Entra nel vivo in commissione Salute all’Ars l’esame del ddl n. 96 per “Interventi a sostegno dei soggetti con disturbi specifici di apprendimento” a firma di Margherita La Rocca Ruvolo. Oggi si sono svolte le audizioni dell’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza, della coordinatrice regionale dell’Associazione italiana dislessia Grazia Restuccia, del funzionario dell’Ufficio scolastico regionale Maurizio Gentile, della dirigente del Dipartimento istruzione e formazione professionale Giuseppa Picone. E’ stata fissata per la prossima settimana la scadenza dei termini per la presentazione degli emendamenti.
“L’obiettivo del ddl – ha spiegato la presidente della commissione Salute dell’Ars Margherita La Rocca Ruvolo – è quello di garantire ai dislessici, non assimilabili ai diversamente abili di cui alla legge n. 104/92, pari opportunità di apprendimento e di successo formativo, rendendo effettivo il loro diritto allo studio e non pregiudicando il loro futuro inserimento sociale e professionale. Il disegno di legge vuole colmare questa vacatio, fornendo uno strumento che detti precisi interventi sia sul piano sociale che scolastico, fornisca risorse chiare e specifiche per la scuola e le famiglie creando un apposito capitolo di bilancio: tutti segnali forti per dare così un sostegno reale a chi, giornalmente, si adopera per contrastare la dislessia”.
“Il ddl – ha aggiunto la parlamentare – pone una particolare attenzione al ruolo svolto dalla Regione nell’individuazione e nella diagnosi degli alunni sospetti o a rischio di disturbi specifici dell’apprendimento, e a tal fine prevede interventi già assicurati dal Servizio sanitario nazionale da neuropsichiatri infantili o psicologi o pedagogisti con formazione specifica in valutazione neuropsicologica dei disturbi, dipendenti delle Aziende sanitarie regionali, nonché dagli specialisti sanitari neuropsichiatri infantili o psicologi pedagogisti privati con formazione specifica in valutazione neuropsicologica dei DSA, in conformità alla legge n. 170/10 in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico. È previsto che la Regione adotti ogni misura necessaria per adeguare i propri servizi sanitari alle problematiche relative alle difficoltà specifiche di apprendimento, fornendo le strutture di neuropsichiatria infantile di appropriati strumenti riabilitativi e di personale qualificato e, in particolare, di neuropsichiatri infantili, psicologi con formazione specifica in valutazione neuropsicologica delle difficoltà di apprendimento, logopedisti, educatori professionali”.
“Altro compito della Regione – ha proseguito Margherita La Rocca Ruvolo – sarà quello di predisporre una campagna di screening e monitoraggio su tutto il territorio regionale. L’individuazione delle strutture sanitarie pubbliche e private specializzate accreditate, preposte ad effettuare la diagnosi dei disturbi specifici dell’apprendimento e le ulteriori iniziative volte ad assicurare l’identificazione precoce dei soggetti che ne sono affetti, dovrà avvenire applicando il piano socio sanitario regionale. Ma soprattutto il ddl pone l’attenzione alla formazione del personale sanitario e scolastico, è prevista infatti l’istituzione di un comitato tecnico-scientifico sui disturbi specifici dell’apprendimento con scopo formativo del personale scolastico dirigente e docente, degli operatori della formazione e degli operatori sociosanitari, e funzione di promozione di screening, oltre che di documentazione, coordinamento e raccordo degli interventi”.
Canicattì fa pena. Davvero. Il momento è abbastanza critico. Difficile. Le speranze elettorali del 2016, che avevano alimentato un cambiamento, dopo la lunga stagione di Corbo, una dopo l’altra sono venute meno, nonostante il successo elettorale del PD e Uniti per Canicattì, di cui, il sottoscritto è stato l’ispiratore, e non mi pento. Un nutrito gruppo di persone provenienti dal volontariato, ricco di principi umani e cristiani, aveva messo su un ottimo programma economico, sociale, culturale, ambientale per rilanciare la città e con essa l’hinterland. Ma fu soltanto un breve sogno di una calda estate d’Agosto. Forse l’inesperienza, forse l’incapacità, forse l’ingenuità…. fummo divorati da colui che guarda soltanto a racimolare pacchetti elettorali, e basta. Ma chi rema contro Canicattì? Lo stesso di chi ha remato contro Agrigento: il deputato Di Mauro, graziato da una legge elettorale e bocciato dagli elettori.
Lo sfascio in un momento critico di bisogno di rilancio.
La causa dello sfascio: Di Mauro.
Graziato da una legge porcata e bocciato dall’elettorato.
Di Ventura – Firetto, diversi ed uguali: buttare fuori di Mauro e resistere ai suoi attacchi e giochi di potere pur di racimolare voti.
Di Mauro non ha compreso, tuttavia, che questo nutrito gruppo di persone asciutte dalle perverse dinamiche della politica è anche abbastanza guerriero, perche siamo liberi e forti, uomini di cultura, legati al volontariato, alla ricerca scientifica e letteraria, e non temiamo nessuno e sappiamo distinguere e valutare, secondo i nostri principi etici. Chiedete a Totò Castellano, uomo di cultura e impegnato nel volontariato, cosa pensa di Di Mauro?
Per Firetto, la fuoriuscita di Di Mauro è stata una liberazione, e con Firetto la colse anche la città di Agrigento. Di Ventura e Firetto, diversi nei propri percorsi politici, tuttavia uniti per aver saputo resistere a chi vuole lo sfascio.
Certo, le difficoltà che i due Sindaci devono superare nell’attività amministrativa non sono poche; a volte ci riescono, a volte no. Non sempre il loro operato è condivisibile. Fare il Sindaco oggi è più difficile che camminare sul pianeta Marte. Tuttavia, hanno avuto il coraggio di scelte chiare con l’auspicio che possano essere seguiti da altri Sindaci in cui personaggi politicanti remano conto i sogni ad occhi aperti, almeno questo ci è rimasto in questa sfortunata provincia.
Operazione dei Carabinieri e della Direzione investigativa antimafia: 12 arresti tra presunti fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro. In carcere anche Vito Nicastri, il “signore del vento”.
Il 3 aprile del 2013 fu il giorno di una maxi confisca di beni in Sicilia, all’epoca record storico in Italia, 1 miliardo e 300 milioni di euro a carico di Vito Nicastri, 61 anni, di Alcamo, in provincia di Trapani, mestiere elettricista, poi imprenditore, poi “re dell’eolico”, e poi “signore del vento”, come lo ha definito il Financial Times. E pochi giorni dopo, il 29 aprile del 2013, il presidente della Regione dell’epoca, Rosario Crocetta, annunciò l’affitto di un catamarano di 120 metri quadrati confiscato a Vito Nicastri, affinchè veleggiasse nel mare di Sicilia simboleggiando così il riscatto della legalità. Vito Nicastri, già arrestato il 13 luglio del 2012, oggi 13 marzo 2018 è stato arrestato una seconda volta, per concorso esterno alla mafia, in presunta contiguità mafiosa e in affari con Matteo Messina Denaro. Oltre Nicastri, i carabinieri del Comando provinciale di Trapani e gli agenti della Direzione investigativa antimafia hanno arrestato altri 11 indagati presunti nuovi colonnelli nel territorio del superlatitante Messina Denaro. E tra gli 11 spiccano i presunti capi delle famiglie di Vita, Salvatore Crimi, e di Salemi, Michele Guacciardi. Sarebbe stata smantellata un’altra rete di fiancheggiatori, come già accaduto in occasione delle operazioni “Golem” ed “Eden”, organizzata secondo metodi tradizionali, tra postini e pizzini di carta, e impegnata ovunque in Sicilia, e forse anche oltre. L’inchiesta è coordinata dal procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Gianluca De Leo e Carlo Marzella. I reati contestati sono, a vario titolo, associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, favoreggiamento e intestazione fittizia di beni, il tutto aggravato dal metodo mafioso. Sono stati sequestrati anche tre complessi aziendali, nell’ambito delle attività legate agli arrestati, a lavoro non solo nel fotovoltaico e nell’eolico, come Nicastri, ma anche nella produzione di legnami e nella ristorazione. Infatti, gli imprenditori in manette, servendosi anche di professionisti nel settore di consulenze agricole e immobiliari, e di società fittiziamente intestate a terzi, avrebbero investito in colture innovative per la produzione di legname e in attività di ristorazione. E parte del denaro ricavato dagli investimenti dei clan di Vita e Salemi, sarebbe stata destinata a foraggiare la latitanza di Matteo Messina Denaro.
L’elezione della nuova RSU rappresenta per i lavoratori l’opportunità di attuare un reale ricambio generazionale e mettere alla porta qualche esponente sindacale che, troppo impegnato in una conduzione personalistica del Sindacato e mirante quasi esclusivamente alla sottoscrizione di più tessere possibili (a tal proposito, clamorosa è la guerra dei manifesti sulle stabilizzazioni), da dimenticare di occuparsi delle esigenze e delle aspettative dei lavoratori. Vi è, dunque, con le elezioni di questo importante organismo, la possibilità di scegliere nuove e più credibili figure, per questo invito tutti i miei colleghi ad andare a votare. Io mi candido da lavoratore (e non da sindacalista) libero da vincoli di tessera con Organizzazioni Sindacali ed in nome di tutti quei lavoratori che si sentono delusi e non rappresentati dalla fallimentare vecchia classe dirigente sindacale, con dei punti programmatici ben definiti da portare in RSU, come il passaggio degli ex contrattisti a tempo pieno, le progressioni verticali ed i concorsi interni riservati al personale di ruolo, la rimodulazione e la modifica del regolamento delle posizioni organizzative, l’aumento del valore dei buoni pasto.
Il giudice monocratico del Tribunale di Agrigento, Maria Alessandra Tedde, ha inflitto cinque condanne a altrettante persone coinvolte in una vicenda riguardante un incidente sul lavoro cin ui rimasero gravemente feriti tre operai.
Nello specifico un anno e quattro mesi sono stati inflitti a Domenico Conigliaro, 41 anni, di Porto Empedocle, titolare della ditta esecutrice dei lavori, Rosario Zarbo, 56 anni, di Palma di Montechiaro, amministratore della ditta committente dei lavori, Calogero Scrofani, 47 anni, di Palma di Montechiaro, che si occupava del coordinamento e dell’esecuzione, Pietro Zarbo, 45 anni, di Palma di Montechiaro, direttore tecnico ditta committente. Sei mesi, invece, la condanna per Salvatore Provenzani, 40 anni, di Palma di Montechiaro, capo cantiere della società esecutrice dei lavori. Provenzani è stato a sua volta vittima dell’incidente. I fatti risalgono al 2011 a Palma di Montechairo, quando tre operai rimasero folgorati durante l’esecuzione di alcuni lavori e uno di loro ebbe l’amputazione di due dita di un piede.
La Procura aveva chiesto condanne più pesanti.
Ad Agrigento, una vigilessa del corpo della Polizia Municipale è stata travolta da una utilitaria, guidata da una donna, originaria della Città dei Templi, in un incidente stradale che si è verificato in piazzale Rosselli
La vigilessa per le ferite e i traumi riportati è stata trasportata in ambulanza al pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio.Secondo quanto ricostruito la sbadata automobilista avrebbe investito la malcapitata in una manovra di retromarcia.
Operazione antidroga dei Carabinieri di Agrigento che nel fine settimana hanno tratto in arresto tre persone. Nello specifico in manette sono finiti, Simone Modica, 42 anni, proprietario di una nota trattoria, Alessandro Pinzarrone, 32, gestore di un bar del centro di Agrigento, e Calogero Bellaccomo, 32 anni, operaio.
Già svoltosi l’interogatorio di garanzia che ha visto la convalida dell’arresto dei tre agrigentini. Al solo Pinzarrone è stata disposto l’obbligo di dimora nella città dei Templi, mentre sia Bellaccomo che Modica, sono stati rimessi in libertà a disposizione dell’autorità giudiziaria.Il blitz dei carabinieri è avvenuto a casa di Modica dove i Militari dell’Arma hanno effettuato un controllo e dove gli stesi hanno trovato gli altri due indagati. Al termine dell’operazione sono stati rinvenuti 10 grammi di cocaina, 120 di hashish e 50 di marijuana.
Giovedì 15 marzo 2018 alle ore 17,00, presso la sede dell’Associazione Amici della Soprintendenza del Mare, all’Arsenale della Marina Regia a Palermo, si terrà una conferenza a cura di Jean Pierre Misson. Nel corso dell’incontro verranno presentati 14 relitti della II guerra mondiale scoperti a Tabarka in Tunisia e a Marsa El Hilal in Libia. Oltre alle immagini strumentali realizzate in questi ultimi anni, saranno proiettati documenti storici relativi all’identificazione dei relitti del Regio Sommergibile Foca, del sommergibile Urge della Royal Navy, della petroliera Picci Fassio, del sommergibile della Regia Marina italiana Argonauta, del cacciatorpediniere britannico Hms Quentin e di altri sommergibili italiani e britannici affondati lungo le coste del nordafrica. L’evento, organizzato dalla Soprintendenza del Mare in collaborazione con l’Associazione Amici della Soprintendenza del Mare, grazie alle ricerche effettuate da Jean Pierre Misson nei fondali libici e tunisini, cercherà di aggiungere un tassello alla storia e alla memoria di tanti uomini che hanno perso la vita durante la II guerra mondiale.
Ingegnere nel settore delle telecomunicazioni, Jean Pierre Misson ha lavorato in Libia negli anni sessanta del secolo scorso occupandosi di ponti radio governativi. In quel Paese è tornato nel 2012 su invito del Libyan Department of Antiquities per contribuire all’addestramento di personale locale nella ricerca archeologica subacquea con tecniche innovative. Attraverso un lungo e paziente lavoro, sorretto da una profonda passione per la ricerca subacquea, Misson ha potuto finora identificare i relitti dei sommergibili Urge, Argonauta e Foca e della nave cisterna Picci Fassio. Dopo Marsa el Hilal, la sua base operativa per nuove esplorazioni al largo della costa nordafricana è diventata Tabarka, in Tunisia.
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