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E’ morto, all’età di 92 anni, il magistrato Alfonso Giordano, noto per avere presieduto il primo maxiprocesso a Cosa nostra tra il 1986 e l’87, con 475 imputati, scaturito dalle inchieste del pool antimafia, di cui furono parte Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Il verdetto, emesso dopo una camera di consiglio durata 35 giorni, sancì condanne a 19 ergastoli, 2.665 anni di reclusione e 11 miliardi di lire di pene pecuniarie inflitte ai vertici di Cosa nostra. La sentenza, al termine dei tre gradi di giudizio, fu in massima parte confermata dalla Cassazione nel 1992. Il capo dello Stato ha insignito Alfonso Giordano, subito dopo il pensionamento, della onorificenza di Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica Italiana. Nel 1993 Alfonso Giordano accettò di presentarsi candidato come sindaco di Palermo per l’Unione di centro, risultando terzo dopo Leoluca Orlando ed Elda Pucci.

A Lentini, in provincia di Siracusa, pochi giorni addietro è stato trovato in un appartamento in via Gorizia il cadavere di una donna di 56 anni, Lucia Marino. Ebbene, adesso, in un garage in via Murganzio, è stato rinvenuto il cadavere, in avanzato stato di decomposizione, della madre di Lucia, un’anziana di 80 anni, Francesca Oliva. La Procura di Siracusa sospetta che i due decessi siano collegati. Indagano i Carabinieri. In corso accertamenti, anche tramite l’autopsia, per risalire alla causa delle morti.

Continuano gli sbarchi a Lampedusa e dopo i dodici approdi di ieri, l’ultimo autonomo alle 23 circa quando 32 subsahariani, tra cui 8 donne e 6 minori, sono stati bloccati dai carabinieri in località Guitgia. La motovedetta della Guardia di finanza ha condotto al molo Favaloro 16 tunisini rintracciati poco prima nell’area portuale.

Tutti, dopo un primo triage sanitario, sono stati condotti all’hotspot di contrada Imbriacola. Nella struttura, a fronte di una capienza di 250 posti, si trovano al momento 945 ospiti. Ieri con 12 sbarchi erano approdati sull’isola 426 migranti. Ottanta sono stati imbarcati ieri sera sul traghetto di linea diretto a Porto Empedocle per poi essere trasferiti sulla nave quarantena Aurelia.

Centodieci minori non accompagnati, invece, lasceranno Lampedusa stamani sempre a bordo della nave di linea. Sulla più grande delle Pelagie, intanto, è arrivata la nave quarantena Adriatico. È ormeggiata a cala Pisana e la Prefettura di Agrigento è già al lavoro per organizzare l’imbarco di altri migranti e alleggerire la pressione sull’hotspot

Sconvolge il racconto della bambina di nove anni che durante l’incidente probatorio davanti al giudice Mìcaela Raimondo, conferma le accuse nei confronti di un 70enne di Montallegro accusato di violenza sessuale nei confronti della minore: “ Mi ha regalato cinque euro, alcuni bracciali e delle caramelle e poi mi ha toccata”.

In aula è comparsa anche la sorella della bimba che ha fornito la stessa versione.
Entrambe sono rappresentate dagli avvocati Fabio Inglima Modica e Floriana Salamone. L’indagato è invece difeso dall’avvocato Giuseppe Lo Gioco. L’accusa è sostenuta in aula dal pm Emiliana Busto che ha coordinato le indagini.

L’uomo è stato arrestato nel maggio scorso dai carabinieri della Compagnia di Agrigento e per questo finito ai domiciliari. Il provvedimento scaturisce dalle dichiarazioni della bambina che avrebbe raccontato almeno due episodi in cui l’uomo l’avrebbe avvicinata e palpeggiata. La madre della ragazzina, insospettitasi di un repentino cambio di atteggiamento, ha poi denunciato tutto. Sono così partite le indagini che, secondo quanto ricostruito, avrebbero visto il pensionato di Montallegro avvicinare la bambina con banali scuse per ottenerne la fiducia.

Ad Agrigento il pubblico ministero, Paola Vetro, ha chiesto 12 rinvii a giudizio per violazione della normativa in materia ambientale e, in un singolo caso, di ricettazione. Gli imputati, come testimoniato dalle telecamere nascoste installate dai Carabinieri, avrebbero gettato a Porto Empedocle, nell’area comunale di contrada San Calogero Napolitano, resti di materiali per l’edilizia, elettrodomestici, scarti delle pescherie e quintali di cavi di rame. Alcuni hanno anche appiccato il fuoco ai rifiuti, aggravando il danno ambientale. Le richieste di rinvio a giudizio interessano Daniele Trameli, 35 anni, di Porto Empedocle; Andrea Salvatore Varsalona, 44 anni, di Agrigento; Giovanni Minio, 50 anni, di Porto Empedocle; Vincenza Virone, 63 anni, di Agrigento; Calogero Zambito, 54 anni, di Porto Empedocle; Francesco Adriani, 32 anni, di Porto Empedocle; Benedetto Catania, 50 anni, di Porto Empedocle; Giosuè Castelli, 52 anni, di Porto Empedocle; Venerina Cappello, 52 anni, di Agrigento; Francesco Brancato, 53 anni, di Agrigento; Francesco Sacco, 32 anni, di Porto Empedocle, e Calogero Picarella, 35 anni, di Porto Empedocle. Daniele Trameli è imputato anche di ricettazione per il possesso di circa 100 chili di cavi di rame che sarebbe stato sorpreso a gettare e incendiare nell’area comunale. La prima udienza, innanzi al giudice per le udienze preliminari, Stefano Zammuto, è in calendario il prossimo 14 settembre.

Il Giudice monocratico del Tribunale di Agrigento, Manfredi Coffari, ha assolto, per tenuità del reato contestato, Giuseppe Cumella, 32 anni, di Porto Empedocle, proprietario della struttura balneare Kaeso, a Realmonte, imputato di violazione di sigilli. L’imprenditore, difeso dall’avvocato Luigi Troja, custode della struttura posta sotto sequestro nell’ambito di un procedimento per presunti abusi edilizi, avrebbe materialmente rimosso il sigillo del sequestro. Cumella si è difeso sostenendo che fosse stato il vento a divellere il sigillo.

Il Comune di Piazza Armerina diventa “zona rossa”. Lo ha disposto il presidente della Regione Nello Musumeci, con una propria ordinanza, sentito il sindaco e su richiesta dell’Azienda sanitaria provinciale di Enna. Il provvedimento, in vigore dal 14 al 21 luglio, si è reso necessario per un aumento considerevole del numero di positivi al Covid.
Saranno consentite, trovandosi al di fuori del centro abitato, le visite guidate (previa prenotazione) alla Villa Roma del Casale.

Una donna di 40 anni, C.V. è stata arrestata dai poliziotti del Commissariato di Sciacca per l’ipotesi di reato di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. La donna è stata trovata in possesso di 90,68 grammi di hashish; 20,3 grammi di marijuana; 21,13 grammi di eroina; 9,08 grammi di olio di marijuana in boccetta, di due bilancini di precisione e di 1.055 euro, soldi ritenuti probabile provento dell’illecita attività di cessione della droga.

Inoltre, sono scattate due denunce, in stato di libertà, alla Procura della Repubblica di Sciacca per una quarantunenne di Montevago che è stata trovata in possesso, durante la perquisizione, di 10,60 grammi di mannitolo; 0,30 grammi di crack; 0,34 grammi di hashish e 1,78 grammi di cocaina. Un saccense di 28 anni che è stato trovato in possesso – sempre durante i controlli effettuati dai poliziotti del commissariato di Sciacca – di 4,25 grammi di cocaina suddivisa in dieci dosi.

Il maxi controllo per prevenire e reprimere lo spaccio di sostanze stupefacenti, e dunque anche il consumo di droghe, è stato realizzato dai poliziotti del commissariato di Sciacca alle prime luci di sabato.