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A Partanna, in provincia di Trapani, un uomo di 54 anni è stato arrestato e condotto in carcere a Sciacca dai Carabinieri, dopo che nel garage della sua abitazione è stato trovato un vero e proprio arsenale e laboratorio di armi clandestine. La perquisizione nell’abitazione del 54enne è scattata a seguito di una lite per futili motivi con il fratello: l’uomo aveva poi sparato due colpi con un fucile a canne mozze contro il cancello dell’abitazione. Lui è stato arrestato per detenzione di armi clandestine ed è accusato anche di minaccia e danneggiamento aggravato. In particolare sono state sequestrate 4 doppiette e una pistola già pronte a sparare, quasi 400 cartucce di vario calibro, un trapano e una pressa per modificare le armi o assemblarne di nuove, e le relative componenti.

“La povertà culturale alimenta la criminalità?” noi rincariamo la dose, “Da sempre ha alimentato ed alimenta certa politica che governa da oltre un trentennio la nostra Provincia.”

“Ho sempre scritto e detto, che “il maggior successo della politica Agrigentina, dell’ultimo trentennio è stato quello di tenere gli Agrigentini nel bisogno per utilizzarli guidando il voto nelle competizioni elettorali”, quale sarebbe oggi la novità su quanto dichiarato dal Prefetto Maria Rita COCCIUFA? L’unica cosa che ci sentiamo di far rilevare, è proprio quella che “finalmente una autorità governativa, ha avuto il coraggio e la forza di dire come stanno le cose.”

“La puntuale relazione della Dia, conferma un quadro molto desolante sullo stato di salute del territorio agrigentino, dove la capacità di penetrazione e l’assetto organizzativo della mafia e della criminalità organizzata da sempre incidono pesantemente sulla vita economica, sociale e politica della provincia alimentando una prassi deviata dove si saldano povertà economica e culturale.

Per la onestà intellettuale che ci ha sempre contraddistinto, Non pensiamo che le parole del Prefetto di Agrigento Maria Rita Cocciufa possano essere una notizia, la notizia semmai, è, che finalmente qualcuno che ha voce ha usato la propria voce per dire come stanno le cose.

Sposiamo totalmente nel merito e nel metodo le sue considerazioni, Auspichiamo che su questo quadro tristemente reale, si possa avere una forte reazione dell’opinione pubblica per non lasciare sole le forze dell’ordine, la magistratura e quei pochi che giornalmente cercano di alzare la testa mentre qualcuno cerca di nascondere quella che è una realtà nostrana.

Per contrastare le strategie della mafia e della criminalità organizzata, serve il contributo di tutti e il Prefetto potrebbe e dovrebbe avere un seguito vero e genuino da parte di chiunque col suo fare contrasta la Mafia e tutte le associazioni massoniche di cui il nostro territorio è stracolmo. In questo senso auspichiamo altresì che la politica buona (se c’è) dia il suo contributo alla causa recuperando anche la dimensione del suo impegno quotidiano”, non facendo come la “mafia dell’antimafia” che è diventata peggio della Mafia stessa.

Lo scorso 23 settembre, i Carabinieri della Stazione di Menfi, a conclusione dell’attività di indagine intrapresa a seguito dei numerosi furti verificatisi negli ultimi mesi ai danni del complesso turistico denominato “Menfi Hotel Resort”, inattivo per via della pandemia da covid 19hanno individuato il covo ove veniva custodita gran parte della refurtiva.

Il proprietario del terreno agricolo, ove è stata rinvenuta la merce trafugata, è stato denunciato per ricettazione. In particolare i militari dell’Arma nel corso di una perquisizione domiciliare eseguita presso il fondo di proprietà di un braccante agricolo 27enne originario di Sciacca e residente a Menfi, hanno rinvenuto diverso materiale asportato dalla struttura ricettiva tra cui arredi, comodini, lettini, sdraio, ombrelloni infissi, un serbatoio per carburante di 3000 lt, un silos in acciaio da 1000 lt., una cassaforte ed un idrante per l’impianto antincendio. Refurtiva quantificata in circa 40 mila euro e sottoposta a sequestro a disposizione della Procura della Repubblica di Sciacca che valuterà l’eventuale restituzione all’avente diritto.

Nel corso dell’indagine i Carabinieri della Stazione di Menfi hanno proceduto anche all’arresto in flagranza di reato di un 36enne e di un 24 enne entrambi residenti a Menfi, che in data 18 settembre u.s sono stati sorpresi proprio mentre si trovavano all’interno del medesimo hotel intenti a trafugare materiale di arredo. I due soggetti dopo la convalida dell’arresto venivano rimessi in libertà

Il libro vuole essere una testimonianza di coraggio, un simbolo e un monito a non dimenticare, a non abbassare la guardia contro le mafie – afferma Aldo Mucci – Il nostro deve essere un impegno quotidiano per una legalità non solo formale, contro tutte le organizzazioni criminali. Ricordare gli uomini, magistrati, poliziotti, carabinieri, vessilli della Giustizia, uccisi dalle mafie deve essere per noi memoria che si fa manifesta nel nostro agire di ogni giorno e nelle scelte concrete in tutti i campi, come cittadini e come istituzioni. C’è una domanda di giustizia ancora non soddisfatta – asserisce  Aldo Mucci –  per questo siamo tenuti a difendere la memoria, a coltivarla, a perpetuarla. Non dimenticheremo mai le vittime innocenti, i servitori dello Stato, le persone libere che non hanno rinunciato ai loro valori pur sapendo di mettere a rischio la propria vita. Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rosario Livatino e le tante altre vittime, non vanno dimenticate nell’oblio della storia. Le loro idee vivono nel cuore e nella mente di chi crede in un’Italia migliore e più forte.

Porteremo la testimonianza ed i valori della Giustizia,in ogni Scuola, a partire da Capaci. Organizzeremo, con il Patrocinio dell’USR, Ufficio Scolastico Regionale e  con la collaborazione degli Ambiti Territoriali, gli incontri con gli studenti.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, tramite il dott. Simone Guerrini, Consigliere e Direttore dell’Ufficio di Segreteria del Presidente ha ringraziato Aldo Mucci.

Nella mattina di ieri 24 settembre, i Carabinieri della Stazione di Villaggio Mosè, dopo aver ricevuto la denuncia di furto da parte della responsabile del punto vendita Toys Center di Viale Cannatello,  hanno denunciato a piede libero, alla Procura della Repubblica di Agrigento,  due donne di 33 anni e 60, rispettivamente nuora e suocera.

La responsabile del centro, nella giornata del 23 settembre, denunciava il furto da parte di due donne che, dopo aver trafugato della merce dagli scaffali espositori ed averla occultata all’interno di due borse nere, si allontanavano frettolosamente dal negozio senza pagarle, nonostante fosse entrato in funzione l’allarme antitaccheggio ed il personale dipendente le avesse invitate a depositare la merce.

Refurtiva costituita da abbigliamento per bambini per il valore di circa 400,00 euro. I Carabinieri hanno visionato le immagini registrate dal sistema di video-sorveglianza esterno/interno ricostruendo con precisione la dinamica dell’evento, individuando  anche le due donne che si allontanavano a bordo della loro autovettura subito dopo il furto. Si tratta di suocera e nuora, la prima originaria di Porto Empedocle 60enne, casalinga; la ragazza invece è un’agrigentina di 32 anni, casalinga, entrambi residenti a Porto Empedocle.  Le donne sono accusate di furto aggravato in concorso.

L’avvocato Salvatore Pennica ha chiesto al giudice del riesame di non confermare, impugnandola, l’ordinanza del gip Franco Provenzano che ha firmato la custodia cautelare in carcere di Giuseppe Barba, 66 anni, ex suocero della vittima, fortemente indiziato del delitto di ferragosto quando all’interno di un bar in pieno centro di Favara fu assassinato a colpi di pistola Salvatore Lupo, 45 anni, ex presidente del Consiglio comunale di favara.

Pennica aveva chiesto al giudice di non convalidare il provvedimento anche perchè “gli accertamenti tecnici eseguiti durante le indagini non erano stati eseguiti nel totale rispetto delle procedure e garanzie di legge che le avrebbero rese utilizzabili”.

Alla base dell’omicidio, secondo i carabinieri della locale tenenza e del capo della Procura di Agrigento Luigi Patronaggio, coadiuvato dai pm Chiara Bisso e Paola Vetro, ci sarebbero stati degli screzi tra suocero e vittima di natura economica nonchè i tanti dissidi sorti tra Lupo e l’ex moglie. Quest’ultima aveva denunciato il Lupo diverse volte per aggressioni e stalking.

Le indagini hanno consentito agli inquirenti di acquisire delle immagini di una telecamera posizionata lungo il percorso che ha effettuato Giuseppe Barba a bordo della sua macchina, finito proprio dinnanzi al bar dove si è consumato l’omicidio.

Altri elementi, come la presenza di polvere da sparo sul volante della autovettura guidata dal Barba, hanno chiuso il tassello delle indagini tanto che lo scorso 9 settembre lo stesso Barba è stato arrestato.

 

Con decisione pubblicata il 23/9/2021, la Suprema Corte di Cassazione, Seconda Sezione Civile, ha conclamato il principio secondo il quale, ai sensi del D.M. 2/4/1968 n. 1444, la distanza tra pareti finestrate di costruzioni frontistanti non deve essere minore di metri 10, regola da osservare inderogabilmente sia dai privati che dalla Pubblica Amministrazione nel rilascio dei relativi titoli abilitativi.

La decisione della Corte ha riguardato una controversia avvenuta nel Comune di Favara tra le parti B.G. e G.C. contro A.G., proprietari di due costruzioni, una già esistente e l’altra in corso, che non rispettava la predetta distanza rispetto alla prima.

Il proprietario del fabbricato in corso di costruzione, difeso dagli Avv.ti Girolamo Rubino ed Armando Buttitta, aveva invece sostenuto che la realizzazione della propria opera posta a 5 metri dal confine, doveva ritenersi legittima anche perché la costruzione del proprietario frontistante si asseriva essere stata eseguita senza la relativa concessione edilizia.

Il proprietario di quest’ultima costruzione, difeso dall’Avv. Gaetano Caponnetto, ha sostenuto, con riferimento alla Giurisprudenza del Giudice ordinario e del Giudice amministrativo, l’obbligatorietà inderogabile della norma citata, anche nell’ipotesi in cui fosse stato asserito che l’immobile costruito prima non fosse stato assistito da licenza edilizia, circostanza, comunque, codesta per la quale il proprietario ha provato l’ottenimento della concessione edilizia in sanatoria.

I Giudici della Suprema Corte, condividendo le opinioni dell’Avv. Gaetano Caponnetto, hanno sul punto affermato un principio di rilevante interesse secondo cui, anche nell’ipotesi che il fabbricato fosse ritenuto abusivo, “è ben ammissibile l’acquisto per usucapione di una servitù avente ad oggetto il mantenimento di una costruzione a distanza inferiore a quella fissata dal codice civile o dai regolamenti e dagli strumenti urbanistici, anche nel caso in cui la costruzione sia abusiva (come il ricorrente assume per il mancato completamento del procedimento di concessione in sanatoria) atteso che il difetto della concessione edilizia esaurisce la sua rilevanza nell’ambito del rapporto pubblicistico, senza incidere sui requisiti del possesso ad usucapionem”, e ciò in conformità agli asserti giurisprudenziali in materia.

Tesi codesta anche sostenuta nel controricorso dal difensore Avv. Gaetano Caponnetto, condivisa, pertanto, dalla Suprema Corte che ha così confermato la sentenza impugnata, condannando il ricorrente A.G., autore delle opere, alla demolizione di quelle in violazione della distanza di metri 10 dal fronte del fabbricato già esistente ed alle spese e compensi del giudizio.

Suicidio a Montallegro, in provincia di Agrigento, dove un uomo di 62 anni è stato rinvenuto impiccato, in un terreno nei pressi di una scuola. E’ stato un passante ad accorgersi del cadavere. I sanitari, giunti sul posto, hanno constatato il decesso. Ignote le ragioni del gesto. Accertamenti sono in corso da parte dei Carabinieri.

L’associazione nazionale “SOS impresa -Rete per la Legalità”, nelle persone del presidente vicario, Pippo Scandurra, e del Coordinatore Provinciale, Eugenio Di Francesco, unita al coordinamento regionale, esprimono soddisfazione e gratitudine per la grande operazione antimafia denominata “Chimera”,  effettuata la scorsa notte a Mazzarino dal Comando Provinciale dei Carabinieri  e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta. Un’operazione che  ha visto decimare il Clan Sanfilippo con oltre 50 arresti. Un duro colpo alla criminalità organizzata, in modo particolare alla Stidda, che ancora una volta continua la sua opera criminale dedicandosi al denaro facile e sporco attraverso estorsioni, traffico di droga e armi, mettendosi oggi in risalto per la sua ingerenza in  campo agricolo.

«Da questa operazione lo Stato dimostra di sapere garantire libertà e dignità al territorio – afferma il referente provinciale di “SOS Impresa- Rete per la Legalità” per Caltanissetta, Agrigento ed Enna, Eugenio Di Francesco – , liberando da condizionamenti mafiosi un territorio molto spesso prigioniero e schiavo di gente che utilizza la forza e la violenza per soffocare e impaurire imprenditori, gestendo il traffico di droga e praticando estorsioni per acquisire terreni. È il tempo della presa di coscienza da parte della società civile e imprenditoriale. È il giorno di un’ attenta riflessione, perché occorre alzare la testa e la voce per abbattere il muro di silenzio e di omertà. Non possiamo delegare tutto alle forze dell’ordine o alla magistratura; all’opera di repressione deve seguire  un’opera di rinnovamento culturale che sfidi la cultura mafiosa».

Preziosa l’opera che porta quotidianamente avanti l’associazione antiracket “SOS Impresa – Rete per la Legalità”,  da sempre punto di riferimento per ogni singolo imprenditore e cittadino.

«Siamo accanto a tutti coloro che decidono di mettersi dalla parte della giustizia e della legalità – prosegue Di Francesco – perché solo nello Stato si può trovare protezione e sostegno. Un popolo che rimane in silenzio è un popolo complice di quel sistema malato e corrotto costituito dalla  mafia. L’invito è, quindi, a collaborare, a denunciare, a non piegarsi mai alla cultura mafiosa. Le Caserme, le Questure, i Commissariati, i Comandi della Guardia di Finanza sono a nostra completa disposizione; sono i  luoghi più sicuri, pronti all’ascolto, case di libertà e di giustizia. Collaborare non significa essere infami, ma serve  per contribuire a un vero riscatto di giustizia e legalità, per consegnare alle nuove generazioni un territorio libero, ricco di giustizia e verità».

Che fine hanno fatto gli interventi previsti su Piazza Vittorio Emanuele, sul nuovo terminal degli autobus extraurbani e sul parcheggio di Piazzale Rosselli? Perché ancora tra piazza Vittorio Emanuele e piazza Rosselli regna il caos? I lavori su piazza Rosselli, con i migliori e più regolari sistemi di accesso, avrebbero già consentito di eliminare il posizionamento provvisorio dell’hub per i bus di più grandi dimensioni su piazza Vittorio Emanuele, che tanto disagio comportano per l’utenza e per il traffico veicolare. Quale sia l’idea di città che si intende portare avanti non è chiaro, anche perché interi programmi, che avrebbero potuto incidere strutturalmente sul centro storico e sulla condizione socio-culturale ed economica della città, sembrano abbandonati e archiviati. Vale lo stesso per ogni programma sulla sostenibilità e sulla mobilità urbana. Eppure, il bando per il project financing del Parcheggio Pluripiano di Piazzale Rosselli era pronto già in ottobre, lo scorso anno, mancavano gli ultimi adempimenti per la pubblicazione. Nello stesso è compreso il progetto di trasformazione di piazza Vittorio Emanuele. Noti sono gli ostacoli che hanno tenuto fermo al palo questo progetto che aveva rischiato per decenni di essere trasformato in un centro commerciale a pochi passi dalla via Atenea. Un salvataggio non facile per giungere infine al perfezionamento del nuovo bando. Il progetto di completamento della Stazione degli Autobus di Piazza Rosselli. era stato approvato in ottobre: un investimento di 700 mila euro di Agenda Urbana, a valere sul PO-FESR Sicilia 2014 – 2020. Infine la nuova biglietteria, sala d’attesa e info-point con relativa area a verde, e con migliori sistemi di accesso, controllo e videosorveglianza e una risagomatura del muro di recinzione degli uffici del Genio Civile, oltreché, al recupero funzionale dell’immobile che taglia in due l’incrocio tra la piazza Rosselli e la via Imera, con fondi regionali. Una varietà di interventi inseriti in una complessiva visione di città che parte dal dare  impulso al centro storico della città, affinché recuperi la sua marginalità e riconquisti la sua funzione di elemento centrale nello sviluppo turistico, culturale, sociale ed economico della città.