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A Canicattì i poliziotti del locale Commissariato hanno denunciato a piede libero alla Procura della Repubblica di Agrigento due imprenditori allorchè hanno somministrato alcolici a 5 minori di 18 anni e a 2 minori di 16 anni. Multe per complessivi 2.064 euro. La violazione della normativa in materia è stata riscontrata in flagranza in occasione di una festa con musica live e accesso con sbigliettamento. I controlli proseguiranno.

Al Consiglio comunale di Agrigento, dopo Pasquale Spataro (capogruppo) e Alessia Bongiovì, hanno aderito alla Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro anche i consiglieri Pietro Vitellaro e Roberta Zicari, che affermano: “E’ il momento di serrare i ranghi, uniti e coesi, consapevoli dell’impegno a cui siamo chiamati, ovvero aiutare la nostra città di Agrigento, purtroppo martoriata da tante emergenze e problemi. Ringraziamo la dirigenza locale, l’onorevole Pace e il segretario Totò Cuffaro per averci accolto e coinvolto in questo ambizioso progetto. Dimostreremo con i fatti la bontà della nostra scelta e la coerenza con i nostri valori e idee”.

Ecco il testo di una lettere che i netturbini di Favara hanno scritto al Prefetto di Agrigento Filippo Romano a seguito della situazione disastrosa che riguarda i pagamenti degli stipendi.

“Ci aiuti Eccellenza. Ci aiuti nella tutela del nostro diritto”.

Dopo anni di vessazioni i netturbini di Favara che “regolarmente” ricevono lo stipendio in ritardo di mesi, chiedono al Prefetto di Agrigento di intervenire, non solo, nella mediazione tra i datori di lavoro, il Comune e i sindacati, ma soprattutto sul sistema del servizio, Tari compresa.

Ecco il testo integrale della lettera degli operatori ecologici:

“Eccellenza Signor Prefetto,

siamo i netturbini di Favara, gli stessi che nel mese di giugno scorso hanno incrociato le braccia esasperati per il mancato pagamento degli stipendi. E che dopo il suo intervento hanno ricevuto solo una parte della retribuzione arretrata. Per la nostra astensione figlia della disperazione siamo stati denunciati.

Adesso, non vediamo un centesimo di euro dai primi giorni dello scorso mese di agosto. Vantiamo due mensilità e la terza maturerà a metà del mese in corso, a fronte di ciò abbiamo solo la promessa del pagamento di una sola busta paga con l’incasso della Tari che l’amministrazione comunale ha inviato ai contribuenti qualche giorno fa.

Per incassare e monetizzare la Tari occorrerà tempo e si arriverà, presumibilmente, a metà ottobre con la maturazione della terza mensilità attesa e non pagata. A quel punto, saldata una sola fattura, tutto andando bene, resteremo sempre e comunque con un arretrato di due mesi.

Noi siamo madri e padri di famiglia che viviamo del ricavato del nostro lavoro e abbiamo il diritto alla giusta e puntuale retribuzione e al Rappresentante dello Stato in provincia di Agrigento chiediamo, nella mediazione che si vorrà fare, la tutela del nostro diritto così come previsto dalle leggi.

Noi siamo vittime di un sistema sbagliato e al collasso non aggiustando il quale il problema dei pagamenti delle mensilità si ripeterà a nostro danno a tempo indeterminato, così come dura da anni, con unica soluzione la mediazione della Prefettura e il nostro soccombere accontentandoci del poco che riescono a raschiare dal fondo delle casse comunali.

La Tari ai contribuenti è in distribuzione in questi giorni con tre mesi di ritardo rispetto al mese di giugno, entro il quale doveva arrivare ai cittadini. Il danno del ritardato inoltro delle bollette cadrà su di noi.

L’esperienza passata ci dice che non possiamo fidarci dell’attuale amministrazione comunale come delle precedenti.

Ci aiuti Eccellenza. Ci aiuti nella tutela del nostro diritto.

Viviamo da troppo tempo con l’ansia del pagamento degli stipendi, mentre gli altri attori, tra questi l’amministrazione comunale di Favara, non sembrano accorgersi del trascorrere dei mesi.

Eccellenza Signor Prefetto, noi restiamo fiduciosi in attesa di Sue determinazioni per la soluzione che noi e le nostre famiglie si aspettano”.

I funzionari dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli in servizio presso l’Ufficio delle Dogane di Porto Empedocle, nell’ambito di un’ampia attività di controllo volta al contrasto del contrabbando di gasolio agricolo, hanno accertato una frode fiscale che ammonta a circa 3 milioni di euro.

La società verificata, che ha svincolato oltre 4 milioni e 300 mila litri di gasolio a uso agevolato normalmente impiegato per le lavorazioni agricole, cedeva il carburante a soggetti non titolari di libretti UMA (Utenti Motori Agricoli) ovvero a soggetti destinatari di prodotto energetico per quantitativi inferiori rispetto a quanto fatturato dalla società.

L’attività di controllo nei confronti della ditta è scaturita da una specifica indagine svolta dai funzionari del Reparto Antifrode e Analisi dei Rischi che, attraverso l’utilizzo di sofisticate e moderne banche dati, hanno accertato l’utilizzo fraudolento di ingenti quantità di gasolio agricolo ceduto a soggetti non aventi titolo.

Le azioni di contrasto, effettuate complessivamente nell’ultimo biennio dall’Ufficio delle Dogane di Porto Empedocle, hanno consentito l’accertamento di numerose frodi fiscali sul gasolio agricolo in contrabbando che, allo stato attuale, ammontano a oltre 6 milioni di euro.

I responsabili della società sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria.

Durante la notte 40 migranti, tra bengalesi, siriani, sudanesi, pakistani ed egiziani, sono stati intercettati dalla Guardia di Finanza a Lampedusa, a Cala Galera. Hanno riferito di essere partiti da Zuara, in Libia, pagando 4mila dollari ciascuno per la traversata. Sono stati condotti nel Centro d’accoglienza in contrada Imbriacola dove alle prime ore del mattino di oggi sono stati contati 196 ospiti, dopo i 91 trasferiti ieri sera. Ieri a Lampedusa si sono susseguiti 6 sbarchi con un totale di 158 persone approdate.

Domenica 8 ottobre ritorna il consueto appuntamento della Domenica di Carta, evento del Ministero della Cultura dedicato al patrimonio di archivi e biblioteche.

L’Archivio di Stato di Agrigento partecipa alla Domenica di Carta 2023 con l’evento dal titolo “Open. L’Archivio si racconta”.

In occasione del 60° anniversario della Legge n. 1409 del 30 settembre 1963, “Norme relative all’ordinamento e al personale degli Archivi di Stato”, sottolineando il ruolo e il valore di questi istituti della cultura, l’archivio racconterà la sua storia, le proprie attività istituzionali, i progetti e le esperienze condotte sul piano della tutela, della conservazione, della valorizzazione, della fruizione del patrimonio archivistico e della didattica.

L’evento si configura come una significativa occasione di incontro, dialogo e interazione con il pubblico per far conoscere lo straordinario mondo degli archivi attraverso i depositi archivistici, le mostre documentarie, i laboratori, le attività educative e quelle rivolte all’ accessibilità culturale.

Il percorso culturale, nel tracciare le tappe più importanti e gli obiettivi raggiunti dall’Archivio di Stato di Agrigento negli ultimi anni, vuole essere, altresì, un’occasione di riflessione sul ruolo strategico degli archivi nel più ampio contesto del patrimonio culturale italiano.

Il giudice monocratico del Tribunale di Agrigento, Sabrina Bazzano, ha condannato a 7 mesi di reclusione Andrea Cretella, 47 anni, di Porto Empedocle, per i reati di minaccia e lesioni aggravate. L’imputato, difeso dall’avvocato Giuseppe Lo Dico, avrebbe lanciato un coltello contro un dipendente di una sua pizzeria a Favara. Il ristoratore avrebbe anche reiterato minacce nei confronti del collaboratore sia al telefono che sotto l’abitazione. Il dipendente si è rivolto ai Carabinieri e si è costituito parte civile in giudizio tramite l’avvocato Salvatore Cusumano.

Il pubblico ministero di Agrigento, Maria Cifalinò, a conclusione della requisitoria, ha invocato la condanna di tre imputati nell’ambito di un’inchiesta su un traffico di cocaina, in alcuni casi proveniente dalla Calabria e poi venduta soprattutto a Canicattì, e su affari di riciclaggio di auto: 1 anno di reclusione per Rosario Domante, 29 anni, di Favara, 2 anni di reclusione per Angelo Cipollina, 23 anni, di Canicattì, e 3 anni e 4 mesi per Vincenzo Mantione, 50 anni, di Canicattì. Il processo è in corso in abbreviato innanzi al giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento Giuseppe Miceli. Prossima udienza il 18 dicembre.

Un poliziotto in pensione di Messina, Giuseppe Catania, 63 anni, è stato ucciso nel lungomare di Furci Siculo, sul litorale ionico del Messinese. Il killer, un commerciante di 57 anni, Gaetano Nucifora, si è costituito alla caserma dei Carabinieri di Roccalumera, dove risiede, spiegando che il movente del delitto non è legato alla precedente attività della vittima nella Squadra Mobile ma ad affari privati. Nucifora ha utilizzato un fucile, colpendo l’ex agente da distanza ravvicinata. L’omicidio è avvenuto nella zona centrale del lungomare, in direzione di piazza Sacro Cuore.

La Sicilia è la prima regione nel centro – sud per totale complessivo di megawatt prodotti dal mix di fotovoltaico, eolico, idroelettrico e bioenergie. I dettagli.

La Sicilia è la quarta regione d’Italia nel 2022 per totale complessivo di megawatt prodotti dal mix di fotovoltaico, eolico, idroelettrico e bioenergie. L’Isola è la quarta anche per potenza connessa nel primo semestre 2023 prodotta con il fotovoltaico. Invece adesso nell’ultimo semestre si è riscontrata una frenata. I dati sono di Terna, elaborati da Legambiente, e di un apposito Osservatorio per Confindustria.

La Sicilia, che solo per un terzo soddisfa con le rinnovabili il proprio fabbisogno energetico, quest’anno ha minore potenza da fotovoltaico: 102 megawatt contro i 130 del 2022. E’ decollato però il numero di impianti connessi alla rete: oltre 12 mila contro i circa 4.300 dell’anno precedente. Il vero boom è avvenuto nel 2022 rispetto al 2021: la potenza connessa è aumentata del 600 per cento. Nell’attuale periodo si conteggia una riduzione del 26 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si tratta però di valori parziali e bisognerà attendere la fine dell’anno per i dati definitivi. La Sicilia, tipicamente terra del sole insieme ad altre regioni del Sud, brilla per produzione da fotovoltaico ma è scavalcata da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, che di potenza connessa, grazie al fotovoltaico, ne hanno molta più della Sicilia. E ciò nonostante il potenziale solare siciliano sia gigantesco, e ben tre delle dieci città più soleggiate d’Europa si trovino sull’isola: Catania, Messina e Palermo che, ad esempio, si avvantaggia di una media di 340 ore di sole al mese. Finanche la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha prospettato la Sicilia come hub energetico dell’Europa. Ed ecco perché sul fotovoltaico si scommette sempre più, soprattutto con piccoli impianti: quelli fino a 10 chilowatt costituiscono oltre il 90 per cento del totale. Per l’Osservatorio di Confindustria “la crescita delle fonti rinnovabili è a trazione prevalentemente fotovoltaica, mentre il comparto dell’eolico cresce ma non decolla, e il comparto dell’idroelettrico continua a rimanere quasi inerte”.

Pochi giorni addietro Engie ha inaugurato a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, il primo e più grande parco agrovoltaico d’Italia, che unisce produzione di energia pulita e la coltivazione di prodotti sostenibili. L’energia generata dall’impianto sarà immessa direttamente nella rete nazionale e l’80% di essa alimenterà le attività di Amazon in Italia. Engie ha in programma di costruire un secondo impianto agrovoltaico a Paternò, in provincia di Catania. La Sicilia sarebbe davvero un hub energetico se i progetti per centinaia, se non migliaia, di impianti per la produzione di energia da fotovoltaico ed eolico non fossero ancora bloccati tra le pastoie burocratiche di Regione e Stato. Si stima che, ai primi mesi del 2023, vi siano circa 9 mila megawatt in attesa di autorizzazione per l’impatto ambientale nelle Commissioni competenti regionali e nazionali. E, inoltre, la Sicilia potrebbe rifornire l’Italia di una determinante quantità di gas se fossero installati i rigassificatori a Porto Empedocle e o ad Augusta, per estrarre i miliardi di metri cubi di gas che, secondo il Ministero competente, sono custoditi nel sottosuolo siciliano.

Giuliana Miccichè