egli stamane in aula) in campagna per dare il via alla raccolta delle olive. Racconta di aver salutato sua moglie che, così come stabilito dalla sera prima, sarebbe andata a prendere sua mamma (Edda Costabile) per recarsi al cimitero. Si commuove Toscano quando racconta di aver richiamato una sua amica che l’aveva ripetutamente cercato per comunicargli l’accaduto e di come rivolgendosi a suo figlio Guido gli avesse chiesto: “hai baciato tua mamma stamattina?” prima di comunicargli con disperazione che sua madre non c’era più, era morta, sparata. Racconta poi di non aver temuto più di tanto per la sua famiglia, dopo l’incendio della cappella di famiglia – che proprio secondo sua moglie, Ida Maria, era stato uno sfogo di rabbia della famiglia Galizia -ma ancor più dopo l’omicidio di Damiano Galizia ad opera di suo cognato, Francesco Attanasio, reo confesso, che, secondo Antonio Toscano, era sempre stato un “furbastro“, e che, a suo dire, avrebbe sicuramente potuto combinare qualunque guaio.
Sotto le domande del Pubblico Ministero Toscano racconta ancora di aver sentito da tante persone la notizia che il Galizia sarebbe sfrecciato con la macchina quel giorno del duplice omicidio, e di come i suoi sospetti fossero ricaduti su di lui (che lo stesso Toscano definisce “l’anello debole della famiglia”) considerato che gli altri componenti della sua famiglia avessero condotte diverse dal Luigi, che invece era dedito all’uso e allo spaccio di sostanze stupefacenti e quindi “solo un drogato poteva sparare in faccia ad una donna anziana e alle spalle ad una mamma” – dice Toscano.
Dalla deposizione emerge anche che il Toscano fosse a conoscenza – perché saputo da sua moglie che ne parlava con la cognata Veronica Nardo, moglie di Francesco Attanasio – che un cugino pregiudicato della Nardo, si era recato a parlare con i Galizia per chiedere di lasciar stare Veronica e il suo figlioletto – dopo la morte di Damiano Galizia per mano di Francesco Attanasio – accordandosi su una cifra di denaro che avrebbero fatto avere ai Galizia, che si aggirava intorno ai 25 mila euro.
Le notizie che arrivavano al Toscano all’epoca dei fatti non sembravano riguardare da così vicino la sua famiglia, per questo non aveva mai deciso di spostare la residenza di tutti a Roma, dove hanno un appartamento. Eppure la figlia di Toscano, aveva parlato con lo zio, Francesco, che dopo l’omicidio di Damiano Galizia, temendo una ritorsione, e pertanto avendo paura per l’incolumità dei suoi familiari, si era raccomandato di prestare la massima attenzione e se possibile di non uscire di casa.
E’ stata poi la volta di Guido Toscano, figlio 22 enne della vittima Ida Maria Attanasio. Anch’egli ha raccontato di quella mattina del 30 ottobre 2016, di come ha saputo della morte della mamma, di quando si sono precipitati sul luogo della strage, di come i sospetti ricadessero inevitabilmente su Luigi Galizia, dopo gli eventi che avevano preceduto il duplice omicidio, e sopratutto dopo i fatti che vedevano protagonista sua zio Francesco Attanasio.
“La mia famiglia non ha mai avuto inimicizie” – ha dichiarato il ragazzo in aula che ha poi dichiarato di conoscere Luigi Galizia, ma di non aver mai avuto nessun contatto con l’imputato. Ha raccontato di come durante un colloquio in carcere, lo stesso Francesco Attanasio, avesse espresso paura per la loro incolumità e aveva pregato i suoi familiari di stare attenti.
Durante la testimonianza di Guido Toscano, emerge in maniera prepotente – così come era accaduto anche durante la testimonianza di suo padre Antonio – che ci sia più di una persona che sapesse con certezza che a compiere il gesto potesse essere stato Luigi Galizia, più di qualcuno che l’avesse visto ubriaco quella mattina, ma malgrado sia stato sollecitato dal Pubblico Ministero e dallo stesso avvocato Badolato, Guido Toscano ha scelto di non rivelare alcun nome in merito.