Simona Stammelluti, Autore presso Sicilia 24h - Pagina 12 di 94
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Il giovane era lungo il Viale Falcone Borsellino, quando all’altezza dell’ex eliporto, due scippatori in sella ad uno scooter lo hanno strattonato per rubargli il borsello. Il giovane ha provato a resistere, a lottato per non mollargli ciò che era suo e si è arreso solo quando uno dei malviventi gli ha letteralmente spezzato un dito.

Il giovane prima condotto all’Ospedale San Giovanni di Dio, è stato poi trasportato all’ospedale Civico di Palermo dove è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico.

Nel borsello – abbandonato dai malviventi poche centinaia di metri dall’accaduto – non conteneva soldi, ma solo gli effetti personali e le chiavi di casa del giovane. I pochi soldi che aveva con sé, erano infatti custoditi all’interno della custodia del telefonino.

I carabinieri della stazione di Agrigento ora daranno il via alle indagini a seguito della denuncia sporta dal padre del giovane, verso ignoti, con l’ipotesi di reato di rapina e lesioni personali gravi. In aiuto arriveranno le immagini delle telecamere del posto, se risulteranno funzionanti.

A Manco, in località Pedace, dal 2 al 4 settembre si terrà la 6a edizione di “reading”, il festival della lettura 

“Il libro è una cosa: lo si può mettere su un tavolo e guardarlo soltanto, ma se lo apri e leggi diventa un mondo”. Leonardo Sciascia

 

Reading riapre i suoi battenti. Tre giorni intensi e appassionanti di festival da seguire nel suggestivo scenario del Convento di San Francesco di Paola, nel cuore della Presila.

La sesta edizione – organizzata dalle associazioni culturali UniterpreSila, C- Siamo onlus e il circolo culturale PrometeoOttantottoè particolarmente ricca e variegata. Oltre a buoneletture e spettacoli musicali per tutti i gusti che si terranno nel chiostro, ci saranno spazi dedicati a mostre pittoriche, fotografiche, multimediali, di origami, esposizioni artistiche floreali di grande pregio, laboratori “animati” e tanto altro ancora. 

Tutto avrà inizio venerdì 2 Settembre, alle 17, con l’emozionante“Pensieri in parole Omaggio a Ermanno con Giuseppe Salvatore, Mario Catalano, Fiorenzo Pantusa, Vito Scrivano con le musiche originali di Ennio Librandi.

Alle 18 spazio a “L’Eretico” – Pier Paolo Pasolini Pensieri | Opere| Parole di Francesco Villotta (Ed.Erranti). Dialogherà con l’autore, l’avvocato Maria Concetta Falcone. Reading di letture e musica dedicate alla figura del grande intellettuale con Emergenti Visioni – Centro Studi di Sociologia Teatrale di Alma Pisciotta, Francesco La Rocca e Lorenzo Cristiano.

Alle 19, presentazione del picture book “Cartesio ti odio iperbolicamente” di Tullio Cesario Noah (Ed. Le Pecore Nere)con le illustrazioni fresche ed estemporanee dell’artista Francesco Caporale, in arte FRA! Un reading live durante il quale, tra musica e parole, dialogherà con l’autore Maria Pina Iannuzzi. Concluderà la prima serata di Reading Nando Brusco in TAMBURO è VOCE … battiti di un Cantastorie. È fissata alle21 la sua performance strumentale di grande intensità, in cui si innestano le storie e le narrazioni presenti nei vari brani cantati.  Brusco è un musicista da anni impegnato nel campo della musica popolare, con un percorso di studi sul tamburo, rivolto alla ricerca della sua capacità evocativa, del suo suono, della sua “voce”.

La seconda giornata di Sabato 3 Settembre, avrà inizio alle 18 con Assunta Morrone e il suo nuovo romanzo “Varie in stato di ebbrezza” Versi d”amore e prose di romanzi in un tempo carente di abbracci (Falco Editore) che si confronterà con l’autrice Mariella Chiappetta.

Alle 19, spazio a “Maizo” di Elena Giorgiana Mirabelli (edito Zona 42): un reading live con la voce dell’attore, regista e drammaturgo Francesco Aiello e le musiche di Remo De Vico, compositore anche di una colonna sonora per la novella Maizo.

Di grande impatto la chiusura della seconda serata, alle 21, con il concerto dedicato allo straordinario ed intramontabile artista Lucio Dalla, a 10 anni dalla sua scomparsa. Dopo tantissime date, pure oltre regione, e un grande successo di pubblico, lo spettacolo“Aspettiamo senza avere paura, domani. Canzoni e disquisizioni su Lucio D. di e con Sasà Calabrese, Dario De Luca e Daniele Moraca, con la produzione di Scena Verticale, approda al festival.

Domenica 4 Settembre, alle 17, è la volta del reading dedicato al libro pensato per i più piccoli: “Pagine dello stesso viaggio”di Andrea Bevacqua. A dialogare con lo scrittore, Stefania Martucci. Voci narranti Ibrahima Ley e Francesco Mauro.  Musiche di Djibril Gningue.

Alle 18, appuntamento con il romanzo “L’Odore dell’arrivo” di Gianluca Veltri (Ferrari Editore) attraverso un altro reading live. A dialogare con l’autore Massimo Granieri.

L’ultimo incontro di letture di Reading 2022, è fissato alle 19 con “Il volo della talpa”di Ciro Lenti (Pellegrini Editore). All’attorePaolo Mauro il compito di interpretare” qualche passo, alla giornalista Soave Maria Pansa di confrontarsi con Lenti.

La chiusura della rassegna, alle 21, è tutta dedicata alla musica, con il concerto della Roadhouse Band. Marco Valente, cardiochirurgo calabrese, è chitarra, voce e armonica di questo gruppo molto particolare. Non a caso, il cuore della band batte a tempo di rock e non solo. C’è solo da scoprirlo per chiudere in benessere questa sesta edizione di “Reading – Il Festival della lettura”, che cresce di anno in anno, grazie alle cure lodevoli di un associazionismo sano e fortemente impegnato sul territorio.

Cari amici, mi spiace non essere più con voi dopo 70 anni assieme. Ma anche la natura ha i suoi ritmi. Sono stati anni per me molto stimolanti che mi hanno portato a conoscere il mondo e la natura umana.
Soprattutto ho avuto la fortuna di conoscere gente che mi ha aiutato a realizzare quello che ogni uomo vorrebbe scoprire. Grazie alla scienza e a un metodo che permette di affrontare i problemi in modo razionale ma al tempo stesso umano.
Malgrado una lunga malattia sono riuscito a portare a termine tutte le mie trasmissioni e i miei progetti (persino una piccola soddisfazione: un disco di jazz al pianoforte…). Ma anche, sedici puntate dedicate alla scuola sui problemi dell’ambiente e dell’energia.
È stata un’avventura straordinaria, vissuta intensamente e resa possibile grazie alla collaborazione di un grande gruppo di autori, collaboratori, tecnici e scienziati.
A mia volta, ho cercato di raccontare quello che ho imparato.
Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese.
Un grande abbraccio
Piero Angela

Buon viaggio, Papà.

Queste le parole che 9 minuti fa suo figlio Alberto ha scritto sul suo profilo facebook accompagnate dalla foto sorridente di suo padre, Piero Angela che aveva 93 anni, ma è stato attivo fino alla fine e nulla lasciava presagire la sua morte.

Con lui la televisione ha conosciuto la scienza, la storia della terra, e quel suo genere documentaristico ha arricchito la conoscenza e il bagaglio culturale degli italiani.

Dal mondo animale a come funziona il cervello, sapeva spiegare le cose più complicate con un linguaggio accessibile a tutti.

Giornalista, divulgatore scientifico, saggista e pianista di musica jazz, Piero Angela è stato il massimo esperto di scienza.

Con Super Quark è entrato nelle case di tutti, ha erudito gli italiani su svariati argomenti e saremo tutti un po’ orfani del suo sapere che regalava in maniera così autentica.

Il nome della trasmissione fu individuato proprio perché il senso era “entrare dentro le cose”  e quindi “quark” fu preso in prestito dalla fisica, dove molti studi sono in corso su certe ipotetiche particelle subnucleari chiamate appunto quark, che sarebbero i più piccoli mattoni della materia finora conosciuti.

Agnostico, aveva frequentato il liceo classico a Torino e di sé diceva:

Personalmente, mi sono annoiato mortalmente a scuola e sono stato un pessimo studente. Tutti coloro che si occupano di insegnamento dovrebbero ricordare continuamente l’antico motto latino “ludendo docere”, cioè “insegnare divertendo”

Amava tantissimo la musica, suonava il pianoforte ed era appassionato di jazz tanto che girava per i locali torinesi per le jam session.

Nella nostra musica c’è la passione, una specie di virus che continua negli anni e non finisce mai. Allora, la cosa interessante è che i musicisti che amano il jazz magari fanno il loro lavoro […], ma poi si ritrovano dopo, per suonare. […] Questo perché la musica jazz è creativa; mentre la musica classica è esecutiva, cioè i musicisti eseguono la partitura, non scritta da loro, nel jazz si è autori, si è compositori e improvvisatori in tempo reale. E la musica che esce è sempre diversa, è questo che diverte, la creatività.

Applicava e raccontava la scienza a qualunque argomento, compresa la cucina e i rapporti umani.
Ci mancherà l’uomo che per noi “sapeva tutto” e se ce lo raccontava, sapevamo qualcosa in più anche noi.

Sembrava dotato di immortalità, ma oggi siamo tutti tristi per aver perso colui che è stato il nostro prof preferito, che ci ha fatto appassionare alla scienza in ogni sua sfumatura

 

 

 

Silvio Berlusconi:

“Se passa il presidenzialismo, Mattarella deve dimettersi.”

Un condannato per frode fiscale che ha svergognato il nostro Paese nel mondo con il bunga bunga, che ha definito Putin un dono di Dio, che nel 2011 stava mandando il Paese in bancarotta, evoca la dimissioni di un uomo integro e perbene come il nostro Presidente Mattarella.

La campagna elettorale ancora non è ufficialmente iniziata ma Berlusconi già vuole cacciare il presidente Mattarella.
Eccola la destra, quelli che indossano il doppiopetto, che girano video rassicuranti in tre lingue, ma alla fine restano sempre la destra eversiva e pericolosa.

Si stanno sempre più rivelando per quel che realmente sono, e vogliono buttare fuori Mattarella che è l’unico vero garante rimasto, poi vorranno cambiare la Costituzione a proprio piacimento, aggredendola insieme alla vita stessa della Repubblica nata dalla Resistenza.
Berlusconi, rancoroso e vendicativo, megalomane che ha rovinato letteralmente il nostro Paese, tra i peggiori politici di sempre, che attacca Mattarella, forse per un serio complesso di inferiorità, oltre che per mancanza di senso dello Stato e rispetto delle istituzioni.

La situazione non è solo grave ma anche inquietante.
Le affermazioni pronunciate sono palesemente dittatoriali, e arrivano senza che nessuno di loro abbia vinto.

Ecco perché il primo obiettivo delle prossime elezioni deve essere impedire alla destra di raggiungere i 2/3 dei seggi, che le consentirebbe di modificare la costituzione senza referendum confermativo.
La popolazione deve tornare a votare, ma con consapevolezza circa il reale progetto che si nasconde dietro il presidenzialismo proposto dalla destra.

Ma credo che questa dichiarazione circa le dimissioni di Mattarella, rappresenti un errore tattico compiuto dal centrodestra in questa campagna elettorale.
Resta però il pericolo Meloni, che ha capito che il “low profile” è la tattica giusta.

Il terzo polo potrebbe a questo punto avere la possibilità di prosciugare Forza Italia; i moderati vireranno verso il centro.

Le carte sono scoperte:

Presidenzialismo a Berlusconi, il premierato alla Meloni e il vassallaggio a Salvini.

Chi mai può volere questo scenario indegno e pericolosissimo per la democrazia?
Però che non si faccia gli ipocriti, facendo finta di accorgersi solo oggi quanto Berlusconi sua un reazionario, antidemocratico, fascista.

Intanto mentre la destra sogna di cacciarlo, Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda la strage di Sant’Anna di Stazzema con parole limpide:

Un orrore nato da  ideologie perverse nemiche della dignità e della libertà delle persone.

Si può essere stella di Hollywood, attrice e donna discreta e al contempo assai sfortunata, malgrado l’immensa notorietà.

A portarsi via l’attrice che tutti hanno conosciuto ed apprezzato nel ruolo di Sandy insieme a John Travolta nel famosissimo Grease, è stato un cancro al seno ormai in stato avanzato, che è tornato per tre volte e che alla fine non le ha lasciato scampo.

Attrice, ballerina e cantante sopraffina, dotata di charme e raffinatezza, Olivia Newton-John, aveva 73 anni ed è morta ieri, nel suo ranch nel sud della California, insieme a suo marito John Easterling, e circondata da familiari e amici.

È morta pacificamente 

Con queste parole suo marito ne ha dato notizia dalle pagine del suo profilo facebook.

Una carriera piena di successi, anche se indelebile nel ricordo di tutti c’è una Olivia che fa Sandy, innamorata del suo Danny Zuko, ruolo interpretato da John Travolta, nel lontano 1978 quando nelle sale uscì Grease, uno dei film del filone musical, tra i più famosi di sempre.

 

Mia Carissima Olivia, hai sero tutte le nostre vite, migliori. Il tuo impatto è stato incredibile. Ti amo tanto, ci ritroveremo lungo la strada e saremo tutti di nuovo insieme. Tuo dal primo momento che ti ho visto e per sempre. Il tuo Danny, il tuo John!

Queste le toccanti parole di commiato di John Travolta che ad Olivia ha dedicato un post sui social. Anche sua moglie è deceduta a causa dello stesso male nel 2020.

Si fa fatica a credere che alcuni artisti che abbiamo quasi creduto immortali, non ci siano più e nello sgomento della notizia, si insinua la nostalgia, ma anche la bellezza dei ricordi. Per noi sarà sempre Sandy bionda e graziosa, con il suo golfino color pastello e la gonna a campana, la sua voce meravigliosa e cristallina che ha reso le canzoni di Grease indimenticabili.

Ma oltre a Grease, è stata una cantante di successo vincendo anche un quarto posto all’Eurovision Song Contest nel 1974,  ha poi vinto il Grammy Award con I Honestly love you, poi ancora un musical nel 1980 con Gene Kelly, nel 1981 un album che le vale un altro Grammy, Physical, premiato come miglior album.

Consacrata star mondiale, nello stesso anno ancora giovanissima sarà insignita della Hollywood Walk Fame.

Donna simpatica, amata da tutti, però riservata, mai finita sotto i riflettori per gossip, ma solo per il suo smisurato talento.
Ricordiamo tutti le immagini anche del famoso balletto riproposto con John Travolta ormai adulti.
Lei, sorridente, a suo agio e bellissima, lascia una grande tristezza in chi l’ha apprezzata per il suo immenso talento e per la raffinatezza inglese che le toccò per nascita.

Riguarderemo all’infinto il suo film più noto, godremo ancora della sua voce da soprano leggero e del suo modo così unico di stare al mondo. Chi per una volta non è voluta essere lei, la meravigliosa inimitabile Olivia Newton John.

 

Olivia Newton-John con Dionne Warwick, Don Kirshner e Helen Reddy nel 1974

 

 

Un concerto da vivere e da annoverare tra i più belli mai visti.

Alice – al secolo Carla Bissi – torna nella sua Forlì acclamata al teatro Diego Fabbri per il suo concerto in duo “Alice canta Battiato” insieme a Carlo Guaitoli, straordinario pianista che ha reso il concerto di una qualità sopraffina.

Alice è un’artista di una raffinatezza incredibile, dotata di una presenza scenica che incanta, capace di utilizzare la sua voce da contralto in maniera virtuosa, controllando in maniera impeccabile i registri bassi e armonizzando ogni brano fino al falsetto, quando necessario.

Entra su un palco quando il maestro è già al piano, vestita con una sobrietà che la valorizza, in un tailleur color pastello che la rende ancor più bella di quanto non sia, dotata di eleganza e di quel sorriso così unico ed accattivante.

Mentre canta allarga le braccia e sembra così avvicinare a sé ogni spettatore seduto in un teatro gremito, attento, emozionato. Perché lei è emozionante, appagante canzone dopo canzone, capace di interpretare ogni singola parola cantata, esaltando i testi che Franco Battiato ha lasciato in eredità, ai quali lei restituisce nuova enfasi, con rinnovata magia.

E’ un concerto per davvero magico, che pulsa, che ti rapisce e che si vive come un vero e proprio regalo, del quale vuoi conservare il ricordo e ognuna delle emozioni provate.

Il sodalizio nonché l’amicizia che ha unito i due artisti, è presente su quel palco e quando Alice racconta alcuni aneddoti che riguardano la loro collaborazione, l’intensità e la complicità che l’ha legata a Franco Battiato, l’atmosfera si carica di pathos.

Il ricordo della stesura dei pezzi per l’album di Alice, la vittoria all’Eurofestival (oggi Eurovision) la vittoria a Sanremo, e quella volontà di “sentire” prima ancora che “sentirsi” parte di un mondo che ha bisogno di “una propria evoluzione, sganciata dalle regole comuni“.

Segnali di vita, L’animale, Io chi sono, brani sublimi di Battiato, trasbordanti di significato, in quel limbo sottile tra gli errori del vivere sempre uguali, e la voglia di cambiare e di recuperare la leggerezza dentro le passioni.

Alice alterna canzoni che furono di Battiato con le sue, che esegue in una maniera così appagante che riesce a sfondare il muro del cuore, rendendo mistico e prorompente ogni brano eseguito, che all’ascoltatore sembra di ascoltare per la prima volta, mentre si scoprono nuove sfumature dell’originario significato.

Il maestro Guaitoli, che molto bene conosceva Battiato, con il suo pianismo versatile e talentuoso, è capace di eseguire l’arrangiamento dei pezzi con coraggio, personalità e disinvoltura, a completamento di una forza emotiva capace di colpire l’ascoltatore. Il connubio è perfetto tra Alice e Carlo Guaitoli, c’è grande interplay, c’è un filo sottile che li lega e li rende complici e appagati e appaganti.

Si muove sul palco, Alice, tradendo la sua età, ed anche la sua voce non mostra i segni del tempo, superando “le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce”.

“Mi sono preservata” 

mi dice dopo il concerto quando vado a salutarla in camerino.

Il teatro è pieno, di gente variegata, di età differenti. Alice piace a tutte le generazioni. Tutti attenti, coinvolti, emozionati, commossi.

Il concerto – inserito all’interno della rassegna ForlìMusica  – è dedicato alla musica di Battiato e la sua presenza si avverte in ogni brivido che nasce dalla voce di Alice, che è “aderente” alle intenzioni che furono del musicista e compositore che lei conosceva molto bene e con il quale ha condiviso il suo percorso artistico.

Canzoni di Battiato, ma anche quelle di Alice, quelle dei duetti, quelle nate per l’album Samsara.

Il pubblico applaude per minuti infiniti durante l’esibizione di Alice, che a volte canta seduta su uno sgabello tra luci soffuse e una musica il cui audio arriva impeccabile. Nessun effetto sulla voce della cantante, la sua voce è asciutta ma ricca di sfumature armoniche ed emozionali.

Per Elisa, Messaggio, e lei straordinaria, oggi come allora, quando saliva sul palco di Sanremo, e incantava tutti e vinceva.

I brani più conosciuti di Battiato Alice le regala in maniera generosa al suo pubblico che l’acclama, e poi i brani dei duetti.

I treni di Tozeur, Chanson Egocentrique, La stagione dell’amore, E ti vengo a cercare, La cura. Se il senso di questi capolavori è fare un passo verso qualcosa che ci elevi in una dimensione di gioia e di bellezza e di divina dignità, ieri sera si è consumata una magia che al maestro avrebbe appagato.

La commozione e i brividi hanno accompagnato tutto il concerto, anche nel bis quando Alice ha cantato Prospettiva Nevski. L’energia della cantante in “Per elisa” nel bis è stata da applausi a scena aperta.

Non va via Alice, e prima di congedarsi regala “L’era del cinghiale bianco”.

Musica portata a tempo con le mani, le lacrime affacciate agli occhi e la certezza che la musica ed il mondo hanno avuto la fortuna di avere Battiato e di avere Alice che canta Battiato e che canta Alice.

Tutto perfetto, come solo alcuni artisti sanno essere malgrado il tempo passi, mentre si fortifica la consapevolezza di essere un dono per la musica e quel quel mondo che in una sera d’estate per due ore diventa migliore.

 

 

Avrei voluto lasciar correre, poi ho pensato che fosse più giusto analizzare i fatti con una voce fuori dal coro, perché cavalcare l’onda è da sempre lo sport preferito degli ignoranti e dei finti moralisti.

Forse prima ancora di analizzare la posizione di Zelensky che ha accetto di posare insieme a sua moglie su Vogue, sarebbe bene raccontare la rivista che non è certo un banale giornale di moda o di sciocchezze puntualmente di tendenza.

Vogue ha milioni di lettori, una diffusione mondiale e da sempre si occupa di arte, cultura ed anche bellezza, che non vuol dire esclusivamente o banalmente estetica.

La copertina che ritrae Zelensky e consorte non vuole mostrare ma veicolare un messaggio preciso, ha pertanto un significato enorme.

E chi non ci vede il dolore nel presidente dell’Ucraina che da 5 mesi vive il dramma di una guerra maledetta e ingiusta, ha una visione semplicistica e malsana di una situazione più grande, ed estremamente drammatica.

Sui social montano le polemiche contro Zelensky e Olena, e poi ancora critiche violente e offese gratuite, solo perché hanno accettato di essere fotografati da Annie Leibovitz, di rilasciare una intervista.

Leibovitz è la più grande fotografa contemporanea, è una professionista seria, capace, ed ha saputo realizzare delle foto “umane”, comprensibili ed utili, non come le polemiche che impazzano da ore.

Dai lettini a baldacchino, sulle spiagge con in mano il mojito, molti hanno dimenticato che esiste ancora una guerra, l’assuefazione alla tragedia si è mischiata ai tormentoni dell’estate, la disperazione provata nei primi giorni della guerra all’Ucraina non ha più gli stessi contorni, le problematiche di casa nostra, le beghe politiche, hanno riempito i giornali, i tg, e le ultime notizie che arrivano dagli scenari di una guerra a poche migliaia di km da casa nostra, sono ormai in coda a tutto il resto.

Ricordare che la guerra ancora esiste e ogni giorno produce morti e paura, è doveroso e se per farlo bisogna usare anche una rivista mondiale come Vogue va bene. Come vanno bene le interviste, le visite dei capi di stato di tutto il mondo.

Zelensky non è stupido, sa essere empatico, sa parlare al mondo, e ora più che mai sa che non si deve spegnere nessun riflettore sulla tragedia immensa che ha invertito lui e la sua gente, il suo paese martoriato dalla follia di un dittatore violento.

Difficile comprendere quanto sia costata loro in termini di impatto emotivo questa guerra, la paura di svegliarsi e di non avere più nulla, la vita in un bunker, la responsabilità di un popolo, la voglia di riscatto e la frustrazione del sapere che chi invade non si farà mai nessuno scrupolo.

E chi non ci vede il dolore negli occhi di Zelensky e signora, ritratti su Vogue, è in malafede, è un finto perbenista, è una persona incapace di giudizio critico che ha bisogno di seguire la massa senza mai prendere una posizione.

Certo in questi giorni, ci si sbizzarrisce su ben altre posizioni da prendere, se prona o supina per farsi i selfie dalle spiagge, perché voi sì, potere apparire ovunque, mostrarvi in tutta la vostra pochezza, loro no in tutto il loro sconforto.

Una ipocrisia dilagante, tutti critici ed esperti di comunicazione tanto da sapere quali limiti non vanno valicati. Perbacco! 

Un’ora davanti ad un obiettivo, non può competere con mesi e mesi di tensione, nervi a fior di pelle, terrore e strategie atte a contenere i danni di un conflitto assurdo.

Il frustrato medio che punta il dito, forse perché non comprende che la comunicazione è stata usata – e per fortuna – dal primo giorno e oggi serve più che mai.

Olena ha usato ogni forma di comunicazione, compresa la moda, per arrivare a tutti e ci è riuscita. Chissà se al suo posto, davanti alla proposta di intervista avreste tutti detto: no grazie!

Criticate pure, se vi fa sentire vivi, voi che lo siete già vivi … e non a tempo. 

Diciamolo, don Mattia Bernasconi si è trovato proprio una spiaggia fantastica per fare il campo volontariato! Capo Colonna è da sempre una spiaggia vip della costa calabrese.

E diciamo anche che non gli sarebbe dispiaciuta tutta questa notorietà al prete milanese, al netto dell’iscrizione nel registro degli indagati da parte della Procura di Crotone, che però avrebbe fatto meglio ad occuparsi di altro e non di queste baggianate da 4 soldi.

Ok, non lo doveva fare, ha ridicolizzato la la religione cattolica, ma alla fine che danno realmente ha portato?

Sono secoli che le azioni dei preti nuocciono sensibilmente alla collettività e ora andiamo a perseguire il prete che fa l’altare sul materassino.

È solo colpevole di essere l’ennesimo egocentrico come molti suoi colleghi che si curano la barba e portano il Rolex al braccio. Tutto qui.

Perché lo sapeva che sarebbe stato ripreso, che avrebbe fatto “notizia”.

Ma guardiamola la realtà, quella vera non quella montata ad arte:

I pulpiti sono ormai dei luoghi dove sempre meno spesso si spiega e si racconta la parola di Dio e sempre più spesso si esprimono opinioni personali che non interessano a nessuno ma che mirano ad indottrinare e questo sì, che fa male alla collettività.

Don Mattia se la poteva proprio risparmiare questa pagliacciata, perché tale era, considerato – e lui avrebbe dovuto saperlo – che l’eucarestia richiede il raccoglimento, cosa che non poteva esserci sulla spiaggia di capo colonna e comunque era in mala fede, altro che scuse: “non volevo offendere niente e nessuno”.

Voleva farà qualcosa di buono, celebrare messa fuori dalle mura di una chiesa? Poteva trovare un posto dove allestire un altare ma il materassino era davvero una provocazione per nulla intelligente.

La gente non si fa mai i fatti suoi, i telefonini sono il mezzo più comodo e a volte più stupido per veicolare stranezze e fesserie, e la procura avrebbe potuto convogliare energie e carta bollata verso cose decisamente più urgenti.

La spettacolarizzazione del trash, dell’inutile, resta una piaga sociale tanto quanto la pochezza di un sacerdote che quando prende i voti fa voto di povertà, castità, obbedienza e forse si dovrebbe aggiungere decenza, buon gusto, serietà, riservatezza.

Vuoi accompagnare i ragazzi?

Va bene.

Vuoi andare al mare?

E sia.

Ma le pagliacciate no, perché “sennò” poi arriva la procura

Gli uomini li conosceva su Tinder, con loro instaurava rapporti e forse proprio con uno di questi ha avuto Diana.
Gli investigatori hanno trovato la bambina morta, con piaghe sul corpo, segno dei pannolini lasciati addosso per interi giorni, considerato che non era la prima volta che Alessia Pifferi lasciava sua figlia da sola per interi fine settimana. Il biberon vuoto, i segni di latte sul volto, il pannolino strappato e lanciato oltre le sbarre del lettino da campeggio.

Davanti al gip Fabrizio Filice e l’avvocato Raffaella Brambilla, la donna è stata interrogata per circa due ore nel carcere di San Vittore a Milano. Interrogatorio di convalida di fermo con l’accusa di omicidio volontario aggravato anche dai futili motivi e dalla premeditazione per aver lasciato la sua bimba di quasi un anno e mezzo sola in casa per quasi una settimana, causandone la morte per stenti. La Procura ha chiesto per Alessia Pifferi la custodia in carcere. Il Pm De Tommasi, ha ribadito come la Pifferi non si sia fatta scrupoli nel lasciare da sola la piccola Diana, senza interessarsi a lei e pur sapendo che avrebbe potuto cagionarle la morte; tutto per portare avanti le varie relazioni e divertirsi. La donna è ritenuta pericolosa, e capace di reiterazione del reato.

Per gli inquirenti non vi è necessità di perizia psichiatrica considerato che la Pifferi è apparsa lucida e presente a sé stessa, durante gli interrogatori. Mai ha pianto, né mai ha perso il controllo, era lucidissima nel ricostruire i fatti anche durante l’interrogatorio avvenuto nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi.

In attesa dell’autopsia, i primi accertamenti hanno stabilito che la piccola è morta per stenti e mancanza di accudimento.

“Sapevo che poteva finire così”

Questa  la frase cardine della sua colpevolezza alternata a silenzi davanti al alcune domande circa il suo comportamento.

“Le avevo dato delle gocce di tachipirina, la vedevo nervosa e sbavava, pensavo fossero i dentini”. 

Ma nessuna flacone di antipiretico è stato rinvenuto sul luogo.

Dopo sei giorni è rientrata e circa il momento in cui ha scoperto che la figlia era morta dice:

“Ho visto che non si muoveva. Le ho dato una pacchetta sulla schiena ma niente. Allora le ho messo i piedi nel lavandino per bagnarla ma non reagiva”.

Poi scende chiede aiuto ad una vicina, chiama il 118 e nel cortile dice:

“Non sono una cattiva madre”.

Il giudice, dopo l’interrogatorio di oggi, dovrebbe depositare domani il suo provvedimento.

Dalle prime ricostruzioni sembrerebbe che Diana fosse il frutto di una gravidanza indesiderata. Non è stato accertato alcun degrado o stato di tossicodipendenza della madre, e quella azione – secondo gli inquirenti – è stata dettata dalla volontà di annientarla, quasi a fingere di non averla mai avuta.

Secondo le indagini nel tardo pomeriggio del 14 luglio, la Pifferi avrebbe lavato la bambina, l’avrebbe cambiata, poi messa nel lettino da campeggio con un biberon di latte, forse somministrandole anche un potente tranquillante, considerato che gli investigatori hanno rinvenuto una boccetta di benzodiazepine vuota per metà.

Poi si sarebbe allontanata alla volta di Leffe e al suo nuovo compagno avrebbe detto che la piccola era con sua sorella.
Il giornale “L’eco di Bergamo” riporta la notizia che la donna, era solita raccontare in giro di essere una psicologa infantile.

Campava di bugie. Lo scorso anno aveva detto che sua madre era morta di Covid, ad un negoziante. Prima aveva raccontato che doveva andare fuori con il compagno, che la piccola sarebbe rimasta con la mamma ma che però poi non si era fatto nulla perché la mamma si era ammalata e poi era morta.

Il fratello dell’attuale compagno di Alessia Pifferi ha dichiarato agli inquirenti di non sapere assolutamente nulla, se non quello che sanno tutti attraverso la cronaca.