Simona Stammelluti, Autore presso Sicilia 24h - Pagina 20 di 94
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Chiama i carabinieri e minaccia di gettarsi dal ponte in piazza Borsellino. I militari della compagnia di Cammarata e quello della stazione di San Giovanni Gemini, intervengono e dopo un delicato e toccante dialogo con il 47enne, riescono a scongiurare la tragedia. L’uomo che si è sfogato circa le sue ansie dovute alla disoccupazione, è stato poi ricondotto alla sua abitazione

 

 

Si è chiusa la 78esima Mostra del Cinema di Venezia, ed il Leone d’Oro è andato oltralpe, al film francese L’Événement  della regista francese Audrey Diwan, che arriverà nelle sale italiane a ottobre con Europictures.

Un film che difende la legge sull’aborto raccontando la durissima vicenda di una studentessa costretta ad affrontare un aborto clandestino nella Francia del 1963, dove l’interruzione volontaria di gravidanza era illegale.

Decisone unanime da parte della Giuria, così come ha dichiarato il presidente Bong Joon.
Durante la premiazione la regista, che ha più volte alzato al cielo il premio, era in lacrime per la vittoria e ha spiegato come quel film sia stato realizzato con tutto ciò che aveva a disposizione, ossia “cuore, testa e viscere”. Ma durante la premiazione di ieri sera, molti riconoscimenti sono andati anche a film italiani.

L’Italia vince con È stata la mano di Dio  il film autobiografico di Paolo Sorrentino, che si è aggiudicato il Leone d’Argento Gran Premio della Giuria. Sorrentino – rigorosamente in smoking – era particolarmente emozionato e commosso, fino alle lacrime, e ha ringraziato  di cuore tutti coloro che hanno permesso questo traguardo, dalla moglie passando per tutti i collaboratori che sono stati preziosi per la realizzazione di questo film che vince un premio assai prestigioso a Venezia.

Ogni tanto qualcuno mi chiede perché continui a fare i film con Toni Servillo, ed io rispondo: guardate dove sono arrivato facendo i film con Servillo“.

Bravo, schietto, capace Sorrentino, anche questa volta, con il suo film autobiografico, che prima di lasciare il palco racconta alle persone in sala:

“il giorno del funerale dei miei genitori ci rimasi male, perché il preside della mia scuola mandò soltanto quattro ragazzi e non tutta la classe, ma questo non ha importanza perché oggi è arrivata tutta la classe, che siete voi”. 

Paolo Sorrentino contagia con la sua gioia e la sua commozione e adesso attendiamo il film nelle sale.

Ma il suo film a Venezia vince anche il Premio Marcello Mastroianni, destinato a un giovane attore emergente, Filippo Scotti:sono onorato e emozionato come quando Paolo mi ha scelto per il film” – ha detto con le lacrime agli occhi.

Ma il nostro Paese ha vinto anche con Il Buco di Michelangelo Frammartino che si è aggiudicato il Premio speciale della Giuria.
Ringrazia la Calabria definendola “La regione più bella d’Italia” e poi ancora Rai Cinema, la Calabria Film Commission.

Leoncino d’Oro attribuito da Agiscuola, è  andato a Freaks Out di Gabriele Mainetti, che ha convinto la giuria all’unanimità:

 “Un’imprevedibile atmosfera conquista lo spettatore proiettandolo in un mondo tanto spettacolare quanto catastrofico. Tra tendoni da circo e campi da guerra, quattro protagonisti, nella loro diversità, esprimono la necessità di essere umani.”

Coppa Volpi come miglior attrice a Penélope Cruz in Madre Paralelas di Pedro Almodóvar. Lei dopo la proclamazione bacia il marito, sale sul palco fa una dedica al suo regista, e racconta un aneddoto sulla suocera da poco scomparsa. Il discorso e i ringraziamenti li fa in tre lingue, ma inizia dall’italiano. Deliziosa Penélope, che ringrazia sua madre, “madre, migliore amica e insegnante di vita” e poi sua suocera che prima di morire le ha consegnato il suo “ti voglio bene”.

Leone D’Argento miglior regia a Jane Campion per The Power of the Dog.
Sobria, con i suoi capelli bianchi senza acconciatura, un abito quasi normale e un sorriso sincero. Insomma, senza fronzoli, così come si confà a chi rende assai nobile l’arte del cinema. Parla alla giuria subito dopo aver ricevuto il premio, prima ancora che al pubblico: “È meraviglioso ricevere un premio da talenti come voi”.  Ancora una donna vince. Sono tutti contenti, anche chi invoca sempre le quote rosa.  Ma alla fine diciamolo: non ci sono poi così tante donne regista al mondo, e soprattutto brave così. Sono pochi anche gli uomini.
Per chiudere con un pizzico di costume, così come tanto piacerebbe alla mia amica esperta di stile Soave Maria Pansa, un accenno alla madrina della 78esima Mostra del Cinema di Venezia che quest’anno è stata Serena Rossi, Serenella per gli amici, che sarà pure sembrata solare e spigliata, ma a tratti anche ieri sera durante la premiazione mi è sembrata poco adatta a tutto quell’ambiente anche con quel suo inglese stentato e quel sorriso sempre stampato. Insomma bene sul red carpet, ma non proprio adeguata a tutto il resto.
Chissà chi l’ha scelta e perché.
Alla prossima

Lunedì 13 settembre ore 21.00

ROBERTO HERLITZKA LEGGE DANTE

a cura di Antonio Calenda

produzione Gruppo della Creta

Prosegue la lettura integrale di Roberto Herlitzka della Divina Commedia a cura di Antonio Calenda.

Dopo l’Inferno, letto nel mese di maggio del 2021, Roberto Herlitzka torna al TeatroBasilica per completare la meravigliosa impresa di leggere integralmente l’opera di Dante Alighieri.

Il primo appuntamento si terrà lunedì 13 settembre con la lettura dei primi sei canti del Purgatorio, a cura di Antonio Calenda. produzione Gruppo della Creta

In questo 2021 che celebra i 700 anni dalla sua morte, il Sommo Poeta non smette di riservarci sorprese: con Roberto Herlitzka il linguaggio simbolico, allegorico, anagogico e metaforico della Commedia, si farà ancor più avvincente guardando quell’oltre, croce e delizia per ogni essere umano spesso costretto a saper “come sa di sale lo pane altrui e come è duro calle lo scendere e ’l salir per l’altrui scale” e che, in qualunque condizione umana interiore ed esteriore si trovi, aspirerà sempre “a riveder le stelle”.

Questi tutti gli appuntamenti con Roberto Herlitzka

13 e 27 settembre

4 e 18 ottobre

2, 15, 29 novembre

13 dicembre

Un titolo trasbordante di speranza ma anche di attesa affinché qualcosa accada, “Se Dio vuole”.

Inshallah, (parola che il cantautore ripete spesso nel brano) è tra le espressioni più conosciute della lingua araba anche tra i popoli di altre culture.
Zerella la prende in prestito e ci ricama sopra una storia che si palesa vivida e coinvolgente.

Esce a mezzanotte su tutte le piattaforme digitali il nuovo singolo dell’avellinese Ciro Zerella, in arte Zerella reduce da un bel periodo artistico, con ottimi brani che hanno preceduto questo che per il suo affezionato pubblico è nuovo di zecca, ma che in realtà il cantautore ha scritto nel 2017.

Chi ha la mia età non può non ricordare il libro della Fallaci, e ascoltando il disco non si può fare a meno di “sentire” parole che raccontano di fragilità, paura, ma anche coraggio e speranza, mentre la musica, così come è stata concepita dall’autore rieccheggia, si espande, avvolge e crea una singolare suggestione che proietta in similitudini citate e in quel senso di incertezza che accompagna i passi di profughi, di chi si allontana da incertezze assolute, senza sapere dove si è diretti e se si avrà mai pace. Ci si allontana dal dolore, ma non si allontana il dolore perché il “dolore non va lontano”.

Ad ispirare il pezzo nel 2017 fu l’attacco all’ospedale siriano con gas sarin, e da quell’evento terribile, si è alzato un inno di speranza che Ciro Zerella ha messo in musica e che ha preso forma mentre il mondo ha continuato a fare i conti con le guerre, il dolore, le torture, la voglia di andare oltre. Ed anche la speranza è un “andare oltre”. E il tutto funziona meglio”se Dio vuole”.

Questo brano, che doveva finire nell’album “Sotto casa tua” ancora non aveva trovato la sua collocazione ideale e così arriva al pubblico dopo due brani di grande successo per Zerella, che sono “Tutta bianca” e “All’una con te”, quasi a chiudere un cerchio.

Il giovane cantautore, che ha trascorso la stagione estiva suonando dal vivo, aspetta di godersi le reazioni del suo pubblico che è molto vasto, che da questa notte potrà sentire il nuovo pezzo.

Molto interessante il promo del disco che Zerella ha diffuso sui social, facendo dire “Se Dio Vuole” in tutte le lingue del mondo, da ragazzi di tutte le parti del mondo.

Un inno alla vita, alla voglia di poter avere una possibilità e di riuscire … “Se Dio Vuole”.

Da stanotte, scaricate il nuovo singolo di Zerella, da tutte le piattaforme digitali.
Aiutiamo la musica, i cantautori, la genialità che non ha bisogno di nulla se non di essere ascoltata, compresa, amata.

 

Ci sono posti in Italia in cui non è disponibile il servizio essenziale di guardia medica perché non ci sono medici disponibili.

Tra qualche anno ci saranno seri problemi anche con i medici di base.
Quelli che ci sono – la maggior parte tutti anziani – andranno in pensione e non ci sono sostituti.

Durante la pandemia hanno assunto tutti quelli freschi freschi di laurea senza uno straccio di specializzazione o tirocinio.

Insomma, c’è penuria di figure sanitarie, ed è giusto che chi decida di fare il medico lo faccia con delle competenze di partenza sostanziali.
E fin qui tutto bene, tutto giusto.
Vuoi fare il medico?
Devi essere sufficientemente colto, avere la predisposizione, una cultura di base ampia e devi avere voglia di studiare tanto, ma proprio tanto, perché la medicina è una professione dove il più bravo è semplicemente quello che sbaglia di meno.

E con l’arrivo di settembre e del vino novello, immancabile arriva il test per ammissione alle facoltà di medicina di tutta Italia e a mettere in difficoltà migliaia di studenti è stata la domanda nella quale si chiedeva il significato della parola -udite udite – ZAPOTECA.

È inutile dirvi che non conoscevo questo termine, in 50 anni di vita non l’ho mai letto da nessuna parte, né sentito in nessuno dei diversi ambienti frequentati per lavoro. E così sono andata come tutti a cercarlo e ho trovato questo significato: “declinazione al femminile dell’aggettivo zapoteco che vuol dire “appartenente a una popolazione indigena del Messico centro-meridionale, stanziata nell’attuale stato di Oaxaca”. Zapoteca risulta essere quindi un aggettivo con cui si identifica la popolazione indigena degli Zapotechi e sono tutt’ora esistenti, vivono infatti in una regione del Messico. Chissà se gli indigeni stessi sanno di chiamarsi così.

Ma l’osservazione che accomuna tutte le categorie professionali e tutte le classi sociali, è a cosa servirà mai ad un aspirante medico il significato della parola Zapoteca, come potrebbe mai inficiare la sua carriera e formazione, la non conoscenza di questo vocabolo.

A meno che non si voglia augurare loro di partecipare a tempo perso alla famosa trasmissione di Gerry Scotti.

Cose all’Italiana, insomma … inserire il surreale sempre, ovunque, anche lì dove si decide il futuro (serio e reale) di un paese.

 

 

Violenza inaudita ed inaccettabile quella perpetrata dai talebani sulle donne che in queste ore stanno manifestando a Kabul.

È stato il reporter e giornalista in Afghanistan Zaki Daryabi (che nel 2020 ha vinto un premio internazionale per le sue inchieste contro la corruzione) a pubblicare il video sul suo profilo twitter,  nel quale si vede un talebano che a Kabul frusta letteralmente una giovane donna, di quelle che partecipa alla protesta di questi giorni, la marcia delle Donne che sta andando in scena nella capitale afghana.

Le immagini sono davvero inaudite e sconcertanti. Quando la donna viene colpita molte di loro mettono via i cartelli nelle borse e abbandonano i luoghi.

È stato lo stesso Daryabi a dichiarare in altri suo tweet che secondo alcuni testimoni oculari, i talebani avrebbero arrestato 5 giornalisti di  Etilaatroz, il media di cui lui stesso è caporedattore.

 

 

 

Benigni alla 78esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, vince il Leone D’oro alla carriera e dedica quel premio a sua moglie Nicoletta Braschi. 
Ed oggi tutti i giornali, hanno dato ampio spazio alla dichiarazione d’amore che Roberto Benigni ha fatto a Nicoletta Braschi subito dopo aver ricevuto il premio

Che lei possa essere la sua attrice preferita, ci sta.
Che lei abbia condiviso con lui una lunga vita e un’altrettanta longeva carriera, è dato di fatto.
Che da persona innamorata si voglia condividere un premio così prestigioso con chi si ama, perché ci si sente legati all’altro e quindi consapevoli che alcuni traguardi magari da soli non li si sarebbero raggiungere, è comprensibile.

Ma quella dichiarazione così ridondante in quella occasione e su quel palco, a me personalmente è sembrata eccessiva e a tratti imbarazzante. La stessa Braschi, più volte inquadrata dalla regia, non ha mosso un ciglio, è rimasta immobile, e non è sembrato avesse una espressione ilare, sotto la mascherina. Ho avvertito un certo imbarazzo. Che lo fosse davvero?

Abbiamo fatto tutto insieme per 40 anni – ha aggiunto Benigni – Produzioni, interpretazioni. Ma come si fa a misurare il tempo in film? Io conosco solo una maniera per misurare il tempo: con te o senza di te”, ha detto ancora l’attore ricevendo un caloroso applauso dal pubblico presente in sala. Il premio, ha aggiunto, “ce lo possiamo dividere: io prendo la coda, il resto è tuo. Le ali, soprattutto, perché se qualcosa ha preso il volo nel lavoro che ho fatto è grazie a te”. Quindi Benigni ha parlato del loro amore: “È stato proprio un amore a prima vista, anzi a ultima vista. O meglio, a eterna vista”. 

Queste le parole del vincitore del premio per sua moglie.
Ai più è sembrato un fare tenero, perché l’amore è la cosa più bella che possa investire l’essere umano.
Vero.
Ma forse è tanto bello proprio perché privato, e così dovrebbe restare.
E sinceramente a me quel perpetuare in quella direzione, per svariati minuti, è sembrato imbarazzante, eccessivo, stonato.

Sarà pure la sua musa ispiratrice, la sua attrice preferita, ma a parte la Vita è Bella ( la cui sceneggiatura è stata scritta da un immenso Vincenzo Cerami), nessuno ricorda chissà che fantasmagoriche interpretazione della Braschi al cinema. Che poi sia stata un’ottima compagna di lavoro, anche, va bene.

Che adesso non si spolveri il classico: “dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna” che davvero si finisce per rendere tutto ancora più ridicolo.
E non è vero che chi non ha gradito quell’eccesso di amore in pubblico, non l’ha mai provato.
L’amore può essere perfetto e discreto, può vivere anche lì dove non ci siano palchi prestigiosi dal quale proferirlo.
Contenti per loro, certo e per lui che conosce così bene la letteratura, essendo un professionista anche delle citazioni, che ha scelto – preparandosi quel discorso – una frase d’effetto che è stata di Vladimir Nobakov nel romanzo Lolita:

Era amore a prima vista, a ultima vista, a eterna vista 

Forse è piaciuto moltissimo a chi l’amore non l’ha mai davvero toccato con mano e comunque ha sortito un effetto forte, quella dedica, in un momento storico in cui l’amore è come un dettaglio sfocato, visto con occhi di un miope.

Forza magnetica a tratti inspiegabile, icona di stile e di fascino, schiva e appassionata di beneficienza, lady Diana ha lasciato in eredità quella sua capacità di sopportare tutto ciò che avrebbe annientato chiunque altro; e poi quella tristezza che la rendeva ancora più bella e quella forza intrinseca di sdoganare il desiderio di essere felice, anche se questo sarebbe significato morire.

La sua morte non fu la mano del destino, ma il destino le consegnò, forse, la consapevolezza che per vivere quella vita, occorreva tanto coraggio.

A distanza di 24 anni dalla sua morte, sembra come se nessuno abbia mai avuto voglia di risolverlo, quel mistero.

Come sempre accade, c’è più pathos nella congetture, nel gossip, nell’intrigo, che nella verità. Che seppur esiste, è finita chissà dove, insieme a quell’orecchio che Lady D perse prima di morire, in una notte di fine agosto, e che nessuno ha trovato mai

“Ieri sera squilla il telefono!! Chiamata dall’Ospedale: c’è da andare in sala operatoria: infarto in un paziente giovane COVID positivo con polmonite! Arriviamo ci vestiamo con mille tute, caschi, visiere e mascherine. Il malato dentro la barella di biocontenimento affannato, stringendo il cellulare unico affetto rimasto, immerso nel dramma che stava vivendo e nella sua solitudine! Occhi lucidi impauriti e sgranati! Quello che mi è rimasto impresso è il suo sguardo disperato insieme ad una frase: dottore perché non mi sono vaccinato perché!! Oggi sempre più complicanze cardiovascolari in pazienti con polmonite da COVID-19!”.

E’ ciò che racconta il cardiologo emodinamista dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento Giovanni Vaccaro, nonchè assessore comunale alla Sanità ad Agrigento, il quale ieri sera è intervenuto in emodinamica per un paziente affetto da Covid ma con un infarto in corso. Il dott. Vaccaro coglie immediatamente il messaggio che gli lancia il paziente, seppur colpito dal grave malore: “Sono stato uno stupido a non vaccinarmi”.

E con grande cura inizia il percorso emodinamico coadiuvato dai bravi infermieri Maria Assunta Russo e Davide Terranova.  

Non è il primo caso che si verifica nel reparto di Cardiologia dell’ospedale di Agrigento. Già altre volte si è conclamato un legame tra Covid 19 e patologie cardiovascolari (infarto, turbe del ritmo). Tanto è vero che la prima paziente Covid, ricoverata un paio di anni fa in cardiologia ad Agrigento, ha poi impiantato un  pace maker per una malattia del sistema di conduzione.

Questo avvalora sempre di più che esiste un legame tra infezione da Covid 19 e patologie cardiovascolari, come già dimostrato da alcuni studi pubblicati su prestigiose riviste scientifiche tra cui “Circulation”.

“Più del 90% dei ricoverati in provincia di Agrigento non sono vaccinati – dichiara il dott. Giovanni Vaccaro -; questo dato dovrebbe far riflettere maggiormente la popolazione che ancora oggi insiste sulla non praticabilità del vaccino anti Covid e su fantasiose teorie complottistiche – ha concluso il dott. Vaccaro”.