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A distanza di quattro anni dal rinvio a giudizio di diciassette persone, coinvolte a vario titolo nell’inchiesta Giano Bifronte che ipotizza un giro di tangenti all’istituto di credito Irfis, il processo subisce una grossa battuta d’arresto. La prescrizione, infatti, è intervenuta per la quasi totalità di ipotesi di reato di falso e anche per qualcuna di corruzione. La prima sezione penale del tribunale di Agrigento, presieduta dal giudice Alfonso Malato, ha così emesso sentenza di non doversi procedere per numerose delle contestazioni. Il risultato è che la lista degli imputati sarà inevitabilmente “sfoltita” e, peraltro, altre ipotesi di reato rischiano di andare anch’esse in prescrizione.

L’inchiesta ruota attorno a due personaggi chiave: il funzionario dell’istituto Paolo Minafò, 57 anni, palermitano, e il consulente del lavoro Antonio Vetro, 53 anni, di Favara. Vetro, secondo l’accusa, avrebbe ideato un sistema corruttivo che si serviva della società di consulenza Intersystem srl di cui lui era amministratore e Minafò sarebbe stato socio occulto. Le tangenti, necessarie perché in caso contrario la richiesta di finanziamento sarebbe stata bloccata con un pretesto oppure scavalcata dalle altre che erano state presentate dagli imprenditori che avevano pagato la “bustarella”, sarebbero state mascherate con delle consulenze all’Intersystem.

Sul banco degli imputati siedono 17 persone: Paolo Minafò, 51 anni di Palermo, il favarese Antonio Vetro, 48 anni vecchia conoscenza della Guardia di finanza, Angelo Incorvaia, 54 anni e Valerio Peritore, 50 anni di Licata; Angelo Sanfilippo, 61 anni;  Calogero Curto Pelle 61 anni, Luigi Di Natali, 67 anni; Giovanbattista Bruna 70 anni; Pietro Carusotto, 61 anni tutti di Canicattì; Vincenzo Scalise, 41 anni di Catanzaro ma residente a Canicattì; Patrizia Michela Cristofalo, 42 anni di Palermo; Nicola Galizzi, 50 anni di Palermo; Ettore Calamaio 55 anni di Lercara Friddi; Calogero Messana, 43 anni, di Ravanusa; Antonio Milioti 41 anni di Favara;  Sebastiano Caizza, 39 anni di Campobello di Licata; e Gerlando Raimondo Lorenzano, 55 anni di Aragona.

 

“Sono incazzato, per le notizie che apprendo nei telegiornali”.

E’ quanto avrebbe riferito il boss Matteo Messina Denaro a fonti sanitarie e penitenziarie all’interno del carcere di massima sicurezza dell’Aquila dove è detenuto in 41bis.

Il boss sottolinea che sul suo conto “vengono raccontate balle, ed è tutto frutto di fraintendimenti”. Messina Denaro contrariamente ai primi giorni di reclusione ora guarda con attenzione la televisione.

(ANSA).

 

Per la terza volta un emendamento al decreto milleproroghe che allunga l’età pensionabile degli operatori sanitari a 72 anni viene presentato dalla Lega, dopo essere già stato ritenuto irricevibile per ben due volte. Viene da chiedersi da chi e perché tanto accanimento. Chi ne trae vantaggio? Non certo i medici, sottopagati e sfruttati da un sistema che non è mai stato così fragile come in questo momento e che avrebbe bisogno di seri e strutturali provvedimenti per provare ad arrestarne la deriva prima che diventi irrecuperabile. Non certo i cittadini che sanno bene che i turni ospedalieri notturni e festivi, il pronto soccorso, gli ambulatori e l’assistenza non sono più da anni nelle mani dei primari ospedalieri e dei direttori delle Cliniche Universitarie, che hanno mantenuto privilegi e che si tenta di far rimanere con la scusa della carenza dei medici. Dobbiamo onestamente raccontarci la verità e cioè che la cura dei cittadini è oggi interamente gestita da medici sempre più stanchi e demotivati, che con estrema fatica ed etica deontologica continuano a garantire l’efficienza del sistema in un lavoro che diventa ogni giorno più usurante e meno gratificante. Stupisce peraltro che in nessuna delle 3 proposte di emendamenti si faccia alcun riferimento alla NECESSITÀ che i medici chiamati a persistere in attività debbano pienamente assolvere ai compiti assistenziali previsti dal CCNL per la dirigenza medica con partecipazione attiva ai turni assistenziali, guardie notturne e festive. In tutti gli addetti ai lavori aleggia invece il timore che il prolungamento dell’attività assistenziale cui questi emendamenti mirano possa essere principalmente di natura libero-professionale.
Chiediamo pertanto che, in modo trasparente, venga valutata la quantità di attività clinica all’interno del SSN in rapporto alla libera professione per escludere che questo emendamento non sia affetto da conflitti di interesse.

In due precedenti comunicati (Basta rattoppi al SSN, non sono i medici in pensione che ci salvanoBasta rattoppi al SSN) abbiamo inoltre riportato in maniera puntuale tutte le motivazioni per cui questo ennesimo rattoppo al SSN sarebbe profondamente sbagliato e pericoloso, unendo la nostra voce a quella di tanti altri colleghi che, come noi, vivono ogni giorno la trincea che è diventata la realtà ospedaliera. A questo proposito abbiamo anche lanciato una petizione e raccolta firme sui social, a cui hanno già aderito oltre 1500 medici e per la quale invitiamo tutti a partecipare (http://www.womenforoncologyitaly.it/basta-rattoppi-al-ssn-non-sono-i-medici-in-pensione-che-ci-salvano/).

È chiaro a tutti che non si può più aspettare: veniamo da 10 anni di tagli ai finanziamenti del SSN nazionale e da 30 anni di politiche poco visionarie che ci portano oggi allo stato di assoluta debolezza e fragilità in cui versiamo e tutti noi, medici e cittadini insieme, ne paghiamo lo scotto. Se questo provvedimento (ribadiamo già bocciato due volte!) venisse ora accolto, sarebbe come spargere benzina sul fuoco e scatenerebbe una protesta che danneggerebbe ulteriormente il SSN pubblico. Assisteremmo ad una ulteriore, ennesima fuga dei medici dagli ospedali e alla ulteriore demotivazione di chi ci resta per assenza di alternative. Il SSN non è mai stato così prezioso e fragile come in questo momento. Serve un preciso atto di consapevolezza e coscienza di tutti per impedirne l’ennesimo attacco da cui difficilmente si riprenderebbe questa volta.

I vigili giravano con le sirene accese per le vie della borgata, creando tanta preoccupazione. Alcuni residenti si sono subito messi in movimento con le vetture verso Partanna che si trova in collina, altri, invece, avendo appreso dalla tv che l’allarme della Protezione civile si era ridimensionato, sono rimasti a casa.

Una motovedetta libica ha tentato di sequestrare tre pescherecci di Mazara del Vallo, il “Pegaso”, il “Giacomo Gancitano” e il “Twenty Three”, ed un motopesca di Pozzallo, il “Vincenzo Ruta”, a 80 miglia a Nord di Tripoli venerdì scorso e solo l’intervento della nave militare “San Marco” che ha inviato un elicottero sulla zona di pesca ha fatto desistere i militari Nordafricani.

Il presidente del consiglio comunale di Mazara del Vallo (Trapani) Vito Gancitano su Facebook scrive: “Probabilmente 108 giorni non sono bastati e ancora una volta, assistiamo al tentativo di sequestro, da parte delle vedette libiche, di pescherecci mazaresi. Mentre il nostro governo discute con le autorità libiche sulle problematiche che attanagliano il mediterraneo, gli stessi libici tentano il sequestro. Questa volta, per fortuna, la nostra Marina militare ha evitato che ciò potesse accadere. I nostri pescatori hanno bisogno di più tutela e quei 108 giorni devono rimanere solamente un brutto ricordo”.
I segretari generali di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil Trapani Giovanni Di Dia, Franco Nuccio e Roberto Giacalone, in una nota dicono: “Ancora una volta il tema della sicurezza dei lavoratori del mare Mediterraneo torna prepotentemente nella cronaca, a significare che il problema non è affatto risolto e che, dunque, non si può abbassare l’attenzione”.

“È una situazione – affermano – che purtroppo non ha ancora trovato la giusta definizione e continua ad alimentare uno stato di difficoltà e insicurezza per i pescatori italiani. Appena una settimana – fa la presidente del consiglio Meloni, insieme ai ministri Tajani e Piantedosi, è stata in Libia, viene dunque spontaneo chiedersi se si è parlato di un argomento tanto importante e nel caso a quali conclusioni si sia arrivati”.
(ANSA).

Nell’ultima seduta del consiglio comunale di Lampedusa, sono stati approvati diversi punti importanti che erano posti all’ordine del giorno. In particolare, l’impegno a promuovere la sostenibilità energetico-ambientale attraverso la costituzione di Comunità di Energie Rinnovabili e Solidali, dopo che l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco, Filippo Mannino, ha partecipato ad un apposito bando e ricevuto un finanziamento per questa finalità. Nelle prossime settimane partirà l’iter vero e proprio per l’avvio delle Comunità.
“Approvato anche – continua il primo cittadino – il regolamento sulla gestione delle colonie feline e dei gatti liberi, col fine di sostenere e promuovere la tutela, e il rispetto degli animali, nonché una migliore convivenza con la collettività umana. Presto sarà affissa apposita segnaletica sia in presenza delle colonie feline, ed anche in alcune strade con l’invito per i mezzi motorizzati a rallentare. Ma abbiamo anche approvato diverse richieste di trasferimento del diritto reale sulle aree concesse dal Demanio dello Stato, in particolare per i casi in cui su tali aree insistono fabbricati e/o quando il trasferimento dell’area risulti strumentale (in presenza di altre condizioni) al rilascio del permesso di costruzione in sanatoria. Ciò permetterà ai cittadini di regolarizzare la loro posizione. Inoltre, dopo aver liberato il piazzale di Cala pisana – afferma ancora il sindaco – abbiamo fatto ripristinare tutta l’illuminazione della zona, sostituendo i pali e i lampioni con delle luci led di ultima generazione a basso consumo. Il prossimo passo sarà mettere in sicurezza la banchina per destinarla a scalo merci, cosi da evitare il transito dei mezzi pesanti da via V. Emanuele e via Roma”.

Gli agenti della squadra mobile hanno eseguito l’ordinanza agli arresti domiciliari del Gip del Tribunale di Siracusa nei confronti del direttore del cimitero comunale di Siracusa Fabio Morabito e da Marco Fazzino, operaio all’interno del cimitero, ritenuti responsabili, in concorso fra di loro, di induzione indebita, abuso d’ufficio, falsità documentale e sottrazione di cadavere, il tutto al fine di trarre un ingiusto profitto quantificato in oltre 60mila euro.

Le indagini, coordinate dal procuratore capo Sabrina Gambino e dirette dal sostituto Salvatore Grillo, sono scattate dopo la denuncia di una delle vittime che vive fuori città e rientrata a Siracusa per le festività natalizie nel 2019 si è accorta che la cappella di famiglia del cimitero comunale, in cui erano state tumulate le salme dei propri congiunti, era occupata da altri defunti.

Le indagini hanno permesso di svelare un sistema consolidato grazie al quale i due dipendenti “abusando della funzione svolta, inducevano i privati, spinti dal bisogno e dall’urgenza di dare sepoltura ai loro cari, a versare somme di denaro allo scopo di eludere le “lungaggini” delle procedure di evidenza pubblica, finalizzate all’assegnazione legale dei loculi e delle cappelle”.

Secondo quanto ricostruito dalla Procura gli indagati “aggirando le procedure di evidenza pubblica, intascavano il denaro necessario all’assegnazione dei posti rilasciando ai privati falsi titoli concessori. Inoltre, conoscendo i “meccanismi” di assegnazione pubblica dei loculi, sfruttando illegalmente gli strumenti giuridici della “decadenza” del possesso dei loculi in stato di abbandono, “estumulavano”, in concorso con altri quattro impiegati comunali, tra cui un ingegnere oggi in pensione, arbitrariamente i cadaveri per fare posto ai nuovi defunti, a fronte di esosi pagamenti da parte dei familiari”. Tre gli episodi contestati.

Secondo la Squadra mobile in una prima fase dell’indagine, si era ipotizzato che i “nuovi assegnatari fossero stati truffati dagli indagati, ed indotti a versare del danaro mediante raggiri sulla correttezza della procedura da seguire”. Ma sarebbe emerso che “i nuovi beneficiari avevano “cooperato” alla assegnazione irregolare delle cappelle e come tali sono risultati destinatari di avviso di conclusione indagini”.

La Procura ha ottenuto il sequestro preventivo di 60mila euro eseguiti nella scorsa mattinata dal personale della Squadra Mobile della Questura di Siracusa che all’atto delle operazioni ha rinvenuto e sequestrato agli indagati oltre 35mila euro in contanti.

A Vittoria, in provincia di Ragusa, lungo la strada provinciale 18, all’ingresso in città, ha provocato la morte di un uomo di 28 anni, Gaudenzio Fortunato, un edile alla guida della sua moto, una Yahama. Lui, per cause in corso di accertamento, nei pressi di una curva si è schiantato prima contro un’automobile, una Fiat Multipla, e poi è volato giù da una scarpata che costeggia la carreggiata. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118, i Vigili del fuoco e le Forze dell’Ordine. Gaudenzio Fortunato si sarebbe sposato ad agosto

Il Dipartimento della Protezione Civile comunica che è stato revocato l’allerta maremoto per possibili onde sulle coste italiane in seguito al sisma di magnitudo 7.9 con epicentro tra Turchia e Siria registrato alle ore 02.17. La revoca è stata disposta sulla base dei dati elaborati dal Centro Allerta Tsunami (CAT) dell’Ingv. È ripresa regolarmente la circolazione ferroviaria in Sicilia, Calabria e Puglia, dove era stata sospesa a scopo cautelativo, dalle 6.30.

L’altezza di onda anomala misurata in Turchia dopo i violenti terremoti che stanno scuotendo l’area è molto più piccola del previsto e pari a circa 15 centimetri. Tuttavia, i mareografi misurano successive onde, probabilmente causate da ulteriori scosse. Pertanto, l’allarme pur ridimensionato permane. Lo afferma il direttore generale del Dipartimento regionale Protezione civile (Drpc) siciliano Salvo Cocina, che è in costante contatto con la Protezione civile nazionale a Roma Il Drpc Sicilia, tramite la sala operativa e i dirigenti provinciali, ha attivato il sistema regionale ed è in contatto con le prefetture dell’isola e con i sindaci dei comuni costieri.

“Un’orchestra a 6 corde” è il titolo del concerto di Francesco Buzzurro, in programma il prossimo 25 febbraio, alle 20:30, al Teatro Luigi Pirandello di Agrigento, in occasione dei festeggiamenti in onore del Santo Patrono, San Gerlando.
Docente di chitarra jazz al Conservatorio Scarlatti di Palermo, Buzzurro è un musicista apprezzato in tutto il mondo per il suo approccio “orchestrale” alla chitarra e uno stile trasversale che fonde il mondo classico con il jazz e la musica popolare.
Per l’occasione il maestro proporrà i grandi successi di artisti come Gershwin, Chick Corea, Django Reinhardt e Jobim, da lui riarrangiati in modo assolutamente originale, oltre ad alcuni brani di sua composizione tratti dal suo ultimo album “Il quinto elemento”.
Grazie alla sua straordinaria tecnica di matrice classica, aperta a una conoscenza profonda del jazz e dell’improvvisazione, Francesco Buzzurro è diventato negli anni un punto di riferimento assoluto per il mondo della chitarra acustica. Definito da Ennio Morricone “tra i più grandi al mondo perché capace di rendere fruibile a tutti la musica colta”, è  stato votato dalla rivista di settore Musica Jazz come uno dei chitarristi più talentuosi del panorama internazionale.
È stato inoltre eletto “miglior chitarrista jazz” in un sondaggio dei lettori della rivista Guitar Player Magazine e “miglior chitarrista europeo” dalla Borsa Internazionale della Cultura di Friburgo.
“Suonare ad Agrigento è per me una gioia indescrivibile. Esibirsi  di fronte ai propri concittadini è sempre un’ emozione impalpabile che attraversa tutto l’arco dell’esecuzione del concerto. Per l’occasione proporrò una sequenza di brani tratti da generi musicali diversi: mi riferisco al tango argentino, alla musica brasiliana, alle grandi colonne sonore tratti da film, alla musica jazz. In me si fondono tanti generi che incorporano gli umori della tradizione popolare, ecco perché il legame con Agrigento è fortissimo. Ricordo che le mie esperienze più belle le ho cominciate a vivere nel periodo della Sagra del Mandorlo in Fiore, quando con il gruppo Val D’Akragas  avevo la possibilità di confrontarmi  con musicisti provenienti da ogni latitudine. Questo si è poi riflettuto nel mio modo di suonare, perché ho appreso tecniche particolari che riguardano anche la musica argentina, peruviana e messicana. Tutto questo si è fuso con la mia curiosità per il Jazz, per l’improvvisazione e la rivisitazione di brani a modo mio in una forma “One Man Band”. Ho elaborato il titolo del concerto, un’orchestra a 6 corde, prendendo spunto dalle emozioni degli spettatori che, ogni volta, alla fine di uno spettacolo si venivano a complimentare dicendomi che avevano avuto la sensazione di sentire più strumenti. Pensare alla scaletta non è facilissimo, ho talmente tanta di quella musica dentro che  fare un elenco è sempre difficile”, conclude Francesco Buzzurro.
Per il presidente della Fondazione Teatro Luigi Pirandello, Alessandro Patti, il concerto si inserisce nel solco delle iniziative avviate lo scorso anno con la diversificazione dell’offerta culturale: “Abbiamo aperto così alla grande musica con il concerto dell’orchestra d’archi del Teatro alla Scala di Milano, abbiamo poi continuato con il concerto pop organizzato da Lello Analfino e, infine, con Claudio Baglioni e Fabio Concato. Adesso è il turno di Francesco Buzzurro, un grande artista di fama internazionale, che  Ennio Morricone ha definito “Il più grande chitarrista al mondo”.  Un agrigentino doc, che con il suo eclettismo riesce a rendere fruibile a tutti la musica, anche quella colta”.
Soddisfazione è stata infine espressa dal Direttore Generale della Fondazione, Salvo Prestia che ha detto: “Siamo orgogliosi di ospitare questo grande artista amato dal pubblico agrigentino ed apprezzato in tutto il mondo. Dunque quale migliore occasione  del 25 febbraio, giornata dedicata al nostro Santo Patrono, San Gerlando, per offrire uno spettacolo di grande spessore internazionale”.