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Un operaio di 39 anni, Giovanni Caronna, è morto in casa a Partinico folgorato da una scarica elettrica mentre stava facendo lavori con un flex nella sua abitazione di contrada Badia. Portato all’ospedale Civico di Palermo da alcuni familiari, è morto poco dopo. I medici hanno chiamato i carabinieri che indagano sull’accaduto.
I tecnici dell’Enel hanno accertato che la casa è alimentata con un allaccio abusivo e quindi non ci sarebbe stato il salva vita che avrebbe evitato la tragedia. La salma di Caronna è stata riconsegnata alla famiglia per i funerali.

Lunedì 24 gennaio, a nome di un gruppo di Compagne e Compagni di Rifondazione Comunista e di semplici cittadini, è stata depositata, presso l’ufficio protocollo del comune di Caltagirone, la richiesta, indirizzata al Sindaco e alla Giunta Municipale, di intitolare una via o una piazza della città a Giuseppe Impastato. Il militante di Democrazia Proletaria che nella sua Cinisi combatté un’aspra battaglia, contro la borghesia mafiosa rappresentata in primis da Tano Badalamenti, fu, com’è noto, assassinato dalla mafia il 9 Maggio del 1978. I firmatari della richiesta ritengono che la figura di questo giovane siciliano, comunista e pacifista che lottò per i diritti dei contadini, dei lavoratori, dei disoccupati, degli studenti, in difesa dell’ambiente e della bellezza della sua terra, possa essere un esempio per tutte le generazioni, comprese quelle future. Un modello di coraggio, coerenza, sacrificio e lotta alla mafia che è fondamentale ricordare e onorare. Gli stessi auspicano che la richiesta venga al più presto presa in considerazione e non finisca nel dimenticatoio, come già accaduto nel 2018 con la precedente Amministrazione Comunale.

I giudici della Corte di appello di Palermo hanno confermato il verdetto, emesso 2 anni fa dal tribunale di Agrigento, con cui erano stati inflitti 6 anni e 6 mesi di reclusione a Francesco Nocera, 53 anni, e alla compagna Irene Salvatrice Infuso, 40 anni, di Campobello di Licata.

I due imputati (difesi dall’avvocato Lillo Fiorello) avrebbero costretto con la violenza un’anziana che li aveva ingaggiati come badanti a svuotare il conto corrente con un saldo di 148mila euro, svincolare dei buoni fruttiferi e, persino, intestargli un appartamento. La vittima è un’ottantenne. I fatti si sono verificati, a più riprese, nel 2007.

L’approccio fra la donna e Nocera fu quasi casuale. Quando la sorella si ammalò ebbe bisogno di un autista per essere accompagnata da Campobello di Licata, dove abitava, all’ospedale Canicattì. Nocera, col quale c’era un rapporto di conoscenza, accettò l’incarico in cambio del compenso di 30 euro.

L’uomo a quel punto, secondo la ricostruzione della vicenda, avrebbe presentato la propria compagna alla donna e i due si sarebbero offerti di aiutare le anziane pagando le bollette e sbrigando le altre commissioni quotidiane. Nocera e la compagna avrebbero sequestrato in casa la sorella malata legandola a una sedia e minacciando che l’avrebbero uccisa se non fosse stata assecondata la loro richiesta.

E così l’anziana, mentre la sorella era in casa insieme a Nocera, sarebbe andata in banca insieme a Irene Infuso che fu presentata agli impiegati della filiale come nipote attribuendole il potere di prelievo. La donna in pochi giorni avrebbe fatto sparire 148mila euro e nei giorni successivi avrebbe minacciato l’anziana per costringerla a svincolare altri buoni fruttiferi postali. Ma non solo: l’ottantenne sarebbe stata costretta ad andare dal notaio e vendere la casa a Nocera.

Consueto punto settimanale del commissario straordinario dell’Asp di Agrigento Mario Zappia, l’ultimo del mese di gennaio, sull’andamento epidemiologico in provincia di Agrigento. Numero di positivi ancora alto e che probabilmente ha raggiunto il picco che si assesta su un andamento lineare. “Ci aspettiamo nelle prossime settimane un calo dei nuovi positivi” ha detto Zappia.

Sul fronte ospedaliero la situazione è ancora importante. “Nel reparto di medicina dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento ci sono 28 pazienti su 30 posti a disposizione; a Ribera ce ne sono 37 su 42 posti. In terapia intensiva ci sono 6 pazienti su 10 mentre ad Agrigento non c’è alcun paziente ricoverato in rianimazione.” ha spiegato il manager dell’Asp.

Zappia prosegue: “Sul fronte vaccinale registriamo un calo delle prime dosi e questo lo avevamo previsto. Nell’ultima settimana abbiamo avuto 2.737 prime dosi, 3.254 seconde dosi e oltre 21 mila terze dosi. Questa condizione ci consente di respirare sotto il profilo ospedaliero. Pur avendo numeri importanti in termini di contagi non si assiste ad una corrispondenza in termini di ricoveri e non abbiamo aperto altri reparti. Un altro dato è quello sui tamponi. Nell’ultima settimana abbiamo fatto 16.716 tamponi e di questi 4.956 sono risultati positivi. Il virus dunque circola ma con la terza dose saremo garantiti dal finire ricoverati.”

7.100 i nuovi casi di Covid19 registrati nelle ultime 24 ore in Sicilia a fronte di 45.661 tamponi processati. Il tasso di positivita’ ha un leggero aumento: è al 15,5%, ieri era al 15,2%. L’isola è al nono posto per contagi in Italia fra le regioni in Italia. Gli attuali positivi sono 231.716 con un aumento di 2.137 casi. I guariti sono 5.474 mentre le vittime sono 47 e portano il totale dei decessi a 8.424. Sul fronte ospedaliero sono 1.601 ricoverati mentre in Terapia intensiva sono 145.

Questa la situazione nei Comuni capoluogo: Palermo 1.587, Catania 1.602, Messina 933, Siracusa 998, Trapani 504, Ragusa 835, Caltanissetta 588, Agrigento 453, Enna 158.

451 i nuovi casi di coronavirus registrati in provincia di Agrigento nella giornata del 27 gennaio. Il dato (riferito ai tamponi processati il giorno precedente) emerge dal bollettino diffuso dall’Asp. I tamponi eseguiti sono stati 2.367. Si registra un’altra vittima a Sambuca di Sicilia, la 27ª da inizio pandemia. Sale a 431 il numero degli agrigentini deceduti a causa del covid da inizio emergenza sanitaria. Ci sono altri 5 ricoveri in ospedale mentre i guariti sono 293.

Sono 54 le persone ricoverate: 27 all’ospedale di Ribera e 27 al San Giovanni di Dio di Agrigento. Sei, invece, le persone ricoverate in terapia intensiva: 4 a Ribera e 3 ad Agrigento. Tre persone si trovano ricoverate presso struttura lowcare: 1 fuori provincia, 1 allo Sciacca Hotel Covid e 1 Ribera Hotel Covid.

Questa la situazione Comune per Comune: Agrigento 2.590 ; Alessandria della Rocca 143; Aragona 238; Bivona 99; Burgio 19; Calamonaci 21; Caltabellotta 123; Camastra 86; Cammarata 382 ; Campobello di Licata 435; Canicattì 1.809; Casteltermini 285; Castrofilippo 137;  Cattolica Eraclea 48; Cianciana 173; Comitini 48; Favara 1.931; Grotte 247; Joppolo Giancaxio 58; Licata 1.120; Lucca Sicula 15; Menfi 314; Montallegro 23; Montevago 40; Naro 216; Palma di Montechiaro 1.480; Porto Empedocle 743; Racalmuto 273; Raffadali 583;  Ravanusa 413; Realmonte 234; Ribera 231; Sambuca di Sicilia 89; San Biagio Platani 39; San Giovanni Gemini 417; Sant’Angelo Muxaro 24; Santa Elisabetta 44; Santa Margherita Belice 254; Santo Stefano Quisquina 231; Sciacca 1.525; Siculiana 275; Villafranca Sicula 10. Nave accoglienza migranti 31.

La stazione di Porto Empedocle Centrale in questi giorni offre un colpo d’occhio ancora più particolare. I binari sono occupati da diversi mezzi di lavoro usati dai ferrovieri e dagli operai impegnati in quello che, da subito, appare come uno dei cantieri più grandi che questa area ferroviaria abbia mai ospitato.

Da alcuni giorni sono infatti iniziati i lavori per il rinnovo e la riqualificazione della “ferrovia dei Templi”, la linea turistica cioè che collega Porto Empedocle con Agrigento Bassa. L’allestimento del cantiere è partito già negli ultimi giorni di dicembre, ma è in queste settimane di gennaio che si sta assistendo a una grande accelerazione dei lavori. Mercoledì molti agrigentini hanno notato altri spostamenti di mezzi di lavoro ferroviari e movimenti sia ad Agrigento Centrale che lungo la linea.

I lavori sono stati avviati da Rfi su input di Fondazione Fs. Lo scorso 25 gennaio proprio dalla sede di Villa Patrizi è arrivata la conferma del definitivo avvio dei cantieri: “Tra gli importanti interventi previsti – scrivono da Fondazione Fs – la sostituzione integrale dell’armamento con risanamento della massicciata, la realizzazione della nuova fermata Tempio Vulcano, la revisione dei deviatoi della stazione di Porto Empedocle Centrale, il rifacimento delle travate metalliche ed il consolidamento dei tratti in galleria e di alcuni versanti in frana”.

Intervento a 360 gradi dunque, capaci di potenziare e mettere in sicurezza una linea che sotto il profilo turistico negli ultimi anni ha visto crescere il numero di utenti e che ha delle grandi potenzialità anche sotto il profilo commerciale. La linea dei templi, è bene ricordare, oltre ad attraversare il parco archeologico collega il porto di Porto Empedocle con il centro di Agrigento innestandosi inoltre nelle linee per Palermo e Caltanissetta.

Da anni si parla di un metro di superficie sfruttando proprio questo percorso, i lavori in corso in questi giorni potrebbero aprire a questa prospettiva e richiamare l’attenzione politica necessaria per rispolverare i progetti.

“Vedere questi lavori – ha commentato il presidente di Ferrovie Kaos Mauro Indelicato – per noi soci è motivo di grande soddisfazione. Ringraziamo Fondazione Fs e Rfi per la costante attenzione che da anni mettono su questa linea ferroviaria. I lavori permetteranno di aumentare l’offerta turistica ma sono importanti anche nella prospettiva di un’offerta commerciale a tutto tondo”.

Al termine delle cure prestate dal Centro Recupero Tartarughe di Lampedusa, a largo di Lampedusa le volontarie del Centro, insieme ai Carabinieri della Motovedetta N801, hanno riaccompagnato in mare un bellissimo esemplare di Caretta Caretta di circa 20 chili. Il nome assegnatole è Fiamma. Il rettile è stato salvato dall’equipaggio della Motovedetta dell’Arma il 31 luglio dello scorso anno, durante uno dei tanti pattugliamenti a mare, nel canale tra Lampedusa e Linosa. I militari dell’Arma hanno notato il rettile galleggiare in superficie, in evidente difficoltà natatoria a causa di un amo da pesca conficcato in gola e la lenza impigliata in una pinna. Immediatamente recuperata e condotta a bordo, la Motovedetta dell’Arma ha affidato la tartaruga marina alle cure del Centro Recupero Tartarughe del posto: la responsabile, la dottoressa Daniela Freggi, ha estratto l’amo e uno spezzone di lenza parzialmente ingoiato. Fiamma è stata operata, curata e seguita amorevolmente per circa 6 mesi, fino alla sua completa riabilitazione. Tanta emozione quando la tartaruga è stata liberata ed ha potuto finalmente prendere il largo, seppur con una pinna amputata, ma con una grande voglia di solcare i mari delle isole Pelagie.