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Il giudice di Pace del tribunale di Agrigento, Maria Chillura Martino, ha ritenuto non colpevole ed ha assolto Vincenzo Lo Bosco, 86 anni, residente a Raffadali, imputato di avere, nel 2017, colpito al volto con un pugno, al culmine di un diverbio, la collaboratrice domestica Simona Horotan, 48 anni. L’anziano raffadalese è stato difeso in giudizio dall’avvocato Guido Gueli.

Continua senza sosta l’attività della Polizia di Stato  mirata a contrastare i reati contro il patrimonio soprattutto rapine che creano allarme sociale e destabilizzano il normale vivere civile.

Gli agenti del Commissariato di Canicattì durante una perquisizione in un magazzino del quartiere di Borgalino rinvenivano e sequestravano n. 155 cartucce di vario calibro tra cui cal. 7,65, cal. 32, cal. 9×21 e cal. 38 special nonché migliaia di parti di munizioni, pronte per l’assemblaggio mediante l’attrezzatura che veniva sequestrata, in particolare circa 900 bossoli e circa 700 ogive di vario calibro nonché circa 700 apparecchi di innesco.

Nel magazzino gli operatori trovavano anche una imbarcazione in vetroresina e attrezzatura per la navigazione e per la pesca nonché due carrelli per il trasporto di imbarcazioni risultate di proprietà di A.M.D. di anni 22, con precedenti penali che veniva denunziato per detenzione illegale di munizioni.

Venivano altresì segnalati alla Procura della Repubblica di Agrigento, diretta dal Procuratore Capo Luigi Patronaggio, per il medesimo reato, anche i due proprietari dell’immobile C.C. di anni 45 e C.V. di anni 48, che ne mantenevano la disponibilità.

I margini di applicazione del reato di abuso d’ufficio sono stati ridotti e, con la formula “perché il fatto non è previsto dalla legge come reato”, accogliendo quanto proposto dalla Procura, i giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta da Wilma Mazzara, hanno prosciolto il sindaco di Ravanusa, Carmelo D’Angelo, difeso dall’avvocato Giuseppe Scozzari, imputato di avere, nel 2016, prima negato l’utilizzo della biblioteca comunale per la presentazione di un album del cantante Povia, e poi di averla invece concessa per un convegno sulle ragioni del referendum costituzionale.

A Realmonte, a Scala dei Turchi, il vecchio belvedere è stato inibito alla fruizione pubblica dalla Provincia perché non è sicuro. L’associazione ambientalista MareAmico di Agrigento, coordinata da Claudio Lombardo, lo scorso 27 aprile ha documentato in video e foto la pericolosità dello stesso belvedere perché a rischio crolli. Lombardo commenta: “Oggi è arrivato il tempo di guardare il territorio dallo stesso punto di vista, mettendo sullo sfondo la sua tutela e la sua fruizione in sicurezza”.

Il video diffuso da MareAmico

Oggi alle 15 i funerali del carabiniere Davide Ciulla, morto a 25 anni in un terribile incidente avvenuto lungo la strada statale 115, nei pressi di Cattolica Eraclea. Siculiana, paese di origine del militare, oggi piange un suo figlio, ed ha proclamato il lutto cittadino e gli abitanti, su invito del primo cittadino Peppe Zambito, hanno deciso di esporre in segno di lutto lenzuola bianche sui balconi e sulle finestre.

Davide era molto conosciuto a Siculiana e faceva servizio a Ribera. La scorsa domenica, mentre viaggiava a bordo della sua moto, si è scontrato contro un’altro. Ancora non chiara la dinamica dell’incidente e le cause dello stesso.

Così il sindaco Zambito: Accompagniamo l’ultimo viaggio di Davide, con lenzuola bianche sui balconi, come segno di partecipazione al dolore della famiglia e simbolo di un grande abbraccio, della nostra comunità, sgomenta e stordita, per la scomparsa di un giovane amato da tutti”

Dal racconto di due bambini di 11 e 12 anni, sembrerebbe che due uomini con volto travisato, a bordo di un auto bianca, li avrebbero invitati a salire in auto con loro. I due bambini, spaventati, sarebbero poi scappati verso alcuni negozi della zona. E’ accaduto a Monserrato, dopo i due bambini, hanno poi raccontato tutto ai genitori che hanno immediatamente contattato le forze dell’ordine, che hanno avviato degli accertamenti

 

 

La Corte d’Appello di Palermo ha confermato la sentenza di condanna, emessa dal Tribunale di Agrigento il 6 febbraio del 2020, a 4 anni e 6 mesi di reclusione ciascuno a carico di Amedeo e Gianluca Stagno, di 32 e 30 anni, di Favara. I due sono imputati di rapina allorchè il 18 settembre del 2009, con la complicità del nipote dell’anziana vittima, all’epoca minorenne, entrarono, travisati con una calzamaglia, da una finestra aperta dal nipote dentro l’abitazione della donna. L’anziana, rapinata soprattutto di oggetti preziosi, sarebbe stata minacciata con una pistola.

Riconoscendo le circostanze attenuanti prevalenti sulle aggravanti, i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Palermo hanno ridotto la condanna da 14 a 10 anni di carcere a carico di Gioacchino Di Liberto, 81 anni, di Alessandria della Rocca, omicida reo confesso di Liborio Piazza, 72 anni, agricoltore, anche lui di Alessandria della Rocca, ucciso il 12 settembre del 2019 ad Alessandria, in contrada Chimmesi, nei pressi di una sua proprietà agricola, colpito da due scariche di fucile a pallettoni, prima al torace, dentro la sua automobile, una Fiat Panda bianca, e poi al fianco durante un inutile tentativo di fuga. Il movente del delitto sarebbe legato a frequenti contrasti tra i due per questioni di vicinato di terreni.

Il Tribunale di Marsala ha condannato Giorgio Filippazzo, 40 anni, di Porto Empedocle, a 5 mesi di reclusione per violenza privata. L’empedoclino è stato denunciato dalla Polizia giudiziaria in servizio al carcere di Castelvetrano, in provincia di Trapani, dove è stato detenuto nei primi mesi del 2014. Filippazzo avrebbe costretto un compagno di cella, con minacce e schiaffi, a pulire la cella, lavare i vestiti del terzo detenuto e preparare caffè e camomilla.

I poliziotti della Divisione anticrimine – Sezione misure di prevenzione patrimoniali della Questura di Agrigento hanno sequestrato, tra Canicattì e Caltanissetta, immobili e depositi per un valore di circa 400mila euro, a carico dei fratelli Antonio e Giuseppe Maira, di 71 e 65 anni, di Canicattì. In particolare, Antonio Maira negli anni ‘80 sarebbe stato affiliato alla locale “Stidda”. Nel 1986 ha subito una condanna, per traffico di droga e armi, a 22 anni e 6 mesi di reclusione, poi ridotti in Appello a 17 anni e 6 mesi, scontati fino al 2004. All’epoca, in primo grado l’accusa fu rappresentata dal giudice Rosario Livatino, poi assassinato il 21 settembre del 1990 perché, secondo alcuni collaboratori della Giustizia, “colpevole” di avere contributo a condannare pesantemente diversi affiliati alla “Stidda”. Lo scorso 21 gennaio, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, a conclusione del giudizio abbreviato, ha inflitto, per concorso in estorsione aggravata e usura, 5 anni di reclusione a Giuseppe Maira, e 4 anni e 8 mesi al fratello Antonio, disponendone il sequestro dei beni a fine di confisca.