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“Le biodiversità perdute, non conservate, non sono recuperabili, si perdono per sempre”.

Proprio per evitare che questo accada e con l’obiettivo di salvaguardare e valorizzare le biodiversità, questa mattina, nella sala Tommaso Fazello, del museo archeologico Pietro Griffo, si è svolto il seminario sul tema “”Biodiversità coltivata nel bacino del Mediterraneo” nell’ambito del progetto Demetra che fonda i propri principi sulla “Conservazione della biodiversità e delle risorse genetiche vegetali in agricoltura, con finalità scientifica, divulgativa e didattica”, a cura del Parco archeologico Valle dei Templi in concertazione con il dipartimento di Scienze agrarie, forestali e agroalimentari dell’Università di Palermo.

Progetto che prevede delle azioni mirate a ricercare censire, documentare, classificare, catalogare le diverse accessioni genetiche da conservare e tutelare e promuove la conservazione ex situ e in situ, la caratterizzazione, la raccolta e l’utilizzazione delle risorse genetiche attualmente conservate in situ.

Presenti al seminario, coordinato da Calogero Alaimo Di Loro, coordinatore del progetto Demetra, relatori d’eccezione: Paolo Inglese, ordinario di Arboricoltura generale e Coltivazione arboree dell’Università degli Studi di Palermo e responsabile scientifico del progetto Demetra, che ha affrontato il tema “Pomologia e ampelografia nel bacino del mediterraneo dal censimento delle fonti alla conservazione in situ”; Giuseppe Barbera, ordinario di Arboricoltura generale e Coltivazione arboree dell’Università degli Studi di Palermo, che ha discusso sulla “Biodiversità, multifunzionalità e paesaggio culturale nel centro del mediterraneo”; Alessandra Gentile, ordinario di Arboricoltura generale e Coltivazione arboree dell’Università degli Studi di Catania, che ha relazionato sul tema “La biodiversità agrumicola: dalle specie vere alla ricchezza genetica delle varietà coltivate” che si sono susseguiti dopo i saluti di Calogero Alaimo Di Loro e di Luigi Vella, direttore dell’Ispettorato Agricoltura di Agrigento.

“Si tratta di un progetto finanziato dal Psr Sicilia, nella fattispecie due azioni 10.2 e 4.4A materiali e immateriali per la conservazione, catalogazione e promozione della biodiversità coltivata nel bacino del Mediterraneo – dettaglia Calogero Alaimo Di Loro – Oggi è il primo seminario, ne sono previsti altri due oltre a tre corsi di 60 ore rivolti ai quadri tecnici del territorio. Lo scopo è di realizzare quattro campi di conservazione delle principali specie di interesse agrario e un campo di conservazione dei semi antichi (cereali e legumi antichi). La biodiversità è importante perché i sistemi ecologici più sono vari, meglio resistono ai cambiamenti. Oggi, tra l’altro, a seguito dei cambiamenti ambientali è in corso una perdita di variabilità genetica. Occuparsi di questo, dunque, significa anche creare e rafforzare la cultura ambientale e mettere a disposizione il germoplasma del territorio e delle aziende perché il miglior modo per conservare le biodiversità è di utilizzarle, selezionare questo importante patrimonio, del quale la Valle dei templi ha già il privilegio di esserne custode e che noi abbiamo il dovere di  implementare e conservare, e mettere a disposizione delle imprese agricole nuove accessioni che possano rispondere ai mutamenti non solo ambientali ma anche di mercato. I quattro campi di collezione riguardano agrumi, ulivo, frutta fresca e vite, di queste oltre 400 antiche varietà saranno raccolte in quattro campi, dieci grani antichi, dieci semi di leguminose antiche. Il tutto serve a sostenere le aziende che vogliono riprendere la produzione attraverso il rispetto dei ritmi naturali andando verso la dimensione dell’eccellenza, perché molte di queste varietà rispondono esse stesse a standard di qualità molto elevato e conservano quei geni utili a rispondere alle necessità. Immaginiamo i cambiamenti climatici – conclude Alaimo Di Loro – se la temperatura dovesse continuare ad aumentare così come previsto, avremo bisogno di nuove varietà che resistono alle nuove condizioni e questo lo possiamo fare se abbiamo conservato, nella cassaforte della custodia della varietà, i geni che riguardano queste antiche accessioni”.

“Tutto comincia con un finanziamento del dipartimento Agricoltura, due misure del Psr 2014-2020 ormai 2022, 10.2 e 4.4A, che finanziano gli interventi mirati alla conservazione delle biodiversità, risorse genetiche in agricoltura e le strutture necessarie per la conservazione così da creare una banca dati del germoplasma – dice Luigi Vella – Diciamo, quindi, che l’ente finanziatore è il Piano di sviluppo rurale dell’assessorato regionale dell’Agricoltura di cui il Dipartimento è l’autorità di gestione. Le ricadute saranno notevoli anche perché questo non è l’unico progetto, considerato che il Dipartimento ha finanziato dieci progetti in ambito regionale di cui due di pertinenza provinciale. Alla fine delle attività si giungerà alla costituzione di una banca del germoplasma per la conservazione delle risorse genetiche e la preservazione del germoplasma, delle varietà autoctone siciliane il cui obiettivo principale è, oltre alla conservazione, la possibile riproduzione”.

Con la memoria si costruisce il futuro ma senza futuro non c’è memoria – afferma Paolo Inglese – Conservare non significa semplicemente stipare da qualche parte e non usare più ma conservare per immaginare una costruzione futura. Certamente c’è un valore storico, culturale e paesaggistico e anche un valore di identità ancora da costruire, per esempio legato alla gastronomia. Il matrimonio tra paesaggio, quindi agricoltura, e archeologia è fondante della qualità di questo territorio. Credo che conservare risorse genetiche significa averne contezza, consapevolezza e conoscenza profonda; conservare risorse genetiche, soprattutto quelle derivate da alberi da frutto, significa avere frutteti. Tutto ciò ha dei costi e richiede strutture pratiche che debbano essere garantiti e questo è un lavoro che deve fare lo Stato perché la risorsa genetica accumulata in migliaia di anni ha un valore analogo a quella che hanno, non vorrei sembrare esagerato, le bellezze architettoniche e le bellezze artistiche di questo Paese”.

“Sono, a ben pensarci, quasi trent’anni che vengo nella Valle dei Templi per occuparmi di biodiversità – racconta Giuseppe Barbera – con l’Università, con il Consiglio del Parco, con la Kolymbethra, perché questo è il posto della biodiversità del mediterraneo, è il luogo dove la biodiversità ha manifestato nella storia e nel presente le sue grandi potenzialità. Il progetto, che intende dare al territorio, ancora con più forza, questo ruolo è sicuramente importante. I dati li abbiamo raccolti in questi anni di tesi, ricerca, dottorato, e continuiamo a farlo insieme con gli studenti di Agraria che poi diventano tecnici dell’agricoltura, nostri migliori alleati. Il paesaggio della Valle dei templi ha un ruolo fondamentale, tant’è che la reale titolazione è Parco archeologico e paesaggistico – prosegue Barbera – I grandi viaggiatori del granturco, che hanno scoperto la Valle dei templi, venivano qui e scoprivano i templi immersi in un paesaggio che appariva fantastico, per i caratteri della flora mediterranea e per la biodiversità che manifestavano. Qui storia e natura si sposano in maniera perfetta”.

“Cos’è la biodiversità? – spiega Alessandra Gentile – Si tratta del vastissimo patrimonio di specie e varietà di generi espressi dal mondo agrumicolo, sono ancora patrimonio di questo e di tutto il territorio siciliano e rappresentano un valore inestimabile per la realizzazione anche di programmi di miglioramento genetico. Utilizzando queste varietà che, spesso, sono le più resistenti e portano caratteri di grande valenza, come la colorazione dei frutti, la resistenza alle malattie e tutta una serie di altri caratteri utili alla costituzione di nuove varietà per meglio rispondere alle esigenze attuali della sostenibilità e della qualità dei prodotti. Gli strumenti oggi ci consentono di costituire nuove varietà ma bisogna sempre partire da uno stampo di Dna e lo stampo più importante è quello rappresentato dalle vecchie varietà, vecchi cloni, vecchi materiali genetici che si sono adattati e sono stati in grado di sopravvivere a tanti anni di coltivazione”.

Al termine della prima sessione dei lavori, si è svolta la tavola rotonda alla quale sono intervenuti: Salvatore Ciulla, presidente del Distretto Bio Slow; Calogero Romano, Cia Centro Sicilia – Confederazione italiana Agricoltori; Giuseppe Miccichè, direttore provinciale Coldiretti Agrigento; Rosario Marchese Ragona, presidente regionale Confagricoltura.

Agrigento e la capitale della cultura come le ciunghe Brooklin e il celeberrimo: “Ritenta, sarai più fortunato”. La città della Valle dei Templi, dopo il tentativo fallito per il 2020, adesso si ricandida a capitale della cultura 2025. In proposito, il presidente del Consorzio universitario di Agrigento, Nenè Mangiacavallo, e il sindaco, Franco Miccichè, hanno organizzato un confronto – dibattito tra enti pubblici e privati martedì prossimo, 12 aprile, alle ore 16, nell’aula magna “Luca Crescente” del Consorzio universitario di Agrigento.

A Burgio ignoti malandrini sono entrati nello storico palazzo “De Martino” in corso Vittorio Veneto, e, al primo piano, hanno divelto e rubato ben 65 metri quadrati di piastrelle antiche in ceramica risalenti al 1870. La madre del proprietario dell’immobile ha scoperto il furto e ha sporto denuncia ai Carabinieri. Il danno non è stato ancora quantificato e non è coperto da polizza assicurativa. Indagini in corso.

Ladri a lavoro a Canicattì. In contrada “Pagliaro – Buccheri”, in periferia, sono entrati furtivamente all’interno della villetta di un imprenditore agricolo di 47 anni, e hanno smontato e rubato 9 infissi in alluminio, 9 persiane, e 2 porte in legno. Il danno ammonta a circa 10mila euro. E’ stata formalizzata una denuncia per furto ai Carabinieri.

I Carabinieri all’alba di oggi hanno eseguito 9 misure cautelari a carico di altrettanti presunti esponenti del mandamento mafioso di Misilmeri e Belmonte Mezzagno. Gli si contestano i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, porto e detenzione di armi clandestine e ricettazione, con l’aggravante di mafia. Le indagini, coordinate dalla Procura di Palermo, sono iniziate nel gennaio del 2020, a seguito di tre omicidi e di un tentato omicidio a Belmonte Mezzagno. Le vittime sono state Vincenzo Greco, manovale di 36 anni, il commercialista Antonio Di Liberto, 49 anni, e Agostino Alessandro Migliore, 45 anni, commerciante fratello di Giovanni Migliore, ritenuto uomo d’onore della famiglia mafiosa del mandamento. Il tentato omicidio ha coinvolto invece Giuseppe Benigno. A gestire le sorti del mandamento sarebbe stato Agostino Giocondo, custode anche di un arsenale di armi. Nel corso delle perquisizioni sono stati trovati un fucile da caccia marca Winchester calibro 12 con matricola parzialmente punzonata e un revolver calibro 38 special Smith & Wesson con matricola abrasa. E poi 3 pistole, una calibro 38, una 7,65 e una piccola a tamburo, tutte con matricola abrasa, una vecchia carabina e circa 50 colpi per 7,65 e per 38. Il tutto sarà adesso sotto esame dei Carabinieri del Ris per riscontrare l’eventuale utilizzo per compiere atti criminali…

Altri profili del recente intervento del procuratore Patronaggio a 30 anni dalle stragi del ’92, tra verità, 41 bis ed abolizione dell’ergastolo ostativo.

Il 2022 è l’anno del trentennale delle stragi di Capaci e via D’Amelio. E dopo gli attentati, Totò Riina così si rivolse a Giovanni Brusca: “Se mi succede qualcosa i picciotti sanno tutto”. I ‘picciotti’ sarebbero due: Matteo Messina Denaro e Giuseppe Graviano. Uno è latitante e l’altro è in carcere. Trenta anni dopo la morte di Giovanni Falcone e Borsellino, a cui seguiranno le stragi di Roma, Firenze e Milano nel ’93, ‘tutto ciò che sanno i picciotti’ e i presunti pericoli legati all’attuale abolizione dell’ergastolo ostativo per i mafiosi, sono stati appena rilanciati dal già procuratore di Agrigento e adesso procuratore generale a Cagliari, Luigi Patronaggio, che ha affermato: “Questo Stato si è pacificato con la mafia? Esiste una pacificazione e un reciproco riconoscimento? In riferimento all’ergastolo ostativo si parla spesso di pentitismo e di dissociazione, ma non funziona così. Il collaboratore di giustizia è un’altra cosa perché racconta e permette di indagare. La nostra legge permette un regime premiale per il pentito e nessuno per il dissociato. Con i terroristi ci fu una pacificazione, ma non con la mafia. Ci sono ancora misteri non ancora svelati, e la pericolosità dei mafiosi non è mai cessata. L’argomento dei 41bis è uno dei programmi portati avanti da Riina, che trova spazio nelle aule di Montecitorio. Ed è questo il gioco grande. Questo è uno Stato che ha basi fragili, non esiste altro Stato in Europa che ha questa pesante eredità, e fin quando non facciamo i conti con questa eredità non si può parlare di 41 bis o di abolizione di ergastolo ostativo”. E poi, a fronte dei0 lati oscuri che ancora ruotano intorno alla stagione delle stragi, Patronaggio è intervenuto così: “Ancora oggi ci sono interrogativi che non sono solo interni a Cosa nostra, ma che abbracciano anche pezzi di Stato. In molte vicende di mafia entrano ad un certo punto soggetti che non sono Cosa nostra. Entrano in via D’Amelio sicuramente, ma questi apparati che rispondono ad una logica alta e altra li troviamo in tutti gli omicidi eccellenti, come nella sparizione di documenti dalla cassaforte di Dalla Chiesa. Noi sappiamo che ogni volta che c’è un omicidio eccellente c’è gente con ‘barba finta’ che va a bonificare. Quale è la logica di questi apparati? Questi apparati deviati pensano loro stessi di essere Stato e che gli altri, democrazia e elezioni, siano orpelli. Non abbiamo le prove ma ragioniamo in termini di ricostruzione logica. Oggi ci sono tre tipi di verità: quella reale, che è difficile da raggiungere, poi quella processuale, che è molto limitata e che conta sulle carte. E poi quella dell’intellettuale, per dirla come Pasolini: ‘io so ma non ho le prove’. C’erano interrogativi nella mancata perquisizione del covo di Riina, nel mancato arresto di Provenzano, nelle stragi del ’93. Noi non dobbiamo fermarci mai nel cercare questa verità. Ma mi domando: in questo Stato serve questa verità? C’è davvero chi la vuole? Dal mio punto di vista, ancorché le criminalità organizzate siano cambiate, le basi democratiche di questo Paese non possono essere tali se non facciamo prima i conti con il passato”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

4.566 i nuovi casi di Covid19 Siciliani registrati a fronte di 33.690 tamponi processati in Sicilia. Il tasso di positività scende dal 17,1% al 14,8%. L’isola è al settimo posto per contagi fra le regioni italiane. Gli attuali positivi sono 183.722 con un decremento di 2.895 casi. I guariti sono 8.049 mentre le vittime sono 23 portano il totale dei decessi a 10.208. Sul fronte ospedaliero ci sono 1.057 ricoverati, in terapia intensiva sono 56.

Questi i dati nei Comuni capoluogo: Palermo 1.335, Catania 791, Messina 931 Siracusa 451, Trapani 529, Ragusa 323, Caltanissetta 262, Agrigento 458, Enna 97.

Premiati a Roma, all’Auditorium della Casa Madre dei Mutilati, gli studenti vincitori della 5ª edizione del concorso nazionale per le scuole per la Giornata Nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo, dal titolo “Capire la guerra dalle voci delle vittime civili di ieri e di oggi”. L’evento è stato organizzato dall’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra – in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e con il patrocinio del Senato e della Camera dei Deputati – ed ha visto protagonisti gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado di tutta Italia.

I partecipanti al concorso sono stati chiamati a confrontare le esperienze di chi oggi fugge della guerra e di chi, ieri, in tenera età, l’ha vissuta in prima persona, utilizzando questa analisi come strumento fondamentale per la comprensione del fenomeno bellico e del valore della pace. Peraltro, l’evoluzione della politica internazionale, con lo scoppio della guerra in Ucraina, ha reso la tematica del concorso drammaticamente attuale e vicina alle vite di tutti noi.

Nella sezione grafica, per quanto riguarda le scuole secondarie di primo grado, la commissione ha assegnato il primo premio all’elaborato di Matteo Capone, studente della classe II G dell’Istituto Comprensivo “Agrigento Centro”.

La dirigente scolastica Rosetta Greco, che ha preso parte alla cerimonia ricevendo il premio dalle mani del Presidente regionale ANVCG, Renato Colosi, e della Sen. Urania Papatheu, ha dichiarato: “Questo prestigioso riconoscimento arriva in un clima molto particolare, con un conflitto bellico proprio vicino a noi. L’impegno delle nuove generazioni è assolutamente fondamentale per portare avanti l’istanza della pace, del dialogo tra i popoli e della difesa dei diritti umani dei civili nei conflitti armati. Le guerre sono tutte sbagliate perché provocano distruzione, invalidità, mutilazioni e morti.  E i giovani non devono rinunciare alla possibilità di cambiare il mondo”.

Grande soddisfazione ha espresso Giuseppe Scimè, Commissario Straordinario di Agrigento dell’ANVCG, che nel compiacersi per il brillante risultato dello studente Matteo Capone ha sottolineato “l’encomiabile impegno dell’Istituto “Agrigento Centro” per la diffusione dei valori di pace e fratellanza fra i popoli, di cui l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra è promotrice”.

“I continui ritardi e le omissioni nel promuovere l’azione penale in ordine a pacifici reati di abuso di ufficio e concessioni edilizie illecite hanno inculcato al Comune di Agrigento una sostanziale convinzione di impunità con gravissimi danni per il territorio”.

Per questa e altre considerazioni, riportate in una istanza di avocazione indirizzata alla procura generale di Palermo, l’avvocato Giuseppe Arnone, al momento sospeso e cancellato dall’Ordine, rischia adesso di finire a processo per calunnia.

La procura di Caltanissetta ha chiesto, infatti, il suo rinvio a giudizio per l’accusa di calunnia ai danni degli ex procuratori Renato Di Natale e Luigi Patronaggio, dell’ex aggiunto Ignazio Fonzo e dell’attuale procuratore reggente Salvatore Vella.

Secondo i pm Stefano Marino, Simona Russo e Dario Bonanno, Arnone – sapendoli innocenti – avrebbe accusato falsamente i quattro magistrati del reato di abuso di ufficio. La vicenda scaturisce dal contenuto di un’istanza di avocazione – strumento che consente alla parte di estromettere una procura dallo svolgimento delle indagini quando si verificano ritardi e omissioni -, datata febbraio 2020,  nella quale Arnone sosteneva che i pm agrigentini avessero volutamente protetto una donna non indagandola per degli abusi edilizi.

Il discorso veniva poi allargato fino a descrivere una “situazione di illegalità all’interno della procura”. Argomenti, secondo la procura di Caltanissetta, falsi e diretti esclusivamente a fare finire a processo i magistrati.

(agnotizie)