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Nuove frontiere di cura automatizzate e personalizzate presso l’unità operativa complessa di oncologia del presidio ospedaliero “San Giovanni di Dio” di Agrigento. Al fine aumentare la sicurezza, ridurre gli errori terapeutici, migliorare la qualità delle cure prestate e semplificare i flussi di lavoro viene adottato in reparto, per la prima volta in Italia, il software ICU Medical MedNet. Si tratta di un sistema che collega le pompe volumetriche infusionali “intelligenti” con l’applicativo di gestione della cartella clinica presente in reparto ed è capace di interfacciarsi con la camera bianca/UFA della farmacia ospedaliera ove avviene la manipolazione dei famaci antiblastici. Il software è dotato inoltre di una libreria farmaci completa con impostazioni predefinite che aiutano a garantire la sicurezza della somministrazione dei farmaci antitumorali. Grazie a questo sistema la procedura di somministrazione risulta semplice, veloce e sicura. Il paziente, all’ingresso in reparto, riceve un braccialetto con codice a barre identificativo. Fatto accomodare sulla poltrona, l’infermiere addetto alla somministrazione, con l’utilizzo di un palmare e con quattro semplici passaggi avvia la terapia in sicurezza, scansionando prima il braccialetto del paziente, poi il proprio badge e i bar code della sacca contenente il farmaco da infondere e della pompa utilizzata per l’infusione. Questi semplici step consentono di avviare l’infusione della “giusta terapia al giusto paziente” e con “giusti dosaggi e giusti tempi di infusione”. Tutto il processo viene tracciato e, durante la somministrazione, è possibile un controllo costante di tutte le terapie in corso attraverso un monitor pc posizionato nella stanza infermieri. Anche i medici dalla propria stanza, con il proprio pc, possono verificare l’andamento e la durata delle terapie in corso. MedNet è inoltre dotato di alti standard di sicurezza in materia di cyber security per prevenire qualsiasi attacco esterno e consente di creare report precisi e dettagliati così da avere documentazione a supporto già pronta per verifiche dei tempi di somministrazione e dosaggi corretti dei farmaci somministrati. Il sistema sarà inaugurato in reparto venerdì prossimo, 11 marzo, alle 13.30 con una dimostrazione pratica sul funzionamento delle pompe infusionali collegate a questo applicativo.

“L’innovazione in sanità – afferma il commissario ASP, Mario Zappia – diviene autenticamente progresso quando si orienta, come in questo caso, ad incrementare l’efficienza e la sicurezza delle cure”. Gli fa eco direttore dell’UOC di oncologia e coordinatore della Breast Unit del “San Giovanni di Dio” di Agrigento, Antonino Savarino: “siamo orgogliosi di aver implementato in reparto questa tecnologia a supporto di medici, infermieri e pazienti. L’oncologia di Agrigento negli anni è molto cresciuta ed oggi, anche grazie anche all’arrivo della Breast Unit,  è all’avanguardia e rappresenta un  importante punto di riferimento regionale per la diagnosi e cura delle patologie oncologiche”.

“Ci risiamo. Come se non bastasse Il comune di Licata adesso rischia di perdere anche il finanziamento per la ristrutturazione della Chiesa di San Domenico. L’ultimatum dell’Assessorato regionale delle Infrastrutture e Mobilità  al sindaco e all’Arcidiocesi di Agrigento suona come un campanello d’allarme per la revoca del finanziamento. Sbagliare è umano ma perseverare è diabolico. Ribadisco l’unica soluzione  tecnica di fronte a tutto questo perpetrato disinteresse per la città e per i licatesi è la sfiducia subito  per un nuovo sindaco già a giugno.”
E’ il commento del deputato regionale della Lega e presidente commissione speciale all’Ars on. Carmelo Pullara.
“Leggo – scrive Pullara – sulla stampa che il Comune di Licata rischia di perdere il finanziamento per la ristrutturazione della Chiesa di San Domenico. Il termine perentorio previsto per l’espletamento della gara d’appalto e per la consegna dei lavori all’impresa aggiudicataria era fissato in 180 giorni ma alla data odierna non risulta ancora pervenuto nessun aggiornamento circa l’affidamento dei lavori. Pertanto  ci sono soltanto 15 giorni di tempo per poter salvare il finanziamento, trascorso il termine il comune sarà ritenuto rinunciatario e si procederà alla revoca del finanziamento. Dunque  dopo il finanziamento da 5 milioni di euro da utilizzare per il rifacimento di strade ed opere pubbliche Licata rischia di perdere un altro importante finanziamento”.
Per il deputato della Lega c’è un’unica soluzione tecnica: “sfiducia subito per un nuovo sindaco già a giugno. Le elezioni amministrative si terranno in Sicilia il 29 maggio. I cosiddetti operatori politici e quasi tutti i consiglieri comunali  sono contrari alla sfiducia del sindaco  Galanti. Sono soltanto io, cosi dicono, ad avere le colpe, perché ho fatto eleggere Galanti sindaco, ma oggi e non ieri tutti i consiglieri comunali ed operatori politici che non lo vogliono sfiduciare mantenendolo al suo posto non hanno maggiori colpe e la responsabilità del martirio di Licata?! Chi ha più colpa, chi sbaglia o chi persevera per convenienza? Poi però sono tutti pronti a criticare sui mass media e su facebook. Meglio solo-conclude Pullara-che omologato,  responsabile ed ipocritamente urlante!”.

A Canicattì una dottoressa è stata contagiata dal covid per presunta mancanza di mascherine protettive nel reparto dell’ospedale “Barone Lombardo” di Canicattì dove, nel periodo fra gennaio e febbraio del 2020, ha prestato attività lavorativa. La stessa donna ha infettato il figlio e il marito che è morto nel novembre dello stesso anno. Adesso la donna ha citato in giudizio l’Azienda sanitaria di Agrigento affinché – si legge nell’esposto – “il Tribunale dichiari la responsabilità dell’Azienda sanitaria provinciale sia per il contagio della dottoressa riconducibile all’attività lavorativa con la mancanza di mascherine protettive con trasmissione del virus al figlio e al marito poi deceduto, sia per non aver tempestivamente diagnosticato il contagio del marito assicurando le giuste cure”.

Ancora iniziative di solidarietà, per volontà del preside, Alfredo Prado, dell’Accademia delle Belle Arti di Agrigento, a favore dell’Ucraina.

L’Accademia di Belle Arti di Agrigento, con unanime decisione del Consiglio Accademico, infatti, ha deliberato l’assegnazione di due borse di studio da conferire a giovani artisti ucraini che desiderano studiare e laurearsi in Italia, frequentando i Corsi di Laurea dell’ABA. “L’esonero delle tasse accademiche e altre agevolazioni – dice il preside Alfredo Prado – favoriranno l’inserimento dei giovani ucraini nel tessuto sociale, culturale ed artistico italiano”.

In un Paese con più pesi e più misure, è ormai scontato che ci siano aziende che possono correre’ e altre che siano a rischio chiusura. E non per propria responsabilità”.

Interviene così il presidente di Ance Agrigento, Carmelo Salamone, dopo la pubblicazione nei giorni scorsi dei dati riguardanti le percentuali di ribasso nelle procedure pubbliche.

Dati sicuramente incoraggianti – dice – ma che purtroppo non ritraggono la situazione nella propria complessità. La media, infatti, è stata realizzata senza distinguere tra le varie tipologie di gara, e quindi quei numeri, così positivi, perdono di valore quando andiamo a guardarli nel dettaglio”.

In particolare Salamone evidenzia che, ad esempio, nelle procedure negoziate e con inviti, inserite con il recente Dl Semplificazioni, i ribassi probabilmente in media si assestano intorno al 20%, proprio perché la partecipazione è “limitata” ad un numero di aziende ristretto che vengono scelte dalle singole amministrazioni appaltanti, contravvenendo, a parere dell’Aassociazione di categoria, alle più semplici regole di mercato. Nelle gare aperte, che si svolgono con la procedura del massimo ribasso, le percentuali superano invece il 30% con un sistema che spinge le aziende a inseguire il prezzo più basso, riducendo i margini di profitto e spesso rendendo anche più complesso realizzare effettivamente lopera appaltata.

Come Ance abbiamo sempre manifestato la nostra contrarietà a questa disparità – continua – e ci chiediamo perché si continui a seguire questa strada. Perché la Politica non sostiene un percorso di effettiva democratizzazione? Perché continuare a fare orecchie da mercante? A chi conviene questo sistema?

La possibilità per le amministrazioni di scegliere di fatto le aziende che potranno partecipare alle procedure, limita il diritto alla concorrenza, con conseguenze su tutti i soggetti coinvolti in questa vicenda: i pochi fortunati che possono partecipare alle procedure ristrette possono infatti aggiudicarsi i lavori ad una somma certamente più vantaggiosa rispetto alle altre imprese. Oggi non si può più attendere, perché molte aziende – anche a causa dell’enorme aumento dei costi per le materie prime e per lenergia – non potranno più continuare a lavorare”.

Salamone, quindi, chiede che si torni ad una procedura unica, quella cioè del massimo ribasso con il metodo che era stato previsto nella legge regionale 16 sugli appalti. Un testo che venne poi impugnato dalla Corte Costituzionale per questioni di competenza, sebbene i giudici non ne contestarono i contenuti, che erano semmai chiaramente improntati a scongiurare i rischi di turbativa delle gare.

Il presidente di Ance, inoltre, evidenzia come nonostante il Governo nazionale abbia approvato il Decreto ristori per laumento dei costi delle materie nel campo delledilizia per il primo semestre 2021, ad oggi non sia stato ancora liquidato un solo euro e non vi sia nemmeno alcuna certezza sulle somme per il secondo semestre 2021.

Chi fa impresa rischia ogni giorno in proprio – conclude Salamone – e non può attendere i tempi della politica. A noi viene chiesto di essere celeri, di rispettare contratti e scadenze, ma chi è chiamato a decidere per tutti non ha, stranamente, gli stessi oneri. Le imprese, per anni, hanno sopportato il costo occulto di una politica che non sa tenere il passo del Paese: oggi quel tempo è finito”.

I Carabinieri della stazione di San Biagio Platani hanno denunciato un sanbiagese di 35 anni perché sorpreso, nel corso di una perquisizione domiciliare, in possesso di 26 grammi di marijuana e 10 grammi di hashish. All’autorità giudiziaria risponderà di detenzione a fine di spaccio di sostanze stupefacenti. Lui è stato sottoposto ad un primo controllo personale ad un posto di blocco stradale. E poi probabilmente dei sospetti hanno indotto i militari a perquisire la sua abitazione.

Il giudice monocratico del Tribunale di Agrigento, Ornella Maimone, ha restituito gli atti alla Procura annullando i 57 rinvii a giudizio che lo scorso 6 dicembre sono stati disposti dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale, Micaela Raimondo, nell’ambito dell’inchiesta, a Licata, su una presunta truffa all’Inps tramite falsi contratti di affitto dei terreni e false assunzioni di centinaia di braccianti agricoli per truffare l’ente di previdenza sociale. Secondo il giudice Maimone i capi di imputazione sono generici e non è specificato il singolo importo delle presunte truffe. E ciò comporterebbe, dunque, un non esercitabile diritto alla difesa. L’importo del presunto raggiro ammonta a 400mila euro. La Procura di Agrigento, se lo riterrà, procederà una seconda volta nell’istruzione delle indagini sulle quali, però, incombe prossima la prescrizione.

Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Sciacca, Alberto Davico, a conclusione del giudizio abbreviato, ha condannato a 10 mesi di reclusione Francesco Notaro, 65 anni, di Sciacca, per resistenza a pubblico ufficiale, violazione della misura di prevenzione e lesioni a due carabinieri. L’imputato, difeso dall’avvocato Enrico Di Benedetto, è stato assolto dalle imputazioni di guida in stato di ebbrezza e oltraggio a pubblico ufficiale. Le ipotesi di reato contestate sarebbero state perpetrate nel corso di un controllo ad opera dei carabinieri risalente al giugno del 2020.

A proposito della volontà di realizzare un Rigassificatore nel mare agrigentino,siamo totalmente contro questa opera anche nel rispetto del Referendum cittadino che voto’ nella stragrande maggioranza contro.

L’Opera, tra l’altro, pregiudicherebbe in modo grave lo sviluppo della città sul piano turistico,con gravi ripercussioni sul suo futuro.
Vogliono fare della costa agrigentina una nuova Priolo o Milazzo o Gela.
Alla Sicilia basta,per il suo fabbisogno,il gas che proviene dall’Algeria.
Il Rigassificatore vada in altra parte del Paese e non a ridosso della Scala dei Turchi,dei Luoghi Pirandelliani e della Valle dei Templi,PATRIMONIO DELL’UMANITÀ.
Il Rigassificatore viene portato avanti da poteri forti che pur di raggiungere interessi economici sono pronti a schiacciare i nostri luoghi millenari.
Occorre,da subito,una mobilitazione di tutti gli agrigentini e non. Agrigento non ha bisogno di Rigassificatore ma di Aereoporto,di Porticciolo Turistico,di strade, di pulizia, di rete idrica. Su questo problema non cederemo in minima parte.
Il Rigassificatore non è un’opera voluta dallo Stato, ma dai poteri forti costituiti dalle Banche.
Si tratta di una Società che acquista e rivende gas.Distruggere il paesaggio è un grave delitto perpetrato contro il futuro di Agrigento e della sua magnifica costa
Tre domande: sono in possesso delle autorizzazioni da parte della Soprintendenza, del Genio Civile trattandosi di zona sismica? Hanno ricevuto la concessione della vasta zona dalla Capitaneria di Porto?
Il Rigassificatore di Porto Empedocle voluto dai poteri forti con la benedizione da parte di una classe politica servile, metterà fine alle speranze di un sito archeologico come la Valle dei Templi, affosserà le potenzialità della Scala dei Turchi e creerà grossi problemi alla balneazione con le scorie del gas. Addio tratto di costa tra i più belli e suggestivi della Sicilia.
Chiederemo, tuttavia, l’intervento del Governo e possibilmente una Commissione d’inchiesta per conoscere ogni cosa.

Il Gruppo Mezzacorona che nell’area belicina agrigentina gestisce la struttura Feudo Arancio, ha reso noto che oggi, in relazione al procedimento penale concernente l’ipotizzata realizzazione di una condotta di riciclaggio riguardante l’acquisto delle aziende siciliane negli anni 2000/2003 del Gruppo stesso, il Giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Trento ha pronunciato una sentenza di non doversi procedere perché il fatto non sussiste. “Di tale pronuncia il Gruppo Mezzacorona prende atto con piena soddisfazione, convinto, come è sempre stato, della assoluta trasparenza, della correttezza nonché regolarità del proprio operato”, si legge in una nota.

Nel 2020 la Guardia di finanza di Trento sequestrò vigneti e fabbricati, del valore di oltre 70 milioni di euro, alla cantina siciliana Feudo Arancio, ipotizzando a carico dei rappresentanti legali del gruppo vitivinicolo trentino Mezzacorona il reato di riciclaggio. Il sequestro preventivo venne emesso dal gip al termine di una inchiesta su presunti tentativi  di infiltrazione mafiosa nell’economia trentina. I sigilli vennero apposti a un complesso aziendale che si estende nelle province di Agrigento e Ragusa con oltre 900 ettari di vigneti e numerosi fabbricati. Le indagini – sviluppatesi attraverso ricostruzioni societarie, esami documentali, accertamenti bancari e testimonianze di numerosi collaboratori di giustizia – ipotizzarono che tra il 2000 e il 2005 fosse stata effettuata un’operazione commerciale attraverso la quale sarebbero state acquisite da parte del gruppo vitivinicolo trentino Mezzacorona le due tenute siciliane di proprietà degli esattori mafiosi Salvo. I beni, di proprietà della famiglia mafiosa di Salemi sarebbero stati ceduti in gestione a prestanome, pur rimanendo all’allora capo mandamento di Sambuca di Sicilia. Il sequestro venne poi annullato dal Tribunale del Riesame.