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(Redazione, di Silvio D’Auria ) –  Altra bufera giudiziaria sul calcio italiano ancora dentro i loschi affari delle partite truccate. Continua “Dirty Soccer”, l’operazione giudiziaria sul sistema delle “combine”.
–  Il calcio italiano sprofonda ancora nel caos. “Dirty Soccer”,  l’operazione iniziata il mese scorso non si è completamente conclusa. Un nuovo filone di “calcioscommesse” infatti ha impegnato oggi  agenti  della Polizia di Stato con l’esecuzione di decreti di perquisizione  e notifiche di avvisi nuovi di garanzia ai Dirigenti del Teramo e del Savona Calcio relativi all’incontro di Lega Pro (Girone B) disputato tra le due squadre il 2 maggio scorso su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale  di Catanzaro.  Lotito ancora sotto inchiesta,  per lui nuovo avviso di garanzia, disposta pure la perquisizione nella sede della F.I.G.C. .
La scia dell’operazione “Dirty Soccer” oggi trascina un’altra bufera giudiziaria dalla quale emerge che il calcio italiano è ancora inquinato dai loschi affari delle partite truccate.  Indagati il Presidente ed il D.S. del Teramo Calcio  e il suo omologo del Savona Calcio  che si aggiungono agli altri soggetti già nel mirino del magistrati nella precedente operazione del 19 maggio scorso quando furono arrestate 50 persone. I massimi vertici delle due società sono accusati di aver “alterato”  il risultato della partita che ha permesso al Teramo di conquistare la promozione diretta in Serie B con una giornata di anticipo.
Cinque in tutto sono i nuovi indagati nell’inchiesta coordinata dalla D.D.A. di Catanzaro e condotta dai poliziotti  dello S.C.O. di Roma: il Collaboratore Tecnico del Parma ed ex D.S. della Ternana, Giuliano Pesce di  51 anni, ed il Presidente del Teramo, Luciano Campitelli di 58.  Perquisizioni e avvisi di garanzia per il D.S. del Teramo,  Marcello Di Giuseppe  di 47 anni, per il D.S. del Savona, Marco Barghigiani di 52,  e per  il calciatore del San Paolo Padova, Davide Matteini 32enne.
“Sistema marcio” in cui emergono risultai combinati. Secondo gli investigatori di calabresi,  il Teramo Calcio avrebbe incaricato l’ex D.S. dell’Aquila, Ercole Di Nicola, già indagato nell’ambito della stessa operazione, “perché combinasse il risultato dell’incontro a beneficio del Teramo”. Si sarebbe avvalso di Ninni Corda e Giuliano Pesce  pagando per la “combine” 30 mila euro.
Lolito ancora sotto inchiesta, per lui nuovo avviso di garanzia. Nell’altra indagine parallela della Procura di Napoli, che prende spunto da elementi  probatori diversi, è stata disposta la perquisizione nella sede romana F.I.G.C. Firmato avviso di garanzia per Claudio Lotito, Presidente della Lazio, che ora risulta nuovamente indagato. Il patron della società romana è accusato di tentata estorsione  attraverso l’utilizzo di mazzette da 30 mila euro. I presunti illeciti riguardano l’erogazione di contanti a favore di società calcistiche compiacenti.
L’inchiesta è nata dopo la registrazione di una telefonata con Lotito consegnata agli inquirenti dal D.G. dell’Ischia Calcio, Pino Iodice. L’episodio è emerso nelle stesse indagini nell’ambito dell’inchiesta “Dirty Soccer”. Nella bufera che si abbatte anche sulla Federcalcio, saltano fuori le conversazioni telefoniche del 13 febbraio scorso durante le quali Lolito si dice preoccupato per la promozione (poi avvenuta!) del Carpi in Serie A: ” Ho detto ad Abodi che se mi porta squadre che non valgono un c…,  tra due o tre anni non avremo più un soldo… ”  (Silvio D’Auria)

Scrive Arnone, dopo i risultati elettorali per l’elezione del Sindaco e del Consiglio Comunale di Agrigento, in una delle sue dichiarazioni-denuncia:
“(…) La città dunque ha operato, fotocopiando i vecchi meccanismi del voto democristiano degli anni ’80, una scelta di piena continuità con l’Agrigento della clientela, degli scandali, del malaffare. Da questo punto di vista, il risultato porta Agrigento nuovamente appunto a 30 anni indietro. Ma vi è, rispetto agli anni ’80, una grande novità: che già esistono le prove per mettere Firetto in galera…”
Caro Avvocato, negli anni ho condiviso (e scritto) volentieri, seppur a distanza, le tue (e sulle tue) battaglie per la legalità in cui hai impiegato faccia, coraggio e fegato denunciando, senza risparmiare nomi e cognomi, la “mala gestio” della Cosa Pubblica (ruberie, corruzione, abusi, diritti negati, etc.) con articoli e pubblicazioni per varie Redazioni pur contestandone testualmente, spessissimo e senza mezzi termini, le “eccentriche” modalità che, secondo la mia opinione, hanno fatto di Te anche un “singolare personaggio”, nella eccezione – perdonami! – che non serve certo ad appagare la Tua autostima. E lo sai, sei consapevole di esserlo. Esasperando a volte anche i tuoi più fedeli sostenitori. Dopo l’elezione del neo Sindaco di Agrigento (ex primo cittadino di Porto Empedocle), continui imperterrito a gridare allo scandalo elettorale, argomenti accusando il nuovo eletto e i suoi più “influenti” politici-fiancheggiatori.
In più occasioni, e in particolare in questa, urli contro “l’Agrigento della clientela, degli scandali, del malaffare” mentre tieni il dito puntato contro la maggioranza degli elettori artefici, a tuo dire, del ritorno “alle logiche del passato” tranne in qualche vago distinguo nella generalità della popolazione votante. Sembri dipingere una Città di “cittadini” (scusa il gioco di parole… voluto!) sordi, ciechi, muti come se fossero individui avulsi da ogni desiderio di normalità, di legalità, di trasparenza, di rinnovamento, di riscatto che hanno votato il “miglior offerente”, con evidente richiamo alla peggiore delle allusioni.
Non riesci a dominare la rabbia (è una costante) che nutri per i due terzi dei voti espressi dalla moltitudo livellata ed omogenea agrigentina, da pecore per intenderci. Travestite da esseri umani catturati con le bende del qualunquismo, del pressapochismo, che vive all’ombra dei Templi e si adatta volentieri alla corruzione, al malaffare in balia dell’ignoranza sull’arma del voto quindi dell’opportunità sprecata circa il cambiamento che esso avrebbe assicurato se fosse stato esercitato con “libertà” ovvero votandoTi e in ultimo, ma non meno evidenziato, dello “scambismo” elettorale che è iniziato a consumarsi già dietro le tende delle cabine dove si è votato. Vituperandoli!
Mi sono occupato della cronaca della campagna elettorale e, lunedì, dei dati sullo spoglio in diretta per una Radio siciliana. Dopo la chiusura delle urne i soli nomi, dati, numeri e percentuali, per me che scrivo con la passione che questo lavoro impone, francamente contano poco. Limitarsi al racconto asettico dei risultati elettorali per un cronista lo trovo frustrante. In qualsiasi competizione, si sa, vincitori e vinti non tradiscono sentimenti di felicità e sconforto. Sorrisi, abbracci e urla di gioia. Comitati elettorali affollatissimi, brindisi, strade invase da auto con bandiere al seguito. Ma pure facce che non vedi nemmeno dopo una finale di Coppa del Mondo persa ai rigori o che sembrano essere prese in prestito da quelli che tornano dal funerale della persona più cara.
Terminata la cronaca dello spoglio il momento per me era favorevolissimo, ho deciso quindi di raccogliere gli umori “a caldo” del dopo-elezioni. Avevo tutto su un piatto d’argento. Facile, facile e senza interminabili telefonate, e.mail, messaggi, appuntamenti, incontri, studi, uffici e scrivanie. Ho intravisto tanta gente comune, modesta, silenziosa. Persone normali, apparentemente non schierate, eterogenee. E con gli occhi lucidi. Volevo leggerne i volti mentre mi chiedevo come avessero accolto il risultato delle urne. Con una accentuata curiosità che solo certi momenti possono legittimare, ho raccolto gli umori delle mie “prede”. Tanto io ho una buona scusa per farlo, da 25 anni… Di solito chiedo con sfrontatezza come fossi uno di loro per sentire confidenze e opinioni, lì al momento ma con atteggiamento composto, discreto e naturale. Non ho utilizzato approccio diverso neanche questa volta.
Qualcuno, con titubanza e forse sospetto, in un primo momento ha girato le spalle quasi a volermi rispondere con aria di sufficienza “Fatti i fatti tuoi….” (uso un eufemismo). Ho avuto questa impressione. Ma non appena mi sono qualificato spiegando al contempo le testimonianze che volevo documentare, è sempre così, mi ha risposto con la classica domanda che lo rassicura: ” Ah? Sì, mi dica. E cosa voleva sapere? ” E in un nanosecondo, anche il più diffidente di loro, eccolo rispondermi come un fiume in piena… Finite le interviste, dopo l’ultimo “Grazie, arrivederci!” mi accendo finalmente una sigaretta mentre riordino schematicamente alcune delle tante dichiarazioni raccolte.
Ho ripensato, caro Avvocato, a molte di quelle facce scelte un pò a caso: quelle delle casalinghe (…non di Voghera!) di Fontanelle, del Villaggio Peruzzo che hanno votato “ …preoccupate del futuro dei nostri figli ”, quella del disoccupato che stringe le spalle e racconta che “ …per ora do una mano a mio zio in una merceria al Quadrivio, finché deciderà di tenerla aperta “, quella della commessa di via Atenea, il salotto della Città, con una laurea in Architettura, che è ” …in attesa di meglio, magari di qualche concorso perché con il mio fidanzato vorremmo sposarci “, quella del pensionato seduto sulla panchina della Villa Comunale che sostiene” …sono andato a votare dopo 15 anni per dare un futuro a mio nipote “, quella dell’insegnante di Lettere a Milano che chiede conferma della vittoria di Firetto mentre mi confessa “ …vorrei tornare e lavorare qui soprattutto per i costi insostenibili dell’affitto del bilocale preso a Rho ”, quella di un gruppo di ventenni, o poco più, davanti ad una gelateria che interrompono i tic sui loro smartphone per darmi retta qualche minuto e sottovoce rispondere “ … con questo Sindaco speriamo di rimanere ad Agrigento e non emigrare ” e poi quella della receptionist in uno degli hotel di San Leone che ammette senza difficoltà “ …una paga modesta, ma se copro il turno lungo e i festivi guadagno di più “.
Testimonianze casuali, tante per il contenuto sono quasi repliche per il nuovo Sindaco che si aggiungono a quelle assolutamente esatte e contrarie che non nascondono la delusione del verdetto elettorale. Agrigentini a cui non è finito il fiato per ribadire il rifiuto della “politica dei politicanti” mentre provano a modulare la voce intrisa di rabbia contro il nuovo primo cittadino e i suoi alleati. Assieme a loro moltissimi che però che si affidano a Firetto, colui che sostieni essere sulla strada che porta a C.da “Petrusa” verso il carcere agrigentino (da cui prende il nome) perché dici “contro di lui esistono le prove ”. Gente qualsiasi che non crede che “ ‘u biondinu, novu Sinnacu di Girgenti” sia il Santo della politica, ma sanno bene che nella vicinissima Vigata c’è sicuramente un aria di salsedine diversa, più tenue, meno corrosiva che nei decenni passati, inadatta ad arrugginire la dignità di donne e uomini del paese di Andrea Cammilleri. Consapevoli della tanta ruggine che c’è nel tessuto politico-partitico della provincia agrigentina tanto bistrattata, che è anche la mia (!), dove la peggiore D.C. si radicò per farne uno dei suoi principali “feudi” del malaffare in Sicilia lungo tutta la provincia. Da Sciacca a Ravanusa passando per il capoluogo, appunto. Ti accusano di populismo, ma su quest’ultimo argomento, che abbiamo imparato a conoscere a nostre spese, è davvero difficile darti torto.
Caro Avvocato, la loro scelta elettorale non è meno pulita di quella minoritaria (3.23%) che avrebbe voluto Te a capo della nuova Amministrazione. E non è stata comprata, credici. Firetto ad Agrigento avrà subito tanto da fare se non vuole correre in rischio di degradare la buona popolarità politica che si porta dietro dalla precedente gestione amministrativa, secondo la più diffusa opinione degli empedoclini. Ha dato un nuovo volto al loro Comune che negli anni è cambiato ma dovrà confermarlo sin da subito. Attorno a lui le attese sono decisamente maggiori rispetto a quelle degli altri candidati al posto suo.
Quello che conta da oggi è che ad un tiro di schioppo dalle “colonne doriche” ci sono altre facce. Belle e brutte, quelle degli agrigentini che tu indichi in modo – consentimi! – dissacrante. Dalla vicina Porto Empedocle hanno udito, visto e, con il loro voto, hanno “parlato” nel silenzio delle urne per l’Agrigento dei prossimi cinque anni affidando la guida a Firetto. Un consenso a valanga (59.01 %) andato oltre le ipotesi elettorali più ottimiste. Nessuna previsione, lo so. E’ troppo presto per chiedersi che ne sarà della Città, dei quartieri più periferici, di San Leone da qui ai prossimi mesi, ai prossimi anni. I suoi abitanti, intrappolati nello loro scetticismo più per abitudine che per convinzione, quasi fosse congenito, e di cui spesso essi stessi sono vittime, hanno negato il voto a Te e agli altri candidati a beneficio “du biondinu”.
C’è una sfiducia generale da nord a sud dello stivale che qui si ripropone puntualmente con maggiore prepotenza grazie quel poco gratificante rito delle statistiche annuali sulle città italiane. Sfiducia che si vorrebbe allentasse la presa sugli agrigentini. Sul punto, molto dipenderà dalla responsabilità che Firetto alla giuda riuscirà ad assumersi mentre deve dimostrare, a breve, almeno di non farla diventare incontrollabile. Perché da terra di Pirandello a terra di “gettonopoli” è mortificante!.
Intanto si ricomincia attraverso un nuovo tentativo sottoscritto nelle urne perché lassù oltre i Templi possa giungere aria che non ossida e arrugginisce la loro speranza. Il loro futuro. Lontana dall’umiliante e riprovevole etichetta di “popolo complice del clientelismo e del malaffare”, c’è una Città di cui avresti voluto prenderne le redini animato da un arrivismo che mi ricorda uno come Te dalle mie parti, purtroppo Una Agrigento diversa che ha deciso di cambiare ossigeno. Intollerante ormai alle bende, che vuole ripartire, ma attenta a non illudersi.
Senza nessuna velleità politica e nessuna rissa ideologica, Silvio D’Auria

Secondo un’ indagine condotta da SWG e commissionata da British American Tobacco Italia e i risultati
delle ultime ricerche KPMG ed EPS fanno luce su un fenomeno a dir poco inquietante., quello del contrabbando.
Tra le città maggiormente colpite da questo fenomeno: Palermo, Napoli, Milano e Bari.

“Dai dati riportati dall’ultimo Rapporto annuale di KPMG, nel 2014, il mercato illecito di sigarette ha visto nell’UE un notevole incremento delle sue dimensioni, con un totale di 56,6 miliardi di bionde illegali consumate, che rappresentano il 10,4% del consumo totale. I costi di questo mercato superano gli 11 miliardi di euro l’anno in mancate entrate erariali e, nel suo insieme, il commercio illecito rappresenta il quinto fornitore di sigarette dell’Unione Europea.

Nel 2014, più di 8 sigarette illegali su 10 hanno avuto provenienza extra UE, un dato aumentato del 10% rispetto al 2013. I flussi di “illicit white” in particolare sono cresciuti, in tutta l’Unione Europea, dell’8% rispetto all’anno precedente. I picchi maggiori di consumo in Polonia, in Spagna, in Grecia ed anche in Italia.
Nel nostro Paese il consumo di sigarette illegali è cresciuto del 20% nell’ultimo anno, raggiungendo i 4,42 miliardi di bionde (di cui oltre la metà sono “illicit white”) e il 5,6% del mercato, con un danno per lo Stato di circa 770 milioni di euro di mancati introiti fiscali.

I dati EPS confermano che Palermo rappresenta il “varco” dalla Tunisia per l’ingresso in Italia delle bionde di contrabbando: i carichi giungono prevalentemente attraverso le navi passeggeri e i venditori sono per lo più di nazionalità italiana, soggetti legati a vario titolo alla criminalità organizzata locale. Lo smercio avviene sia nelle ore diurne che serali, soprattutto attraverso bancarelle nei mercati rionali e nei quartieri più popolari.
Circa il fenomeno “contrabbando”, a Palermo, l’opinione pubblica sembra la meno informata sulla filiera produttiva del tabacco e la più propensa a ritenere il contrabbando quasi un “fenomeno di costume” che rimarrà sempre in vita (75%).
Nemmeno Napoli, Milano e Bari scherzano.
Nell’ultimo anno, il Duty Free è diventata la componente principale del mercato illecito, superando l’importanza dei prodotti “cheap white”.  Il prezzo è ritenuto un fattore chiave nella scelta da parte dei consumatori, che acquistano spesso le bionde di contrabbando per strada sulle bancarelle dei venditori ambulanti.
E mentre a Napoli gli intervistati  mostrano  la maggiore esposizione al fenomeno rispetto all’intero Paese a Milano risulta essere, dalle stime EPS, la capitale dell’ “illecito by night”: i prodotti del commercio illegale non vengono venduti in strada, ma durante i fine settimana e di notte, soprattutto da venditori ambulanti immigrati. Si registra tra gli intervistati un’esposizione generale al fenomeno superiore alla media nazionale e si chiede con forza che vengano riviste le sanzioni relative al contrabbando (72% del campione). I milanesi sono i più determinati nel ritenere il commercio illecito dei prodotti del tabacco un comportamento inammissibile e da contrastare con ogni mezzo: il 76% ritiene necessario un inasprimento delle pene per i trasgressori.
A Bari, infine, nel Quartiere Libertà, situato in corrispondenza del Porto, si caratterizza come il vero centro nevralgico della distribuzione dei tabacchi di contrabbando. I carichi provengono dalla Grecia e dai Balcani, attraverso i porti dell’Adriatico e sono costituiti nella maggior parte dei casi da “cheap white”. I marchi più richiesti subiscono delle variazioni di prezzo che dipendono dalle modalità e dall’area di vendita, A Palermo così come a Bari le bionde di contrabbando sono smerciate da soggetti di nazionalità italiana legati a vario titolo alla criminalità organizzata locale.
La percezione del contrabbando, rivela SWG, è marcatamente associata alla mancanza di posti di lavoro: in questo territorio sussistono i più alti livelli di giustificazione del crimine, considerato “poco grave” e fonte di sostentamento per le famiglie (63% del campione)”.

Fonte: INC-Istituto Nazionale per la Comunicazione

Dalila Ferreri


Palermo. Dal 5 al 7 Giugno presso il complesso di Sant’Anna a Palermo, sede della Galleria d’arte moderna si terrà la fiera dell’editoria indipendente “Marina di Libri”.  Nata da un’idea del Centro commerciale naturale “Piazza Marina & dintorni”, la fiera è organizzata e promossa in collaborazione con le case editrici Sellerio e Navarra e la sponsorizzazione di Unicredit. Le case editrici presenti quest’anno saranno 49.
Per l’edizione di quest’anno, la sesta in ordine di tempo, sarà presente l’emerito scrittore Andrea Camilleri.
Il ritorno dello scrittore di Vigata (cui a fianco sono annunciate presenze del calibro Giorgio Fontana, Francesco Piccolo, Michela Murgia) entusiasma già da adesso il pubblico. Si annuncia infatti numerosa la partecipazione all’evento, in vista della sua apertura prevista per l’appunto il 5 Giugno.
L’evento presentato da Giorgio Manzini accoglierà lo scrittore empedoclino in una veste promozionale. Lo scrittore di fatto, torna a Palermo per presentare la nuova indagine del commissario Montalbano “La giostra degli scambi”.
Come tutte le ferie, che vedono la letteratura e dunque la promozione libraria centrale, “Marina di Libri” promuove con i suoi incontri, i cambiamenti dell’editoria (relativi oggi all’avvento del digitale). Dall’influenza della distribuzione sul mercato editoriale all’importanza che oggi acquisiscono i premi letterari per il destino di vita di un libro sino alla diffusione dei nuovi linguaggi e al rapporto oggi tra letteratura e nuovi media.
Si parlerà anche di social reading, della famosa letteratura in un tweet, di premi letterari. Torna infine anche lo speaker’s corner, ovvero lo spazio dedicato agli autori emergenti. A ciascuno verranno concessi dieci minuti per far conoscere al pubblico i propri lavori.
L’evento che si prospetta essere di buon auspicio per la promozione culturale italiana, oltre ai sopracitati ospiti, potrà contare della presenza di numerosi altre firme della società letteraria contemporanea. Fra cui: Vincenzo Pirrotta (“La caduta degli dei”), Piero Melati (“Vivi da morire”), Giorgio Vasta, Antonio Manzini e Alessandro Robecchi (che parleranno dei loro anti-investigatori Schiavone e Monterossi), le finaliste del premio Rapallo Letizia Muratori, Valentina Durbano e Carmen Pellegrino, il vincitore dello Strega 2014 Giorgio Fontana. Infine Marco Cubeddu, Fulvio Abbate e Roberto Alajmo.

Dalila Ferreri

Nato per diffondere la cultura dei lasciti solidali. Ovvero? Tutti i falsi tabù che si celano dietro i macro luoghi comuni quali: “parenti serpenti”, “divisioni patrimoniali”. Risulta essere la prima vera campagna che conta grandi sostegni nel panorama delle grandi organizzazioni italiane:  ActionAid, AIL, AISM, Fondazione Don Gnocchi, Lega del Filo d’Oro e Save the Children – a cui oggi aderiscono Aiuto alla Chiesa che soffre, Amref, Cesvi, Libera, Fondazione Operation Smile Italia Onlus, Fondazione Telethon, Fondazione Umberto Veronesi, Telefono Azzurro e Università Campus Bio-Medico di Roma.
Il sito www.testamentosolidale.org, creato appositamente dalle organizzazioni, corredato di guida chiarisce il valore dell’iniziative. Un’esaustiva panoramica sul tema del lascito che va dalle tipologie di testamento (olografo, pubblico, segreto) alla quota “disponibile” di patrimonio che può essere destinata ad un lascito solidale (una qualsiasi somma di denaro, un bene mobile o immobile, la polizza vita, azioni o titoli d’investimento).
L’indagine, curiosa e orginale, promossa da Doxa rivela come per i giovani d’oggi sia ancora poco chiaro il valore del “lascito”. E’ emerso, infatti, che il 55-60% è ‘curioso’, aperto e interessato a donare agli altri attraverso le ultime volontà, il 25-30% è ‘altruista’, ha già deciso infatti di fare un lascito nel futuro, mentre un 15-20% è (legittimamente) ‘egoista’, diffidente, poco propenso a condividere con gli altri quello che sarà in suo possesso.
In percentuali equamente distribuite emerge che in molti non ne comprendono l’impiego, mentre altri fra cui testimoni del mondo dello spettacolo hanno già proceduto a promuoverlo.

“I risultati della nostra indagine tra i giovani – spiega Rossano Bartoli, portavoce di Testamento Solidale e Segretario Generale Lega del Filo d’Oro- sono la ragione e il futuro della Campagna: in un momento di crisi in cui c’è fame di futuro per tutti e un comprensibile arroccamento a difesa di quello che si ha o si avrà in eredità, scoprire che i giovani non sono chiusi alla solidarietà, ma anzi esiste una quota del 25-30% che ha già un progetto di lascito in mente o vede la legittima come uno strumento che frena la libertà di fare testamento pensando agli altri ci sprona ad andare avanti nel nostro compito di fare cultura del testamento solidale in Italia. È nostro dovere continuare a tenere informati i giovani, riducendo quel 70% di italiani under 35 che ancora non sa cosa è il lascito solidale, dando a tutti gli strumenti per orientarsi verso un gesto semplice di generosità e altruismo”.

In ultima istanza, Doxa delinea, i tre profili di giovani di fronte all’idea di lasciare agli altri parte dei propri beni attraverso le disposizioni testamentarie, e quindi al lasciato solidale.
A prevalere i curiosi (55.60 %) degli under 35. Positivo per loro donare agli altri un lascito, non impoverendo in alcun modo la propria famiglia ma contribuendo ad una quota del patrimonio di beneficienza riconoscendo il lascito come una forma di tutela dei propri diritti.
Gli altruisti (circa il 25%) fautori della generosità, trovano giusto donare una quota avendone libero arbitrio circ la destinazione del proprio testamento.
Infine gli egoisti (15-20%) scettici, vedono nella donazione testamentaria, una causa dell’impoverimento familiare futuro.
“I giovani conoscono il concetto di ‘legittima’ in numero sorprendente (44% dei casi), anche tenuto conto della giovane età degli intervistati e della scarsa propensione degli italiani verso il testamento’ commenta Albino Farina, Consigliere Responsabile dei Rapporti con il Terzo Settore del Consiglio Nazionale del Notariato.
Gli adulti invece? Fra questi il 9% degli italiani over 55 è intenzionato a compiere concretamente donazioni.

Milano. Proprio stamani a Milano, a Rho Fiera dov’è in corso Expo2015 ,nel giorno delle commemorazioni del giudice Giovanni Falcone, si è celebrato il No mafia day. La fiera internazionale ricorda il magistrato ucciso dalla mafia il 23 maggio del 1992 insieme alla sua scorta.
Ad organizzare la giornata I 14 comuni siciliani riunitisi al cluster Bio Mediterraneo dal Gal Metropoli Est, su patrocinio dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Sicilia.
Le iniziative in programma saranno trasmesse da tutti i padiglioni dei 144 paesi partecipanti e saranno riprese dalla Rai. Da Palermo, in collegamento, anche i video saluti di Maria Falcone, di Rita Borsellino, e di Tina Montinaro, vedova dell’agente di scorta Antonio Montanaro.
Dalla piazza del cluster, un collegamento in diretta live con l’aula bunker di Palermo dov’era in corso il discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Durante la trasmissione in sincronia centinaia di studenti di istituti superiori siciliani e lombardi hanno applaudito, indossando per l’occasione t-shirt con l’immagine dei due magistrati siciliani.
Tra gli ospiti emeriti, anche l’ex procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli e il magistrato e assessore alla Legalità del Comune di Roma, Alfonso Sabella.
La strage di Capaci di 23 anni fa nel “No mafia day” di Expo, nella giornata dedicata alla legalità e alla memoria delle vittime di mafia diventa l’occasione per affrontare il tema della lotta alle agromafie. Oggetto di dibattito a partire dalle 17 di questo pomeriggio sino alle 17.58, ora in cui avvenne l’attentato al giudice Giovanni Falcone. Appuntamento dall’albero, che lo ricorda, per il doveroso minuto di silenzio.  Alle 19 infine si esibirà il rapper antimafia Othelloman.

Dalila Ferreri


(Palermo, di Silvio D’Auria) – E’ un giorno triste per lo Sport, per l’Atletica Leggera in particolare. Il simbolo della competitività nella marcia femminile,  Annarita Sidoti, è morta dopo aver lottato contro un tumore al cervello. Era nata a Gioiosa Marea (Me), 45 anni fa.
Oggi il mondo dello Sport piange la scomparsa della campionessa mondiale ed europea di marcia, simbolo italiano dell’Atletica Leggera. E’ terminata all’alba la battaglia, durata cinque anni, di Annarita Sidoti per un cancro al cervello diagnosticatole nel 2009 e contro cui ha combattuto invano. L’atleta siciliana si è spenta dopo essere entrata in coma, lo si è appreso da un brevissimo comunicato del suo allenatore di sempre, Salvatorino Coletta.
Sposata e madre di tre figli, ha dedicato parte del suo tempo all’impegno politico e sociale. Assessore allo Sport nella sua città, è stata anche protagonista dietro la macchina da presa partecipando al film-denuncia “Le complici” – regia affidata ad  Emanuela Piovano – in cui ha interpretato la vita di una giovanissima prostituta. Ma la marciatrice messinese, prima della malattia, si era dedicata soprattutto  alle corse con un lunga serie di successi vincendo la medaglia d’oro ai “Mondiali di Atene” del 1997 nella 10 km di marcia e salendo sul podio di molte grandi competizioni sportive. Tra le più grandi dell’atletica italiana, campionessa europea a Spalato 1990, a soli 21 anni, ripeté l’impresa otto anni dopo a Budapest, nel 1988, quando aveva già vinto l’oro sulla pista di Atene. Ha totalizzato 47 presenze in azzurro, 3 partecipazioni olimpiche e 6 mondiali. Nella distanza dei 20km, riuscì a fermare il cronometro a 1h28:36.
Grazie alla sua esile statura era diventata emblema di coraggio e risoluta volontà, un vero e proprio esempio di sport (..e di vita) per gruppi di giovani atlete che frequentemente invitata nella sua casa sulle rive del tirreno. Lascia il marito Pietro e i figli Federico, Edoardo ed Alberto. (Sil.Dau)


PALERMO , Silviio D’Auria  –  Un operaio con uno yacht di oltre 3 milioni di euro, una barista proprietaria di un aereo da 8 posti che ne vale 12, un anziano di 90 anni titolare di un veliero da 4 milioni, un bracciante  agricolo  in debito con il  fisco per 10 milioni di euro.  Soggetti a reddito zero diventati improvvisamente ricchi. Questi alcuni dei numeri messi in luce dopo la stima sull’evasione fiscale nell’isola pari a un miliardo di euro che, se recuperato, farebbe salire il Prodotto Interno Lordo della Sicilia dell’1,5%. E’ questo il quadro emerso da una operazione mirata alla ricerca di grandi patrimoni e finalizzata al calcolo dell’evasione fiscale nell’isola. Nell’elenco, finito in un dossier trasmesso alla magistratura, ci sono anche nomi eccellenti.
Da una complessa attività ispettiva resa possibile grazie alla collaborazione tra Guardia di Finanza, Agenzia delle Entrate e Agenzia di Riscossione Sicilia, i cui dati sono stati diffusi oggi,  saltano fuori nomi e cifre di chi in  Sicilia gode di un reddito superiore a 500 mila euro dei quali solo il 3,6% è in regola secondo quanto previsto dalle norme sull’imposizione tributaria. 800 in tutto sono i grandi evasori, scoperti molti soggetti a reddito zero diventati in pochissimo tempo ricchi, ricchissimi. Stimata in un miliardo di euro l’evasione oggetto di un esposto alla magistratura. Sotto la lente d’ingrandimento dell’ispezione sono finiti yacht, numerosi immobili di elevato valore catastale, grandi aziende, lussuose autovetture,  residence e alberghi di proprietà di siciliani che dichiarano in molti casi “reddito zero”. Recuperato il miliardo, il Pil della Sicilia registrerebbe un aumento pari all’1,5% capace da solo a garantire il reddito di cittadinanza a tutti i disoccupati siciliani e a incrementare i “fondi sviluppo”.
Un corposo fascicolo ispettivo composto da centinaia di atti. Nei dati risultano esserci, tra i tanti, quelli di un operaio stagionale di Palermo titolare di uno yacht da oltre 3 milioni di euro, di una barista residente nel capoluogo etneo proprietaria di un aereo da 12 milioni, di un 90enne di Trapani a cui è intestata una barca a vela da 4 milioni e quelli di bracciante agricolo di Enna  che deve al fisco 10 milioni di euro tondi, tondi. “Nessun allarme sociale – rassicurano dagli uffici  di Riscossione Sicilia – vogliamo  imporre ad un gruppo di furbi, che ruba alla Sicilia  un miliardo di euro all’anno, di pagare quanto da loro dovuto al fisco”.
Ma c’è di più.  Ciò che emerge non è solo l’evasione ma anche il riciclaggio di denaro. Nelle cifre sull’evasione ai fini del riciclaggio, i settori maggiormente interessati dai controlli incrociati sono quelli del settore ortofrutticolo ed ittico, dello smaltimento rifiuti, dei trasporti e delle onoranze funebri spesso sotto diretto controllo dalla criminalità organizzata siciliana. Non mancano nomi “eccellenti” che potrebbero essere resi pubblici dall’autorità giudiziaria già nelle prossime settimane dopo che le procure competenti per territorio inizieranno ad indagare sui reati relativi all’evasione, mentre da Riscossione Sicilia assicurano la nascita dell’ufficio “Grandi evasori”. Quindi  la Sicilia come un vero e proprio paradiso fiscale dopo gli incroci di migliaia di dati rilevati dai registri e dai data base di diversi Enti pubblici. Come quello Navale e del Catasto  che hanno permesso di verificare se i proprietari di grandi beni di lusso fossero regola con il fisco e gli importi effettivamente resi alla casse dell’erario.
Equitalia su scala nazionale stima un recupero pari al 25% dell’evasione accertata, mentre Riscossione Sicilia spera si possa arrivare al 20% per un recupero totale di 200 milioni di euro che si tradurrebbe in risorse da destinare agli ammortizzatori sociali, al reddito di cittadinanza, alle imprese e agli interventi a favore delle famiglie meno abbienti. La più alta percentuale di soggetti, scoperti essere proprietari di beni di lusso, ma per il fisco ufficialmente a reddito minimo o addirittura nullatenenti, sono domiciliati nelle province di Palermo e Trapani. Il meccanismo è sempre lo stesso: prestanomi (c.d. “teste di legno”) che versano allo Stato il minimo dovuto. E in tanti casi nulla, anche se poi subiscono condanna in sede penale alla fine della fiera non pagano nemmeno un centesimo. (Sil.Dau)

(Silvio D’Auria) – Morde la mano di un finanziere durante i controlli sul possesso di passaporto. Protagonista una manager responsabile della comunicazione e degli eventi del padiglione Cina all’Expo di Milano. E’ una cinese di 39 anni, la dirigente è stata arrestata dagli uomini della Guardia di Finanza per resistenza a pubblico ufficiale e aggressione nell’area della delegazione cinese di Rho-Pero, alle porte del capoluogo lombardo.

I militari in borgese le avevano chiesto i documenti nel corso di un controllo sulla identità e sul regolare possesso del passaporto. Pare che  la donna abbia temuto di essere vittima di un tentativo di furto di documenti e ha reagito prendendo a morsi la mano di uno dei militari della Guardia di Finanza. Adesso dovrà rispondere di “resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e mancata ottemperanza dell’ordine della pubblica autorità”, davanti al Tribunale di Milano dove sarà giudicata secondo il rito processuale “direttissimo”. Il legale  della donna sostiene che proverà a chiarire i fatti della vicenda: “Mi sono già messo in contatto con il console Cinese e con la Direzione di Expo. Tra la mia assistita e gli uomini della Guardia di Finanza c’è stato un grande equivoco che chiariremo nei prossimi giorni”. (Sil.Dau.)

(di Silvio D’Auria)  – Lo “spreco retributivo” della Camera dei Deputati non è indicato soltanto negli stipendi dei deputati. A Montecitorio le buste paga d’oro iniziano con quella del segretario generale, che percepisce 416.387,00 euro netti all’anno, e continuano con quella attribuita al suo vice, con più di 310 mila.

Ma a Montecitorio non ci sono soltanto loro a “godere” di buste pesanti. Per la Camera dei Deputati lavorano altri 1.582 dipendenti.

Un operatore tecnico alla Camera  percepisce 2.600 euro al mese che lievitano a 50 mila euro annui dopo dieci anni di servizio. Dietro la mansione “operatore tecnico” ci sono più di 60 tra elettricisti, centralinisti falegnami, barbieri e baristi.  Una differenza economica notevole  e poco giustificabile rispetto ai loro colleghi che lavorano oltre le mura di Montecitorio

Gli assistenti parlamentari, ovvero  i commessi che operano attorno ai deputati, inizialmente guadagnano più di 36mila euro all’anno.

Sfiorano i 30 mila euro gli stipendi dei collaboratori tecnici,  gli addetti  alle riprese audio e video a Montecitorio, che diventano 64 mila dopo dieci anni e 152 mila  dopo 30 anni  di attività.

Per i segretari parlamentari gli stipendi sono compresi fra i 37 mila euro e i 146 mila. Per i documentaristi e i ragionieri stipendi a 40 mila euro che arrivano a 242mila dopo 30 anni.

I consiglieri parlamentari,  che altri non sono che i funzionari della Camera dei Deputati, godono di una retribuzione iniziale di oltre 68 mila euro che lievitano, 10 anni dopo, a 145 mila euro e dopo 20 anni a 228 mila. A 30 anni dalla loro assunzione, il loro lavoro è “premiato” con 368 mila euro ogni anno. (Sil.Dau)