di Mario Gaziano.
Era il lontano 1963.
Il 28 giugno.
Due giorni prima la prova più difficile, terrificante, ottenebrante: l’esame di maturità, la prova della vita.
Offuscato dai pensieri di Platone e le rivoluzionarie teorie dell’Illuminismo…vagavo tra i frondosi alberi beniaminus del “viale della vittoria”, immaginando mostri e nemici ( commisari d’esami tutti rigorosamente esterni) pronti alla disintegrazione di noi “vittime predestinate”.
Provocante, inquadro un manifesto doppio elefante con un affascinante personaggio con tanto di pistola Walther PPk , le gambe elegantemente incrociate, smoking raffinato, e –alle sue spalle- una bellissima donna in bikini bianco, con pugnale al fianco .
“007 Licenza di uccidere”.
L’unico ad avere accennato , in qualche occasione, a questo improbabile personaggio – James Bond, appunto di Jan Fleming- era stato il mio amico appassionato di gialli Mondadori e spay story, Pino Francavilla.
Il film era uscito nel 1962, arrivando all’arena Bonsignore del Viale (via Lauricella) l’anno successivo.
Un successo caldo, esploso poi con i successivi “Dalla Russia con amore” e “Operazione Goldifinger”.
Mi appassionò di colpo.
E come me furono fulminati i miei coetanei, quelli più avanti in età, e ancor più quelli più giovani: una fascia tra i 15 e i 24 anni.
Tutti ci atteggiammo a sfrontati Bond, comunicando a ragazze incuriosite prima cognome e di seguito nome e cogmome.”Bond, James Bond”, appunto.
E ne imparammo le movenze.
Si camminava a passo largo e lungo alla 007, si usavano giacche attillate. I capelli sempre in ordine, camicie attillate, lo sguardo penetrante e fascinante,
Con naturalmente esiti pauperistici.
E tradimmo subito i miti dell’epoca:
James Dean di “Gioventù bruciata” (Nicholas Ray-1955).
Marlon Brando di “Fronte del porto” (Elia Kazan—1954).
Montgomery Clift di “Un posto al sole” ( George Stevens – 1951).
Personaggi-miti: tenebrosi, infelici, contraddittori.
Bond ,no.
Janes Bond, altra pasta.
Affasciante,brillante, ricco di humor, conquistatore di donne.
Un nuovo modello. Un nuovo mito.
Bellissime donne, auto da sballo, sterline e dollari a disposizione, successo: sempre e comunque.
Cosa volere di più?
E tutti -ciascuno a suo modo (direbbe il nostro Pirandello)- un “Bond-replicante”.
Sociologicamente un fenomeno: 65 anni circa di vita permanente.
A sconfiggere la malagente più cinica (politica, finanziaria, telematica): Organizzazioni e individui potentissimi.
Ma con Bond “sempre perdenti”.
Fascino, ironia, intuito, successo, successo, successo.
Cosa resta a noi agrigentini ormai di avanzata età di quella fantasmagorica saga?
Una profonda dolcezza: la dolcezza di essere stati anche noi –per un attimo di fantasia e di irrealtà- protagonisti di grandi sogni mai realizzati, ma comunque vissuti con entusiasmo, con trasporto, con un processo strabiliante di identificazione. James Bond. Sean Connery.
Bellissimo!!!
E così gli esami di maturtità furono più leggeri.
E segnarono il nostro primo reale successo.
Addio Sean.