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Si trovava in quarantena presso il centro di accoglienza di Castrofilippo insieme ad altri suoi connazionali, alcuni dei quali positivi al coronavirus. Il tunisino è riuscito a scappare percorrendo a piedi tutta la strada fino ad al centro di Agrigento dove forse era intenzionato a prendere un autobus per andar via.

Ma durante il suo spostamento a piedi, è stato notato da un poliziotto che si è insospettito perché aveva notato un sacchetto con dentro alcune provviste che gli sarebbero servite per il viaggio e così ha eseguito un controllo, scoprendo così che si trovava in quarantena presso la struttura di accoglienza. Intervenute le volanti sul posto, all’uomo è stato fatto un tampone rapido e poi ricondotto al centro di accoglienza.

 

 

 

A Favara i Carabinieri della locale Tenenza, coordinati dalla Compagnia di Agrigento, insieme ai tecnici dell’Enel, hanno sottoposto a controllo una villetta con più appartamenti risultata insolvente da cinque anni. E hanno accertato che l’immobile è allacciato abusivamente alla rete elettrica pubblica. La famiglia, tra la madre e tre figli, sono stati arrestati ai domiciliari per furto aggravato in concorso. Il marito, e padre, è stato invece denunciato a piede libero per la stessa ipotesi di reato.

A Realmonte, in contrada Centosalme, a seguito di indagini mirate, i Carabinieri hanno scoperto e sequestrato un cantiere abusivo per costruire un magazzino agricolo di 60 metri quadrati. Cinque persone, tra due proprietari e tre operai, sono state denunciate alla Procura di Agrigento per abusivismo edilizio. Tra i cinque, due operai edili, di 52 e 50 anni, risponderanno anche di truffa aggravata a danno dello Stato perché risultati percettori del reddito di cittadinanza.

Ad Agrigento un uomo di mezza età con una bottiglia rotta in mano ha minacciato e spaventato parecchi passanti in via Atenea. E’ stato invocato aiuto ai Carabinieri telefonando al 112. I militari, giunti subito sul posto, hanno colto l’uomo senza bottiglia ma con una ferita profonda ad una mano. E’ stato condotto in ospedale per le cure del caso. E poi è stato sottoposto ad un consulto psichiatrico.

Nel 2005 una donna di Sciacca, all’epoca di 47 anni, è stata sottoposta in una clinica palermitana ad un intervento chirurgico per la rimozione di un polipo. E ha subito la perforazione dell’utero, e poi una lunga e sofferente degenza, oltre che un secondo intervento a riparazione del primo. Ebbene, adesso la clinica e la ginecologa interessata sono state condannate dal Tribunale civile a risarcire la donna saccense con 273.940 euro. E’ stata invece rigettata la richiesta di risarcimento dei danni patiti dal marito, perché ritenuti non sufficientemente provati.

La Curia di Agrigento ha chiesto e ottenuto temporaneamente dalla Corte d’Assise di Caltanissetta l’affidamento della camicia indossata dal giudice Rosario Livatino al momento del mortale agguato del 21 settembre 1990. Si tratta di un reperto utilizzato nei vari processi. Oggi la camicia è considerata una reliquia del magistrato. La richiesta dei vertici della Curia agrigentina adesso si è concretizzata con la firma del relativo decreto in corso di notifica con la consegna della camicia azzurra diventata rossa per il sangue della vittima.

“Questa piazza così piena, nel rispetto delle norme anti Covid-19, stasera vuole dire che è ora di finirla. Chi ha rubato Denise si ricordi che sono uomini e donne. Se hanno un cuore diano finalmente pace ai genitori e a tutta l’Italia intera. Rompano il silenzio”.

Lo ha detto monsignor Domenico Mogavero, Vescovo di Mazara del Vallo, intervenendo all’iniziativa “Insieme per Denise”, stasera in piazza della Repubblica a Mazara. Più di 500 sono i mazaresi che hanno partecipato alla fiaccolata in piazza, stringendosi attorno ai genitori della piccola Denise.
“Questi 17 anni sono diventati insopportabili – ha detto il sindaco Salvatore Quinci – c’è una Mazara che non sopporta più e che insieme ai genitori vuole la verità”. Poi l’appello di Piera Maggio a chi ha rapito la sua piccola: “Fatevi coraggio, non potete tenervi sulla coscienza cosa è successo. Denise è figlia di questa città e dobbiamo proteggerla”.
L’avvocato Giacomo Frazzitta ha ribadito che chi ha preso Denise non è un extraterrestre, “è un umano”. Poi l’invito ai mazaresi: “Da domani diventati investigatori anche voi. La verità su Denise è dentro questa città, non da altre parti”.

I sindacati Cobas, Confintesa, Fials e Fsi-Usae assieme all’associazione di categoria MUD 118  hanno confermato lo sciopero del prossimo 25 maggio. Un azione per difendere e portare avanti le richieste dei lavoraotori del 118 sul bonus covid.

Le parti sociali contestano che nonostante una legge approvata all’Ars prevedeva il bonus per tutta la durata della pandemia, il governo punti a ridurre l’indennizzo a soli tre mesi. Per questo ci sarà uno sciopero per il 25 maggio. Una data che deve essere ancora ufficializzata: oggi, si aspetta il parere della competente commissione per la conferma della data, esperita la prassi della convocazione delle parti dal Prefetto, per rivendicare tutta una serie di diritti negati.

“Non era mai successo –dicono i sindacati – che una legge venisse prima approvata in favore di una categoria e poi modificata a suo sfavore. Pretendiamo rispetto dalla politica”.

In una nota le sigle hanno ricordato “la necessità di procedere ad esempio con l’inquadramento di tutto il personale di Seus con forma contrattuale di tipo pubblico e inquadramento all’interno dell’Agenzia regionale per l’Emergenza Urgenza, proposta dal governo e di cui si è persa ogni traccia”.

E ancora, “è richiesto il riconoscimento di alcuni addendum al contratto di servizio posto in essere tra Regione e Seus, per istituire indispensabili indennità, come rischio biologico derivante dalla mansione, per il riconoscimento dei nuovi istituti contrattuali del recente rinnovo contrattuale, le progressioni di livello, scatti di anzianità e buoni pasto. I sindacati chiedono quindi la garanzia dei livelli occupazionali a seguito di inabilità, ma non come promessa politica, bensì come istituto vincolante formazione specifica continua, screening periodici per la prevenzione del covid19, così come i test sierologici e infine il rispetto della legge sul bonus Covid che prevedeva una indennità mensile per tutta la durata della pandemia e non solo per tre mesi”.

La nota si conclude: “Inizialmente il governo aveva comunicato che la norma era stata impugnata, da qui la riduzione del sussidio. In realtà adesso una norma proposta dal governo punta a sancire la riduzione del bonus attraverso una delibera di giunta”.

Sbarco clandestino notturno a Lido Fiori, lungo la costa di Menfi. Una trentina gli immigrati intercettati da carabinieri e polizia che dopo le segnalazioni hanno fatto scattare le ricerche. Molti di loro sono stati individuati nelle campagne, altri sulla statale 115 addirittura nei pressi di Sciacca che stavano raggiungendo a piedi.

Sono state attivate le procedure di trasferimento in un centro di accoglienza ad Agrigento, è stato necessario l’arrivo di uno specifico veicolo per il trasferimento.

Impegnati nelle ricerche di una eventuale imbarcazione anche gli uomini della Guardia Costiera di Sciacca.

Non hanno piu’ i soldi neanche per comprare il latte ai figli neonati o la carne, una volta a settimana, ai loro bambini. I 63 netturbini in servizio a Favara che attendono il pagamento di 4 mensilita’, questo pomeriggio, sono andati a bussare alla porta del comando provinciale dei carabinieri per chiedere aiuto. “Aiutateci, ormai siamo ridotti alla fame”. Nei mesi passati, per 15 giorni si erano astenuti arbitrariamente dal lavoro. “Ci avevano garantito che entro fine aprile dovevano saldarci tutte le mensilita’, ma siamo al 5 maggio e non abbiamo visto neanche un centesimo.

L’impresa ha ricevuto poche somme dal Comune di Favara e ha girato un acconto di 500 euro, del mese di gennaio, agli operai – spiega l’operatore ecologico Salvatore Arnone, 44 anni, di Favara, padre di 3 bambini di 9, 7 e 4 anni – . Siamo disperati anche perche’ siamo famiglie monoreddito e non siamo piu’ in condizione di andare a fare la spesa”. “Abbiamo chiesto aiuto ai carabinieri che si sono messi a disposizione per darci una mano d’aiuto – prosegue Arnone, impiegato nella nettezza urbana da 13 anni – . Cosa vogliono che mi licenzio e inizio a percepire pure io il reddito di cittadinanza? Chiediamo aiuto a tutte le forze politiche e a tutte le istituzioni competenti perche’ siamo veramente disperati”. “Dicono che da Palermo, dalla Regione, arrivano soldi, ma noi non vediamo niente – aggiunge un altro operatore ecologico, Angelo Lantona, 58 anni, di Favara – e siamo alla fame. Non stiamo parlando di pagare debiti, ma di mangiare perche’ non abbiamo piu’ neanche il necessario. Fino ad ora abbiamo ricevuto solo promesse, nessun aiuto. Solo i nostri familiari o i cittadini dove raccogliamo la spazzatura, consapevoli dei gravi problemi che viviamo, ci danno 10 euro ogni tanto. L’ultima porta alla quale abbiamo potuto bussare oggi e’ stata quella dei carabinieri che si sono messi a disposizione”.

(ANSA)