Secondo un’ indagine condotta da SWG e commissionata da British American Tobacco Italia e i risultati
delle ultime ricerche KPMG ed EPS fanno luce su un fenomeno a dir poco inquietante., quello del contrabbando.
Tra le città maggiormente colpite da questo fenomeno: Palermo, Napoli, Milano e Bari.
“Dai dati riportati dall’ultimo Rapporto annuale di KPMG, nel 2014, il mercato illecito di sigarette ha visto nell’UE un notevole incremento delle sue dimensioni, con un totale di 56,6 miliardi di bionde illegali consumate, che rappresentano il 10,4% del consumo totale. I costi di questo mercato superano gli 11 miliardi di euro l’anno in mancate entrate erariali e, nel suo insieme, il commercio illecito rappresenta il quinto fornitore di sigarette dell’Unione Europea.
Nel 2014, più di 8 sigarette illegali su 10 hanno avuto provenienza extra UE, un dato aumentato del 10% rispetto al 2013. I flussi di “illicit white” in particolare sono cresciuti, in tutta l’Unione Europea, dell’8% rispetto all’anno precedente. I picchi maggiori di consumo in Polonia, in Spagna, in Grecia ed anche in Italia.
Nel nostro Paese il consumo di sigarette illegali è cresciuto del 20% nell’ultimo anno, raggiungendo i 4,42 miliardi di bionde (di cui oltre la metà sono “illicit white”) e il 5,6% del mercato, con un danno per lo Stato di circa 770 milioni di euro di mancati introiti fiscali.
I dati EPS confermano che Palermo rappresenta il “varco” dalla Tunisia per l’ingresso in Italia delle bionde di contrabbando: i carichi giungono prevalentemente attraverso le navi passeggeri e i venditori sono per lo più di nazionalità italiana, soggetti legati a vario titolo alla criminalità organizzata locale. Lo smercio avviene sia nelle ore diurne che serali, soprattutto attraverso bancarelle nei mercati rionali e nei quartieri più popolari.
Circa il fenomeno “contrabbando”, a Palermo, l’opinione pubblica sembra la meno informata sulla filiera produttiva del tabacco e la più propensa a ritenere il contrabbando quasi un “fenomeno di costume” che rimarrà sempre in vita (75%).
Nemmeno Napoli, Milano e Bari scherzano.
Nell’ultimo anno, il Duty Free è diventata la componente principale del mercato illecito, superando l’importanza dei prodotti “cheap white”. Il prezzo è ritenuto un fattore chiave nella scelta da parte dei consumatori, che acquistano spesso le bionde di contrabbando per strada sulle bancarelle dei venditori ambulanti.
E mentre a Napoli gli intervistati mostrano la maggiore esposizione al fenomeno rispetto all’intero Paese a Milano risulta essere, dalle stime EPS, la capitale dell’ “illecito by night”: i prodotti del commercio illegale non vengono venduti in strada, ma durante i fine settimana e di notte, soprattutto da venditori ambulanti immigrati. Si registra tra gli intervistati un’esposizione generale al fenomeno superiore alla media nazionale e si chiede con forza che vengano riviste le sanzioni relative al contrabbando (72% del campione). I milanesi sono i più determinati nel ritenere il commercio illecito dei prodotti del tabacco un comportamento inammissibile e da contrastare con ogni mezzo: il 76% ritiene necessario un inasprimento delle pene per i trasgressori.
A Bari, infine, nel Quartiere Libertà, situato in corrispondenza del Porto, si caratterizza come il vero centro nevralgico della distribuzione dei tabacchi di contrabbando. I carichi provengono dalla Grecia e dai Balcani, attraverso i porti dell’Adriatico e sono costituiti nella maggior parte dei casi da “cheap white”. I marchi più richiesti subiscono delle variazioni di prezzo che dipendono dalle modalità e dall’area di vendita, A Palermo così come a Bari le bionde di contrabbando sono smerciate da soggetti di nazionalità italiana legati a vario titolo alla criminalità organizzata locale.
La percezione del contrabbando, rivela SWG, è marcatamente associata alla mancanza di posti di lavoro: in questo territorio sussistono i più alti livelli di giustificazione del crimine, considerato “poco grave” e fonte di sostentamento per le famiglie (63% del campione)”.
Fonte: INC-Istituto Nazionale per la Comunicazione
Dalila Ferreri