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Con i poteri sostitutivi del consiglio comunale di Agrigento, il commissario straordinario dell’ATI Mariannunziata Di Francesco ha approvato l’adesione del capoluogo all’azienda consortile che, in prospettiva, dovrà gestire impianti e risorse idriche in provincia.

Con una precedente deliberazione il consiglio comunale agrigentino aveva subordinato il via libera alla società consortile alla disponibilità di aspetti economici che, tuttavia, saranno disponibili solo nel momento in cui bisognerà costituire il nuovo sodalizio. Manca ancora Favara che deve formalizzare l’ok all’adesione alla società consortile.

350 uomini della Polizia di Messina hanno eseguito decine di misure cautelari nei confronti degli appartenenti a due organizzazioni criminali di trafficanti di droga attive nel rione di Giostra, in passato teatro di una guerra tra i clan degli Arrigo e dei Bonanno per il controllo del territorio e del mercato degli stupefacenti. Le indagini, condotte dalla Squadra mobile diretta da Antonio Sfameni e coordinate dalla Dda guidata da Maurizio De Lucia, hanno consentito di far luce anche su una serie di tentati omicidi avvenuti proprio per contrasti nel mondo del traffico e dello spaccio di droga.

 L’operazione, denominata ‘Market Place’, ha consentito di scoprire due organizzazioni criminali in grado di movimentare grosse quantità di droga (cocaina, marijuana, hashish e skunk) e di gestire una capillare distribuzione attraverso numerosi pusher attivi in città e in provincia. Le intercettazioni telefoniche ed ambientali, la visione delle immagini delle telecamere di osservazione, i servizi sul territorio e i tanti riscontri all’attività di vendita (oltre 1.000 gli episodi documentati) hanno svelato una vera e propria ‘centrale dello spaccio’ organizzata negli edifici delle case popolari di via Seminario Estivo. Diversi i pentiti che hanno collaborato all’indagine. Alcuni indagati sono finiti in carcere, altri ai domiciliari, ad altri ancora è stato notificato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Sequestrati appartamenti, garage, auto, moto e denaro

Il responsabile del Dipartimento Giustizia dell’Udc di Agrigento, Giovanni Umile, interviene nel merito della imminente beatificazione del giudice Rosario Livatino, e afferma: “La vita di Livatino è stata interamente dedicata al servizio della collettività e della sua professione, vista non come prerogativa di superiorità, ma come servizio per la comunità. Livatino vedeva nella Giustizia la dedizione di sé a Dio. Rosario Livatino è stato non soltanto un ottimo professionista ma anche un vero servo del Signore, che ha scelto di mettere la Fede e la Giustizia davanti a tutto, anche davanti alla sua stessa vita, pur di restare fedele ai suoi valori retti e giusti ed al servizio di quella società civile che, con il suo sacrificio ha saputo egregiamente difendere, ed il suo ricordo ed esempio resterà sempre luminoso e vivido in noi”.

L’Ufficio scolastico regionale, come avviene periodicamente, ha diffuso i dati relativi ai contagi nelle scuole dell’Isola. In particolare, nella provincia agrigentina gli studenti contagiati dal coronavirus sono 190, con una incidenza dello 0,33%. Più nel dettaglio, 11 positivi sono nelle scuole dell’infanzia, con una incidenza dello 0,13% su 8.341 alunni. Poi 66 sono i positivi nella scuola primaria, con una incidenza dello 0,38% su 17.310 alunni. Poi 46 i positivi nelle scuole di primo grado, con una incidenza dello 0.39% su 11.773 alunni. E 67 sono i positivi nelle scuole di secondo grado, con una incidenza dello 0,34% su 19.696 alunni.

Gruppi legati a Cosa nostra sono stati disarticolati da un’operazione dei Carabinieri del Comando provinciale di Catania con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 40 persone nel capoluogo etneo, a Siracusa, Cosenza e Bologna.
I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni e associazione per delinquere finalizzata alla commissione di falsi e truffe ai danni dell’Inps.

Le indagini, coordinate dalla Dda di Catania, hanno permesso di ricostruire gli organigrammi di gruppi mafiosi della famiglia Santapaola-Ercolano a Paternò e Belpasso. Secondo l’accusa, gestivano un fiorente traffico di stupefacenti, in particolare marjuana e cocaina, ma anche estorsioni, riciclaggio, ricettazione e avrebbero creato una situazione di grave condizionamento del tessuto economico locale. Tra gli elementi di vertice, ricostruisce la Dda, c’era il boss Santo Alleruzzo che, nonostante una condanna all’ergastolo per duplice omicidio, mafia e traffico di droga che sta scontando detenuto a Rossano (Cosenza), approfittava dei permessi premio per ritornare nel paese d’origine, Paternò (Catania), dove durante di summit mafiosi continuava ad impartire ordini e direttive per la gestione degli affari del clan (Ansa)

Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, la giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Luisa Turco, ha rinviato a giudizio, all’udienza del 13 luglio, Gian Piero Lo Giudice, 35 anni, e Alessio Taibbi, 27 anni, entrambi di Canicattì, arrestati dalla Polizia il 17 dicembre scorso al culmine di un rocambolesco inseguimento dopo una rapina al distributore di benzina Q8 lungo la strada statale 112. A Lo Giudice e Taibbi sono contestati i reati di rapina, resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento, lesioni personali aggravate e detenzione illegale di arma. Le lesioni e il danneggiamento sono contestati perché i due, fuggendo con un furgone, hanno speronato una volante della Polizia, provocando il ferimento di un poliziotto, e poi avrebbero tamponato, aggredito e colpito alla testa un anziano di 70 anni per impossessarsi della sua Fiat Stilo e proseguire la fuga dopo avere abbandonato il furgone.

E’ prossimo alla scarcerazione Pietro Capraro, 42 anni, di Agrigento, arrestato il 26 giugno del 2012 nell’ambito dell’inchiesta antimafia cosiddetta “Nuova Cupola”, e condannato per associazione mafiosa ed estorsione a 7 anni e 8 mesi di reclusione. A Capraro, accogliendo quanto richiesto dal difensore, l’avvocato Giuseppe Barba, è stato concesso uno sconto pena di 4 anni e 8 mesi, a fronte del fine pena nel 2026, allorchè lui, Capraro, è stato condannato, ancora per estorsione, anche nell’ambito dell’inchiesta “Parcometro” a 7 anni e 2 mesi di carcere. Dunque, il difensore si è rivolto alla Corte d’Appello per revisionare la condanna al ribasso perché si tratta di due vicende analoghe e quindi è applicabile l’istituto giuridico della continuazione.

Ancora a Canicattì, ed ancora in via Majorana, dopo l’incendio di un’Audi A4, con ritrovamento di una bottiglia e tracce di benzina all’interno, adesso il fuoco è divampato a danno di una Bmw, propagandosi anche ad una Lancia Libra posteggiata nei pressi, ed annerendo parte del prospetto del palazzo sovrastante. Non sono stati rinvenuti elementi che inducano a ritenere dolosa l’origine delle fiamme. Entrambe le automobili sono di proprietà di un commerciante di 30 anni, già ascoltato dai Carabinieri. Indagini sono in corso.

Dopo 17 anni dalla scomparsa della piccola Denise Pipitone, avvenuta a Mazara del vallo nel settembre del 2004, emergono nuovi elementi e  la Procura di Marsala torna ad indagare sul caso. I magistrati stanno cercando di capire se ci siano stati dei depistaggi o errori nell’inchiesta.

Sentita come persona informata sui fatti l’ex Pm Maria Angioni, che all’epoca indagò sui fatti e oggi giudice a Sassari.
La Angioni nei giorni scorsi, ha dichiarato in tv di aver avuto il sospetto di fughe di notizie sull’inchiesta in particolare che alle persone intercettate, venisse riferito che i loro telefoni erano sotto controllo.

Si tinge sempre più di giallo, in caso della sparizione di Denise, considerato che adesso spunta una botola che si trova nella casa della madre di Anna Corona, ex moglie del padre naturale di Denise, Piero Pulizzi e sembrerebbe che quella botola in tanti anni, non sarebbe mai stata analizzata.

Un po’ di cose che non sono andate per come avrebbero dovuto, considerati proprio i sospetti che si sono avuti sin dalla prima ora, e che si erano concentrati proprio sulla Corona e sulla figlia Jessica, poi assolta in cassazione da ogni accusa.
Mezze intercettazioni, testimoni poi scomparsi ed ora una botola.