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I Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Agrigento, supportati dalla Compagnia di Agrigento, hanno concluso una serie di attività ispettive a carico di alcuni esercizi commerciali nella località di San Leone. In una pizzeria è stata accertata la presenza di due lavoratori in nero, percettori anche del reddito di cittadinanza. Si tratta di madre e figlio di origine marocchina, la donna di 63 anni ed il ragazzo di 23 anni. Sono indagati di avere omesso di comunicare la variazione del reddito che percepiscono, seppure in nero, al fine di conservare il beneficio del reddito di cittadinanza. Il sussidio ricevuto riguarda il periodo compreso tra aprile 2020 e settembre 2020 ed ammonta a circa 6.300 euro. Madre e figlio sono stati denunciati a piede libero alla Procura della Repubblica del Tribunale di Agrigento e dovranno anche restituire le somme indebitamente percepite. Sono state elevate anche sanzioni amministrative per oltre 8mila euro per la presenza di lavoro nero.

L’attuale situazione di emergenza sanitaria ha aggravato il tema della perdita di reddito dei singoli cittadini ed è aumentata l’incapacità di far fronte ai propri impegni economici e finanziari.

Con particolare riferimento al territorio agrigentino, i dati diffusi dall’Istat destano forte preoccupazione: sono molte ormai le persone e le piccole imprese che, in un contesto socio economico tra i più poveri d’Italia, già caratterizzato da un reddito pro capite più basso rispetto alla media delle altre regioni del sud Italia, si ritrovano progressivamente sempre più indebitati.

Nonostante il legislatore abbia introdotto da tempo la procedura della composizione della crisi da “sovraindebitamento” (procedura specifica per quei soggetti che hanno contratto debiti e che non possono ricorrere alle procedure previste dalla legge fallimentare), tuttavia, il ricorso a tale procedura è rimasto poco diffuso.

Il Tribunale di Agrigento, sotto il coordinamento del Dirigente Amministrativo, Rosanna Grisafi, ha aderito al progetto “La capacitazione istituzionale dei Distretti Giudicanti della Regione Siciliana” nell’ambito del quale è stato avviato il cantiere “sovraindebitamento” .

Nell’ambito del progetto, che si propone di far conoscere ai cittadini gli strumenti giuridici presenti nell’ordinamento che consentono di gestire e risolvere le situazioni di crisi debitorie, è stato predisposto – in collaborazione con la Regione Siciliana, Dipartimento Istruzione e Formazione Professionale e FormezPA – un vademecum rivolto ai cittadini e agli altri soggetti destinatari della normativa per la gestione di queste situazioni di crisi definite “sovraindebitamento”.

“Il vademecum – spiega il Presidente del Tribunale, Pietro Falcone – è stato pensato ed elaborato con l’intento di semplificare e rendere il più possibile accessibile la comprensione delle procedure normative e delle soluzioni offerte dal legislatore. In tal modo vogliamo anche favorire un più consapevole avvicinamento alle figure professionali di riferimento, superando anche possibili reticenze ad affrontare un nuovo modo di gestione della propria dimensione economica”.

Nella stesura del vademecum si è rivelata preziosa la collaborazione degli Organismi di Composizione della Crisi presenti nel territorio, per legge deputati ad accogliere il soggetto “sovraindebitato”, che hanno effettuato una prima analisi della situazione debitoria e suggerito la soluzione più consona alla sua condizione e alle sue risorse.

“L’auspicio – afferma il giudice Silvia Capitano, referente del progetto – è di poter offrire un valido strumento per sfruttare le potenzialità della legge e intervenire tempestivamente nelle situazioni di disagio e sofferenza, con la dedizione dei vari operatori chiamati ad occuparsi della materia”.

A breve si terrà un webinar che costituirà un momento di incontro tra i professionisti e i rappresentanti dei centri di interesse sul territorio rivolto alla cittadinanza. L’obiettivo è quello di aumentare la consapevolezza sulla rilevanza del progetto per il territorio interessato, evidenziando l’importanza del tema ed invitando alla lettura e diffusione del vademecum che sarà pubblicato sul sito internet del Tribunale di Agrigento.

Sono 536 i centri di salute mentale controllati negli ultimi giorni dai carabinieri dei Nas, in 122 dei quali (il 22%) sono state accertate irregolarità. Nel corso delle verifiche sono state comminate 141 sanzioni penali e amministrative per un totale di 62 mila euro. Tra le infrazioni più gravi la contestazione di reati maltrattamento e abbandono di incapaci riscontrati presso due strutture di Agrigento e Sassari i cui gestori sono stati denunciati all’Autorità giudiziaria per aver ospitato pazienti con patologie mentali in ambienti insalubri, senza assicurare la presenza di figure professionali e un adeguato livello di cura. Un ambulatorio di salute mentale in provincia di Avellino è stato invece sequestrato poiché funzionante in assenza di requisiti e di autorizzazioni.

In 8 episodi sono stati trovati farmaci scaduti, così come bombole di ossigeno, conservati all’interno delle astanterie delle strutture, in promiscuità con i medicinali ancora validi destinati alla somministrazione ai pazienti. Ben 240 sono le confezioni contenenti vari farmaci a base di ansiolitici e per il trattamento dell’umore scaduti. Ulteriori violazioni, in almeno 11 obiettivi controllati, sono riconducibili a inosservanze in materia di sicurezza sul lavoro, mancata valutazione dei rischi e inadempienze alle misure di  contenimento del Covid-19.

La maggior parte delle irregolarità hanno interessato inadeguatezze strutturali, assistenziali e organizzative dei servizi dedicati alle  persone con patologie psichiche, rilevando 77 strutture con spazi insufficienti e servizi igienici malfunzionanti indistinti per sesso,  carenze nei livelli di assistenza dovute alla mancanza di piani riabilitativi e di operatori adeguati alle necessità rieducative dei  pazienti, ambienti insalubri per umidità e muffe alle pareti, esfoliazione degli intonaci, mobilio fatiscente, mancanza di climatizzatori. Sono state inoltre accertate carenze nella corretta conservazione e preparazione degli alimenti nei centri dove è previsto un servizio semiresidenziale o di ricovero h24: in 9 cucine associate alle strutture sono state contestate violazioni di carattere igienico sanitario.

Adnkronos

La sezione penale del Tribunale di Agrigento presieduta da Wilma Mazzara ha assolto, “per non avere commesso il fatto”, Giuseppe Faraci, 38 anni, e Davide Michael Faraci, 28 anni, entrambi di Licata, imputati di tentato omicidio a fine di rapina allorchè, il 28 novembre del 2011, avrebbero aggredito a coltellate un licatese per rubargli lo scooter. I due avrebbero colpito il concittadino al mento, al labbro, alla spalla, all’avambraccio e in altre parti del corpo provocandogli gravi traumi. A conclusione della requisitoria, il pubblico ministero Paola Vetro ha chiesto la condanna a 16 anni e 4 mesi di reclusione per ciascuno degli imputati. Il Tribunale, nel pronunciare sentenza di assoluzione, ha trasmesso gli atti alla Procura per valutare se procedere per falsa testimonianza e reticenza a carico della presunta vittima. I due imputati assolti sono stati difesi dagli avvocati Calogero Meli e Antonio Bordonaro.

La Procura di Agrigento, tramite il pubblico ministero, Cecilia Baravelli, ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, anticamera della richiesta di rinvio a giudizio, a carico di Nicolò Licata, 20 anni, di Agrigento, indagato di lesioni personali colpose aggravate allorchè, l’11 dicembre del 2019, alla guida di un’automobile Mini One, senza patente e sotto presunto effetto di sostanze stupefacenti, lungo Viale Caduti di Marzabotto, avrebbe investito uno scooter con due ragazzi in sella, feriti gravemente e per parecchi giorni in prognosi riservata. I difensori, gli avvocati Salvatore Cusumano e Teresa Alba Raguccia, hanno facoltà di presentare contro-deduzioni a difesa entro 20 giorni, dopodiché la Procura formulerà la richiesta di rinvio a giudizio.

A San Giovanni Gemini, in contrada Puzzillo, le fiamme hanno bruciato 770 balle di fieno e paglia, e hanno danneggiato un muletto, una fresa per movimento terra e un rimorchio agricolo. Il danno ammonta a circa 6mila euro. Sul posto, per domare il rogo, è intervenuta la Guardia Forestale. Il proprietario, un impiegato di 45 anni di San Giovanni Gemini, ha sporto denuncia contro ignoti alla locale stazione dei Carabinieri. Indagini sono in corso alla ricerca della causa dell’incendio.

A Ribera, in via Parlapiano, all’interno di un’abitazione sono stati rinvenuti dai Carabinieri i cadaveri di una coppia di coniugi senza figli. I morti sono Girolamo Vaccaro, 74 anni, e la moglie Angelica Cocchiara, 75 anni. L’uomo avrebbe sparato alla testa della moglie e poi si è suicidato allo stesso modo. La pistola, legalmente detenuta, è stata trovata in cucina, accanto ai due corpi. I Carabinieri, insieme ai Vigili del fuoco, sono entrati nella casa perché da alcuni giorni di Girolamo Vaccaro e di Angelica Cocchiara non vi è stata più traccia. La Procura di Sciacca ha avviato un’inchiesta. Indagano i Carabinieri della Compagnia di Sciacca coordinati dal tenente colonnello Roberto Vergato, e dal capitano Fabio Proietti.

Gli obiettivi della campagna referendaria per l’eutanasia legale saranno presentati domani 15 luglio, alle 9, al Collegio dei Filippini in via Atenea ad Agrigento, nel corso di una conferenza stampa alla quale parteciperanno i componenti del Comitato organizzatore Bruna Hamel, Claudia Avenia e Roberta Contrino, il movimento politico Volt ed il consigliere comunale Roberta Zicari.

Nel corso dell’incontro, saranno spiegate le modalità organizzative della campagna ed il quesito referendario, che, nello specifico, si pone l’obiettivo di introdurre l’eutanasia tramite l’abrogazione parziale dell’art. 579 del Codice penale che punisce l’omicidio del consenziente.

Tecnicamente, il quesito lascia intatte le tutele per le persone vulnerabili, i minori di 18 anni, le persone che non sono in grado di intendere e volere e quelle il cui consenso è stato estorto.

Nel corso della conferenza stampa sarà anche illustrato il calendario delle iniziative per la raccolta di firme che verranno organizzate nei prossimi giorni ad Agrigento, compresa un’iniziativa nel corso della quale Marco Cappato illustrerà le ragioni della campagna referendaria.

Ad Agrigento, al pronto soccorso dell’ospedale “San Giovanni di Dio”, si è presentato un uomo di 57 anni di Favara, ferito da tre coltellate. Lui ha raccontato di avere avuto un litigio, per futili motivi, con un suo conoscente, in contrada Picchiari, a Favara. Il ferito, con 15 giorni di prognosi salvo complicazioni, è stato ascoltato dai poliziotti della Squadra Volanti di Agrigento. Colui che ha sferrato le tre coltellate è stato già identificato e la sua posizione è al vaglio dell’Autorità giudiziaria.

Rinnovati i quadri dirigenziali della CNA di Canicattì in vista dell’assemblea elettiva quadriennale provinciale che sarà celebrata il 3 settembre ad Agrigento. Dopo avere svolto per due mandati pieni e consecutivi il ruolo di presidente, Giuseppe Scibetta, nel rispetto dello statuto,  passa il testimone. Il successore,  eletto all’unanimità, è Gero Nobile, 53 anni, titolare  di un’azienda che si occupa di arredo tessuti per tendaggi. Fanno parte del nuovo organigramma Giuseppe Scibetta, Salvatore Taibi  Gioacchino Ferlisi, Vincenzo Giglia, Antonio Carlino, Angelo Migliorini, Lorenzo Li Calzi, Salvatore Palilla, Salvatore Gambino, Diego Petralito, Ugo Sabatini e Salvatore Di Mauro. Nel corso dei lavori  sono intervenuti il presidente provinciale, Francesco Di Natale e il segretario Claudio Spoto, i quali hanno avuto parole di ringraziamento per il presidente uscente, augurando poi buon lavoro a Gero Nobile  e alla nuova governance locale per l’impegno assunto nell’interesse degli artigiani e imprenditori canicattinesi. Di Natale, Spoto e Scibetta hanno infine espresso apprezzamento per l’attività di collaborazione assicurata da Lillo Lanza, al servizio delle imprese.