Diffidate di chi vi racconta storie sulla povertà; La povertà non la si può romanzare perché ha una sua intrinseca dignità.
È silenziosa, è diffidente e si avviluppa su se stessa affinché non venga sgualcita, non venga usata per scolorire l’indifferenza o per lavare le coscienze un giorno all’anno.
Non so come si chiamino le persone alle quali oggi insieme ai miei amici abbiamo offerto un pranzo solidale; non ci sono nomi da ricordare o volti da fissarsi nella mente. Non ricordo com’erano vestiti, né il colore della loro pelle anche se tra quegli uomini e quelle donne c’erano degli stranieri. Alcune voci sì, quelle penso che non le dimenticherò…quelle si impigliano nella tua attenzione mentre tu, inconsapevolmente, cambi il corso di un giorno che per più di qualcuno è uguale a ieri e pure a domani.
Ricorderò quell’educazione nel chiedere ancora un po’ di risotto e i tanti “grazie”, che mai ne ho sentiti così tanti nei miei 47 anni di vita.
Esiste una comunità di cui tu fai parte per qualche ora, mettendo a disposizione quel che hai e ciò che sai fare. Accogli mentre vieni accolto, prepari e “ti prepari” ad alcune emozioni che malgrado ti dici sicuro di poterle governare, prendono il sopravvento e mandano a casa ogni programma.
Oggi 29 dicembre 2017 è stato uno dei giorni più belli della mia vita, condiviso con la mia famiglia e con quella famiglia che é stata mia per un po’, in quel luogo caldo di tepore umano, dove ogni giorno qualcuno si adopera affinché sia assicurata un po’ di dignità a chi non ha nulla, a chi aveva e ha perso tutto, a chi non ha mai avuto nulla se non la solidarietà di uomini di buona volontà.
Non ti trattano come un Gesù sceso sulla terra i poveri a cui offri un pranzo, ma ti sono riconoscenti. Pensano a te come a una mano che li conduce a ciò che verrà ma non si inchinano al tuo gesto che però accettano sorridendoti un po’.
Stamane a prim’ora abbiamo preparato il refettorio, poi ci siamo messi ai fornelli. I miei figli – che vedere di spalle nella foto qui sopra – hanno preparato i vassoi e poi li hanno serviti. Abbiamo seduto a tavola tutti insieme.
Abbiamo respirato la stessa aria.
Abbiamo mangiato un pasto caldo e ci siamo silenziosamente compresi, scambiando quando necessario qualche parola e accogliendo le difficoltà di una diversità di vita, di lingua ma non di intenti. Ad un tratto, mentre provavo a riordinare alcune cose, mi sono girata ed il refettorio era vuoto, erano già andati via.
Avrei voluto salutarli ancora quegli uomini e quelle donne (con bambini) che erano transitate nel mio personalissimo 29 dicembre e non solo in quel refettorio.
“Non prendertela Simona” – mi è stato detto – “non sono portati per i convenevoli e le conversazioni, i poveri, però conoscono la gratitudine”.
Ho pensano che avessero ragione loro…che altro avevamo da dirci? C’era solo da “lasciarsi andare” ognuno per la propria strada; io verso la mia vita che ormai dopo 39 anni aveva riscattato una malinconia radicata e loro verso quel destino che però ha voluto metterci in contatto, per un giorno.
Chissà, forse qualcuno di loro lo rincontrerò prima o poi, senza riconoscerlo.
Resto ancora un po’ qui, in questa significativa parentesi di vita, nella quale ho visto da vicino la povertà, quella che non si può romanzare perché ha una sua intrinseca dignità, quella che oggi è stata visibile dai miei occhi e dal mio cuore.
Ringrazio di cuore Pina Belmonte che ho scomodato a notte fonda prima di Natale per chiederle di aiutarmi a realizzare questo pranzo e che da donna e volontaria meravigliosa, mi ha offerto tutto il suo aiuto e il suo sostegno.
Ringrazio di cuore Elsa per aver accettato il mio invito a fare da chef oggi mettendo a disposizione la sua esperienza in cucina, la sua capacità organizzativa e la sua forza emotiva.
Ringrazio Luca Rizzo proprietario del Ristopasto di Rende (Cs) che con immensa generosità ha offerto il secondo a tutti i nostri amici.
Ringrazio i miei figli per essere stati spontaneamente presenti e così amorevoli verso chi ha molto meno di loro dimostrandomi una sensibilità che a volte maldestramente nascondono.
Ringrazio l’Associazione Casa Nostra – Cosenza , per avermi dato lo spazio e la disponibilità per realizzare questo desiderio.
Simona Stammelluti