Simona Stammelluti, Autore presso Sicilia 24h - Pagina 23 di 94
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Un modo originale ed incisivo per raccontare le donne e il loro scomodo posto nel mondo nel corso delle epoche, soprattutto se dotate di talento e passione.

Al Campania Teatro Festival edizione 2021, ieri sera a Capodimonte – Casino della Regina, è andato in scena nella prima delle due serate in programma, “Artemisia, Caterina, Ipazia … e le altre” di e con Laura Curino che sul palco si mostra da sola ma in realtà, è in compagnia di personaggi femminili evocati e rappresentati con carisma ed efficacia. Ed è questa la magia del teatro. Una sorta di coralità sorretta dalla suggestione di immagini su più livelli,  di opere d’arte che furono di Artemisia Gentileschi che come Caterina D’Alessandria e Ipazia, sono state il simbolo di donne sapienti, che pur di difendere idee e talento, furono disposte al martirio ma non abdicano mai dalle proprie scelte, qualunque ne fosse il costo. 

Vite difficili, crisi mistiche, voglia di salvare il mondo, convincerlo, quel mondo, a cambiare rotta ed anche ad accettare il ruolo della donna come protagonista della vita pubblica e delle arti e non solo come madri e mogli sottomesse.

La Curino il palco lo riempie con presenza scenica e una voce incisiva, mentre racconta con tono tagliente e a volte ironico, i personaggi e le opere di Artemisia Gentileschi – che si vendicò dello stupro subìto, proprio attraverso la pittura – e le difficoltà nel dipingere Caterina D’Alessandria che sarà poi da lei dipinta vestita di rosso, con una corona sul capo e in mano la palma del martirio. Non sorride, Caterina come non sorride Ipazia, astronoma che sorrideva solo al cielo, perché il cielo le parlava.

Ipazia che fu protagonista del celebre affresco “La scuola di Atene” di Raffaello Sanzio che è messa in scena come una singolare sfilata di moda (e di arte) e qui l’attrice mostra una prorompente sagacia.

Ma Laura Curino fa anche di più, in scena: sfonda la quarta parete e parla con il pubblico domandando se alcune cose le si conoscessero. Molti tratti delle vite raccontare, erano infatti sconosciute allo spettatore, che va via con un pezzo di cultura incastrata tra la soddisfazione di saperne di più e la forza prorompente dell’arte teatrale, che appaga.

Suggestiva e coinvolgente le immagini di un cosmo che inghiottono quasi l’attrice che sembra fluttuare nell’aire, nella parte finale della piéce, sulle note dell’aria “Lascia che io Pianga” cantata da Cecilia Bartoli. 

Un’ora e quindici minuti di spettacolo che parte piano, che incuriosisce e poi esplode attraverso la caratura artistica di Laura Curino, che ci mette la giusta enfasi nei racconti delle atrocità che toccarono in sorte ai suoi personaggi, e regge lei stessa il peso di quelle vite mentre dialoga con la coscienza che non si piega al compromesso.

Tante parole, seminari, spettacoli sulle donne che non fecero mai un passo indietro, eppure Artemisia dipingeva nel silenzio.

Applausi per la Curino, un pubblico appagato e un altro successo per questa edizione del Campania Teatro Festival, spazio culturale di grande pregio.

Stasera si replica, stesso posto, stessa ora

 

 

 

 

Simona Stammelluti 

 

Stamattina a Favara, la sorpresa di trovare l’immondizia spalancata davanti ai locali dell’ufficio tecnico comunale.

Stasera ad Agrigento, rifiuti gettati dinnanzi al nobile Palazzo del collegio dei Filippini di Agrigento.

Qualcosa non quadra.

Non possono essere sempre le amministrazioni comunali a fare acqua da tutte le parti, adesso scendono in campo pesantemente e con grande responsabilità le ditte che hanno in gestione la raccolta dei rifiuti.

Pensiamo sia arrivato il momento di rivedere il tutto, in vista del prossimo accordo milionario tra le ditte e il comune di Agrigento, in vista di nuove assunzioni, in occasione del lavoro estivo.

Questo è solo l’inizio.

Questo giornale per quanto di propria competenza seguirà da vicino l’evolversi della situazione, che certamente non fa altro che creare problemi ai soliti noti: i cittadini.

Ci rileggeremo tra qualche giorno

“Quando abbiamo concepito il progetto intitolato “Classici del Secolo Futuro” nessuno dei presenti immaginava che il futuro sarebbe stato così come da più di un anno lo conosciamo. Abbiamo avuto la previdenza di utilizzare i classici per fotografare, ascoltare, prefigurare il presente. Ed essi, una volta di più, ci hanno condotto in luoghi e in sentimenti che la realtà ha solo mostrato con maggior precisione e radicalizzato. È bastato, come sempre, essere contemporanei ma non cronisti. La tragedia accaduta e che sta accadendo è, in questo momento, irraccontabile se non attraverso i sentimenti che stanno sconvolgendo il pianeta: il dolore, la confusione, la paura. Le allieve e gli allievi del Terzo anno hanno reagito. Che è quello che fanno gli artisti, da sempre.
Siamo giunti al quinto anno dei “Classici del secolo futuro”: quattro spettacoli scritti e interpretati dalle allieve e dagli allievi, assistiti e poi diretti da drammaturghi e registi. Non c’è nessuna distorsione da parte dell’artista/docente/tutor ma l’esaltazione e la messa in forma di quello che viene dai giovani allievi/artisti che mettono l’essere umano al centro dell’evento teatrale. Perché qualcosa cresca bisogna prendersene cura, per avere fiducia bisogna darne, per essere ascoltati bisogna ascoltare. E questo è quello che Bartolini/Baronio, Fabrizio Pallara, Lorenzo Gioielli, Virginia Franchi e Daniele Prato hanno fatto con ancora più convinzione in questo anno particolare.
I Classici hanno, come sempre, un filo conduttore che quasi deroga dai classici da cui sono tratti: Cappuccetto Rosso, Amleto, Antigone, Sogno di una notte di mezza estate. Questo fil rouge non è mai scelto a priori, ma viene desunto da quello che accade intorno agli allievi/artisti che quelle riscritture concepiscono.
È il potere il tema, la distorsione, la manipolazione, la credulità che rendono il potere così difficile da sconfiggere se teso unicamente alla propria conservazione. L’unica arma a disposizione è la cultura, la più immateriale, disattesa qualità in questi tempi in cui l’unica lente con cui analizzare i comportamenti umani sembra essere solo l’economia e la tecnica.
La cultura che è rappresentata dagli strumenti e dai processi con cui si riesce a ragionare con la propria testa e ancor di più a sentire con il proprio cuore.
Non sappiamo se la bellezza salverà le donne e gli uomini, lo speriamo. Intanto, anche quest’anno, abbiamo provato a mostrarla”.
Lorenzo Gioielli

Il prossimo appuntamento dei Classici del secolo futuro si terrà dall’ 1 al 2 luglio 2021 h. 20.00 con lo spettacolo “Il Nostro Sogno Di Una Notte Di Mezza Estate”, da “Sogno di una notte di mezza estate” di W. Shakespeare. Tutor drammaturgia e regia Fabrizio Pallara.
Scritto ed interpretato da: Ivan Maria Artuso, Emanuele Baroni, Iulia Bonagura, Eleonora Bracci, Valerio Castriziani, Tommaso D’alia, Benedetto Bruno Di Maggio, Luca Giacomini, Claudia Ligorio, Lisa Lippi Pagliai, Tommaso Lo Cascio, Giovanna Malaponti, Riccardo Mosca, Alice Silvestrini, Filippo Tancredi, Alice Tempesta, Claudia Turchi.

Atene. Quattro innamorati. Un amore. Un amore non corrisposto. La fuga in un luogo lontano dalle leggi della città: il bosco. Il buio che lo avvolge. Abbandonare vestiti cuciti addosso da una società alla quale non si sente più di appartenere. Un abito e il corpo che c’è sotto. La pelle, la nostra pelle che prende il colore del sogno. Fate conto d’esser nascosti, fate conto che cielo e terra si dispieghino insieme davanti a voi. Un viaggio tra le luci e le ombre dei nostri desideri. Una visione che prende corpo, il nostro corpo. Un corpo che vuole tornare a festeggiare. Oltre il giudizio della legge e oltre il velo della morale si consuma “Il nostro sogno di una notte di mezza estate”.

Seguirà il 14-15 luglio 2021 h. 20.00 sempre presso Spazio Diamante, lo spettacolo “Antigone Soffia Contro” da “Antigone” di Sofocle, tutor drammaturgia Tamara Bartolini, regia Bartolini/Baronio

Sono inoltre aperte le selezioni per il prossimo triennio dell’Accademia di recitazione, drammaturgia e regia Stap Brancaccio diretta da Lorenzo Gioielli. I prossimi provini si terranno mercoledì 14/07/2021, a partire dalle 9.30, presso la sede dell’Accademia a Roma, in Via di Acqua Bullicante 133.
L’Accademia, alla fine del triennio, rilascia l’attestato di qualifica professionale legalmente riconosciuto (ai sensi della L. R. 23/92 e L. 845/78).
La Stap Brancaccio Accademia di recitazione, drammaturgia e regia nasce nel 2014 da un’idea del Direttore Artistico del Teatro Brancaccio e della Sala Umberto, Alessandro Longobardi, da sempre convinto dell’importanza della formazione dei giovani attori. Lorenzo Gioielli, attore, drammaturgo e regista romano, a cui è affidata la direzione artistica dell’Accademia e Rossella Marchi, organizzatrice teatrale e direttrice organizzativa della scuola, accolgono la sfida perseguendo l’obiettivo di formare artisti completi in grado di recitare, scrivere e dirigere un testo teatrale. Durante l’anno gli Allievi si confrontano continuamente con un pubblico durante le prove aperte ed incontrano artisti di rilievo per workshop di approfondimento. L’allievo viene condotto a farsi strumento e autore dell’evento teatrale: dalla lettura di un testo, alla sua interpretazione attraverso le fondamentali tecniche di recitazione e regia, comprendendo e creando strutture drammaturgiche e testi originali.
Per iscriverti alle audizioni consulta il Bando QUI. https://stapbrancaccio.com/bando-di-ammissione-selezione/
INFO E PRENOTAZIONI: tel. 06.87671757 cell. 340 6716474

“LO GIURO”

Quel giuramento spesso offeso, umiliato, reso un atto dovuto solo per far parte dell’Arma.

E poi i carabinieri che saltano alle cronache per atti ignobili, da condannare, come nel caso di Stefano Cucchi.

Questo corto è sentito, ti pulsa dentro, fa riflettere e commuove e non può fare a meno di mostrare la bravura indiscussa di uno dei più bravi attori di teatro che risponde al nome di Fulvio Cauteruccio, protagonista del corto, diretto da Francesco Bigazzi, scritto da Marco Saverio Alessandro Mazzinghi, Gianmarco Fusi e Monica Sperandio.

Un lavoro molto ben fatto.

Un corto girato con il taglio cinematografico 4:3, una regia sopraffina, che sa come costruire una scena per poi entrarci di dentro, dando risalto alle intenzioni della storia narrata. Ottima la fotografia che scava nel colore e nel gioco di ombre.
La giusta suspence e un audio impeccabile curato in presa diretta da Manuela Patti.

Perché questo corto è così emozionante? Per più di un motivo

È un riflessione obbligatoria e crudele, per nulla scontata, sul delicato e imperituro ruolo degli uomini dell’arma, che ogni giorno con abnegazione devono scegliere, non solo di fare bene il proprio lavoro, ma anche che azioni attuare, mentre ognuna delle persone che si incontrano potrebbe essere un potenziale nemico.

Mostra tutta la sua arte, Fulvio Cauteruccio in questo monologo, emozionando fino ai brividi, con quella sua voce baritonale e riconoscibilissima,  che ti precipita nello stomaco, mentre racconta le mille sfaccettature emotive della vita di un carabiniere e di quel “lo giuro” che finisce dentro a giorni ostili, mentre si trova a dover sentire il dolore degli altri o l’ostilità che si avverte e che non si sa mai quanto lo possa essere fino in fondo. E poi il proprio dolore, l’incertezza di non sapere dove quella professione porterà, a volte fin dove non saresti mai voluto arrivare.

Ma quel “lo giuro” rieccheggia in ogni alba, in ogni scelta, in ogni difficoltà, in ogni stilla di paura.

4 minuti intensi, in cui ci si sente tutti solidali con quell’uomo che veste una divisa, che onora e che a sua volta gli rende onore, rendendolo fiero di ogni momento vissuto, fedeli ad un mestiere difficile che non permette errori e che diventa fortezza.

Il corto è visibile qui 

Simona Stammelluti 

Ancora incendi dolosi nella Sicilia orientale, al collasso tra roghi e randagismo.

Enpa e la LAI stanno operando da ieri incessantemente, e sono state messe in sicurezza 6 cuccioli che si pensava essere morti.
Ma il plauso va a due ragazze e agli altri volontari che con loro si sono buttati dentro le campagne di Lentini tra il fuoco ancora acceso ed il fumo che li ustionava, per poter salvare quello che restava dei randagini che accudivano sul territorio.

Nella foto Denise e Mary che hanno salvato dei cuccioli che erano tra le fiamme.

Hanno sentito piangere e nella disperazione, si sono gettate disperate tra le fiamme per salvare i cuccioli.

Ne hanno portati in salvo 6, uno di questo è però messo male. Anche la mamma dei cuccioli è salva.

Le ragazze hanno ustioni addosso, alle caviglie, ma sono state eroiche.

 

 

 

Gli uomini del commissariato di Palma di Montechiaro, durante il servizio notturno hanno fermato un uomo, che appariva nervoso e aveva bevuto. Pertanto hanno proceduto alla perquisizione personale trovando nella dodera del giubbitto dell’uomo un coltello, il cui possesso era ingiustificato. Lo stesso, è stato dunque deferito alla competente A.G.

Nel corso di un controllo notturno, gli uomini del Commissariato di Palma di Montechiaro hanno fermato un uomo che, emanava un forte alito vinoso ed appariva nervoso, per cui procedevano a perquisizione personale.

 

Grave incidente stradale sulle strade dell’Agrigentino. Una Mercedes, per cause in fase di accertamento, è precipitata dal ponte che sovrasta il torrente Bagni, all’ingresso di Sciacca. Un volo di una ventina di metri che ha ucciso, stando a quanto si apprende al momento, il conducente: si trattava di Mauro Granata 44 anni di Canicattì, un medico anestesista in servizio all’ospedale Barone Lombardo di Canicacattì, fratello dell’onorevole Giancarlo Granata, più volte deputato regionale.
Tornavano da una festa di cresima del figlio.

Sul posto al lavoro ci sono i vigili del fuoco e i mezzi di soccorso, oltre all’elisoccorso

I Poeti Maledetti _ N.1 Io E Baudelaire _Who Wants To Live Forever? un progetto di compagnia Biancofango con Andrea Trapani sarà in scena al TeatroBasilica dal 14 al 17 giugno alle 20,30; drammaturgia Francesca Macrì e Andrea Trapani, regia Francesca Macrì.

Fa quasi paura leggere oggi i poeti maledetti, questa combriccola di creature angeliche e ostinate, schiacciati da tragiche urgenze. Fa paura vederli e immaginarli in preda all’odio per i contemporanei, non più giovani – e cosa allora? – a ragionare con la precisione di un orefice sulla parola oscura, in balia sì degli eccessi, ma più di tutto di una fecondità e di un’intransigenza stilistica assolute. Ne avremmo bisogno oggi più che mai. Ma nel moto dell’anima che la commozione ci dona quando le parole ci incantano e ci tramortiscono, ci pugnalano e ci stupiscono, abbiamo più volte pensato che esistesse un legame anomalo, forse maleducato, fra pianoforte e verso. E così abbiamo deciso di attraversarlo, di provare a indagarlo. Fra il corpo del pianoforte, impetuoso e imponente, e il corpo della parola, saettante e tagliente, noi abbiamo messo il corpo dell’attore. Si muove fra musica e verso, s’insedia in quella solitudine di cui sono e siamo, tutti, portatori, e si mostra sul palcoscenico. Si rende disponibile ad attraversare e a essere attraversato. Si fa strada nella notte, si fa canto alla luna, si fa cielo tetro e greve, si fa albatro e prova a volare. Maldestramente, maleducatamente, forsennatamente, devotamente. Un attore, il suo pianoforte e Baudelaire. Io e Baudelaire, primo passo di una trilogia dedicata ai poeti maledetti, è un richiamo, un’invocazione alla poesia, la direzione di un ritorno. È un dialogo con se stessi, è la ricerca delle parole, è stare sulle parole e accettare che siano importanti. Io e Baudelaire è una domanda banale, semplice, autentica: ma se uno da piccolo vuole essere come Baudelaire, da grande che cos’è? Ma se uno, da piccolo, legge di nascosto le poesie, da grande cosa può diventare? Esiste un bambino che in un tema, a scuola, abbia scritto: io da grande voglio fare il poeta? Che cos’è un poeta? Baudelaire: il poeta maledetto, il poeta da cartolina, da tazza souvenir dopo un viaggio a Parigi, da poesiola da studiare a memoria prendendo l’autobus a sedici anni, il poeta delle puttane, dei vicoli la notte, il poeta delle ossessioni, delle 865 lettere alla madre, il poeta delle contraddizioni, non voluto, non riconosciuto quando ne avrebbe avuto davvero bisogno, non amato, senza un soldo e soprattutto solo, solo, solo. È sconfinata la solitudine che ci butta addosso. Ma che cos’è un poeta? Non molti anni fa qualcuno cantava davanti a migliaia di persone: Who wants to live forever? Forse Baudelaire se lo avesse sentito gli avrebbe voluto rispondere. Ma vogliamo davvero vivere per sempre?

 

Prenotazione obbligatoria.

Biglietto prezzo unico 15 Euro

 

TeatroBasilica Piazza Porta S. Giovanni, 10 Roma (RM)

Contatti / Prenotazione obbligatoria +39 392 97.68.519info@teatrobasilica.com

Marketing: comunicazione@teatrobasilica.com

Direzione: direzione@teatrobasilica.com

Biglietti 15 euro

Orario spettacoli 20|23 maggio 19.00 – 4|6 giugno e 14|17 giugno ore 20.30

Tutte le attività del Teatro Basilica si terranno nel rispetto della normativa sul distanziamento sociale in materia di prevenzione dal Covid19

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Svelata l’identità della donna croata del video girato 17 anni fa, precisamente il 18 ottobre 2004 da Felice Grieco, la guardia giurata di Milano, che mentre era in servizio notò la donna in compagnia di una bambina che sarebbe potuta essere Denise Pipitone.

La donna che si chiama Silvana Jankovic, oggi ha 45 anni, zingara di etnia rom, di nazionalità croata, nota come la “regina del borseggio” per la sua abilità nel rubare oggetti di valore senza lasciare traccia, destinataria di decine di ordini di custodia cautelare in tutta Italia, è stata arrestata a Roma il 30 gennaio del 2017, dai carabinieri della Stazione “Madonna del riposo”. Doveva scontare 8 anni di carcere ma una volta affidata agli arresti domiciliari, della stessa si sono perse le tracce. Se quella bambina fosse stata davvero Denise Pipitone sarebbe da capire se è lei che ha rapito la piccola quel 1 settembre del 2004 a Mazara Del Vallo, o se fosse solo la persona che aveva preso in carico Denise dopo il suo rapimento.

Il volto della donna, che Felice Grieco ricordava bene, ora grazie ad un articolo di due anni fa, in cui si parlava proprio dell’arresto di un gruppo di nomadi, è stato reso  noto e diffuso.

Queste le parole di Felice Grieco:

Confermo di essermi recato in caserma, lo scorso giovedì pomeriggio non appena il volto di quella donna mi è riapparso davanti, sulla cronaca di Osimo Oggi datata maggio 2019; un articolo che raccontava dell’arresto ad Osimo di quattro zingare rom abruzzesi e che poneva a corredo foto di repertorio, estranee ai fatti narrati

La vita della guardia giurata si interseca nuovamente con quella di Denise Pipitone a distanza di tanti tanti anni:

“È stato come un flash, un colpo al cuore, un ritornare indietro al 2004 tanto ho avuto la certezza di aver rivisto, in quella foto, la persona filmata con ‘Denisa’, così come la donna chiamava la piccola”

E alla domanda su come sia risalito a quell’articolo di due anni addietro, Grieco ha risposto di aver ricevuto una segnalazione e di aver guardato in rete, trovandosi così dinanzi a quel volto che probabilmente era un po’ cambiato ma che ha riconosciuta come quella del suo video.

Adesso saranno gli inquirenti a ripartire da qui, dal riconoscimento di Sinvana Jankovic da parte di Felice Grieco, e quando la donna sarà rintracciata potrebbero venire alla luce altri dettagli sul caso, o almeno capire se la pista rom fosse giusta o se anche questa volta si dovrà ricominciare tutto daccapo.

E intanto spuntano un nuovo testimone e una nuova lettera sul caso del rapimento di Denise. Tante persone sembrano disposte a parlare, in questo periodo, compreso l’autore dell’ultima lettera firmata da chi afferma di avere delle informazioni che possono chiarire la sparizione della bimba. Questa persona chiama in causa un membro della famiglia che finora mai era entrato nelle indagini e tuttora risulta estraneo ai fatti: Claudio Corona, fratello di Anna, l’ex moglie del papà biologico di Denise.

La persona in oggetto, ha chiesto di essere ascoltata dagli inquirenti per raccontare tutto quello che sa.

“Ho tante cose da dire per tutelare me e la mia famiglia e poi voglio la verità su Denise. Donne e bambini non si toccano”.