“La macchina sanitaria regionale, in un momento di grande difficoltà in tutto il Paese, si sta muovendo con prontezza e competenza per fronteggiare l’eventuale epidemia in Sicilia”. Lo afferma la presidente della commissione Salute dell’Ars, Margherita La Rocca Ruvolo, a margine di un incontro con l’assessore per la Salute Ruggero Razza.
L’ufficio di presidenza della sesta commissione dell’Ars – composto dalla presidente La Rocca Ruvolo, dai vice presidenti Carmelo Pullara e Francesco Cappello e dal segretario Francesco De Domenico – oggi si è riunito con l’assessore per fare il punto della situazione sull’emergenza Coronavirus.
“E’ stato illustrato dall’assessore – spiega La Rocca Ruvolo – il piano che la Regione Siciliana sta mettendo in atto per intervenire in maniera tempestiva in caso di espansione del virus nell’Isola. Sono stati già liberati centinaia di posti letto ed è stato predisposto un piano che, nelle varie aziende sanitarie provinciali, consentirà di avere a disposizione 1.000 posti, entro una settimana, per poter eventualmente ricoverare pazienti con il Covid-19. Inoltre, 150 dei 500 posti di terapia intensiva previsti nella rete ospedaliera saranno dedicati a pazienti che necessitano di ricovero per il contagio dal virus. Abbiamo chiesto di utilizzare anche come terapie intensive le sale operatorie non utilizzate.
L’assessore ha riferito che sarà varato in Sicilia un piano di assunzioni straordinario di personale medico e sanitario e che sono già stati ordinati tutti i dispositivi di protezione individuali per il personale medico e sanitario. Intanto, sono circa 21mila le persone venute dal Nord che si sono registrate sul sito della Regione Siciliana e la maggior parte appartiene alla fascia di età tra i 20 e i 30 anni, si sta procedendo con un monitoraggio della situazione”.
“La diffusione del contagio del Coronavirus sta minacciando la salute pubblica e la tenuta del sistema economico. In questo particolare momento occorre adottare comportamenti nuovi nel segno della coesione, della prudenza e del senso di responsabilità da parte di tutti: cittadini ed attività artigianali ed imprenditoriali”. Per i vertici provinciali della CNA di Agrigento è fondamentale “osservare le disposizioni governative al fine di contrastare e contenere in modo più efficace l’avanza del virus. Interi settori si sono fermati e la maggior parte delle imprese – affermano il presidente Francesco Di Natale e il segretario Claudio Spoto – registra cali mai sperimentati in precedenza. Siamo tutti chiamati ad un sacrificio individuale per il bene della collettività. Niente allarmismi, niente assalto ai supermercati o ad altre attività, così come puntualmente suggerito dalle Istituzioni competenti – affermano Di Natale e Spoto – noi dal canto nostro chiediamo, ma ne siamo sicuri, che gli operatori economici, che producono e/o erogano servizi di prima necessità, manterranno una linea di condotta improntata sulla linearità e serietà che la circostanza impone, evitando paventate speculazioni. La CNA in tutti i suoi livelli, mantiene dall’inizio della crisi un’interlocuzione costante con i governi, nazionale e regionale, e con le Istituzioni impegnate. Abbiamo contribuito – aggiungono il presidente e il segretario – a fornire un quadro aggiornato delle complesse situazioni che devono fronteggiare le imprese e proposto interventi per alleviare le difficoltà di artigiani, imprenditori e professionisti alle prese con il sostanziale blocco dell’attività. E ovviamente continueremo ad essere sul campo, ad operare, per non lasciare soli, in questa delicata fase emergenziale, i nostri associati, per dare loro tutte le informazioni e i chiarimenti rispetto alle novità che si susseguono e agli adempimenti richiesti. Ed in questa ottica, tenuto conto delle ulteriori misure restrittive – concludono Di Natale e Spoto – abbiamo riorganizzato i nostri servizi, sia quelli destinati alle imprese sia quelli a beneficio dei cittadini, attraverso l’utilizzo degli strumenti tecnologici. E’ stata allestita anche una task force nazionale e regionale, quest’ultima formata da un componente per ciascuna sede provinciale, per monitorare e cercare di dare risposte, pur in un quadro di obiettiva complessità, alle esigenze avanzate dai territori e dalle imprese” .
“Le nuove disposizioni del Governo nazionale e la dichiarazione di pandemia da parte dell’Oms per il Coronavirus richiedono misure drastiche a tutti i livelli anche in Sicilia: il Csa-Cisal chiede al Governo regionale, all’Anci e a tutti gli enti locali di chiudere immediatamente tutti gli uffici pubblici non essenziali, come musei e impianti sportivi, così da lasciare a casa i dipendenti e limitare al massimo i pericoli di contagio”. Lo dice Giuseppe Badagliacca del Csa-Cisal.
“Non è più il momento delle mezze misure – continua il Csa-Cisal – E’ necessario adottare provvedimenti drastici e coraggiosi, a maggior ragione lì dove non sono state effettuate le sanificazioni e non sono stati acquistati guanti e mascherine: non basta limitare l’accesso al pubblico, bisogna chiudere gli uffici così da lasciare a casa anche i lavoratori. Musei, impianti sportivi e uffici non essenziali vanno chiusi, che senso ha costringere i dipendenti a recarvisi senza che possano svolgere alcuna attività, mettendoli peraltro a rischio? Per i servizi essenziali, invece, bisogna applicare il lavoro agile e lo smart working. Se si vuole fermare la pandemia, questo è il primo e ineludibile passo”.
Il sindaco di Agrigento, Calogero Firetto, ha annunciato che domani venerdì si procederà alle opere di disinfezione della città. Nelle prossime ore gli accorgimenti. E intanto si procede a disinfettare il carcere “Pasquale Di Lorenzo” ad Agrigento, in contrada Petrusa.
Il direttore, Valerio Pappalardo, e il comandante, Giuseppe Lo Faro, a fronte dell’emergenza coronavirus e a tutela di detenuti e personale, hanno concordato con un’impresa specializzate l’esecuzione di una operazione di disinfezione di tutti gli ambienti del carcere. La sanificazione sarà compiuta sabato mattina.
Un uomo di 59 anni, dipendente dell’Azienda sanitaria provinciale di Caltanissetta, è morto al mattino di oggi all’ospedale Sant’Elia per una polmonite interstiziale bilaterale. Il paziente è giunto ormai in condizioni critiche ed è stato ricoverato nel reparto di Rianimazione, dove è deceduto qualche ora dopo. I medici lo hanno sottoposto al tampone per verificare se fosse affetto da Covid-19, come prevede il nuovo protocollo sanitario che ha esteso le verifiche a tutti i casi di polmonite indipendentemente dall’area di origine del paziente. Il tampone è risultato positivo.
“Augurandoci che le misure finora adottate saranno sufficienti a contenere la diffusione del Covid-19, ma nel caso che fosse necessario essere ancora più incisivi; considerato che l’OMS ha dichiarato ufficialmente che siamo in presenza di una pandemia; considerato il fatto che diversi Governatori e amministratori locali, sia del nord che del sud, stanno chiedendo misure più rigide sull esempio del modello Whuan, considerata la necessità di fare tutti un appello alle popolazioni di ogni Comune di essere più ligi e rispettosi delle misure già decretate, ci chiediamo se, di fronte a un eventuale (e ci auguriamo tutti che così non sarà) aumento dei contagi anche in Sicilia, i nostri ospedali si troveranno attrezzati in ogni provincia ad operare come richiesto per la tutela della salute dei siciliani, che sono italiani come tutti gli altri visto che come ha detto Conte, la tutela della salute è un diritto di tutti? In una situazione così difficile vogliamo pensare che le autorità competenti si adopereranno con grande tempestività per adeguare le nostre strutture sanitarie in modo da garantire un’adeguata assistenza, ove si rendesse necessaria, anche alla popolazione siciliana”.
N.B. Il presente testo è stato condiviso dai sindaci, del territorio agrigentino, sotto elencati.
Coloro che non solo inseriti nell’elenco, non è stato possibile, alle ore 11.00 del 12 marzo 2020, contattarli.
Agrigento, Aragona, Villafranca, S. Elisabetta, Canicattì, S. Stefano, Cammarata, Caltabellotta, Campobello, Sambuca, Menfi, Alessandria della Rocca, S. Angelo Muxaro, Ribera, Naro , Favara, Calamonaci Burgio, Cianciana, Licata, Raffadali, Grotte, Bivona, Porto Empedocle, Montallegro, Palma di Montechiaro, Siciliana, Castrofilippo, Ravanusa, Lucca Sicula, Realmonte, Montevago.
Con una lettera inviata oggi al prefetto di Palermo, Antonella De Miro, il presidente di Federfarma Palermo, Roberto Tobia, e quello dell’Ordine provinciale dei farmacisti, Mario Bilardo, facendo presente che a tutt’oggi dalla Protezione civile non sono stati forniti ai farmacisti e ai loro dipendenti e collaboratori i dispositivi individuali di protezione e che spesso gli spazi di attesa all’interno delle farmacie non consentono di mantenere le distanze di sicurezza fra operatori e pazienti, chiedono – per limitare i rischi di contagio da Covid-19 che costringerebbero le stesse farmacie a chiudere per quarantena – , l’adozione di un provvedimento di massima urgenza che consenta alle farmacie di potere svolgere il servizio anche a battenti chiusi sino al termine dell’emergenza sanitaria in corso.
Inoltre, Tobia e Bilardo chiedono al Prefetto di disporre un maggior controllo da parte delle forze dell’ordine nel tardo pomeriggio e nelle ore serali, considerato che con la chiusura degli esercizi commerciali e di bar e ristoranti le strade diventano praticamente deserte esponendo chi resta in farmacia e i pazienti ad un maggiore rischio di subire rapine.
“I farmacisti di Palermo e provincia – spiegano Roberto Tobia e Mario Bilardo – stanno operando eroicamente 24 ore su 24, tutti sul campo instancabilmente e senza soluzione di continuità, rischiando in prima persona di contrarre il virus pur di non fare mancare a tutti i cittadini i servizi fondamentali per la salute in questo momento di grave emergenza sanitaria. Nessun farmacista si è tirato indietro di fronte al dovere professionale di garantire la dispensazione dei farmaci, nonostante manchino le mascherine e spesso sia impossibile mantenere al banco la distanza minima di un metro tra farmacista e cittadini”.
“Questo – aggiungono Tobia e Bilardo – accade soprattutto nelle piccole farmacie e in quelle rurali che rappresentano ormai l’unico presidio del Servizio sanitario nazionale rimasto aperto nelle aree montane, interne e periferiche prive di qualsiasi altra struttura di assistenza alla salute”.
“Come segretario nazionale di Federfarma – conclude Roberto Tobia – sono in stretto raccordo con la Protezione civile nazionale per fare arrivare il prima possibile una fornitura di mascherine, ma è necessario intanto evitare il più possibile ogni rischio di contagio ad una categoria fortemente provata e che non avrebbe possibilità di garantire il servizio in caso di quarantene”.
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