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Il Circolo del Partito Democratico di Agrigento rivolge solidarietà e apprezzamento ai gestori dei locali “La Rotta” e “Santulì” di Agrigento per l’iniziativa in atto di consentire l’ingresso nei propri locali solo ai possessori di green pass o di tampone negativo nelle precedenti 48 ore. E ciò parecchio tempo prima che adesso fossero imposti tali obblighi per accedere ai tavoli al chiuso. Il segretario del Circolo, Silvio Torregrossa, afferma: “E’ stata una decisione di alto valore etico-morale oltre che sanitario, che antepone l’interesse della salute pubblica a quello commerciale”.

Il presidente dell’Ance, l’Associazione nazionale dei costruttori edili, di Agrigento, Carmelo Salamone, interviene nel merito del perdurante e non più tollerabile ritardo nei pagamenti alle imprese. Carmelo Salamone afferma: “Da ben dieci mesi la Regione non versa un centesimo nelle casse delle imprese che stanno svolgendo la propria attività per la pubblica amministrazione, mettendo in ginocchio un intero comparto. Appare dunque ironico che si annuncino misure straordinarie di sostegno per i danni provocati dalla pandemia. Nonostante l’aumento al 30% dell’anticipazione dei costi, da novembre 2020 non viene versato alcunché nelle casse delle aziende, che oggi stanno comunque meritoriamente continuando i lavori assegnati, indebitandosi pur di rispettare gli impegni presi. Molte aziende potrebbero decidere, stante l’assenza di trasferimenti, di sospendere le attività in corso, con danno per i cittadini, e beffa per cantieri annunciati in pompa magna anche da esponenti della Regione. Lancio un appello alla politica: se l’obiettivo finale di tutte queste scelte è fare chiudere le aziende, si abbia almeno il coraggio di dirlo chiaramente. Non si camuffi come ‘cura’ quello che invece è un veleno” – conclude Carmelo Salamone.

Dunque, oltre Favara e Caltabellotta, anche Cammarata e San Giovanni Gemini sono zona rossa. In proposito interviene la deputata regionale di Diventerà Bellissima, Giusi Savarino, che afferma: “La situazione epidemiologica in alcuni Comuni dell’Agrigentino solleva non poche preoccupazioni. Per questo ho rivolto un appello al Commissario dell’Azienda sanitaria, Mario Zappia, che ringrazio, affinché siano adibiti dei punti vaccinali in quei Comuni in cui si registra un importante aumento dei positivi. Per evitare che la trasmissione del virus si propaghi è cruciale mettere nelle condizioni i cittadini, che ancora non l’hanno fatto, di eseguire la vaccinazione con facilità”.

Il vice presidente provinciale del Codacons di Agrigento, Giuseppe Di Rosa, ritiene che ricorrano gravi e concreti rischi per la salute pubblica, qualora non si avviassero subito interventi di derattizzazione, pulizia straordinaria e disinfestazione, “così come più volte sollecitato dall’Azienda sanitaria” – sottolinea Di Rosa che aggiunge: “Abbiamo inviato un’apposita lettera agli uffici preposti al controllo sanitario della città. Agrigento ormai da troppo tempo è una discarica a cielo aperto. Non è più effettuata la scerbatura e il sistema della raccolta differenziata crea giornalmente delle discariche in ogni zona della città. Confidiamo in un intervento a rimedio da parte del sindaco, in quanto prima autorità sanitaria, altrimenti interesseremo della questione la competente autorità giudiziaria”.

Il segretario generale della Uil di Agrigento, Gero Acquisto, e il dirigente Uila Uil, Giuseppe Plicato, intervengono a seguito della recente ordinanza dell’Azienda Forestale di Agrigento che chiude le aree attrezzate di Bivona, Burgio, Caltabellotta, Cammarata, Casteltermini, Cianciana, Grotte, Menfi, Montallegro, Ribera e Santo Stefano di Quisquina. Acquisto e Plicato affermano: “Chiudere le aree attrezzate della provincia di Agrigento, perché non c’è personale e quindi non si possono prevenire gli incendi, significa uccidere una parte di economia di tanti Comuni agrigentini che vivono di questa forma di turismo. E’ una decisione che non ha nessuna logica e che crea un serio danno alle attività economiche imprenditoriali dei paesi dell’entroterra montano della provincia. Sosteniamo i sindaci che sono sul piede di guerra. Noi saremo al loro fianco affinché questa ordinanza sia ritirata al più presto e si provveda ad assumere le unità indispensabili per difendere queste aree”.

Ad Agrigento è stato costituito un tavolo permanente di confronto tra i sindacati e il Consiglio di amministrazione dell’Aica, l’Associazione idrica dei Comuni agrigentini. Il segretario provinciale della Uil, Gero Acquisto, spiega: “Abbiamo rappresentato le prerogative, ovvero contratto collettivo nazionale di lavoro, gas e acqua, contratto a tempo pieno e a tempo indeterminato, comprese le prerogative di garanzia. Abbiamo colto la disponibilità del Consiglio di amministrazione in questa direzione. Abbiamo percepito inoltre le competenze tecniche, amministrative, e gestionali di tutti i componenti, e tutta la volontà di portare a termine il compito assegnato. I componenti del CdA hanno comunicato che è in corso una trattativa con la curatela fallimentare per l’affitto di ramo d’azienda per un breve periodo, che consentirebbe la gestione del servizio in attesa che l’Aica si strutturi e diventi autonoma. In questo periodo transitorio i rapporti di lavoro resteranno quelli attuali da tutti i punti di vista e saranno garantite le retribuzioni. Abbiamo richiesto di svolgere prima del 2 agosto un’assemblea di tutti i lavoratori in presenza del presidente, del CdA e i sindacati. L’avvio è positivo ma il percorso è ancora lungo, quindi è necessario il massimo impegno di tutti e la massima coesione”.

Il consigliere comunale del movimento Onda di Agrigento, Pasquale Spataro, interviene nel merito delle attività dell’appena costituita Aica, ovvero l’Associazione idrica dei Comuni agrigentini, con il compito, dal prossimo 3 agosto, di gestire il servizio idrico nella provincia.
Spataro afferma: “Come si pensa di potere attivare e assicurare un servizio pubblico essenziale, così oneroso ed impegnativo, partendo con un proprio capitale, di appena 20mila euro, e facendo leva su un promesso prestito da 10 milioni euro, ovviamente da restituire alla Regione. Apprezzo il coraggio e lo sforzo dei sindaci, ma mi sembra davvero un falso avvio e un’avventura segnata, le cui conseguenze finiranno, come al solito, per gravare sui cittadini onesti. Lo scenario che si delinea non è certamente rassicurante le dinamiche prospettate mi lasciano fortemente perplesso e impongono attente e profonde riflessioni. All’orizzonte intravedo insidie e trappole per i cittadini. Il serio pericolo è rappresentato dal fatto che AICA, in assenza di autonome disponibilità finanziarie, non avrà margini di manovra per far fronte ad eventuali perdite d’esercizio, con il pesante effetto che i Comuni dovranno accollarsi il rischio, scaricando il deficit accumulato sui contribuenti. Questo significherebbe che i cittadini saranno chiamati ad un ulteriore sacrificio, e quindi a farsi carico di un balzello sempre più pesante per garantire la totale copertura del costo del servizio. La Regione Siciliana, di fatto, se ne lava le mani, concedendo un prestito di 10 milioni di euro di cui ne chiede la restituzione, pur consapevole che l’AICA parte con le casse vuote e che i Comuni sono alle prese con bilanci appesantiti e non in grado oggi di supportare nemmeno l’ordinaria amministrazione. Dunque, il grave rischio è che, attraverso la costituzione di questa nuova società si torni a 20 anni fa, quando l’acqua veniva distribuita seguendo la turnazione a fronte di bollette onerose a carico sempre dei cittadini onesti, quelli che pagano le tasse anche per gli evasori. La classe politica, sia regionale che nazionale, non può e non deve limitarsi a svolgere il ruolo creditizio di banca, quando ha sensibilmente contribuito a dare vita all’attuale situazione che si presenta difficile. Anzi difficilissima e drammatica, il cui pericolo concreto sarà quello di vedere peggiorato il servizio, con inevitabili disagi ma anche con effetti negativi sul tessuto sociale, economico ed occupazionale. Intanto in via Luigi Sturzo l’acqua viene erogata ogni 10/15 giorni ed in alcune zone del centro storico, come via Barone, proprio dietro il Municipio, scorre dai rubinetti delle case forse due volte a settimana, per un’ora, e nel resto della città saltano i turni senza che nessuno batta ciglio. Gli agrigentini, che non hanno la memoria corta, si segnino tutto questo e facciano scelte responsabili e consapevoli alla luce dello sfascio totale in cui versano le nostre comunità, cosi tristemente ridotte da chi, a vario livello, ha responsabilità di governo del territorio”.

“In pendenza delle domande di condono edilizio, non può essere adottato alcun provvedimento di demolizione”. In questi termini si sono espressi i Giudici del T.A.R. Palermo nell’accogliere in parte il ricorso proposto dai proprietari di due immobili siti ad Agrigento, in contrada Cannatello/Fegotto, oggetto di due distinti procedimenti di sanatoria, uno dei quali, per l’appunto, non ancora definito al momento di adozione del provvedimento di demolizione.

Scendendo nel merito della vicenda , il Comune di Agrigento aveva ingiunto ai sig.ri P.B. e A.G. di procedere alla demolizione dei suddetti immobili realizzati in assenza di titolo edilizio, in relazione ai quali i proprietari avevano avanzato due distinte domande di condono edilizio: una, respinta con provvedimento poi annullato dal Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana, e l’altra rimasta inevasa dall’Amministrazione.

I sig.ri P.B. e A.G. decidevano, allora, di agire in giudizio, con il patrocinio degli avvocati Girolamo Rubino, Vincenzo Airo’ e Rosario De Marco Capizzi, al fine di ottenere l’annullamento, previa sospensione, dell’ordinanza con la quale il Comune di Agrigento aveva ingiunto agli stessi la demolizione dei due fabbricati.

In particolare, con riferimento all’immobile la cui istanza di condono non era stata definita dal Comune, gli Avv.ti G. Rubino, V. Airo’ e R. De Marco Capizzi – richiamando la normativa in materia ed il consolidato principio giurisprudenziale secondo cui, in pendenza di domande di condono edilizio, non possono essere adottati provvedimenti di demolizione – sostenevano l’illegittimità dei provvedimenti impugnati nella parte in cui l’Amministrazione aveva ingiunto, per l’appunto, la demolizione di un fabbricato in relazione al quale era ancora pendente il procedimento di condono edilizio non ancora definito.

Il T.A.R. Palermo, Sezione Seconda, condividendo sul punto le difese formulate dagli Avv.ti G. Rubino, V. Airo’ e R. De Marco Capizzi, ha annullato l’ingiunzione di demolizione giacché adottata in pendenza di un’istanza di condono non ancora definita dal Comune.

Quanto, invece, all’ingiunzione a demolire l’ulteriore fabbricato oggetto dell’istanza di condono respinta dal Comune di Agrigento, i Giudici Amministrativi, accogliendo le censure formulate dalla difesa di parte ricorrente, hanno dichiarato l’illegittimità dell’ordine demolitorio nella parte in cui il Comune aveva disposto la demolizione della recinzione perimetrale, trattandosi di opera minore di carattere pertinenziale e, come tale, non soggetta a permesso di costruire.

Infine, pur escludendo una caduzione automatica dell’ordine demolitorio a seguito dell’annullamento in sede giurisdizionale del provvedimento di diniego alla sanatoria, il T.A.R., con la medesima pronuncia, ha invitato l’Amministrazione a tener conto – nell’ipotesi in cui decidesse di non ritirare, in autotutela, il provvedimento di demolizione impugnato – delle possibili conseguenze risarcitorie in caso di successivo condono dell’abuso.

Per effetto della suddetta sentenza, dunque, nessuno dei due immobili verrà al momento demolito.

Ad Agrigento un giovane tirocinante in servizio negli uffici amministrativi della Procura, non vaccinato, è risultato positivo al tampone prima di un viaggio aereo. Il procuratore Patronaggio ha disposto, per la seconda volta in poco tempo, la chiusura degli uffici, lo screening e la sanificazione dei locali, oltre la quarantena fiduciaria per i dipendenti che sono stati in contatto con il tirocinante. Lavoro da casa, e udienze in remoto.

Violazione delle norme anti-covid nella provincia agrigentina: a Cattolica Eraclea, nel centro storico, gli agenti della Polizia Municipale hanno sorpreso un bar in attività con elevato volume di musica oltre l’orario consentito, e balli di gruppo innanzi allo stesso locale. Il titolare, che avrebbe organizzato o quanto meno consentito la serata danzante, ha subito una sanzione amministrativa, che varia da un minimo di 258 euro ad un massimo di 1.549 euro.