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È dovuta intervenire la polizia per calmare la furia dell’uomo che era seduto in un ristorante a Villaggio Mosè ad Agrigento, insieme a sua moglie.
I due poi hanno iniziato a litigare, la situazione e degenerata e l’uomo sotto gli occhi di camerieri e clienti ha scaraventato addosso alla moglie piatti, bicchieri e cibo.
In quel momento il personale ha chiamato le forze dell’ordine che sono giunte tempestivamente

16 arresti effettuati dai carabinieri di Caltanissetta, nel corso di una operazione coordinata dalla Dda locale, mirata a smantellare un’organizzazione criminale nigeriana, che gestiva un traffico di stupefacenti.
il clan denominato “Ika Rima”, con base nel centro storico del capoluogo, sarebbe un’articolazione della storica organizzazione criminale nigeriana cultista denominata “Eiye”, presente in Italia ed in Europa, dedita principalmente al traffico degli stupefacenti ed al controllo della prostituzione

Si è svolto presso il Palazzo della Provincia l’incontro con il Commissario Straordinario dell’Ente, Generale Vincenzo Raffo e il Panathlon Club di Agrigento rappresentato per l’occasione, dal Presidente Gerlando Amato e dai componenti il Consiglio Direttivo Angela Giglia, Luigi Tropia e Pasquale Mauro. Nel corso dell’incontro, dopo il rituale saluto da parte del Presidente del Club, è stato evidenziato l’importante ruolo sociale che la pratica sportiva riveste nella società e in particolare nel mondo dei giovani. Durante l’incontro il Presidente Amato ha auspicato, da parte delle istituzioni pubbliche, una maggiore attenzione verso il mondo sportivo.

Al Commissario del Libero Consorzio sono stati consegnati il gagliardetto del Club e la pubblicazione dei “ 50 anni di vita del Club”. Sono state illustrate alcune delle principali Carte del Panathlon International e in particolare: “La Carta del Fair Play”, la carta dei “ Diritti dei Ragazzi a Praticare Sport” e la “Carta dei Doveri del Genitore a far Praticare lo Sport ai Giovani” molto attuale, quest’ultima, considerato il particolare momento sociale che si sta vivendo.

E’ stato chiesto, inoltre, al Commissario dell’Ente un successivo incontro per la sottoscrizione della “ Carta di Gand sull’Etica dello Sport Giovanile”, al fine di promuovere l’etica e la pratica sportiva. L’occasione è servita per promuovere la manifestazione del 70° anniversario della fondazione del Panathlon International avvenuta a Venezia, che avrà luogo ad Agrigento giorno 12 giugno 2021 e che vedrà proiettato sul prospetto della biblioteca comunale di Agrigento il logo dell’Evento dalle ore 20.
Alla fine del cordiale incontro è stato rivolto al Commissario l’invito a partecipare all’evento.

A Palermo la Guardia di Finanza ha eseguito cinque misure cautelari e sequestrato beni per 500mila euro ai presunti componenti di una organizzazione criminale indagati di associazione a delinquere, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, usura, estorsione e auto-riciclaggio. Uno è in carcere, tre ai domiciliari, e ad un altro è stato imposto il divieto di dimora a Palermo. Il capo dell’organizzazione sarebbe stato Salvatore Cillari, il quale avrebbe gestito la banda di usurai che dal 2016 in poi avrebbe prestato denaro, per un ammontare di circa 150mila euro, a tassi fino al 140% a decine di vittime, tra imprenditori, professionisti, antiquari e nomi eccellenti dello spettacolo come il conduttore Marco Baldini. Cillari è in carcere, il figlio Gabriele ai domiciliari, così come Matteo Reina e Giovanni Cannatella. Il divieto di dimora è stato imposto ad Achille Cuccia.

A Licata I poliziotti del Commissariato di Licata, coordinati dal vice questore, Cesare Castelli, hanno denunciato a piede libero alla Procura di Agrigento, per abbandono di animali, un uomo di 50 anni che ha posteggiato la propria automobile sotto il sole e ha lasciato dentro il suo cane per circa 3 ore, con i finestrini chiusi. Una donna se ne è accorta e ha subito telefonato alla Polizia. E’ intervenuto anche un veterinario che ha condotto il cane nel suo studio, e gli ha diagnosticato uno choc termico.

La sig.ra C.M. di anni 55, titolare di una ditta individuale con sede in Favara , esercente l’attivita’ di estrazione, fornitura e trasporto di terra e materiali inerti, aveva chiesto alla Prefettura di Agrigento l’iscrizione nell’elenco di fornitori di beni e prestatori di servizi (cd. White List) nel 2016; non avendo ricevuto alcun riscontro nel 2017 reiterava l’ istanza e nel mese di dicembre del 2017 riceveva una nota di carattere interlocutorio.

Pertanto la titolare della ditta proponeva un ricorso davanti al TAR Sicilia Palermo, con il patrocinio degli avvocati Girolamo Rubino e Calogero Marino, per la declaratoria di illegittimita’ del silenzio serbato dalla Prefettura sull’istanza presentata.

Il TAR accoglieva il ricorso ordinando alla Prefettura di provvedere sull’istanza e condannando l’amministrazione al pagamento delle spese giudiziali.

A questo punto la Prefettura rispondeva, negando l’iscrizione alla white list, ed emettendo un’informativa interdittiva basata sul fatto che la richiedente fosse figlia di C.C., pregiudicato per associazione mafiosa, sorella di C.G. sottoposto ad una condanna di primo grado per associazione mafiosa e coniugata con S.S. cui era stata irrogata una condanna in primo grado per associazione mafiosa.

La signora C. M ha allora proposto un nuovo ricorso davanti al TAR Sicilia, sempre con il patrocinio degli avvocati Girolamo Rubino e Calogero Marino, contro la Prefettura di Agrigento per l’annullamento, previa sospensione, dell’informativa interdittiva., integrato da successivi motivi aggiunti di ricorso a seguito di una nuova relazione istruttoria depositata in giudizio dalla Prefettura.

In particolare, gli avvocati Rubino e Marino hanno censurato il provvedimento impugnato sotto il profilo dell’eccesso di potere per difetto d’istruttoria e carenza di motivazione, giacché il padre della ricorrente era deceduto nel 2015, il fratello della ricorrente era stato assolto in secondo grado con sentenza della Corte d’Appello di Palermo dall’accusa di associazione mafiosa ed infine il marito della ricorrente, non risulta più convivente con la stessa essendo intervenuta una separazione legale tra i coniugi risalente al 2008.

Si è costituita in giudizio la Prefettura di Agrigento, con il patrocinio dell’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Palermo, per chiedere il rigetto del ricorso, previa reiezione della richiesta cautelare avanzata dai difensori.

Ebbene il TAR Sicilia Palermo, sezione prima, ritenendo fondate le censure formulate dagli avvocati Rubino e Marino, ha dapprima accolto l’istanza cautelare ed infine ha annullato i provvedimenti interdittivi irrogati a carico della ditta ricorrente.

Da ultimo, in esecuzione della sentenza emessa dal TAR Palermo, la Prefettura di Agrigento ha iscritto la ditta favarese nella white list, procedendo nel contempo al rilascio della informativa c.d.liberatoria.

Pertanto, per effetto dei superiori provvedimenti, la ditta favarese potrà nuovamente stipulare contratti con la Pubblica amministrazione ed ottenere concessioni ed erogazioni e qualsiasi altra utilità pubblica.

La Procura di Agrigento ha chiesto al Tribunale il rinvio a giudizio di un uomo di 90 anni di Aragona, Gaetano Faija, imputato di stalking a danno di una donna di 52 anni, già a suo servizio come badante, perseguitata a tal punto che, in occasione del matrimonio di lei, lui l’avrebbe derisa raccontando agli invitati di essere il suo amante e che il marito di lei era solo un pappone che la sfruttava. E poi, ancora, pedinamenti e minacce di morte, anche brandendo un coltello o prospettando un investimento con l’automobile. La prima udienza preliminare innanzi al giudice Stefano Zammuto è in calendario il prossimo 29 giugno.

Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, a conclusione della requisitoria, il pubblico ministero, Gianluca Caputo, ha chiesto al Tribunale il rinvio a giudizio di 10 imputati di, a vario titolo, truffa aggravata e interruzione di pubblico servizio, nell’ambito dell’inchiesta a carico di alcuni autisti dipendenti dell’Azienda trasporti urbani di Agrigento, la “Tua”, che avrebbero praticato la “cresta” sui biglietti o deviato i percorsi arbitrariamente e per esigenze personali. Si tratta di Maurizio Buttigè, 52 anni, Maurizio Camilleri, 52 anni, Giuseppe Danile, 60 anni; Giuseppe Donisi, 52 anni, Vincenzo Falzone, 53 anni, Giuseppe Lattuca, 59 anni, Michelangelo Nasser, 57 anni, Andrea De Carmelo Russo, 59 anni, Angelo Vaccarello, 53 anni, e Giuseppe Trupia, 54 anni.

Nonostante i tentativi di depistaggio, è accertato che quello di Antonino Agostino, assassinato assieme alla moglie Ida Castelluccio, ad agosto del 1989, fu un delitto di mafia. E che il movente è “collegato alla ricerca dei latitanti a cui Agostino si dedicava”.

Lo scrive il gup di Palermo Alfredo Montalto nella motivazione della sentenza con cui ha condannato all’ergastolo per il duplice delitto, il boss Nino Madonia. Una sentenza arrivata dopo 32 anni dall’agguato e seguita a numerose archiviazione dell’indagine

Per l’omicidio di Agostino, agente di polizia che lavorava nei Servizi Segreti, è in corso un altro processo, col rito ordinario, a carico del capomafia Gaetano Scotto, e di un amico della vittima che risponde di favoreggiamento. Il giudice che ha celebrato il processo in abbreviato, dopo l’avocazione dell’inchiesta da parte della Procura generale, individua anche una concausa dell’omicidio: i “rapporti che Cosa nostra, e, nel caso specifico, la cosca dei Madonia, intratteneva con esponenti importanti delle Forze dell’Ordine soprattutto collegati ai Servizi di Sicurezza dello Stato”.

Il gup cita espressamente tra i soggetti appartenenti alle forse dell’ordine che avevano rapporti con Madonia, riportando le dichiarazioni di diversi pentiti, l’ex numero due del Sisde Bruno Contrada, poi condannato per concorso in associazione mafiosa e lo 007 Giovanni Aiello nel frattempo deceduto. I Madonia dunque avrebbero deciso di eliminare il poliziotto “che pericolosamente si aggirava nel territorio dagli stessi controllato e teatro di incontri particolarmente riservati anche con esponenti delle Forze dell’Ordine e dei Servizi di sicurezza che nel tempo hanno rafforzato il potere di quella famiglia e dei loro alleati all’interno dell’organizzazione mafiosa”.

Un cinquantenne di Licata, è stato denunciato, in stato di libertà, alla Procura della Repubblica di Agrigento per abbandono di animali. L’uomo ha lasciato per circa 3 ore, all’interno dell’autovettura posteggiata sotto il sole, con i finestrini chiusi, il proprio cane. Una donna ha subito allertato i soccorsi. E’ intervenuto  un veterinario che ha portato l’animale nel suo studio dove gli ha diagnosticato uno choc termico. L’animale, per fortuna, se la caverà, mentre il proprietario è stato, appunto, deferito alla Procura dai poliziotti del commissariato di Licata che è coordinato dal vice questore Cesare Castelli. Per l’accusa, ha lasciato l’animale in condizioni incompatibili con la sua natura, condizioni che gli hanno provocato sofferenza.