A Porto Empedocle, in contrada Ciuccafa, ignoti hanno versato benzina sulla porta di ingresso dell’abitazione di un disoccupato di 37 anni e hanno appiccato il fuoco. A lanciare l’allarme sono stati alcuni residenti della zona che si sono accorti del fumo e delle fiamme. Sul posto sono intervenuti tempestivamente i Vigili del fuoco. Indagano i Carabinieri. La Procura della Repubblica ha avviato un’inchiesta per danneggiamento a seguito d’incendio a carico di ignoti.
La Procura di Agrigento, tramite il pubblico ministero Gloria Andreoli, ha proposto alla sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta da Wilma Mazzara, la condanna a 7 anni e 6 mesi di reclusione a carico di Vincenzo Di Rosa, 56 anni, di Agrigento, ex direttore delle Poste di Castrofilippo, inquisito di peculato e truffa perché si sarebbe appropriato di soldi dei risparmiatori e dell’ufficio. Lo stesso Vincenzo Di Rosa, difeso dall’avvocato Alfonso Neri, ha già subito un sequestro di beni di circa 200mila euro, a garanzia di quanto sarebbe obbligato a restituire. L’indagine è scaturita da un’ispezione interna del servizio investigativo che ha raccolto alcune segnalazioni e ha deciso di approfondire.
I Carabinieri hanno denunciato a piede libero, per detenzione di droga a fine di spaccio, un uomo di 33 anni immigrato dal Gambia e residente ad Agrigento in una Comunità alloggio per migranti. E’ stato sorpreso a bordo di una Fiat Punto in compagnia di un amico, in via Dante, in possesso di 4,5 grammi di cocaina, divisi in 10 dosi, e 5,4 grammi di crack, divisi in 13 dosi. Il conducente dell’automobile, un romeno residente ad Agrigento, è stato segnalato alla Prefettura per detenzione di sostanza stupefacente per uso personale: nel corso di una perquisizione domiciliare sono stati trovati 2,7 grammi di marijuana.
Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Agrigento Francesco Provenzano, pronunciandosi sull’istanza presentata dagli avvocati Giovanni Castronovo e Santo Lucia, ha sostituito la misura cautelare del carcere con quella degli arresti domiciliari (con braccialetto elettronico e comunque fuori il territorio di Licata) nei confronti di Antonio Casaccio, 28 anni, condannato in primo grado a 9 anni di reclusione nell’ambito dell’inchiesta sulle torture avvenute a Licata ai danni di alcuni disabili. Il pm Gianluca Caputo della procura di Agrigento aveva espresso parere negativo alla scarcerazione.
Casaccio fu condannato lo scorso dicembre – insieme ad altre tre persone – a nove anni di reclusione per tortura, primo caso in Sicilia dall’istituzione del reato nel 2017. Casaccio lascia, dunque, il carcere dove si trovava dal 26 gennaio del 2021.
Il giudice sottolinea: “Bisogna tenere conto di una rivalutazione consapevole da parte dell’imputato della sua condotta e, comunque, della necessità di contemperare la misura in atto con le esigenze cautelari”.
I disabili, secondo quanto ha accertato il processo concluso con 4 condanne fra i 7 e i 9 anni di carcere, sarebbero stati picchiati, sequestrati e umiliati nella propria abitazione o per strada. In una circostanza uno dei tre invalidi civili sarebbe stato brutalmente pestato con un bastone, legato con del nastro adesivo e abbandonato per strada fino a quando una donna di passaggio non lo liberò.
In altre sarebbero stati umiliati con della vernice al volto e con una sostanza che aveva provocato la caduta dei capelli. Oppure, ancora, legati a una sedia con un secchio in testa e picchiati. Calci, pugni, bastonate e minacce di morte. Il tutto sempre filmato con degli smartphone e diffuso in rete, sui social con titoli di derisione.
6.550 i nuovi casi di Covid19, registrati a fronte di 34.358 tamponi processati in Sicilia. Ieri i nuovi positivi erano 1803. Il tasso di positivita’ sale al 19% mentre ieri era al 14,4%. La Sicilia è oggi al sesto posto per contagi fra le regioni italiane. Gli attuali positivi sono 124.278 con un aumento di 2.314 casi. I guariti sono 4.704 mentre le vittime sono 25 portando il totale dei decessi a 10.529. Sul fronte ospedaliero i ricoverati sono 911, in terapia intensiva sono 49.
Questa la situazione nei Comuni capoluogo: Palermo 1.791 casi, Catania 1324, Messina 813, Siracusa 783, Trapani 631, Ragusa 486, Caltanissetta 391, Agrigento 719, Enna 123.
Uniti da sei corde. Per suonare insieme. Che vuol dire, mettersi in gioco per un progetto comune, ma anche portare in scena quell’amore stratosferico per la musica rock che ormai ti fa calcare il palcoscenico da decenni. I nomi fanno rabbrividire, anche i non rock-addicted: capita così che Ricky Portera, storico chitarrista degli Stadio e amico di Lucio Dalla; Maurizio Solieri, main guitar di Vasco Rossi per due lunghi decenni; l’ex Litfiba Federico Poggipollini, il Capitano Fede della banda di Ligabue, e sua prima, imbattibile chitarra; Giuseppe Scarpato che invece è inseparabile da Edoardo Bennato … siano tutti protagonisti su uno stesso palco.
Per la prima volta ad Agrigento, sabato prossimo (30 aprile) alle 21 al Teatro Luigi Pirandello, approda il progetto ROCK IN TEATRO, i migliori chitarristi della musica italiana in concerto. E’ un progetto già partito a dicembre dal Politeama di Palermo e questo è il suo secondo capitolo: prodotto dalla Sambatra srl, sarà un vero viaggio – senza paracadute – nella musica italiana, quella più conosciuta e quella nota agli appassionati, interpretata da chi dà il ritmo sul palco. Anche perché serviva una voce: ed è stata trovata in quella di Lorenzo Campani (New Era e Solieri Gang, finalista di The Voice), che in queste settimane, veste la gobba dello sfortunato Quasimodo nella ripresa di Notre Dame de Paris; la line-up è completata, a basso e batteria, rispettivamente da Rigo Righetti de La Banda e Robby Pellati, stretto collaboratore da Bennato a Mogol, passando per Ligabue.
Parte del ricavato dalla vendita dei biglietti di ROCK IN TEATRO , andrà in beneficenza grazie alla collaborazione con i circoli Rotary e Rotaract di Agrigento.
Biglietti: 15 euro inclusi diritti di prevendita, sul sito www.coopculture.it e alle biglietterie di CoopCulture presso la Valle dei Templi, il Museo archeologico regionale Pietro Griffo e Casa Museo Luigi Pirandello
Le opzioni prese in considerazione sono diverse e guardiamo anche ai sistemi paese estero e le scelte per il prossimo anno per il Canone Rai potrebbero rientrare in una di queste 3:
Abolizione del canone RAI
Pagamento su modulo 730
Imposta aggiuntiva su automobile o prima casa
È arrivato l’annuncio che dal prossimo anno il sistema di finanziamento della televisione nazionale cambierà e il canone RAI non comparirà più sulla bolletta della luce come prevedeva la legge di stabilità introdotta dal governo Renzi.
L’Unione Europea aveva già chiesto al governo italiano di valutare la modifica di tale imposta, perché si tratta di un onere a carico della fattura e non strettamente correlato alla natura del pagamento.
Insomma, l’Unione Europea non ritiene opportuno riscuotere la tassa televisiva sulla bolletta energetica, soprattutto in un momento in cui le bollette dell’energia sono un costo non indifferente per le famiglie.
Un’altra richiesta di modifica è arrivata dallo stesso Parlamento, in particolare dalla deputata Maria Laura Paxia del gruppo misto, che aveva chiesto la riduzione della bolletta elettrica rimuovendo o spostando il Contributo RAI per far risparmiare sulla bolletta il contribuente italiano.
Tale opzione è stata approvata con il decreto Energia che limita gli effetti delle bollette energetiche.
Al momento le 3 principali ipotesi al vaglio del governo sono
Abolizione del Canone RAI
Introduzione sul modulo 730
Pagamento stile-Israele: ovvero come imposta aggiuntiva su beni immobili
Abolizione canone RAI
L’abolizione del canone RAI da molti anni è richiesta da varie forze politiche, seguendo il modello seguito da Svezia, Spagna, Norvegia, Olanda e Finlandia.
Ovviamente però non sarebbe un risparmio netto per i contribuenti, il pagamento della somma equivalente del canone RAI ancora presente , ma sarebbe in aggiunta alla tassazione generale.
In questo caso, i fondi a disposizione per la RAI sarebbero assegnati arbitrariamente dal governo nella legge finanziaria.
Modulo 730
L’opzione più popolare sarebbe l’introduzione dell’imposta nel modulo 730 per la dichiarazione dei redditi.
Uno svantaggio di questa opzione sarebbe quello di esporre il canone RAI a uno strumento con un alto tasso di evasione e meno “vincolante” della bolletta della luce.
Questo è ad esempio il metodo utilizzato da 2005 in Francia.
Imposta sui beni di proprietà
L’ultima opzione sarebbe vincolare le tasse RAI alle imposte su immobili come automobili o alla prima casa come il “modello israeliano” che addebita le tasse statali sulla televisione con il bollo auto.
Questa opzione, sebbene sia possibile, sembra essere la meno fattibile considerando il carico fiscale già elevato nel sistema tributario italiano.
La decisione potrebbe arrivare con la prossima legge di Bilancio a fine anno, difficile ipotizzare un annuncio precedente a quella data. Di conseguenza questa modifica riguarderebbe solo il pagamento per il prossimo anno, nel 2023.
Il canone RAI è una tassa destinata al finanziamento della televisione di Stato e che viene calcolata sulla quantità di apparecchiature adatte o adattabili alla ricezione del pubblico radiotelevisivo. Per il momento, il pagamento è automatico nella bolletta della luce e il rimborso di tale importo può avvenire nel caso in cui non si disponga di apparecchi televisivi, ma solo in un secondo tempo.
Non ci sarà quindi alcuna variazione dell’importo soggetto al pagamento di tale imposta.
Il pagamento è di 90 euro ed è destinato a chiunque possa usufruire del servizio da casa tramite un televisore.
Da notare che il prezzo della licenza Rai è inferiore a quello di molti altri paesi europei, come la Francia o la Germania o anche la Svizzera che ha il canone più alto d’Europa a 360,65 €.
Fonte: https://energia-luce.it/news/stop-canone-rai-bolletta-2023/