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Una sconfitta ci può stare, fa parte del calcio e il pericolo è sempre dietro l’angolo. Ma una gloria come l’Akragas non può e non deve fare queste figure. Soprattutto quando l’avversario non è il Real Madrid, ma semplicemente il Martina Franca.

Poco o nulla da raccontare sul piano prettamente tecnico. Basta dire che dopo i primi 15 minuti il Martina Franca vinceva tre a zero. Nel secondo tempo, ad un certo punto, il Martina Franca sembrava giocare la classica partitella del giovedi. E l’Akragas tutti ciò non lo merita.

Auguri al Martina Franca.

Deve scontare un cumulo di condanne pari a 12 anni e otto mesi, un uomo di 48 anni, riconosciuto in via definitiva quale appartenente a una associazione a delinquere finalizzata a estorsione, riciclaggio e ricettazione. La Polizia di Stato lo ha arrestato ad Altofonte (Palermo) su provvedimento emesso dalla procura. Nel febbraio del 2022 si era sottratto alla custodia evadendo dagli arresti domiciliari a Ficarazzi aveva fatto perdere le proprie tracce avvalendosi della collaborazione dei propri congiunti e di persone a lui vicine per le quali sono in corso ulteriori accertamenti. Le indagini sono state condotte dal commissariato di Brancaccio, coordinati dal sostituto procuratore Giorgia Spiri. Pedinamenti e appostamenti, effettuati anche nelle ore notturne, insieme ad attivita’ tecnica, ha consentito di individuare il luogo dove stava trascorrendo la latitanza e da dove, comunque, partiva ogni mattina per raggiungere il capoluogo dove continuava a svolgere regolarmente l’attivita’ di meccanico. E’ stato bloccato nel corso dei controlli lungo il tratto stradale che da Altofonte porta a Palermo, sulla strada provinciale 5, all’altezza dello svincolo per la statale 124, a bordo di una Fiat Punto di colore bianco. E’ stato pedinato fino al centro abitato e bloccato in sicurezza e senza clamore. Non ha opposto resistenza e ha ammesso di essere il ricercato, facendosi ammanettare e poi condurre nel carcere Pagliarelli-Lo Russo. Le indagini proseguono alla ricerca di eventuali complici.

Due morti e due feriti è il bilancio di un incidente stradale avvenuto la notte scorsa, all’1 .50, nella parte alta di vie Etnea, nell’intersezione di svolta con via Sacro Cuore, a Catania.

Un’autovettura Opel si è scontrata con una moto Ducati di grossa cilindrata.

Il conducente della moto (V.A.) di 31 anni è morto sul colpo, mentre il passeggero (S.L.) di 21 anni è deceduto pochi minuti dopo, nonostante le manovre di rianimazione del personale sanitario del 118. Il guidatore dell’automobile (G.K.) e la passeggera(D.F.) sono stati medicati per ferite al pronto soccorso del Policlinico.
Sulle cause dell’incidente indaga la Polizia locale: i due veicoli sono stati sequestrati a disposizione della procura.
(ANSA).

Stavano lavorando in una cisterna accanto ad un distributore di carburanti sulla statale 189, tra i Comuni di Agrigento e favara, quando ad un certo punto, forse da una fiammata, il fuoco ha raggiunto i due operai che sono stati investiti in pieno dalle fiamme.

Immediatamente chiamati i soccorsi i due operai sono stati trasportati all’ospedale di Agrigento; per uno, un 51enne, la situazione è apparsa critica tanto che una volta chiesto l’intervento dell’elisoccorso è statoo trasportato di urgenza all’ospedael Civico di Palermo.

Per l’altro operaio, un 47enne, la situazione è meno grave. Ha riportato una serie di ustioni agli arti inferiori ma è statoo dimesso dall’ospedale agrigentino.

Sulla vicenda indagano i carabinieri della Tenenza di Favara.

 

 

Il corpo è stato ritrovato nella notte non senza difficoltà in quanto era situato in una zona quasi impervia. A recuperarlo i Vigili del Fuoco della squadra speleo alpino fluviale del comando di Agrigento.

Nel pomeriggio di ieri era stato visto il cadavere nelle acque de fiume Platani e subito è scattato l’allarme. Recuperato nella notte, si tratta di un pensionato 70enne di Ribera.

Adesso i Carabinieri della Tenenza di Ribera stanno indagando per capire le cause che hanno causato la morte del pensionato riberese.

 

 

Per consentire alla cittadinanza di donare con generosità il proprio sangue l’A.D.A.S., effettuerà due raccolte mobili, domenica 19 giugno a Agrigento davanti la chiesa santa Rosa al villaggio Mosè e Aragona presso la parrocchia San Giuseppe.

Tutte le raccolte saranno operative dalle ore 8.00 alle 12.00 A tutti i donatori saranno inviate a cura della stessa associazione le analisi di laboratorio effettuate in occasione della donazione.

Dopo appena pochi minuti di pioggia a San Leone sono scoppiate, come al solito, le fogne nella zona della villetta “Pertini”, e le acque fognarie sono finite in mare, in una zona dove è già interdetta alla balneazione, a seguito di un altro sverso fognario. “Ma la cosa più grave è accaduta nel viale delle Dune – spiega Mareamico -, da qualche giorno sono state chiuse le caditoie sotto la pista ciclabile ed ora, dopo lo scoppio delle fogne, le stesse non permetteranno più il deflusso di queste acque. Possiamo sicuramente affermare che la situazione fognaria ad Agrigento, ultimamente, è nettamente peggiorata”.

“Finanziati dal governo Musumeci altri due importanti progetti del dissesto idrogeologico, seguiti dalla IV Commissione che presiedo: quello di Cianciana, versante ovest del centro urbano, secondo stralcio, a cui sono destinati 1.680.000,00M. e Montallegro, costone roccioso zone ovest centro abitato, contrada Bonifacio, a cui sono destinati 1.687.842,03M.

Voglio ringraziare in particolar modo il Presidente Musumeci, nq di commissario contro il dissesto idrogeologico, per la costante attenzione al territorio agrigentino”.

“Dalle anticipazioni del medico autoptico si può dire sin d’ora che i colpi sono stati inferti con un’arma compatibile con un coltello da cucina, non ancora trovato, e sono più di undici. Uno solo è stato letale perché ha reciso i vasi arteriosi dell’arteria succlavia ma la morte non è stata immediata”.

Lo si apprende da fonti della Procura di Catania dopo l’autopsia avvenuta ieri pomeriggio sul cadavere della piccola Elena.

“Il decesso”, inoltre, “è intervenuto dopo più di un’ora dal pasto che la bimba aveva consumato a scuola intorno alle 13”.

La Dott.ssa A. M. D., nel lontano 1993, partecipava ad un concorso pubblico per titoli ed esami finalizzato alla copertura di 9 posti di collaboratore biologo, bandito ed espletato dall’ormai disciolta U.S.L. n. 58 di Palermo.
In seguito alla valutazione dei titoli e all’espletamento delle prove concorsuali, la Dott.ssa A. M. D., veniva collocata al 21° posto della graduatoria di merito degli idonei.
Con una successiva deliberazione, la disciolta U.S.L. n. 58, provvedeva ad utilizzare ulteriormente la predetta graduatoria, disponendo l’assunzione di altri 13 collaboratori biologi, tra i quali rientrava anche la Dott.ssa A. M. D., da destinare all’Azienda Ospedaliera Policlinico.
Tuttavia con un successivo provvedimento, la stessa U.S.L., decideva di revocare in autotutela la nomina dei 13 collaboratori biologi che dovevano essere destinati al Policlinico.
Dopo un lungo contenzioso giudiziario, il T.A.R. di Palermo, annullava il provvedimento con il quale veniva disposta la revoca dell’assunzione dei biologi inseriti nella predetta graduatoria, e conseguentemente, obbligava, le sopra citate Amministrazioni sanitare, all’immissione in servizio della Dott.ssa A. M. D..
Sebbene la situazione si sia positivamente risolta, il comportamento illegittimo delle Amministrazione coinvolte nel succitato giudizio (durato ben 10 anni), ha arrecato, alla Dott.ssa A. M. D., un grave danno patrimoniale, privandola delle retribuzioni che, la stessa, avrebbe avuto diritto a percepire in assenza del provvedimento di revoca adottato dall’U.S.L. n. 58.
Pertanto, la Dott.ssa A. M. D., con il patrocinio degli Avv.ti Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia, si vedeva costretta ad adire nuovamente il T.A.R. di Palermo al fine di chiedere la condanna, delle Amministrazioni sanitarie, al risarcimento dei danni conseguenti dall’adozione dell’illegittimo provvedimento di decadenza dell’assunzione.
In particolare, gli Avvocati Rubino e Impiduglia, sostenevano che, nel caso in esame, l’atteggiamento negligente tenuto dalle Amministrazioni sanitarie, comportasse inevitabilmente la sussistenza, in capo alle medesime, della responsabilità extracontrattuale, ex art. 2043c.c., per i danni patrimoniali (consistenti nelle mancate retribuzioni) causati alla Dott.ssa A. M. D.
Vieppiù, i sopra citati difensori, affermavano anche la sussistenza di un danno non patrimoniale subito dalla Dott.ssa A.M.D., poiché il comportamento tenuto dalle Amministrazioni sanitarie coinvolte, ha ingiustamente privato la medesima Dott.ssa, della possibilità di realizzarsi professionalmente, nonché, di accrescere la propria capacità lavorativa, con evidenti ripercussioni anche in termini di immagine professionale.
Il T.A.R. di Palermo, accogliendo le tesi sostenute dagli Avvocati Rubino e Impiduglia, con la sentenza pubblicata in data 25.05.2022, ha statuito che, nel caso in oggetto, sussistono tutti gli elementi costitutivi della responsabilità extracontrattuale ex art. 2043 c.c., venendo in considerazione sia il danno patrimoniale patito dalla ricorrente, sia il nesso causale tra l’atto illegittimo di decadenza, successivamente annullato, e il predetto danno patrimoniale.
Per quanto, invece, inerente alla quantificazione del risarcimento, il suddetto Tribunale Amministrativo, ha stabilito che l’entità delle retribuzioni non percepite costituisce soltanto uno dei parametri alla stregua dei quali calcolare il relativo importo, in quanto, nel caso in oggetto, appare opportuno applicare un criterio equitativo, che sappia cogliere la gravità della condotta della P.A. e, al contempo, valutare la circostanza per cui la parte ricorrente è riuscita a godere liberamente del proprio tempo, impiegando le proprie energie in altre attività lavorative, effettivamente svolte dalla Dott.ssa A. M. D..
In conseguenza di quanto statuito, il T.A.R. di Palermo, sempre con la sopra citata sentenza, ha condannato l’Assessorato della Salute della Regione Siciliana, al risarcimento, nei confronti della Dott.ssa A. M. D., del danno scaturito dall’illegittimo comportamento tenuto dalle Amministrazioni sanitarie, quantificato nel 50% delle retribuzioni che avrebbero dovuto essere corrisposte alla ricorrente dalla data del 27 gennaio 1999 fino al mese di novembre 2006, nonché, al pagamento delle spese di giudizio, liquidate in Euro 2.000, oltre oneri accessori.
Il sopra descritto giudizio, stante l’eccessivo lasso tempo intercorso tra l’instaurazione dello stesso e la sua definizione (ben 11 anni e 9 mesi), può essere oggetto di un ricorso giurisdizionale ai sensi della Legge Pinto, volto ad ottenere un indennizzo patrimoniale nei casi di un’eccedente durata dei procedimenti giudiziari.