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La Polizia ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Siracusa a carico di un uomo presunto responsabile di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate. Sotto lo stesso tetto sarebbero state costrette a coabitare con l’uomo la moglie, l’ amante e quattro figlie, due nate all’interno del matrimonio e due dalla relazione extraconiugale. In casa, da oltre sette anni, l’indagato avrebbe provocato terrore tramite violenza fisica e psicologica contro le sei donne, costrette a vivere in una condizione di “semi-segregazione”, non potendo uscire da casa se non con il consenso dell’uomo. Inoltre, moglie e amante sarebbero state costrette a intrattenere rapporti sessuali contro la loro volontà. Le donne sono state collocate, con le figlie, in una località protetta.

In occasione di una seduta della Commissione Salute all’Assemblea Regionale è stata adottata una risoluzione finalizzata a verificare con immediatezza l’operato dei direttori generali e dei commissari delle aziende sanitarie ed ospedaliere, entro e non oltre il prossimo 30 giugno. Nella stessa risoluzione, la Commissione, che recentemente ha disposto la decadenza dei direttori generali delle aziende sanitarie di Trapani e Messina, sollecita il governo a nominare i nuovi direttori generali della Sanità. Pertanto l’assessore alla Salute ad interim, Nello Musumeci, dovrà valutare ogni ulteriore provvedimento per la conferma o la decadenza delle direzioni generali delle aziende sanitarie entro il prossimo mese di giugno. La nota controversia legata alla rimozione del direttore amministrativo dell’Azienda sanitaria provinciale di Siracusa, Salvatore Iacolino (nella foto), ha dunque sortito l’effetto di anticipare il rinnovo dei vertici nella Sanità siciliana.

All’Assemblea regionale il capogruppo Giovanni Di Caro e i 14 deputati del Movimento 5 Stelle hanno depositato una mozione che impegna il governo affinchè l’ospedale “Fratelli Parlapiano” di Ribera sia riconosciuto come “ospedale di zona disagiata”. Lo stesso Di Caro spiega: “La nostra mozione asseconda le istanze provenienti dai paesi dei monti Sicani, tra Alessandria della Rocca, Bivona, Cianciana, San Biagio Platani, Santo Stefano di Quisquina, Burgio, Calamonaci, Cattolica Eraclea, Lucca Sicula, Montallegro e Villafranca Sicula, per i quali l’ospedale di Ribera rappresenta l’unico punto di riferimento ospedaliero. Il riconoscimento di ‘ospedale di zona disagiata’ favorisce il potenziamento dei reparti e delle attrezzature sanitarie, e l’assunzione di personale ad incremento della pianta organica”.

Continuano gli incendi a Siculiana, dove le fiamme nelle ultime ore hanno divorato 14 ettari di macchia mediterranea in contrada Monteschirosa. In rogo appiccato in più punti  e che potrebbe essere di origine dolosa, è stato domato dall’azione sinergica tra Corpo Forestale, vigili del Fuoco e con l’ausilio di due Canadair.  Sul posto sono intervenuti anche carabinieri della stazione di Siculiana, che hanno avviato le indagini

 

 

La polizia di Trapani sta eseguendo un’operazione contro alcune bande specializzate nell’assalto alle postazioni Atm di banche e uffici postali con l’uso di escavatori attive nelle province di Trapani e Catania.
Oltre un centinaio di poliziotti della squadre mobili delle due città, coordinati Servizio centrale operativo, e del Commissariato di Marsala, stanno dando esecuzione a un provvedimenti cautelare nei confronti di 18 indagati.

I reati ipotizzati dalla Procura di Marsala sono, a vario titolo, associazione a delinquere, furto, danneggiamento aggravato e simulazione di reato. In corso anche numerose perquisizioni con l’ausilio di unità cinofile dei reparti Prevenzione crimine e di un elicottero del reparto Volo di Palermo.

Il Tribunale di Catania, nell’ambito dell’inchiesta intitolata “Apate” contro un fiorente business di scommesse clandestine, ha emesso 14 misure cautelari, su 65 indagati complessivamente, e ha disposto il sequestro di 38 agenzie di scommesse e di beni per 30 milioni di euro. I provvedimenti sono stati eseguiti dalla Direzione investigativa antimafia. Molti tra gli indagati sarebbero affiliati o contigui ai clan mafiosi catanesi dei Santapaola, dei Cappello e dei Bonaccorsi-Carateddi. In carcere è stato ristretto Antonio Padovani, ritenuto il promotore e organizzatore delle scommesse d’azzardo in Sicilia. Altri 12 indagati sono detenuti ai domiciliari. E ad un altro è stato imposto l’obbligo di dimora. Le agenzie sono state sequestrate, oltre che a Catania, anche tra le province di Agrigento, Messina, Siracusa ed Enna, con i relativi patrimoni aziendali, tra beni mobili e immobili, conti correnti e rapporti finanziari per un valore di oltre 30 milioni di euro. Le ipotesi di reato contestate a vario titolo sono associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse, truffa aggravata a danno dello Stato, e intestazione fittizia di beni.

Il prossimo 3 giugno, lunedì, inizia la campagna antincendio in Sicilia, e nel frattempo è stata già avviata la “campagna di incendio” ad opera di ignoti piromani. A Siculiana, infatti, si ritiene certa l’origine dolosa delle fiamme, che sarebbero state appiccate in più punti, e che hanno bruciato 14 ettari di macchia mediterranea in contrada Monteschirosa. Sul posto, oltre a Forestale e Carabinieri, hanno lavorato anche due canadair.

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Luisa Turco, ha convalidato l’arresto ad opera dei Carabinieri di Gaetano Ragaccio, 57 anni, di Castrofilippo, indagato di tentato omicidio per essersi scagliato contro due parenti a colpi di carabina ad aria compressa e di averne ferito uno gravemente ad un braccio con un coltello. La giudice Turco ha però derubricato il reato di tentato omicidio in lesioni personali, ed ha imposto a Ragaccio la misura cautelare del divieto di dimora nei Comuni della provincia di Agrigento. Ragaccio è difeso dall’avvocato Calogero Sferrazza.

Nel 2012, il Sig. P.G, piccolo imprenditore agricolo, aveva richiesto ed ottenuto un contributo quale premio di primo insediamento a valere sulle misure del PSR Sicilia 2007/2013.

Sennonché, a seguito di un’istanza formulata dall’Ispettorato Provinciale Agricoltura, veniva resa nei suoi confronti una informativa interdittiva antimafia per asserita permeabilità mafiosa dell’attività agricola dallo stesso condotta, con conseguente immediata revoca del provvedimento di concessione del premio di primo insediamento già concesso.

Avverso il predetto provvedimento interdittivo, l’imprenditore proponeva un primo ricorso giurisdizionale innanzi al Tar Sicilia Palermo, attualmente pendente.

Nelle more dell’instaurato giudizio, inoltre, il Sig. P.G, anche in ragione del lungo lasso di tempo (6 anni) intercorso dall’adozione del primo provvedimento, e mosso evidentemente dall’intento di affrancarsi dal pesante “marchio” di contiguità mafiosa inopinatamente impressogli, aveva inoltrato, ai sensi e per gli effetti dell’art. 95, comma 5 del d.lgs 150/2011, un’istanza di aggiornamento dell’ informativa.

Tuttavia, in riscontro alla suddetta richiesta di aggiornamento, veniva riconfermato, con le medesime argomentazioni, il giudizio di contiguità mafiosa già reso nei confronti del sig. P.G nell’anno 2013, senza accertare, oltre al resto, l’esistenza e l’attualità delle circostanze fattuali allora accertate.

Il sig. P.G. si è visto, pertanto, costretto a proporre un nuovo ricorso innanzi al Tar Sicilia Palermo, con il patrocinio degli Avv.ti Girolamo Rubino e Lucia Alfieri, al fine di ottenere l’annullamento, previa sospensione dell’esecuzione, di tale ulteriore provvedimento interdittivo.

Con le difese spiegate in giudizio, gli avv.ti Rubino e Alfieri hanno dedotto la grave carenza di istruttoria e di motivazione inficiante il provvedimento interdittivo, essendo stato acriticamente confermato, con analoghe argomentazioni, il precedente giudizio di contiguità mafiosa, con grave ed irreparabile pregiudizio per la vita sociale ed economica di una ditta individuale estranea, invece, agli interessi della criminalità organizzata.

I difensori Rubino e Alfieri hanno, inoltre, dimostrato e documentato l’infondatezza di tutte le presunte cointeressenze e/o compartecipazioni attribuite al proprio assistito in società asseritamente attinte da informative interdittive, comprovando in tal modo la superficialità e l’inadeguatezza dell’istruttoria.

La prima sezione del Tar Sicilia Palermo, Presidente dott. Calogero Ferlisi, Relatore dott. Sebastiano Zafarana, ritenuta sussistente la dedotta carenza d’istruttoria e di motivazione, dopo aver accolto la domanda cautelare formulata dal ricorrente, ha accolto nel merito il ricorso proposto dall’imprenditore agricolo, con conseguente annullamento del provvedimento interdittivo impugnato.

Condividendo le censure sollevate dagli Avv.ti Rubino e Alfieri e rilevata, altresì, l’assenza di qualsivoglia riferimento specifico alla persona del ricorrente incensurato, alla sua condotta di vita e ad eventuali frequentazioni controindicate, i Giudici amministrativi hanno così rilevato, in definitiva, l’assenza di “elementi sintomatici, concordanti e univoci, adeguati a sorreggere, sotto il profilo istruttorio e motivazionale, il giudizio prognostico circa la possibile condizionalità dell’impresa da parte dell’associazione mafiosa”.

Per effetto di tale pronuncia, il Sig. P.G potrà, pertanto, richiedere la restituzione del contributo revocato dall’Assessorato regionale agricoltura a seguito dell’illegittimo provvedimento annullato.