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E’ accaduto poco fa. In via Alfredo Capitano, per intenderci le curve del vigneto, un camion lungo almeno 20 metri in quelle curve non può transitare. Ed invece, i grossi automezzi transitano da li quotidianamente e sempre più numerosi.

E dire che li vige la regola dove possono passare solo i mezzi che non superano le 3,5 tonnellate grazie ad una ordinanza emanata dal’ex commissario del Libero Consorzio Vincenzo Raffo che, impone, appunto, questo limite.

Sembra che i camionisti che superano quel livello di tonnellate se ne fregano altamente della ordinanza. Passano e spassano che è un piacere. Di certo maggiori controlli nella zona non sarebbero male, prima che la situazione, come avviene spesso, possa precipitare.

E comprendete bene cosa vuol dire…precipitare.

“Dopo dieci ore di camera di consiglio il Tribunale di Caltanissetta ieri sera ha emesso la sentenza sul depistaggio sulle indagini nella strage di Via D’Amelio, dichiarando prescritti i reati per Mario Bo e Fabrizio Mattei e assolvendo Michele Ribaudo.
L’accusa nei confronti dei tre poliziotti era quella  di concorso in calunnia aggravata dall’aver favorito ‘Cosa nostra’, contribuendo a costruire il falso pentito Vincenzo Scarantino” – dichiara Giuseppe Ciminnisi, coordinatore nazionale dei familiari di vittime innocenti di mafia, dell’associazione ‘I Cittadini contro le mafie e la corruzione’.
“Non entro nel merito della sentenza che certamente ha le sue motivazioni, ma trascorsi trenta anni dalla strage nella quale morirono il giudice Paolo Borsellino ed i componenti della sua scorta, non mi rimane che prendere atto di una giustizia che – su quell’evento – non c’è stata e non potrà mai esserci, e di una verità che emerge in maniera soltanto parziale, che non spiega ancora la genesi delle stragi.
A nome mio e dei familiari di vittime innocenti di mafia che rappresento nell’associazione di cui mi onoro di far parte, esprimo la mia vicinanza e solidarietà ai familiari delle vittime della strage di via D’Amelio”.

“Smart Rural Villages e Agrifotovoltaico”. E’ questo il tema del convegno organizzato dal GAL Sicilia Centro Meridionale per sabato 16 luglio alle 18 presso il Castello Chiaramontano di Naro. Iniziativa, che vedrà la partecipazione del prof. Antonello Pezzini, esperto sulle tematiche efficienza energetica del Ministero della Transizione Ecologica. Nella proposta di PSP – Piano Strategico PAC italiano, una delle principali novità riguarda il supporto agli Smart Villages (Piccoli comuni intelligenti) per rafforzare la resilienza e la sostenibilità delle comunità rurali. In particolare, saranno sostenuti  progetti  integrati  di  comunità,  condivisi  da  parte  di  gruppi  di  beneficiari pubblici  o  privati  a  livello  locale,  capaci di sfruttare le soluzioni offerte dalle tecnologie digitali, per: l’introduzione  di  approcci  innovativi  (organizzativi,  di  processo, prodotto, sociale); sviluppare l’economia circolare e inclusiva in vari settori (economici, turistici, ambientali, socio-culturali); migliorare la qualità della vita. Lo Smart Village può essere definito come un centro rurale in grado di utilizzare la tecnologia come elemento abilitante per promuovere interventi innovativi sulla base di forme di pianificazione integrata e partecipata. Questi interventi possono riguardare diverse dimensioni della sostenibilità (ambientale, sociale ed economica) e sono programmati attraverso un confronto con le comunità e gli attori dinamici del territorio, stimolando un cambiamento positivo e sistemico.  “Riusciranno i 13 comuni del “ Gal Sicilia Centro Meridionale” a raccogliere questa grande opportunità – dichiara  Maria Grazia Brandara, sindaco di Naro e Presidente del GAL– costruendo un Patto di Comunità che sappia fare sistema fra di essi?  Ed inoltre sapranno sostenere gli obiettivi comuni, migliorare la coesione economica, sociale e territoriale e rispondere alle aspirazioni condivise delle comunità rurali? L’iniziativa che presenteremo – aggiunge – va nella direzione di sensibilizzare le nostre comunità rurali tramite la partecipazione attiva, al fine di rendere le aree rurali: più forti, più connesse, più resilienti, più prospere, diversificando le attività economiche e migliorando la sostenibilità delle attività agricole, agroalimentari e dell’agriturismo”.  Il convegno vuole essere l’occasione per raccogliere la grande sfida lanciata dall’Unione Europea sullo sviluppo delle aree rurali con l’obiettivo di rafforzare il ruolo dei GAL, quali strumenti aggregativi delle comunità Locali, di salvaguardia della biodiversità agroalimentare e della vivibilità del paesaggio rurale. Il coinvolgimento degli attori del territorio è fondamentale per far emergere i bisogni  e designare quel sistema di reti e di relazioni utili per l’attuazione delle azioni co-progettate da amministrazione locale, comunità ed esperti fino alla definizione di una strategia integrata (si pensi, ad esempio, alla possibilità di lanciare il progetto grani antichi nel territorio Sicilia Centro Meridionale, fortemente vocato alle coltivazioni cerealicole, attraverso il lancio di una forma di collaborazione tra diversi attori della filiera cerealicola: produttori, ricercatori e trasformatori. Si potrebbe puntare all’obiettivo – aggiunge il presidente del GAL- di riuscire a coniugare qualità artigianale e grandi numeri attraverso una qualità del prodotto tracciata con il sistema delle blockchain). L’obiettivo primario è quello di costruire una filiera alimentare che funzioni per i consumatori, i produttori, il clima e l’ambiente. “Su questa scia, aggiunge-Rosario Marchese Ragona-Amministratore delegato del GAL SCM- l’attuale Programma di Sviluppo Rurale (PSR) e la nuova programmazione per lo sviluppo rurale in Sicilia orientano la loro attività verso il raggiungimento di vari obiettivi. Innanzitutto,- continua- rafforzare il ruolo dell’agricoltore, indirizzando direttamente le risorse comunitarie a sostegno delle produzioni agricole regionali; in particolare, vanno supportate le attività di produzione e di trasformazione nelle aree marginali e interne, che stanno subendo il progressivo abbandono da parte degli agricoltori, con ripercussioni economiche, ambientali e sociali.  Proprio in queste aree è necessario incentivare la permanenza sul territorio di un’agricoltura estensiva e sostenibile che, nel rispetto dell’ambiente, ci garantisce l’approvvigionamento alimentare. E’ fondamentale valorizzare le produzioni agroalimentari siciliane verso i prodotti con valore ambientale (BIO), territoriale (DOP, DOC, IGP), differenziando e caratterizzando le produzioni in termini di qualità e di legami alla zona di produzione. Bisogna poi tutelare la salute dei consumatori – conclude Rosario Marchese Ragona- con il contrasto alla contraffazione, alla sofisticazione alimentare e all’agro-pirateria, salvaguardando le produzioni agricole siciliane; grazie al marchio QS (Qualità Sicura garantita dalla Regione Siciliana) la Sicilia garantisce la tracciabilità del prodotto a maggior tutela degli interessi e della salute dei consumatori, con particolare riguardo alla salubrità delle produzioni agricole e alimentari, alla salute delle piante e degli animali e alla protezione dell’ambiente”. “Non va dunque trascurata la strategia verde – continua la Presidente Brandara – perché aria, acqua e suolo continuano a manifestare segnali di sofferenza allarmanti, ma sicuramente è necessario mettere al centro l’agricoltore, l’autoapprovvigionamento alimentare e quello energetico”. Gli agricoltori svolgono un ruolo fondamentale nella lotta contro i cambiamenti climatici, nella tutela dell’ambiente e nella salvaguardia dei paesaggi e della biodiversità. Pertanto, avranno la possibilità di dare un ulteriore contributo e di essere ricompensati se andranno oltre i requisiti obbligatori che impone l’Unione Europea. L’emergenza climatica determinerà impatti sociali, economici e ambientali drammatici in ogni parte del mondo e può essere arginata solo puntando a fare delle fonti rinnovabili. Il GAL deve svolgere il compito di creare una visione del “prodotto territorio” in grado di cogliere le prossime sfide della Green Deal e l’agrifotovoltaico può risultare un investimento vincente- conclude il Presidente del Gal- e idoneo a soddisfare i nuovi e ambiziosi requisiti climatico-ambientali a cui il sostegno PAC, nella programmazione 2021-2027, è dichiaratamente finalizzato”.

E’ pubblicato sulla home page del Libero Consorzio Comunale di  Agrigento www.provincia.agrigento.it il bando relativo alla seconda sessione 2022 di esami per l’idoneità professionale all’attività di trasportatore di merci per conto terzi su strada, nel settore dei trasporti nazionali ed internazionali. Le domande dovranno essere presentate entro le ore 12:00 del 15 luglio 2022 al Libero Consorzio Comunale di Agrigento, Settore Solidarietà Sociale e Trasporti – Piazzale A. Moro 1, 92100, Agrigento, secondo lo schema in allegato “A” del bando. Alla prova di esami possono partecipare tutti coloro in possesso alla data del 15 luglio dei seguenti requisiti: maggiore età, non essere interdetti giudizialmente, non essere inabilitati, essere in possesso di un titolo di studio di istruzione superiore di secondo grado a seguito di corso di durata triennale, quadriennale o quinquennale ovvero di avere assolto all’obbligo scolastico e superato un corso di istruzione di secondo grado o un corso di preparazione all’esame presso un organismo appositamente autorizzato. I nuovi abilitati potranno svolgere la professione di autotrasportatore di merci su strada in Italia e su tutto il territorio dell’Unione Europea. Il rilascio dell’idoneità è di competenza delle ex Province (in Sicilia oggi Liberi Consorzi Comunali) ai sensi del Decreto Legislativo del 31/03/1998 n. 112. Gli interessati possono prendere visione del bando scaricandolo dal link
http://www.provincia.agrigento.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/14377.

La seconda sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta da Wilma Mazzara, ha condannato a 6 anni di reclusione Giuseppe Aquilino, 77 anni, di Licata, imputato di tentato omicidio plurimo e detenzione illegale di arma da sparo. Il 9 agosto scorso, lui, al culmine di un diverbio con un commerciante per l’affitto di un garage, in via Palma, a Licata, avrebbe tentato di ucciderlo sparando diversi colpi di pistola contro il balcone occupato dal commerciante e dal figlio. I proiettili hanno colpito delle tegole.

In sostanza, l’ospedale di Sciacca diventa “misto”, con pazienti con contagio ma senza particolari sintomi, che per i vertici sanitari provinciali possono essere gestiti nelle normali unità operative e in appositi spazi.
La circolare di Mancuso scaturisce da una nota del direttore del dipartimento di medicina interna di Ribera che rilevava come da Sciacca verrebbero inviati al reparto di medicina Covid di Ribera pazienti che non necessiterebbero di ricovero perchè non avrebbero manifestazioni patologiche direttamente riconducibili alla infezione da Sars Covid 2 e pazienti che, al contrario necessiterebbero della immediata presa in carico nelle unità operative appropriate, per la presenza di patologie che non necessitano trattamenti nel reparto Covid di Ribera.
La disposizione pare stia creando perplessità nelle varie unità operative dell’ospedale di Sciacca. Si tratta di una direttiva che in realtà non sarebbe ancora operativa perchè mancano i percorsi e le terapie dedicate. Molti definiscono l’iniziativa “il fallimento della politica sanitaria dell’assessore regionale Ruggero Razza”, riferendosi forse al fatto che per realizzare all’ospedale di Ribera l’area Covid sono stati spesi milioni di euro per creare una struttura che oggi è quasi vuota, mentre in questi due anni a Sciacca diverse unità operative hanno ridotto i loro servizi ed oggi alcune rischiano di essere chiuse.

Ma è bene dire che il percorso “misto” è lo stesso indicato di recente dalle autorità sanitarie regionali in tutta l’isola. Ma a Sciacca ci sono proteste, soprattutto perchè questi provvedimenti riguardano una struttura che appare in questo momento in grossa sofferenza per carenza di personale.

Oggi all’ospedale di Sciacca ci sono i dirigenti medici ( cardiologi, nefrologi, rianimatori) che vanno a fare turni ai presidi ospedalieri di Ribera e Licata, mentre per l’estate sarebbe stata istituita una reperibilità condivisa tra Chirurgia, Ortopedia e Urologia. Inoltre, l’Area di emergenza è con soli sei medici, la Medicina con dirigenti che dovendo fare turni si notte anche in nefrologia non andranno in ferie e con l’Ortopedia sempre più vicina alla chiusura perchè i rinforzi non sono ancora arrivati.

*corrieredisciacca

Maxi colpo la scorsa notte in contrada “Bugiades”, a Licata. Ignoti ladri sono riusciti ad intrufolarsi all’interno della sede della “Omnia”, ditta che si occupa dello smaltimento di rifiuti speciali, e hanno rubato 400 litri di gasolio, una idropulitrice, un compressore, e diversi cavi in rame. I malviventi per portare via il rame hanno distrutto il quadro dei comandi dell’impianto di triturazione. A fare la scoperta del furto sono stati i responsabili della struttura, che hanno allertato il 112. Sul posto accorsi i carabinieri della Compagnia di Licata, che hanno avviato le indagini per risalire ai ladri.

I giudici della Terza sezione della Corte d’Assise di Appello di Catania hanno confermato la condanna all’ergastolo per Davide Garofalo, 47 anni, a conclusione del processo di secondo grado per omicidio aggravato ed estorsione aggravata dal metodo mafioso scaturito dall’inchiesta sulla cosiddetta ‘ambulanza della morte’. A riportare la notizia è il quotidiano ‘La Sicilia’. Garofalo, in qualità di barelliere, era accusato di avere ucciso tra il 2014 e il 2016 tre persone. Le vittime erano pazienti gravi a cui, secondo, l’accusa, avrebbe iniettato aria nelle vene per causarne il decesso.

9.747 i nuovi casi di Covid19 registrati a fronte di 32.982 tamponi processati in Sicilia secondo il bollettino odierno. Il giorno precedente i nuovi positivi erano 3.259. Il tasso di positività sale oltre il 29,5.%. La Sicilia è al sesto posto per contagi fra le regioni italiane. Gli attuali positivi sono 129.010 con un aumento di 1.492 casi. I guariti sono 9.320 mentre si registrano 31 vittime e il totale dei decessi è di 11.323. Sul fronte ospedaliero i ricoverati sono 1043, 6 in più rispetto al giorno precedente, in terapia intensiva sono 47, tre in più rispetto al giorno prima.

Questa la situazione nei Comuni capoluogo: Palermo 1.643 casi, Catania 2.031, Messina 1.806, Siracusa 1.427, Trapani 1007, Ragusa 722, Caltanissetta 625, Agrigento 1.276, Enna 306.

La consortile AICA, la società pubblica i cui soci sono i Comuni agrigentini (solo 33) che gestisce il servizio idrico integrato nella nostra provincia fa il punto della situazione finanziaria relativa al prestito erogato dalla Regione di 10 milioni di euro. Situazione che ancora oggi rappresenta diversità che riguardano i Comuni, molti ancora inadempienti. L’AICA ha necessità di chiudere questa vicenda e farsi accreditare dai Comuni le somme che la Regione ha destinato ai medesimi Comuni. Sono essi a stornare la cifra sul conto corrente dell’AICA. Sono i Comuni ad accollarsi il debito.

Il presidente dell’Assemblea dei Sindaci, Alfonso Provvidenza, ha inviato un a lettera ai sindaci, ai presidenti dei Consigli comun ali, ai segretari comunali, al Prefetto, all’assessorato regionale Energia e Servizi di pubblica utilità, ai componenti del Cda dell’AICA, al Direttore Generale dell’AICA e al Collegio dei Revisori.

Una lettera chiarissima con la quale si fa il punto della situazione. Intanto, Provvidenza evidenzia che ” il Dirigente Generale del Dipartimento delle Autonomie Locali ha rappresentato che diversi Comuni non hanno ancora presentato l’istanza di erogazione delle somme di che trattasi e, inoltre, che qualora non dovesse pervenire l’istanza di erogazione entro l’esercizio finanziario in corso, l’Amministrazione regionale procederà all’eliminazione delle somme impegnate in favore dei Comuni.

Dalle informazioni in possesso di AICA risulta che, ad oggi, le istanze di erogazione delle somme sono state presentate da 13 Comuni: Agrigento, Caltabellotta, Campobello di Licata, Castrofilippo, Grotte, Joppolo Giancaxio, Lucca Sicula, Montallegro, Montevago, Raffadali, S. Angelo Muxaro, Siculiana, San Biagio Platani.

Gli Enti che ad oggi hanno provveduto ad effettuare il trasferimento delle somme ad Aica sono 10: Agrigento, Caltabellotta, Campobello di Licata, Castrofilippo, Joppolo Giancaxio, Grotte, Lucca Sicula, Montevago, San Biagio Platani, Sant’Angelo Muxaro, per un ammontare complessivo di euro 2.365.132,88 a fronte dei 10 milioni di euro programmati.

All’AICA risulta che i Comuni di Sciacca e Favara hanno adottato le delibere di Consiglio Comunale di approvazione del piano di rientro così come previsto dalla legge regionale. Ma AICA non ha altre notizie.

Inoltre, per AICA è incomprensibile che i Comuni di Raffadali, Siculiana, Montallegro, “pur avendo nelle proprie casse le somme trasferite dalla Regione, omettono di effettuare il previsto trasferimento monetario al soggetto gestore“.

Non si hanno notizie dei rimanenti Comuni: Aragona, Calamonaci, Canicattì, Casteltermini, Cattolica Eraclea, Comitini, Licata, Naro, Palma di Montechiaro, Porto Empedocle, Racalmuto, Ravanusa, Realmonte, Ribera, Sambuca di Sicilia, San Giovanni Gemini, Santa Elisabetta, Villafranca Sicula.

Alfonso Provvidenza lamenta anche che diversi Comuni “non abbiano mai riscontrato le note di sollecito con le quali è stato chiesto di rappresentare lo stato dell’arte in merito all’adozione delle delibere consiliari; si registrano, invece, dichiarazioni di stampa di sindaci e/o consiglieri comunali tutt’altro che favorevoli a porre in essere gli atti consequenziali all’art. 2 della Legge n. 22/2021”.