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In data 28 gennaio 2022 , l’Arcivescovo di Agrigento, mons. Alessandro Damiano ha indirizzato una lettera a mons. Pietro Maria Fragnelli, vescovo di Trapani, con la quale ringrazia, a nome dell’Arcidiocesi di Agrigento e, in particolare, della Comunità ecclesiale di Ravanusa per la generosa donazione fatta pervenire dalla Diocesi di Trapani quale contributo di solidarietà per le vittime del tragico evento occorso a Ravanusa.

“Ci commuove il pensare – scrive mons. Damiano – che l’intera comunità trapanese abbia dedicato la giornata del 19 dicembre alla preghiera pro vivis et defunctis per quest’evento che segnerà per sempre la nostra comunità. Ravanusa – conclude – pian piano, si rialzerà, forte anche del sostegno che arriverà tramite la vostra preghiera”.

Il contributo di solidarietà dalla diocesi di Trapani è di € 15.000.

Tale somma si aggiungerà alla Colletta del 19 dicembre 2021 nell’Arcidiocesi di Agrigento (€ 82.631,91 integrata da risorse proprie della Caritas) e sarà nella disponibilità di Caritas Diocesana Agrigento che tradurrà – come già comunicato – in scelte rapide ed oculate, concordate con gli altri attori del territorio.

A Castelvetrano è stata arrestata dai Carabinieri, per omicidio preterintenzionale, Aurora Campanella, la ragazza di 22 anni che la notte di Natale avrebbe spinto contro un parapetto Antonino Calandrino, carrozziere di 62 anni, morto dopo 10 giorni di ricovero al Trauma Center di Villa Sofia a Palermo. Lui, Calandrino, uscì da casa per sedare una lite tra la ragazza e un uomo, a pochi metri dalla sua automobile. All’invito ad allontanarsi dall’automobile, il carrozziere sarebbe stato spinto da Aurora Campanella, cadendo da circa 4 metri.

La preside dell’Istituto tecnico, economico e tecnologico “Leonardo Sciascia” di Agrigento, Patrizia Marino, annuncia che si sono conclusi i lavori di ristrutturazione e rinnovo dei locali dello storico istituto “Michele Foderà”, che ospiterà dal prossimo anno scolastico i corsi tradizionali per ragionieri. Patrizia Marino commenta: “Si restituisce al territorio un’offerta formativa importante in un luogo storico e soprattutto nevralgico per la facilità di accesso e la vicinanza agli assi viari principali che renderanno sicuro e veloce il raggiungimento della scuola, soprattutto per gli alunni delle prime classi. Colgo l’occasione per ricordare alle famiglie che l’iscrizione alle prime classi per l’anno scolastico 2022/23 sono aperte fino al prossimo 4 febbraio”.

In Sicilia le giunte di oltre cento Comuni delle cosiddette “Terre alte di Sicilia”, interessati all’istituzione delle zone franche montane, hanno adottato una Delibera di giunta inviata al presidente delle Regione, Musumeci, e agli assessori. La proposta è stata avanzata dall’Associazione zone franche montane Sicilia che ha chiesto di emanare un’apposita delibera di giunta regionale, destinando i 20 milioni di euro già stanziati dalla legge di bilancio, a titolo di concorso alla compensazione degli svantaggi strutturali derivanti dalla condizione di insularità, per il finanziamento delle fasi istitutive le zone franche montane in Sicilia, al fine di favorire la conclusione della fase istruttoria, a difesa del diritto di residenza nelle Terre alte di Sicilia”.

Non si avevano più notizie da alcuni giorni, ed è stata trovata morta in casa. Una sessantottenne di Agrigento che viveva da sola, in una abitazione di via Callicratide, è deceduta quasi sicuramente per un malore improvviso. Sono stati i vicini, e un familiare, temendo che le fosse successo qualcosa che ieri mattina, hanno deciso di allertare i soccorsi.

Sul posto i poliziotti della sezione Volanti della Questura di Agrigento, l’ambulanza del 118, e i vigili del fuoco del Comando provinciale. I pompieri hanno aperto la porta d’ingresso. Appena entrati hanno rinvenuto il corpo senza vita della proprietaria di casa.

Dall’ispezione cadaverica del medico legale e del personale sanitario il decesso potrebbe essere avvenuto alcuni giorni fa, in seguito ad un malore.

Nel 2015, il Comune di Agrigento aveva rigettato l’istanza di permesso di costruire presentata dalla ditta “M.V.M. C. s.r.l.” con sede in Agrigento, per la realizzazione di 21 villette a schiera in contrada Pisciotto su terreni ricadenti, secondo l’Amministrazione comunale, quasi interamente all’interno del piano particolareggiato Quadrivio Spinasanta, con destinazione ad attrezzature di interesse collettivo.

La ditta costruttrice proponeva ricorso dinanzi al T.A.R. Sicilia – Palermo, con il patrocinio degli avvocati Girolamo Rubino e Vincenzo Airo’, chiedendo l’annullamento del provvedimento di diniego in ragione del fatto che il vincolo espropriativo “ad attrezzature di interesse collettivo” posto alla base del provvedimento di diniego al permesso di costruire richiesto, in realtà non era più efficace al momento di adozione del provvedimento impugnato.

Secondo la tesi sostenuta dagli avv.ti Rubino e Airo’, il vincolo imposto era da ritenersi di natura espropriativa, con conseguente perdita di efficacia allo scadere del termine di cinque anni dall’approvazione del p.r.g. del 2009.

La Seconda Sezione del T.A.R. Sicilia Palermo, accogliendo la censura sollevata dai difensori Rubino ed Airò sull’efficacia quinquennale dei vincoli espropriativi e, dunque, anche di quello imposto sui terreni siti in c.da Pisciotto nel Comune di Agrigento, ha annullato il provvedimento di diniego a costruire le 21 villette proprio in ragione del fatto che, alla data di adozione dell’impugnato diniego, il vincolo non era più efficace, con conseguente illegittimità del provvedimento.

A seguito della suddetta pronuncia, il Comune di Agrigento – condannato anche al pagamento delle spese giudiziali in favore della ditta ricorrente – dovrà riesaminare nuovamente l’istanza, con conseguente possibilità per la ditta costruttrice di ottenere, in presenza dei presupposti di legge, l’agognato permesso di costruire per la realizzazione del complesso edilizio in c.da Pisciotto.

La delegazione agrigentina del Co.N.Al.Pa, beato Rosario Livatino con il suo Presidente e Segretario provinciale Cav. Domenico Bruno e geom. Alfonso Scanio, ha presentato una circostanziata denuncia all’Autorità Giudiziaria relativa all’abbattimento totale di alcuni esemplari di pino domestico, al Viale dei Pini in località San Leone, dell’età presumibile di anni 60 poichè la potatura  sembrerebbe ingiustificata, tenuto conto delle modalità tecniche eseguite.

Poiché la zona è sottoposta a vincolo tutorio, la Delegazione Provinciale del Conalpa sostiene che non si sarebbe potuto operare senza la preventiva autorizzazione dell’Ente Parco o della Soprintendenza.

L’azione compiuta determina un danno irreparabile per l’aspetto paesaggistico ed ecologico della zona e del benessere dei cittadini. (Assorbimento anidride carbonica e conseguente riduzione di ossigeno).

E’ parere della Delegazione Conalpa che l’intervento di taglio ha messo ulteriormente in pericolo la stabilità degli alberi in considerazione che prima del taglio, tramite la chioma si appoggiavano e si sostenevano l’un l’altro, come potrà evincersi dalle piante rimaste che, prima o poi, si teme subiranno la medesima sorte se non si interviene in maniera decisa da parte delle Autorità preposte.

Certamente i pini non stanno bene ma il precario stato di salute in cui versano è ascrivibile alla cattiva realizzazione del marciapiede, effettuato diversi anni or sono, che ha compromesso il naturale sviluppo delle piante in quanto ha determinato l’asfissia radicale ed il conseguente marciume di queste.

La delegazione Co.N.Al.Pa. di Agrigento è del parere che:

  • sia necessario eseguire un’indagine conoscitiva sullo stato di salute dell’apparato radicale delle piante;
  • si provveda all’allargamento delle conche attorno ai tronchi al fine di favorire la traspirazione dell’apparato radicale.

La Delegazione Conalpa di Agrigento ha chiesto all’Autorità Giudiziaria di accertare eventuali ipotesi di reato di danneggiamento aggravato a carico di pubblici Ufficiali e/o professionisti che hanno ordinato e diretto i lavori di taglio e potatura e delle ditte che hanno eseguito i lavori, le quali devono essere in possesso di caratteristiche precise dettate dalla legge.

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo, condividendo quanto richiesto dal procuratore aggiunto, Salvatore Vella, e dal pubblico ministero, Cecilia Baravelli, ha archiviato l’inchiesta ruotante intorno al soccorso di migranti del 9 maggio 2019, operato da “Mare Jonio”, la nave della ong Mediterranea Saving Humans, e ha prosciolto il comandante Massimiliano Napolitano e il capo-missione e armatore Beppe Caccia dalle ipotesi di reato contestate loro. A 35 miglia a nord di Zuara, in acque libiche, soccorsero 30 persone, tra cui due donne incinte e una bambina di 2 anni. E poi il comandante e il capo-missione si rifiutarono di obbedire agli ordini del governo italiano di rientrare in Libia. Pertanto, il 10 maggio, dopo lo sbarco dei migranti a Lampedusa, il comandante e il capo-missione furono indagati per il reato di favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina, e la nave fu posta sotto sequestro.

Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, ha condannato a 4 anni di reclusione Maurizio Modica, 51 anni, di Agrigento, giudicato in abbreviato e imputato di omicidio stradale e lesioni personali gravi. Ad Agrigento, tra San Leone e Villaggio Mosè, in via Teatro Tenda, il 22 febbraio del 2020, nottetempo, un uomo di 32 anni, Giuseppe Terrosi, passeggero sui sedili posteriori di una Peugeot 207, è morto allorchè al conducente del mezzo è sfuggito il controllo e l’automobile si è schiantata contro un muretto di cinta. Gli altri due a bordo hanno subito ferite e sono stati soccorsi in Ospedale. Essendo risultato ubriaco a seguito degli accertamenti sanitari eseguiti in ospedale, il conducente del mezzo, Maurizio Modica, è stato arrestato ai domiciliari su disposizione della Procura di Agrigento.

“Il servizio pubblico dovrebbe meglio valutare la qualità dell’informazione che viene data all’opinione pubblica, evitando che diventi il discredito di Uomini illustri che hanno pagato con la vita la lotta alla mafia”
A dichiararlo è Giuseppe Ciminnisi, coordinatore nazionale dei familiari di vittime innocenti di mafia, dell’associazione “I Cittadini contro le mafie e la corruzione”.
“Mi riferisco – prosegue Ciminnisi – alla trasmissione di Rai3 “Report” e al verbale d’interrogatorio di Alberto Volo, reso ai pm nel 2016.
Leggendo la trascrizione delle sommarie informazioni testimoniali rese dal sig. Volo a magistrati della Procura di Palermo, in data 14 luglio 2016, si evince come il Dott. Paolo Borsellino, a suo dire, lo avesse portato a conoscenza di sue personali opinioni in merito alla strage di Capaci.
Una ricostruzione – a mio modesto avviso –  assolutamente inverosimile, visto lo spessore del magistrato, la sua riservatezza e la professionalità che da tutti gli è sempre stata riconosciuta.
Ciò che forse ancor più stupisce, è la maniera in cui viene descritto il rapporto tra il Volo e il Dott. Giovanni Falcone, quest’ultimo quasi indicato come subalterno al primo dal quale attendeva suggerimenti in merito alle indagini che stava conducendo, così come si evince dal verbale di Sit “VOLO: è chiaro che Giovanni Falcone qualcuno… a qualcuno l’incarico deve averlo dato, perché quando parlavamo poi di determinati a di di… Il faceva anche perché glieli suggerivo io: ‘vai a vedere ‘sta cosa, vedi di sapere questo, questo e questaltro*, insomma”.
A prescindere dall’attendibilità delle dichiarazioni del signor Volo che – seppur non spetta a me giudicarle – mi appaiono come un compendio di assolute castronerie, prescindendo dalla valutazione della sua attendibilità – a tal proposito giova ricordare che il Dott. Giovanni Falcone lo aveva definito un ‘mitomane’ – trovo riprovevole che si possa consentire a chicchessia di ridicolizzare la figura dei due Giudici che per questo Paese hanno dato la propria vita.
Nell’auspicare una maggiore attenzione da parte del mondo dell’informazione che non dovrebbe accettare in maniera acritica quanto proposto, non posso fare a meno di restare basito dal fatto che così poco spazio viene dato ai familiari dei due Giudici e a chi, come nel caso dell’Avvocato Trizzino, ha seguito tutte le vicissitudini giudiziarie relative alle stragi – in particolare quella di via D’Amelio – che maggiori spunti di riflessione potrebbero dare.
A questi ultimi – conclude Ciminnisi – esprimo la mia personale vicinanza e quella dei familiari delle vittime di mafia che rappresento all’interno dell’associazione di cui mi onoro di far parte”.