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Papa Francesco ha invitato il sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino, in Vaticano dopo avere ricevuto una lettera in cui sfogava la sua grande amarezza in seguito al doppio naufragio in acque maltesi che ha portato le salme di otto migranti sull’isola.

La stessa missiva-sfogo era stata indirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

Raccolta rifiuti regolare ad Agrigento anche durante i giorni legati alle festività pasquali.

Anche in questa occasione festiva, gli operatori ecologici delle imprese che gestiscono il servizi rifiuti ad Agrigento e negli altri comuni della provincia, lavoreranno per svuotare i mastelli della raccolta differenziata che non subirà alcuno stop se non il 9 aprile, giorno di Pasqua ma solamente perché si tratta di una domenica.

Raccolta regolare dunque sia domani sabato 8 aprile che lunedì 10, giorno di Pasquetta.

Rimane dunque invariato il calendario di raccolta e di conseguenza anche la tipologia di rifiuto da lasciare fuori dalle abitazioni negli orari e nelle modalità consuete.

Ennesima vittima sulle strade siciliane. Stamani ha perso la vita in uno scontro con la moto a Marsala, Sofia Montalto, 20 anni. Lo scontro in zona Ventrischi, nella strada che da via Mazara porta verso il centro del paese. La ragazza viaggiava su uno scooter e si è scontrata con una Fiat Uno. Niente da fare per la 20enne che è morta sul colpo. Trasportato in ospedale un altro giovane che era in sella allo scooter.

Sono stati trovati in possesso di 28 grammi di cocaina, un bilancino di precisione e la somma di 3.444 euro, soldi ritenuti provento dell’illecita attività di spaccio. Due coniugi di Favara, di 52 e 51 anni, sono stati arrestati per concorso in detenzione illecita di sostanza stupefacente ai fini di spaccio.

A farlo al termine di una perquisizione domiciliare sono stati i carabinieri della Tenenza cittadina e quelli della sezione Operativa della Compagnia di Agrigento, collaborati da due unità cinofile dell’Arma. I due, dopo l’arresto, sono stati posti, su disposizione del sostituto procuratore di turno, agli arresti domiciliari.

Il Gip del Tribunale di Agrigento ha convalidato gli arresti, ed ha disposto per entrambi gli indagati la misura cautelare dell’obbligo di dimora.

La Direzione distrettuale antimafia di Palermo, attraverso i pubblici ministeri Alessia Sinatra e Claudio Camilleri, ha fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini preliminari – atto che prelude la richiesta di rinvio a giudizio – a 15 delle 18 persone indagate nell’ambito dell’inchiesta antimafia denominata “Condor” eseguita dai carabinieri del Comando provinciale di Agrigento e del Ros di Palermo. Gli indagati sono: Pasquale Alaimo, 54 anni, di Favara; Baldo Carapezza, 27 anni, di Agrigento; Francesco Centineo, 38 anni, di Agrigento; Antonio Chiazza, 37 anni, di Canicattì; Gioacchino Chiazza, 62 anni, di Canicattì; Giuseppe Chiazza, 51 anni, di Canicattì; Salvatore Curto, 39 anni, di Canicattì; Salvatore Galvano, 52 anni, di Agrigento; Francesco Genova, 43 anni, di Palermo; Giovanni Cibaldi, 35 anni, di Licata; Domenico Lombardo, 30 anni, di Agrigento; Luigi Montana, 40 anni, di Ravanusa; Rosario Patti, 59 anni, di Palma di Montechiaro; Nicola Ribisi, 42 anni, di Palma di Montechiaro; Giuseppe Sicilia, 43 anni, di Favara e Ignazio Sicilia, 47 anni, di Favara.

Sono accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Escono dall’inchiesta Angelo Bellavia, 68 anni, di Licata; Fabiano Biancolilla, 50 anni, di Siracusa e Filippo Moscato, 66 anni, di Licata. Il blitz “Condor” è scattato la notte tra il 10 e l’11 gennaio scorso nella parte orientale della provincia e fra Licata, Palma di Montechiaro, Canicattì ma anche Favara ed Agrigento. Le indagini hanno consentito ai carabinieri di raccogliere importanti indizi sul tentativo di uno degli indagati di espandere la propria influenza al di là del territorio palmese, ossia su Favara e sul Villaggio Mosè di Agrigento. Ma anche sul ruolo di “garante” esercitato dal vertice della famiglia di Palma di Montechiaro a favore di un esponente della Stidda, al cospetto dell’allora reggente del mandamento di Canicattì.

Raccolti elementi di prova sul controllo delle attività economiche nel territorio di Palma di Montechiaro, con riferimento al settore degli apparecchi da gioco e delle mediazioni per la vendita dell’uva (le cosiddette sensalie); di “messe a posto” a Favara e danneggiamenti a mezzo incendio.

Tragedia a Piacenza, dove un uomo di 52 anni è morto nella notte in un incendio divampato nella zona di via Tramello. Antonino Bellavia, questo il suo nome, viveva in un container adibito a unità abitativa alle porte del centro storico ed era in attesa di un alloggio popolare. Forse per un cortocircuito, una scintilla ha innescato il rogo. Bellavia è morto tra le fiamme.

A lanciare l’allarme, attorno alle 21.30, una pattuglia del radiomobile di Piacenza, di passaggio lungo la strada. I carabinieri hanno notato le fiamme e hanno immediatamente allertato i vigili del fuoco. I soccorsi però sono stati inutili. Sul caso sono in corso le indagini dei carabinieri di Piacenza. Bellavia viveva con quattro cani, uno dei quali è morto nell’incendio mentre gli altri tre sono stati salvati.

Come ricostruisce IlPiacenza, Antonino era molto conosciuto e amato in città. I residenti sapevano che normalmente stazionava tra via Nova e il corso principale e aveva un amore incondizionato per i suoi quattro cani. Nel maggio del 2017 aveva contribuito a sventare una rapina ai danni di un’oreficeria. Il modulo abitativo gli era stato dato in via provvisoria da Comune e Asp in attesa di una casa popolare. Bellavia per anni aveva abitato in una roulotte nel parcheggio dietro la questura, poi gli era stato offerto un posto in una struttura di accoglienza che aveva però rifiutato: non avrebbe potuto portare con sé i quattro cani che lui stesso definiva i suoi figli. In quel frangente partì anche una raccolta firme per trovargli una sistemazione adeguata. Poi l’intervento del Comune e l’assegnazione del prefabbricato, realizzato per l’accoglienza dei profughi e poi lasciato vuoto. Avendo raggiunto i requisiti per un alloggio popolare Bellavia aveva però presentato la richiesta per accedere alla graduatoria ed era seguito dai servizi sociali del Comune.

Today

Il direttore di Sicilia 24H, Lelio Castaldo, ha incontrato la redazione dell’Ic Pirandello. Diversi gli argomenti trattati, seppur strettamente connessi al mondo del giornalismo, così come le domande poste dai ragazzi. “Dare le giuste informazioni – ha detto Lelio Castaldo, che usa un modo molto diretto di scrivere le notizie sulla sua testata giornalistica – è molto importante, non bisogna mai nascondersi dietro ai pregiudizi e mai scrivere notizie false ma occorre essere fieri per ogni articolo proposto ai lettori redatto sempre seguendo il principio indissolubile della verità”.
Lelio Castaldo si è affacciato al mondo del giornalismo trenta anni fa ed è riuscito a trasformare la sua passione in lavoro. Oggi, come detto, è il Direttore Responsabile della testata giornalistica on lone www.sicilia24h.it che rappresenta il punto di riferimento dell’informazione anche regionale.
Hassine Sfar
Riccardo Abate

A Licata il maxi intervento di controllo del territorio effettuato la mattina di mercoledì scorso dai poliziotti del locale Commissariato e della Squadra Mobile di Agrigento, soprattutto nel quartiere “Bronx”, già teatro dell’operazione antidroga Hybris, ha partorito, a parte il ritrovamento di alcuni grammi di cocaina e marijuana, provvedimenti patrimoniali di sequestro di beni per un valore complessivo di circa 150 mila euro, tra 2 immobili, 10 automobili, preziosi, conto correnti bancari e postali, e contanti. Si tratta di sequestri a fine di confisca successiva disposti dal Tribunale del Riesame di Palermo su richiesta della Direzione distrettuale antimafia.

“L’istruttoria dibattimentale ha consentito di apprezzare una serie di elementi utili a dare concretezza alla tesi della partecipazione (morale e materiale) alla strage di Via D’Amelio di altri soggetti (diversi da Cosa nostra) e/o di gruppi di potere interessati all’eliminazione di Paolo Borsellino”.

Lo scrivono i giudici del tribunale di Caltanissetta nelle motivazioni della sentenza sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio

Il processo si è concluso con la prescrizione del reato di calunnia aggravato contestato ai poliziotti Bo e Mattei e l’assoluzione del terzo poliziotto imputato, Ribaudo.

Secondo i giudici, a dimostrare l’ingerenza di terzi soggetti sarebbero “l’anomala tempistica della strage di Via D’Amelio (avvenuta a soli 57 giorni da quella di Capaci), la presenza riferita dal pentito Gaspare Spatuzza di una persona estranea alla mafia al momento della consegna della Fiat 126 imbottita di tritolo e la sparizione dell’agenda rossa di Paolo Borsellino”. A questo proposito i giudici scrivono: “A meno di non ipotizzare scenari inverosimili di appartenenti a cosa nostra che si aggirano in mezzo a decine di esponenti delle forze dell’ordine, può ritenersi certo che la sparizione dell’agenda rossa non è riconducibile ad una attività materiale di cosa nostra”.

(ANSA).

Nel 2017 il Comune di Gela approvava un regolamento comunale per il conferimento di incarichi da attribuire agli Avvocati esterni all’Ente. Tale regolamento oltre a disciplinare la procedura di conferimento dell’incarico, nonché i requisiti di partecipazione, nello specifico, prevedeva una serie di parametri finalizzati a individuare preventivamente il compenso spettante ai legali esterni.
A seguito della pubblicazione del predetto regolamento l’Ordine degli Avvocati di Gela, rilevando l’illegittimità e la lesività dell’atto comunale, invitava tale Ente a ritirarlo nel più breve tempo possibile, tuttavia, detto invito veniva respinto dall’Amministrazione comunale.
Ebbene, a fronte del rifiuto del Comune e in virtù del suo ruolo istituzionale, l’Ordine degli Avvocati di Gela provvedeva ad attribuire il proprio mandato difensivo all’Avvocato Girolamo Rubino, il quale, prontamente decideva di impugnare il regolamento e gli atti connessi innanzi al Tribunale Amministrativo per la Regione Sicilia, onde ottenerne l’annullamento.
Al fine di resistere a tale azione si costituiva in giudizio il Comune di Gela, sostenendo la legittimità e la correttezza del regolamento comunale e di tutti gli atti collegati ad esso.
Nel corso del giudizio, l’Avvocato Rubino evidenziava in via preliminare la legittimazione ad agire dell’Ordine degli Avvocati di Gela, ed altresì, rilevava la palese illegittimità del regolamento comunale, in quanto contenente una serie di disposizioni incidenti sull’indipendenza, sul decoro professionale e sulla libertà di iniziativa economica dell’Avvocato; si dimostrava in giudizio l’illegittimità del regolamento anche nella parte in cui aveva previsto la fissazione di tariffe obbligatorie e inique, sotto i minimi di legge, come compenso per l’affidamento dell’incarico.
Ed infine, si rilevava ancora come la P.A. seppur nell’applicare il concetto di equo compenso possa ancorarsi a parametri di maggiore flessibilità anche in ragione ad esigenze di contenimento della spesa pubblica, tuttavia deve contemperare tali esigenze con quella di assicurare al professionista un compenso che non sia lesivo del decoro del prestigio della professione e che pertanto sia proporzionato alla quantità e alla qualità del suo lavoro.
Ebbene, il TAR-Palermo, condividendo le argomentazioni sostenute dall’Avvocato Girolamo Rubino, ha accolto il ricorso proposto dall’Ordine degli Avvocati di Gela e conseguentemente ha annullato gli atti impugnati; pertanto, per l’effetto della predetta sentenza il Comune di Gela in merito all’attribuzione degli incarichi legali esterni dovrà prevedere un compenso equo e comunque non inferiore alla metà dei valori minimi tariffari.