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“Le scuse accampate e le rassicurazioni fornite dall’assessorato regionale alle attività produttive sono prive di fondamento: il sistema del click day scelto per l’assegnazione delle somme del bonus Sicilia alla piccola e media impresa si conferma una lotteria”. Lo afferma il deputato regionale Claudio Fava, che ricorda come “solo una richiesta su cinque otterrà risposta positiva, confermando che la sopravvivenza di migliaia di aziende dipenderà dal caso e dalla velocità di connessione”.
Per il presidente della commissione regionale antimafia, “a tutto questo si aggiunge la beffa di una piattaforma già in crash dopo pochi minuti, tanto da dover rinviare a giovedì l’avvio della procedura. Altri giorni di ritardo, in attesa che il governo regionale trovi, come sempre, nuovi capri espiatori: il destino, la collera degli dei, l’anno bisestile…”
“Esattamente com’è avvenuto per la cassa integrazione in deroga, per i ritardi nelle erogazione dei fondi ai comuni per l’assistenza ai soggetti deboli, per il sistema dei controlli e della prevenzione, per i fondi per il turismo – prosegue Fava – per Musumeci e i suoi assessori, la colpa è sempre degli altri. Per i siciliani, no. Assessore Turano e presidente Musumeci, un passo indietro per favore…”

Ho intervistato a Siderno la Sig.ra Donatella Catalano, mamma di Gianluca Congiusta, il giovane imprenditore calabrese morto nella locride per mano di ‘Ndrangheta il 24 maggio del 2005. 

Il servizio che potete vedere qui di seguito ricostruisce tutte le fasi di una battaglia, che ancora aspetta il suo finale, l’unico possible, quello che contempla la giustizia.

Simona Stammelluti 

 

IN MERITO ALLA QUESTIONE DELLA STUDENTESSA POSITIVA AL COVID, RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO 


30 settembre 2020 –
Il Dirigente del Liceo Classico ‘Telesio’ di Cosenza, ing. Antonio Iaconianni, aggiornato circa il caso sospetto di SarsCovid2 che riguarda uno studente frequentante la scuola, nel confermarne la positività e manifestare tutta la vicinanza a lei ed alla famiglia, ha altresì comunicato che gli altri studenti che si sono sottoposti al tampone rinofaringeo per la diagnosi di SarsCov2, sono risultati tutti negativi ed ha dichiarato: «Mi preme tranquillizzare l’utenza ed il personale dell’istituzione scolastica, sul fatto che abbiamo sin da subito messo in pratica tutto quanto prescritto per questi casi. Seguiremo ovviamente l’evolversi della vicenda con molta attenzione, e rivolgo un accorato appello  alle famiglie, agli studenti ed alle autorità preposte perché si proceda in un’ottica di massima collaborazione, in un momento che non è affatto semplice. Ognuno di noi, oggi più che mai, è chiamato a fare la propria parte con comportamenti quotidiani improntati alla prevenzione ed al rispetto di noi stessi e degli altri. Raccomando – ha continuato il Preside – agli studenti che mettano in pratica gli stessi comportamenti virtuosi che hanno a scuola anche a casa ed all’esterno, e su questo chiedo la massima collaborazione anche alle famiglie. Chiedo, inoltre, alle autorità preposte una vigilanza attenta e costante, con controlli ed eventualmente anche con sanzioni: serve la collaborazione da parte di tutti.

Devo, però, – ha concluso Iaconianni – al fine di evitare un triste, ma prevedibile, rincorrersi di fake news sulla vicenda, chiarire in maniera ufficiale che: 1. la studentessa non è mai stata in presenza nei locali scolastici. Solo giorno 26 c.m. dalle ore 9 alle ore 10,15 è stato presente in auditorium: una struttura che ha circa 800 posti e che per l’occasione era occupata da soli 140 alunni, che indossavano mascherine ed erano distanziati secondo i protocolli di sicurezza. 2. La classe è in quarantena ed al termine ogni studente ripeterà il tampone. 3. La nostra scuola oggi è un luogo sicuro dove si segue scrupolosamente ogni regola in materia di prevenzione e contenimento del contagio. 4. Da oggi sarà mia premura informare periodicamente, con comunicati stampa, il territorio e l’utenza circa l’evolversi della situazione, invitando gli organi di stampa a seguire come unica fonte che riguarda la vita del Liceo ‘Telesio’ i nostri comunicati ufficiali, per fuggire il rischio di divulgare notizie infondate che non fanno bene e che alimentano solo il panico tra la popolazione». #iovadoaltelesio  #unascuolameravigliosa

Oggi incontriamo Diego Granata, agrigentino, quarantenne, sposato e padre di una bambina di due anni, funzionario di una pubblica amministrazione. Diego è figlio d’arte; da sempre in casa ha respirato l’aria Politica, quella con la P maiuscola grazie al padre, Luigi, certamente fra i più grandi uomini politici che la storia siciliana ricordi. Incuriosita, chiedo:

Cosa ti ha spinto a candidarti?

Cara Simona, forse è proprio per mia figlia che ho deciso di candidarmi. Infatti, sogno di contribuire alla costruzione di una città migliore in cui i nostri figli possano ritrovarsi senza dover peregrinare per il mondo alla ricerca di un lavoro dignitoso; o che debbano desiderare di vivere altrove per abitare in una città normale. Insomma, se ho deciso di candidarmi è perché ho una certa visione di città e spero di poterla realizzare, indipendentemente dal fatto elettorale”.

La tua mi sembra una candidatura fortemente caratterizzata dal punto di vista politico.

“Lo credo anch’io. Per me la politica è tra le più nobili attività umane e io, oggi, mi trovo ad essere espressione di un gruppo di donne e di uomini che vogliono incidere sulla società agrigentina, coinvolgendo all’interno della vita politica ed amministrativa del Comune il più vasto campo possibile di forze democratiche, progressiste e socialiste. Quello che ci poniamo è una prospettiva di lungo periodo. Noi vogliamo costruire, realizzare, trasformare”.

Com’è maturata la scelta di candidarti con Lillo Firetto?

“Vedi, noi riconosciamo a Lillo innegabili meriti, primo tra tutti il rigore sul bilancio comunale che oggi vede una situazione contabile armonizzata che ci permette di guardare al futuro con maggiore tranquillità, consentendo la programmazione. Bada, Simona, io penso che il sindaco abbia lavorato e non chiacchierato. Voglio citarti ad esempio il fatto che sono in corso di aggiudicazione i bandi per il recupero dell’Ospedale vecchio di via Atenea, che porterà l’Università in centro storico, contribuendo a rianimarlo; e ancora il recupero delle vie Duomo e dei cortili interni compresi tra le vie De Castro e S. Alfonso. Certo, tante cose restano da fare e noi siamo qui, con la nostra autonomia e le nostra determinazione, per fungere da sprone alla prossima amministrazione”.

Veramente credi che riuscirete a cambiare il volto della città?

“Simona, io ho una vita familiare piena, un lavoro estremamente impegnativo, ma, credimi, se abbiamo deciso che fosse giunto il momento di impegnarci direttamente è perché pensiamo che la città si debba e si possa finalmente cambiare”.

Agrigento è una città complessa, grande, e anche povera. Cosa pensi si possa fare?

“Nessuno ha la bacchetta magica, ma credo che, con l’impegno quotidiano e programmando, molti risultati si possano conseguire. Credo sia necessario proseguire nel recupero del centro storico, ponendo l’argomento sui tavoli nazionali e regionali perché arrivino anche le risorse finanziarie del Recovery fund. Il centro storico deve tornare ad essere vivo. Lo dobbiamo rendere attraente, sia perché gli agrigentini tornino ad abitarlo, sia per renderlo appetibile alla fruizione turistica. Il Comune potrebbe proporre quell’iniziativa delle case ad un euro che in altri comuni ha avuto successo, consentendo così a chi non ha interesse al recupero degli immobili di liberarsene, attraendo chi invece l’interesse a farlo lo ha. Ma c’è un discorso più ampio da portare avanti, perché la città è anche e soprattutto i suoi quartieri. Occorre dare a tutti i quartieri la medesima bellezza e vivibilità. Non è possibile che ci siano quartieri interi privi di verde pubblico, non è possibile che non ci sia un adeguato decentramento amministrativo. Allora sarà necessario uno sforzo per migliorare tutti questi aspetti, implementando i servizi comunali, ed anche quello di mobilità urbana. Insomma va ricucita la città”.

Molti si lamentano della raccolta differenziata dei rifiuti.

“Intanto, dobbiamo riconoscere a Firetto il coraggio di aver intrapreso la raccolta differenziata, comunque obbligatoria per legge da tanti anni. Credo che si debba completare questo percorso virtuoso, finendo la mappatura delle utenze, vigilando sul rispetto rigoroso del contratto da parte delle imprese appaltatrici, migliorando i servizi di spazzamento e scerbatura e completando la rete di isole ecologiche. Però, cara Simona, non possiamo fare come gli struzzi, occorrerà occuparsi di chi vive in condizione di miseria e precarietà e che la tassa non può permettersi di pagarla, e per la quale oggi non vi è esenzione alcuna”.

Diego, la città è priva di valide infrastrutture di collegamento e questo è un limite per lo sviluppo economico.

“Vedi, Simona, io condivido in pieno la tua preoccupazione. Non credo che una città come la nostra meriti il trattamento che le viene riservato anche dal concessionario delle strade statali. Non mi sembra legittimo che siamo ancora in attesa del recupero del Ponte Morandi o della galleria Spinasanta, o che quel breve tratto della Agrigento-Palermo tardi ad essere completato. Ed allora occorrono azioni politiche forti. Occorre porre al centro del dibattito politico nazionale la questione della nostra marginalità, del fatto che allo Stato centrale di Agrigento sinora sia importato davvero poco. Credo però che oggi ci possa essere un cambio di passo e penso che sia un segnale di interesse il fatto che il Ministro per il Sud, Peppe Provenzano, venerdì prossimo sarà ad Agrigento”.

Le tue mi sembrano idee ambiziose, da agrigentino, voglio augurarmi che possano fare breccia. Intanto ti faccio un caloroso in bocca al lupo.

“Queste sono solo alcune delle idee che spero di poter contribuire a realizzare, ma non può e non deve essere un libro dei sogni. Io penso che la politica sia l’arte del possibile applicata al reale, dunque i risultati sono spesso il frutto di un lungo, magari oscuro, lavoro di impegno e di mediazione. Ma so anche che, solo in presenza di una visione generale, solo grazie alla capacità di ridiscutere gli stessi modelli sociali, questo grande sforzo collettivo che siamo oggi pronti a profondere potrà finalmente assicurare alla nostra città un nuovo volto.

Intanto, mi auguro che il lupo crepi e ti ringrazio”.

 

“Un tuffo nello stomaco” e nel passato, per i nostalgici.
Canzoni che inevitabilmente ci ricordano che non siamo più giovanissimi e poi l’opportunità di scoprire che durante una intera carriera un artista scrive delle canzoni significative, anche se restano un po’ indietro nelle classifiche.
Il  concerto di Nino Buonocore che si è tenuto lo scorso 27 settembre al Palacultura di Rende per la rassegna “Settembre Rendese” è stato anche una occasione per gli appassionati di jazz di ascoltare musicisti che sono davvero dei fuoriclasse nell’ambiente jazzistico, e che vantano innumerevoli collaborazioni con grandi artisti e carriere incredibili.
Canzoni, quelle del cantautore partenopeo rimesse a nuovo, senza mai essere snaturalizzate.
Buonocore regge bene il passare degli anni, e sul palco seduto su uno sgabello, imbracciando la chitarra, ha cantato le sue canzoni, raccontandole e cantandole potendo contare sulla straordinaria capacità musicale di Antonio Fresa al pianoforte, Amedeo Ariano alla batteria e Antonio De Luise al contrabbasso. E con musicisti così è davvero tutto possibile, anche raccontare pezzi di vita … la vita di un artista che deve per forza avere il giusto compagno di viaggio perché la musica è fatta di tanta strada da percorrere, di notti fonde, di attese e di promesse da mantenere. E poi in musica, “L’amore che non vedi” – perché l’amore, dice Buonocore, non è solo fisicità ma amore per le passioni, per i ricordi, ossia quell’amore che sa essere eterno.

Nino Buonocore canta, si ferma e poi parla con il suo pubblico. Parla di come le canzoni  abbiano avuto spesso nel corso del tempo la capacità di cambiare le mode, i modi di pensare e di come siano state capaci anche di veicolare messaggi molto forti. Ogni piccolo racconto è una canzone. E così insieme ai suoi grandi successi come “Rosanna“, “Scrivimi“, “Tra le cose che ho”, arriva anche “Esercizi di stile” – perché nella vita bisogno sapersi comportare per uscire dalle situazioni sempre a testa alta – e poi  ancora “Abitudini“, e di questo pezzo mi fa piacere ricordare la collaborazione con il grande Chet Baker.

Durante “L’amore è nudo” tra luci soffuse restano pianoforte e voce, ed è subito atmosfera.

Con quel trio di musicisti che sono il suoi compagni di viaggio che insieme a lui hanno piacevolmente contaminato di jazz il repertorio cantautorale, Buonocore è a suo agio ed anche qualche piccola imperfezione che arriva dal cantato, scivola via mentre gli strumenti si legano e dialogano, lasciando al pubblico la sensazione che per loro, sia tutto così semplice, così accattivante, così appagante.

Bello è stato scoprire che nella sua carriera Nino Buonocore ha scritto della gran belle canzoni, e così mi sono innamorata della suaSolo un po’ di paura” che il cantautore regala nel bis, dopo aver cantato con il suo pubblico, un pezzettino di “Scrivimi” che tutti avevamo cantato sottovoce nella prima fase del concerto.

Un concerto raffinato, ben calibrato nel quale il pianoforte di Antonio Fresa ha amoreggiato con il tema, per poi lasciarsi andare a divagazioni stilistiche e mentre la base ritmica di contrabbasso e batteria hanno dato la giusta intenzione ai pezzi, tra improvvisazioni e quel senso di brio che solo il jazz sa dare.

Una serata sotto una pioggia torrenziale sulla Calabria, ma calore e fascino in teatro grazie a Nino Buonocore e a quei suoi musicisti che hanno il pregio di sapersi lasciare reciprocamente spazio, che sanno dialogare, sanno far suonare non solo gli strumenti ma anche le emozioni, e che alla fine si inchinano alla platea che applaude, ringraziando per esserci stati.
Beh … siamo noi a ringraziare chi ancora resiste in questo tempo in cui resistere è da eroi.

Simona Stammelluti 

Scappati da Villa Sikania di Siculiana, una cinquantina di  migranti che hanno invaso le strade, creando diversi disagi alla circolazione. Carabinieri e Polizia stanno cercando di rintracciarli tra non poche difficoltà.

Il video che potete vedere ci è stato inviato dal Sig. Franco Consiglio che ha dovuto arrestare la corsa della sua auto per paura di investire uno dei migranti che come si può vedere, saltano dalla strada fin sotto al guardrail.

La situazione è fuori controllo e altrettanto pericolosa anche alla luce della tragedia di circa un mese fa quando un giovane  eritreo di vent’anni trovò la morte proprio in una situazione simile a quella accaduta poco fa, scappando dallo stesso centro di accoglienza.

Ci risiamo. La situazione sembra sempre più ingestibile e fuori controllo.

 

 

La lista che appoggia il candidato sindaco Domenco Tuttolomondo è abbastanza corposa. Si chiama “Raffadali Cambia” e racchiude una coalizione formata dal PD, dai 5Stelle e da Azione Popolare.

Già Segretario comunale, Domenico Tuttolomondo è una figura di spicco nella città di Raffadali. Persona perbene, capace e profondo conoscitore della macchina amministrativa. Lo abbiamo incontrato per chiacchierare con lui in occasione dell’imminente voto di domenica prossima.

Cosa c’è in cima al suo programma?

Il tema del lavoro è il punto centrale del programma.L’amministrazione comunale, se è vero che deve sottostare alla normativa nazionale e regionale sulle politiche occupazionali, può attivare tutte quelle leve necessarie per la promozione delle azioni di sostegno all’occupazione e del sistema di integrazione delle politiche attive del lavoro.

Gli interventi si estrinsecano nei singoli punti programmatici e hanno l’obiettivo di creare cittadini attivi attraverso azioni mirate, volte ad aiutare le persone nella ricerca di occupazione o di ricollocazione e favorire il dialogo tra le parti facilitando l’incontro tra domanda e offerta.

Sarà attivato un apposito sportello che si occuperà delle opportunità, dei bandi e di tutti gli strumenti pubblici destinati a creare le condizioni per favorire nuova occupazione.

La riorganizzazione della macchina comunale, la sburocratizzazione dei procedimenti e delle pratiche andranno a liberare risorse che potranno essere impiegate nelle politiche attive del lavoro, mentre gli interventi che si andranno a fare sulla leva fiscale comunale potranno stimolare nuove assunzioni.

Inoltre, le nuove sinergie tra il mondo della ricerca e l’impresa e lo sviluppo delle politiche legate al turismo e alla cultura, che intendiamo mettere in campo, saranno in grado di creare nuova occupazione specializzata nell’indotto.

Il Sindaco e l’Amministrazione diventeranno manager del Comune: oltre a creare le condizioni per il risparmio delle risorse, dovranno saper individuare ed intercettare nuovi fondi di finanziamento che non gravino sui cittadini.

I temi dell’energia e del riciclaggio dei rifiuti sono i due pilastri sui quali creare una spirale virtuosa di risparmio e di incremento delle entrate.

Ci sarà un impegno del primo cittadino e di tutta l’apparato amministrativo affinché ci sia uno snellimento della macchina burocratica?
L’attività amministrativa è quell’attività mediante la quale i soggetti della Pubblica Amministrazione provvedono alla cura dell’interesse pubblico a loro affidato ed è regolata sulla base dei due principi costituzionali contemplati dall’articolo 97: buon andamento e imparzialità.Nel rispetto dei predetti due principi la nuova Amministrazione dovrà riservare la giusta attenzione alla modernizzazione della macchina burocratica. Per questo occorre realizzare una rete civica per garantire uno scambio di dati tra la cittadinanza e la pubblica amministrazione, anche attraverso la copertura wifi dei luoghi pubblici di aggregazione.La dotazione organica del nostro Comune è una “macchina collaudata”, ma, come tutti i meccanismi, necessita di una migliore organizzazione che consenta ai dipendenti di rendere al massimo delle proprie possibilità.  Per questo si rende necessario trasformare tutti i contratti part-time a full-time ed a tempo indeterminato per dare tranquillità e sicurezza a tutti i lavoratori; Istituire il Vigile di quartiere, un’istituzione collaudata in Paesi di antica democrazia come l’Inghilterra.  scommettere sulla trasparenza, anche attraverso la comunicazione diretta tra uffici comunali e cittadini e potenziare più servizi attraverso le nuove tecnologie.

Veniamo ad uno delle questioni più importanti: L’acqua  

 Ho diretto per circa sette anni il Consorzio Acquedottistico Tre Sorgenti” e ciò che mi appare lampante, alla luce di questa esperienza, è che l’acqua è un diritto universale di ogni essere umano, deve essere gestita nell’interesse della collettività e su di essa non ci deve essere nessun profitto. Nessuna speculazione.
Il percorso che avrebbe dovuto portare a rendere pubblico il servizio idrico parte nel 2007 quando il Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua deposita in Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare, con 400 mila firme, volta ad una gestione pubblica e partecipata del Servizio Idrico Integrato senza finalità di lucro.
Nel 2011, 26 milioni di Italiani votano SI al referendum per l’acqua pubblica sancendo così la volontà di avere un servizio idrico integrato gestito fuori dalle logiche di mercato eliminando così profitti dalle bollette dell’acqua.

L’acqua deve essere pubblica e gestita secondo un nuovo modello pubblico e partecipato.

-La gestione del servizio idrico deve essere nell’interesse della collettività e quindi fuori dalle logiche di mercato.

Fornire un servizio migliore ed efficiente senza aumento delle tariffe è possibile. Anzi, raccogliendo e condividendo la preoccupazione dei cittadini, è nostro preciso impegno intervenire per una variazione al ribasso delle aliquote: lo faremo attraverso la corretta manutenzione delle reti e la distribuzione giusta ed equa del costo del servizio stesso, spalmato su tutte le utenze, anche quelle ancora sommerse, con il distinguo della tipologia: uso domestico e commerciale.

Cosa intende per riordino del proprio territorio?

Dal dopoguerra ad oggi la speculazione edilizia è stata il più lucroso affare italiano.

Noi vogliamo riscoprire l’urbanistica come strumento di pianificazione strategico e di controllo del territorio che persegua,nelle sue trasformazioni, il rispetto e la tutela del bene comune”.

Insomma, un’urbanistica intesa come importante strumento di riforma sociale, che porti al miglioramento della qualità di vita e benessere dei cittadini, in una logica di salvaguardia del territorio e del verde pubblico inteso come equilibrio sostenibile di aree verdi, orti e terreni agricoli da tutelare e valorizzare.

Il territorio del Comune di Raffadali presenta, in termini di insediamenti, importanti segni di degrado legati alla continua espansione urbana nei territori rurali confinanti con i centri abitati di maggiore popolazione.

A questa situazione si aggiunge l’incremento negli ultimi decenni della nascita di nuove aree dedicate alla zona residenziale e alla zona industriale che hanno portato alla cementificazione selvaggia di intere parti di territorio.

Quindi è necessario: riqualificare i tessuti urbani degradati tramite l’inserimento dei corridoi ecologici e l’implementazione delle aree a verde pubblico anche con forme innovative di fruizione (orti urbani-biologici); favorire con misure agevolative, in termini di semplificazione delle procedure e di tempistica nel rilascio di autorizzazioni e di atti amministrativi di competenza comunale, le attività dei privati e delle imprese nell’ambito degli interventi di riqualificazione urbana del patrimonio edilizio esistente, suggellati dal Superbonus del 110% introdotto dal Decreto Rilancio, successivamente convertito in Legge.

– introdurre l’obbligo di parametrare gli strumenti urbanistici locali al reale fabbisogno, valutato sull’andamento demografico e sul trend dell’ultimo quinquennio; monitorare l’esistenza e l’uso del patrimonio edilizio pubblico; adottare pratiche di urbanistica dal basso con la partecipazione dei cittadini, chiedendo loro innanzitutto quali sono le priorità e le esigenze urbanistiche del proprio quartiere, e poi vincolando a tali priorità le richieste degli attori privati che attualmente dettano le scelte urbanistiche (costruttori, aziende, banche, assicurazioni); capovolgere le priorità urbanistiche: anteporre i servizi ai cittadini e la qualità della vita alle esigenze dei costruttori e degli investitori immobiliari; investire non per costruire cattedrali nel deserto mai utilizzate (casa di riposo, palatenda…), ma per ristrutturare e mettere al servizio dei cittadini le strutture esistenti.
Gli oneri concessori dovranno essere utilizzati solo ed unicamente per finanziare opere di urbanizzazione primaria e secondaria e non per altre voci di bilancio.

C’è spazio per l’agricoltura in quella che sarà eventualmente la sua azione per il territorio?

Il territorio è stato per secoli mantenuto e curato nei suoi molteplici aspetti dai suoi abitanti, averlo lasciato all’incuria e all’abbandono ha avuto come conseguenza l’incremento delle calamità naturali, e quindi continue emergenze e danni alle infrastrutture.

La scomparsa di aziende agricole, di piccole e medie dimensioni, è un fattore allarmante.

L’agricoltura deve essere valorizzata, attraverso il recupero degli usi e i valori della comunità.

E’ necessario ripristinare nel territorio, compromesso dall’industrializzazione agricola a causa dell’utilizzo di pesticidi e trattamenti tossici, l’equilibrio microbiologico, la fertilità dei suoli e la qualità delle acque. Questo può avvenire coinvolgendo gli agricoltori e sostenendo le loro economie rurali.

E’ importante salvaguardare e promuovere le produzioni locali, i processi di lavorazione e trasformazione dei prodotti tipici, il consumo critico e l’economia solidale.

Particolare attenzione dovrà essere posta nell’educare i consumatori verso una scelta sostenibile, locale a chilometro zero o a filiera corta, e di qualità dei prodotti agricoli, al fine di ottenere da un lato la valorizzazione e l’uso dei nostri prodotti locali, dall’altro l’aumento della qualità di ciò che mangiamo con indubbi benefici per la salute e la qualità della vita.

Le politiche sociali e sanitarie sono la parte spesso scomoda per le amministrazioni comunali. Come intende procedere?

La crisi economica sta mettendo a dura prova anche molte famiglie Raffadalesi a fronte della quale il ruolo del Comune può e deve essere un sostegno reale.
Verrà creato un fondo di solidarietà per un concreto aiuto a coloro che vivono in uno stato d’indigenza, realizzato mediante il 5 per mille della dichiarazione dei redditi.
Il Comune, insieme agli altri Enti, deve contribuire a guidare le famiglie indigenti verso un’autonomia lavorativa e la crescita professionale offrendo strumenti a sostegno di chi si trova in difficoltà e dei giovani che vogliono creare una famiglia.
Verranno attivate anche una serie di iniziative utili a fornire un orientamento formativo-culturale per adolescenti e giovani (i più esposti al pericolo delle varie dipendenze) per facilitare l’inclusione sociale e lavorativa.
Saranno incrementati gli attuali standard di assistenza con maggiore sostegno alle famiglie.
Ci impegneremo per migliorare la qualità dei servizi che il comune deve prestare agli anziani, ai bambini e ai disabili. In particolare, bisogna promuovere una fitta rete di assistenza domiciliare. Occorre incrementare e vivificare i centri di incontro degli anziani, occorre favorire il coinvolgimento nella vita del paese, farli sentire partecipi, avvalersi del loro apporto in servizi utili come quelli dei nonni-vigili, che sorveglino in modo discreto le entrate e le uscite delle scuole e le aree pubbliche maggiormente frequentate dai bambini e dai ragazzi.
Sarà attivata la lotta al videopoker e al gioco d’azzardo ovunque possibile.

 Non prescindiamo mai dalla cultura e dai giovani. Indispensabile salvaguardare questa parte di attività?

L’Amministrazione incoraggerà tutte le attività culturali attraverso l’uso della biblioteca come promotrice di eventi, di mostre, di convegni, oltre che luogo di incontro, di aggregazione delle intellettualità e motore della cultura raffadalese; attività di sensibilizzazione nelle scuole riguardo problematiche ambientali e civiche; settimana della cultura comunale con convegni e visite guidate alla scoperta della città e formazione sulle attività del Comune; ampliamento dei momenti destinati all’educazione civica nell’ambito scolastico e con attività concrete sul territorio di appartenenza (centro, quartieri e periferia); piano di borse di studio e prestiti d’onore comunali per l’alta formazione per permettere ai giovani più meritevoli della città di conseguire all’estero le specializzazioni e i master più prestigiosi;

I giovani di Raffadali sono la risorsa e la speranza del nostro futuro pertanto, l’obiettivo primario della nostra Amministrazione sarà quello di fare di Raffadali un paese dove possano vivere meglio e possano affermarsi.

Si darà voce ai giovani perché valorizzino le risorse presenti sul territorio mettendo a disposizione le loro intelligenze, i loro talenti e la loro passione al fine di fare rinascere Raffadali e di potere essere orgogliosi del paese in cui vivono.

Saranno potenziati il volontariato, la cooperazione sociale e tutte quelle attività che hanno come obiettivo la loro crescita umana e sociale, promuovendo interventi per favorire l’integrazione e l’inclusione.

La creazione di un centro di aggregazione giovanile risponderà ulteriormente alla loro esigenza di socialità.

Veniamo all’argomento spesso scomodo per i sindaci ossia le tasse

I tributi locali sono fondi di finanziamento per i servizi che vengono erogati dal Comune. L’obiettivo è quello di consolidare competenze specifiche all’interno del Comune per una adeguata gestione delle entrate e di trasferire agli operatori la necessaria “cassetta degli attrezzi” per il corretto svolgimento dei principali adempimenti di competenza dell’ufficio. Occorrerà agire perseguendo l’equità fiscale con un sistema di aliquote che tenga in considerazione tutti gli aspetti economico-sociali così da poter considerare un carico fiscale sostenibile per le famiglie.
Sarà attuata una politica per il recupero dell’evasione e dell’elusione dei tributi in modo da utilizzare le maggiori entrate per fornire sgravi alle fasce sociali più deboli, fornendo assistenza ai contribuenti nel pagamento delle tasse e informandoli sulle possibilità di tutela delle situazioni irregolari con il ravvedimento operoso.
Necessita fornire una lettura “operativa” della disciplina dei tributi comunali mettendo in evidenza, in particolare, le maggiori criticità.
Purtroppo nel passato, in materia di tributi, la vicenda A & G s. p.a. ha colpito pesantemente la collettività, con l’emissione di bollette che sono andate al di là del dovuto, creando disagio, apprensione e giustificate proteste.

 Leggevo che ha intenzione di ridefinire i confini. In che senso?

Ogni Comune ha diritto di promuovere la determinazione dei propri confini.

Generalmente queste contese si appianano e si concordano prima che i Consigli comunali ratifichino il nuovo progetto di rideterminazione dei confini.

Qualsiasi variazione della circoscrizione territoriale comunale va regolata, ai sensi dell’articolo 133 della costituzione, con legge regionale, sentite le popolazioni interessate.

La proposta di ridefinizione di confini di porzioni di terreno (contrada Modaccamo, Businè etc…) è ritenuta comunque la più idonea per risolvere i problemi dei cittadini che pur essendo di Raffadali e pur avendo l’abitazione a pochissimi chilometri dal centro del loro paese, pagano da tempo i tributi al comune di Agrigento che non effettua né il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani né altri servizi di competenza dello stesso.

E’ necessario inoltre richiedere al Libero Consorzio di Agrigento (ex Provincia Regionale) la cessione al demanio del Comune di Raffadali del tratto di strada provinciale S.P. 17 (circa un chilometro), compreso tra Raffadali e Santa Elisabetta, per garantire ai cittadini che abitano in questo tratto di strada le opere di urbanizzazione primaria e secondaria per migliorare le condizioni igienicho- sanitarie degli stessi.

Promuovere ed incentivare la pratica sportiva, soprattutto tra gli adolescenti come momento di aggregazione, di crescita e confronto.

Valorizzare le scienze motorie fin dalla scuola primaria, trattandosi di un reale investimento sul futuro in termini di salute, di socializzazione e di cultura, promuovendo collaborazioni trascuole e organizzazioni sportive.

Proporre e promuovere adeguatamente una “giornata dello sport” con iniziative particolari, incontri, attività, coinvolgendo tutte le realtà agonistiche presenti sul territorio.

Istituire una Consulta dello Sport Comunale.

Creare nuove aree destinate ad attività sportive e rendere quelle già esistenti fruibili a tutte le associazioni rivedendo i contratti di gestione.

Avvicinare i bambini allo sport attraverso la creazione di tariffe direttamente proporzionali al reddito, esentando i minori segnalati dai servizi sociali.

Incentivare e sostenere la nascita di nuove associazioni sportive.

Anche gli animali nel suo modo di immaginare Raffadali?

Sì, con la ricerca e la creazione di aree recintate per cani e gatti domestici, da realizzare all’interno dei giardini presenti in città, dove possano essere lasciati liberi.

Campagne di sensibilizzazione verso gli animali in collaborazione con le scuole e le associazioni animaliste.

Controlli più stretti e campagne educative sul rispetto delle regole di igiene relative agli animali negli ambienti pubblici.

Recupero e custodia di cani randagi in apposite strutture al fine di rendere più vivibile il territorio.

 Proteggerete e darete risalto alle attività produttive?

Raffadali è un territorio laborioso, vanta un tessuto produttivo vario ed articolato, dove la qualità, il saper fare, le eccellenze e la pregevole fattura dei maestri artigiani trovano apprezzamento e diffuso riscontro.

La trasformazione dei prodotti, in particolare, rappresenta un valore aggiunto per l’economia del nostro territorio, sia in linea diretta che per l’indotto.

Le tradizioni enogastronomiche, con specifica attenzione a quelle rinomate di tipo dolciario, spingono la produzione interna ben oltre i confini comunali, con valori di gradimento molto alti.

Raffadali “Paese del Pistacchio” è un brand sul quale occorre puntare ed investire per dare impulso e slancio all’utilizzo di questa straordinaria risorsa e allo sviluppo e valorizzazione dell’intera filiera che compone il settore di riferimento.

L’’amministrazione, in questa direzione, si impegna a promuovere un percorso amministrativo preferenziale e proficui e costantiinterlocuzioni politico-istituzionali a vario livello, per creare le condizioni ideali affinché il brand diventi un significativo volano per l’intera economia della nostra comunità, oltre a tradursi in un’occasione di concreto traino a livello di immagine e di impatto mediatico capace di produrre effetti benefici per la nostra Raffadali.

 

 

Si è tenuto ieri ad Agrigento un convegno medico sul tema “Focus sul carcinoma del colon retto. Stato dell’arte ed importanza dell’integrazione Ospedale – territorio”.

Motivo dell’incontro le nuove tecnologie e nuove frontiere per ridurre al minimo tutti i disagi e tutti i problemi che possano scaturire da un evento oncologico del genere.

Responsabili scientifici del convegno il dott. Antonio Savarino e il dott. Alfonso Maiorana. Tante le professionalità mediche che hanno trattato l’argomento, tra cui il prof. Carmelo Sciumè, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Generale, Endoscopia e Laparoscopia Generale del San Giovanni di Dio di Agrigento il quale si è soffermato sullo stato dell’arte del trattamento locoregionale.

Sono emerse alcune novità circa l’esecuzione della colonscopia così temuta dalla gran parte della popolazione. La preparazione non è più di quattro litri bensi di uno soltanto, è indolore per la somministrazione di farmaci sedativi, assoluta sicurezza e rispetto della privacy, strumenti endoscopici moderni, prevenzione della diffusione del coronavirus secondo linee guida, accessori monouso, abbigliamento adeguato fornito dall’ASP, comfort post endoscopia in apposita stanza “ sleeping Room”.

Tra l’altro, ormai si tratta di un intervento di routine la chirurgia mininvasiva laparoscopica nel trattamento dei tumori del colon-retto, eseguita presso l’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Generale diretta dal Prof. Carmelo Sciumè; è ben tollerata e accettata dai pazienti poiché provoca minimo dolore post-operatorio,  precoce alimentazione, riduce i tempi di ospedalizzazione con esito estetico molto gradito dai pazienti e con rapida ripresa delle attività lavorative. Tutto ciò nell’assoluto rispetto della radicalità oncologica  e della  qualità di vita.

Questa, sostanzialmente, la relazione del prof. Sciumè: “In Italia si registrano ogni anno più di 50.000 nuovi casi di cancro del Colon-Retto, nel 25-30 %  già in fase metastatica e nel 10% le metastasi sono sincrone al tumore. In più del 90% il cancro del grosso intestino  origina da un polipo benigno. In un periodo che varia tra 5-15 anni definito “dwell time” il polipo benigno può degenerare verso la malignità. Questa progressione dovuta a variazioni genetiche, al tipo di alimentazione e all’ambiente in cui si vive, viene definita sequenza Adenoma ( tumore benigno ) – Carcinoma ( tumore maligno). L’ulteriore progressione del tumore maligno, qualora non diagnosticato precocemente,  sfocia nella formazione delle metastasi loco regionali e/o a distanza. Attraverso la via linfatica (  diffusione linfatica) nei linfonodi ubicati lungo i vasi sanguigni che irrorano il colon-retto, poi o contemporaneamente la diffusione delle cellule maligne, provenienti dal sito tumorale,  possono guadagnare e depositarsi a distanza nel fegato, polmone, cervello, ossa etc.   trasportate dal torrente ematico ( diffusione ematica). L’obiettivo di una buona sanità, che si deve offrire alla popolazione, è quello di intercettare, diagnosticare e asportare le lesioni tumorali, il più delle volte asintomatiche, quando sono ancora in fase iniziale cioè rimuovere il polipo adenomatoso benigno al fine di evitare la sua fatale progressione. Ecco l’importanza dello screening del cancro del colon-retto. Attraverso questo fondamentale presidio si possono diagnosticare i polipi benigni e rimuoverli con le moderne metodiche.

Lo screening si divide in tre livelli: 1° livello ricerca del sangue occulto ( SO)  nelle feci nella  fascia di popolazione di età superiore a 45-50 anni. 2° livello se la ricerca del  SO risulta positivo si invita il cittadino ad eseguire la colonscopia. 3° livello trattamento delle eventuali lesioni riscontrate alla colonscopia o per via endoscopica o mediante chirurgia miniinvasiva laparoscopica, o chirurgia tradizionale più o meno preceduta da chemio-radioterapia prima dell’intervento (neoadiuvante) o dopo l’intervento chirurgico (adiuvante ) in base alla stadiazione tumorale mediante l’esecuzione di TC torace e addome , Risonanza magnetica e Pet.   Tutto  ciò viene deciso collegialmente dal “team” multidisciplinare di cui fanno parte chirurghi, endoscopisti, oncologi, radiologi, radioterapisti, medici nucleari, anatomo patologi e psicologi al fine di decidere e proporre il più idoneo percorso diagnostico-terapeutico personalizzato al paziente secondo linee guida”.

Presenti al convegno anche infermieri che coadiuvano i primari in prima linea, tra questo l’esperto Calogero Volpe il quale nella qualità di infermiere dedicato ha disquisito sulla gestione della stomia. Ecco i punti più importati: “La stomia, ricordiamo, è il risultato di un intervento chirurgico mediante il quale si crea un’apertura sulla parete addominale per mettere in comunicazione l’apparato intestinale o quello urinario con l’esterno.  La creazione dello stoma rappresenta un salvavita e la corretta gestione della deviazione permette di migliorare la qualità della vita sia dal punto di vista della salute che da quello socio-relazionale. Oggi si è parlato della gestione della Stomia e dell’importanza dell’Infermiere “dedicato” cioè lo Stomaterapista che tramite master e corsi di formazione acquisisce delle competenze specifiche per poter assistere le persone atomizzate nel pre e post  operatorio accompagnando nel suo percorso per poter vivere questa sua condizione di vita con dignità e serenità”.

Posso sostenere di conoscere bene (artisticamente) Rossana Casale. Sono nata nel 1970 e quando lei appariva bionda e bellissima, che reggeva un contrabbasso sulla copertina in bianco e nero dell’album Incoerente Jazz,  avevo 19 anni, ero già completamente immersa nel mondo del jazz, al quale mio padre chitarrista jazz mi aveva iniziata, suonavo il pianoforte, e quella musica che per me è sempre stata “la Musica”, era in cima alle mie passioni. Io quel vinile lo possiedo e lo custodisco con cura, perché fu il segno distintivo di un’artista italiana che era molto più jazz di tante cantanti jazz dell’epoca. Di quell’album conservo il ricordo vivido di ogni parola cantata, di ogni nota e di quegli arrangiamenti che ad ascoltarli oggi, ti domandi dove sia finita la genialità di quegli anni e di quei musicisti, visto che in giro, ahimè non ce n’è poi tanta.
Lei brava, riconoscibile e bella. 
Tre caratteristiche difficili da dimenticare e da smontare.
Poi il resto lo fanno le scelte che si compiono, i musicisti con cui realizzi progetti e il proprio carattere.

Nel corso degli anni l’ho tenuta d’occhio, ho ascoltato quello che avesse da dire (artisticamaente) e poi ieri sera sono andata a sentirla. Avevo nostalgia. Nostalgia degli anni in cui la scoprii, nostalgia del suo modo di cantare il jazz, e di quel sorriso che ha sempre reso tutto perfetto, tutto rotondo, tutto impeccabile.

Ieri sera al Palacultura di Rende, nell’ambito della rassegna del “Settembre Rendese” Rossana Casale si racconta nell’abito che le è forse sempre calzato meglio. Lo fa in compagnia di tre  musicisti di talento, Giuseppe Santelli al pianoforte, Salvatore Calabrese al contrabbasso e Fabrizio La Fauci alla batteria. Lo fa attingendo alle sue radici jazz quelle che hanno influenzato tutta la sua carriera anche quando ha calcato il mondo del pop. Lo fa con la leggerezza di chi non ha nulla da perdere, con la libertà che spetta a chi della musica ne ha fatto una ragione di vita, ma senza l’ossessione della perfezione a tutti i costi.

Ringrazia il pubblico che è intervenuto, sottolinea le difficoltà del suonare in questo periodo di restrizioni e il coraggio di esserci, malgrado tutto, malgrado le tante restrizioni.

Un concerto di 40 minuti, una carrellata di standard, omaggio a Billie Holiday, a Monk, alla Fitzgerald.
E’ leggiadra la Casale, chiudo gli occhi e riconosco la sua voce, il suo falsetto dura ancora, lo scat le è ancora congeniale. Io ho i brividi, lei un feeling prezioso con i suoi musicisti; dà loro gli attacchi, ne sbaglia uno e ricomincia. E’ ferrata in materia la Casale, è calata a pieno nelle parole dei pezzi che regala; “Good morning honey“, “Comes Love“, “Lullaby of Birdland“.

Ruby my dear” è solo nell’atmosfera piano e voce. La Casale ama ancora regalare emozioni, e non importa se ci sono alcune imperfezioni nel suo cantato; lei conserva la verve di chi nella musica si immerge per poi tornare al mondo soddisfatto e consapevole.

Durante il bis incomincia a cantare e poi si ferma rimproverando delle persone in prima fila perché avevano in mano il telefono. Ferma tutto e inizia la polemica. In prima fila c’è una giornalista di settore, che le ricorda come ognuno deve poter fare il proprio mestiere e che il lavoro di chi fa il mestiere dell’artista, necessita di chi racconti cosa accade, tanto quanto dell’applauso, se arriva.
Io personalmente mi aspetto che un artista salga su palco e canti, a prescindere da quello che succede in sala. Perché ci sono serate come ieri sera, nella quale sfidando cattivo tempo e restrizioni varie, c’è chi ha scelto di essere lì, per assistere ad una performance e per far vivere e pulsare il circuito della musica che innesca una sorta di osmosi che trasporta emozioni, sensazioni e voglia di far ritorno a casa con una piccola consapevolezza. La mia è stata che la Casale con quella polemica abbia rovinato tutto, abbia spezzato la magia e la tenerezza che in me era sorta accompagnata da una piccola commozione, mentre constatavo di essere invecchiata, mentre la Casale sembrava avesse sfidato il tempo che passa, tagliando solo un po’ i suoi riccioli biondi conservando in sé la linfa vitale delle radici del jazz.

Simona Stammelluti  

«Nonostante l’eccezionalità della situazione generata dal diffondersi del Covid 19, le Autorità nazionali e il Governo della Regione hanno prontamente adottato i rimedi legislativi necessari a gestire l’emergenza epidemiologica, limitando il ricorso a provvedimenti amministrativi derogatori in ragione di emergenze non codificate o che coinvolgono, per dimensioni, intere Comunità. Malgrado il quadro appena delineato, è prassi invalsa che alcune realtà comunali ricorrano all’adozione di ordinanze contingibili e urgenti per imporre misure di contenimento del contagio maggiormente restrittive rispetto a quelle individuate nei vari atti normativi emanati, come ad esempio la chiusura, in tutto o in parte, degli Istituti scolastici e dei nidi comunali».

Lo scrivono gli assessori regionali all’Istruzione Roberto Lagalla, alla Salute Ruggero Razza e alle Politiche sociali Antonio Scavone in una lettera congiunta inviata ai sindaci dei Comuni siciliani.

Nel documento, gli esponenti del governo Musumeci richiamando «la necessità di uno stabile coordinamento inter-istituzionale, anche in ossequio al principio di leale collaborazione che deve caratterizzare l’agere amministrativo» sottolineano il «necessario coordinamento delle azioni a tutela della salute pubblica di concerto con le Autorità sanitarie competenti, le quali ben potrebbero circoscrivere il fenomeno del contagio attraverso l’adozione delle misure previste dai protocolli sanitari consentendo, dunque, la prosecuzione dell’attività scolastica».

In particolare, gli assessori regionali invitano i sindaci «a comunicare alle Autorità sanitarie eventuali criticità che si dovessero rappresentare presso gli Istituti scolastici, di ogni ordine e grado, che insistono sul territorio comunale, astenendosi dall’emanare ordinanze contingibili e urgenti le quali, adottate senza il necessario conforto dei Dipartimenti di prevenzione competenti, si appalesano per la apoditticità delle decisioni ivi assunte». La lettera, diramata poco fa, richiama il decreto legge 19 del 25 marzo 2020, con l’introduzione dell’articolo 3, con il quale «il Governo nazionale ha inteso limitare il potere riconosciuto ai Sindaci di ricorrere allo strumento delle ordinanze contingibili e urgenti per far fronte all’emergenza con misure divergenti da quelle legislativamente imposte». Nel documento, infine, si invitano le Asp a fornire ogni supporto ai sindaci.