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Quattromila e trecento lavoratori in meno, 707 imprese cessate, oltre tre milioni di ore lavorate in meno e circa 23 milioni di euro di massa salari andati in fumo.

Sono questi i dati della Cassa Edile di Agrigento rispetto alla situazione del comparto delle Costruzioni tra il 2010 e il 2020.

“Una fotografia impietosa della morte di un intero settore – spiega il presidente dell’Ance, Associazione nazionale costruttori di Agrigento, Carmelo Salamone – che in questi 10 anni ha visto diminuire del 53% il numero delle aziende del settore, del 60% il numero degli operai impegnati e del 71% le ore lavorate, cui si aggiunge un abbattimento del 62% della massa salari. Per questo, nel silenzio delle istituzioni – continua Salamone – diamo il triste annuncio della morte del settore. Più che un decesso naturale, un vero e proprio omicidio. Le armi usate per commettere il delitto sono scelte politiche irrazionali adottate senza alcun confronto con la categoria”.

Tra queste, dicono dall’associazione, una “ossessiva, e probabilmente dolosa, disattenzione ai tempi procedurali per l’approvazione dei progetti, che sono in media di 15 anni, a fronte di un continuo e ossessivo intervento sulle procedure di aggiudicazione che oggi, sacrificando la trasparenza, si sono ridotti all’osso. Dinnanzi a questi comportamenti – continua Salamone – non si può che avere una certezza: si sbaglia con la contezza di sbagliare”.

“Non accettiamo – conclude il presidente Salamone– che si ritenga questa crisi un effetto ‘collaterale’, un male condiviso con altri settori: nei giorni in cui si è capaci di festeggiare l’arrivo di centinaia di commissari per grandi opere che avranno ricadute marginali sul tessuto produttivo delle piccole e medie aziende, noi ribadiamo che la linea fin qui seguita dalla politica e dalla burocrazia non potrà che portare ad una desertificazione produttiva irreversibile”.

La dottoressa M.C. – giovane praticante di Porto Empedocle  – ha partecipato, presso la Corte di Appello di Palermo, all’Esame di Stato per abilitazione all’esercizio della professione di avvocato.
In particolare, la dottoressa, avendo superato le prove scritte, è stata ammessa alla prova orale, poi sostenute nel novembre 2020.
All’esito della prova orale, la Commissione esaminatrice ha dichiarato la ricorrente non idonea, attribuendo alla stessa un punteggio insufficiente nelle materie oggetto di esame.
Ritenendo illegittimo il giudizio espresso nei propri confronti, la giovane ha impugnato – con il patrocinio degli avv.ti Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia – gli atti della Commissione di Esame
In particolare, a mezzo del ricorso, è stato sostenuto come, nella riunione di determinazione dei criteri di valutazione e di individuazione dei quesiti da sottoporre ai candidati, fossero presenti  solo avvocati ed un magistrato, con conseguente mancanza di una delle tre categorie previste dalla normativa di settore. In particolare, tra i presenti non figurava alcuno dei componenti di provenienza dal mondo accademico (Professore universitario o Ricercatore).
A sostegno delle proprie censure, gli avv.ti Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia hanno citato taluni recenti precedenti giurisprudenziali secondo i quali la nuova disciplina dell’ordinamento della professione forense non consente alle commissioni esaminatrici di operare in composizione diversa da quella prescritta, con conseguente illegittimità degli atti compiuti dall’organo irregolarmente composto.
Il TAR Sicilia Palermo Sez. III – Presidente dott.ssa Maria Cristina Quiligotti, Relatore dott. Roberto Valenti, condividendo le censure degli avv.ti Rubino e Impiduglia, ha disposto “che l’Amministrazione, sollecitamente ed entro trenta giorni, proceda in seduta plenaria, con la partecipazione per ogni sottocommissione dei componenti di ogni categoria prevista dalla norma: a) alla rideterminazione dei criteri di valutazione; b) alla predisposizione delle nuove domande da sottoporre alla candidata”.
Per effetto della suddetta pronuncia del TAR Palermo la giovane praticante sarà sottoposta a “un nuovo esame orale innanzi una sottocommissione diversa da quella presso la quale ha precedentemente sostenuto la prova, previo preavviso non inferiore a 30 giorni”

“Agrigento perde un grande uomo ed una personalità politica di elevato spessore, sempre fiero ed orgoglioso delle sue idee, autorevole rappresentante delle Istituzioni e della politica che, ha dedicato il suo impegno e le sue doti umane e professionali per gli Agrigentini, dando concrete possibilità di riscatto alla nostra Agrigento, ma soprattutto ci lascia un vero amico sempre sincero e leale con tutti.

Ricorderò sempre il Suo sorriso Caro Professore Scifo, che la terra Le sia lieve”.

Lo dichiara l’ex consigliere comunale Gerlando Gibilaro.

 

 

Mercoledì prossimo verrà ufficialmente inaugurato a Tusa “L’Uliveto della Memoria”.  Un’ iniziativa sostenuta e concretizzata dal Comitato”La Torre del Arte e del Gusto – Gruppo Salamone” di Castel di Tusa e presieduta dall’imprenditore Placido Salamone, discendente da una nobile famiglia siciliana. Il Progetto a scopo benefico, “Uliveto della Memoria, pianta la speranza” scaturisce per supportare un messaggio di grande valenza sociale mirato a sensibilizzare l’opinione pubblica, dopo i distruttivi incendi dolosi degli anni passati che hanno privato la comunità nebroidea e siciliana di parte del proprio patrimonio arboreo. L’ esigenza è anche per ridare un messaggio di speranza alle generazioni future attraverso un gesto simbolico di rinascita e ricrescita. Il progetto ha avuto come primo passaggio, l’organizzazione di un evento benefico, avvenuto il 24 settembre del 2018, dal forte impatto mediatico allo scopo di disporre di fondi sufficienti per l’acquisto di un centinaio di piante d’ulivi (simbolo benevolo di fratellanza ed amore verso il territorio siciliano) da donare al Comune di Tusa con l’impegno manifesto di costituire in territorio comunale, un parco alberato a memoria dei disastri e del giorno della rinascita.

Il sito sarà dedicato a Padre Pino Puglisi e alle vittime di tutte le mafie e contro ogni vittima della barbarie umana.

Il successo dell’iniziativa svoltasi il 24 Settembre 2018, patrocinata da prestigiose istituzioni quali la Fondazione Elisabeth De Rothschild ed il Giornale di Sicilia, supportata da note aziende siciliane e personalità del mondo delle cultura come donna Costanza Afan de Rivera Costaguti Florio e Giuseppe Giaconia di Migaido, dallo scrittore Vittorio Lo Jacono, dal presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, Giulio Francese e da noti personaggi del mondo dello spettacolo e del cinema come Valentino Picone, Salvo Piparo, Sergio Vespertino e Marco Maria Correnti, ha consentito il raggiungimento dello scopo, permettendo una disponibilità di cassa per l’acquisto dei 110 alberelli di ulivo di varietà locale destinate alla piantumazione in area da destinare. I passaggi successivi sono stati la costituzione in seno all’ Torre del Gusto, del Comitato scientifico “Progetto Uliveto della Memoria, Pianta la speranza” al fine di coordinare i vari step di realizzazione del progetto che oggi sembra aver concluso il primo obiettivo con la nascita in c.da San Luca, nel area demaniale del comune di Tusa del parco ulivetato.

“Un importante segnale di speranza – dichiara Placido Salamone – non a caso annunciato nel giorno della memoria e nel ricordo della compianta Donna Costanza Afan de Rivera, la cui famiglia è ancora nel ricordo per il notevole aiuto dato comunità  ebraiche romana  durante le terribile persecuzioni naziste,  e fortemente voluto dalla Torre del Gusto e dal mio Gruppo sinergico che adesso lavorerà in collaborazione con l’ente locale e le associazioni di volontariato per rendere questo parco, un giardino rigoglioso e la memoria vivente di come in Sicilia il vento dell’amore e della fratellanza che soffia nei cuori di tanti non verrà mai sopraffatto  da chi impiega la violenza e la paura come strumenti di assoggettamento”.

Un interrogatorio lungo una notte, nella caserma dei carabinieri di Termini Imerese durante il quale Pietro Morreale – il fidanzato di Roberta Siragusa, la 17enne il cui corpo è stato ritrovato ieri mattina senza vita in un dirupo alle porte di Caccamo – si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Ma questa mattina è stato posto in stato di fermo per omicidio volontario e occultamento di cadavere.

La conferma arriva dal procuratore della Repubblica di Termini Imerese, Ambrogio Cartosio, in contatto stretto con il sostituto procuratore Giacomo Barbara che coordina le indagini.

Pietro Morreale, che aveva indicato ai carabinieri dove si trovasse il corpo senza vita di Roberta, e che non ha mai confessato di essere stato lui ad ucciderla e a dare fuoco al corpo della sua fidanzata,  risulta iscritto nel registro degli indagati.

 

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Oggettivamente sarebbe opportuno quanto utile che anche i medici di famiglia siano abilitati a somministrare il vaccino anti-covid, come avviene per l’influenza. Ed il segretario regionale della Federazione medici di medicina generale, Luigi Galvano, afferma: “I medici di famiglia sono disponibili alla vaccinazione anti covid, nel rispetto di quanto prevede il Piano strategico redatto dal Ministero della Salute, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Iss, Agenas, Aifa, ed essere parte attiva nella preparazione, l’implementazione dei punti vaccinali e l’organizzazione delle sedute vaccinali. Grazie anche al rapporto fiduciario con i pazienti, negli anni i medici di famiglia hanno acquisito grande esperienza nelle campagne vaccinali. Perciò siamo disponibili fin d’ora a dare il nostro contributo secondo le modalità del Piano strategico nazionale”.

Il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, si esprime in merito alla problematica vaccini: “Durante la prima fase della emergenza pandemica, ai confini degli Stati si requisivano materie prime, mascherine e ventilatori. Oggi mi chiedo: perché non si pensa a requisire le fiale dei vaccini prodotte nei Paesi dell’Unione Europea? Non vorrei che, mentre oltreoceano il nuovo presidente Biden si dice pronto ai poteri della guerra per la produzione dei vaccini, dalle parti nostre vi sia un atteggiamento remissivo nei confronti di multinazionali che non possono produrre da noi, firmare contratti con impegni precisi e poi, magari (ma spero non sia così), vendere a prezzi maggiori dove meglio conviene

Poi prosegue: “Requisire i vaccini delle multinazionali: è questo che gli italiani si aspettano”

Sono giunti fino a Lampedusa a bordo di un gommone, i 45 migranti scappati dalla Libia 2 giorni fa.
La notizia dalle pagine di Twitter di Alarm Phone, dove si legge che il gommone è arrivato in autonomia sino a Lampedusa, dopo un lungo e difficile viaggio: “Siamo contenti che siano al sicuro! Ora non dovrebbero essere imprigionati in una nave di quarantena, ma in un luogo sicuro a terra!” – scrivono

 

 

Tanto lavoro per i Carabinieri di Raffadali, che durante i controlli sul territorio per assicurarsi che ci si attenesse alle ormai note norme anticovid, hanno sorpreso 5 persone che creavano assembramento nel centro del paese e che non sono stati in grado di fornire una valida motivazione circa il fatto che fossero in giro e tutti insieme, mentre si è in zona rossa.

Senza una giustificato motivo, i militari si sono visti costretti ad elevare cinque sanzioni da 400 euro.

I carabinieri della stazione di Raffadali, durante alcuni controlli anticovid, hanno sorpreso cinque persone nel centro che non hanno saputo dare una valida motivazione del perché fossero tutti insieme, creando dunque un assembramento, e in giro. Per tale motivo i militari dell’Arma hanno elevato cinque sanzioni da 400 euro a testa.

I poliziotti di Licata invece, hanno dovuto verificare le motivazione addotte dai 3 ragazzi che viaggiavano a bordo di un auto, che però non corrispondevano al vero e anche in questo caso, per i tre giovani è scattata l’ormai famosa multa di 400 euro

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso avanzato da Nicola Piazza, condannato a 30 anni di carcere per l’omicidio di Michele Cangelosi, avvenuto a Sciacca, ed il corpo fu trovato otto mesi più tardi grazie alla collaborazione di uno dei protagonisti. Pertanto vi è stato un no alla revisione del processo e la conferma della condanna a trent’anni di carcere.

La storia risale all’aprile del 2009 quando Michele Cangelosi scompare misteriosamente e la moglie, Celeste Saieva, denuncia la scomparsa. Ma durante i processi si appurerà che fu proprio la moglie a volere la sua morte e ad attuarla insieme a Piazza, che all’epoca era il suo amante ed insieme avevano organizzato l’omicidio anche con l’aiuto di altre persone. Una di queste, un minorenne, confessò, dando così una svolta alle indagini, e permettendo otto mesi dopo, agli inquirenti di ritrovare il corpo nelle campagna di Sciacca.

La donna, che all’epoca dei fatti agì con la complicità di altre persone, ad oggi ancora si dichiara innocente.
Le altre persone coinvolte sono state condannate a 30 anni, tranne il minorenne che ebbe un ruolo chiave alla risoluzione del caso, fu condannato dal tribunale dei minorenni a 9 anni e 4 mesi