
Si eleggono i sindaci e i Consigli comunali, con delle novità sostanziali rispetto alle consultazioni del 2012. La nuova legge elettorale è di competenza regionale, ed è stata approvata all’Ars, non senza perplessità, la scorsa estate. In buona sostanza, la “riformina” per le amministrative toglie centralità alla figura del primo cittadino e affida maggiori competenze al Consiglio comunale.
Un paio le parole chiave della nuova legge. Si comincia con il trascinamento. Queste consultazioni prevedono il cosiddetto voto disgiunto: si potrà votare sulla stessa scheda per una lista e per un candidato sindaco non collegati tra di loro.
Se l’elettore, facendo un esempio concreto, esprimerà un voto per un candidato al Consiglio o semplicemente per la lista, non sbarrando la casella del sindaco, il voto andrà automaticamente al candidato sindaco collegato alla lista o al candidato al Consiglio.
Morale della favola: più liste collegate a un solo candidato sindaco, maggiori possibilità di spuntarla proprio per via dell’effetto trascinamento. Altra parola chiave è voto di genere, che ha lo scopo di aumentare le quote rose nei consigli comunali. Già al momento della presentazione delle liste, uno dei due generi non può essere rappresentato da più di due terzi dei candidati. L’elettore potrà esprimere una o due preferenze per i consiglieri.
Attenzione però, nel caso di voto doppio, si dovranno scegliere due candidati di genere diverso, purché appartenenti alla medesima lista. Nel caso in cui si votassero due candidati dello stesso sesso, il voto valido sarebbe solo il primo espresso. Per i comuni con più di 15.000 abitanti, il sindaco potrà essere eletto al primo turno a patto che ottenga il 40% dei voti. Il premio di maggioranza in questo caso scatterà se anche le liste collegate arriveranno al 40%, in caso contrario il sindaco non avrà maggioranza. Nel caso in cui nessun candidato sindaco ottenga il 40% delle preferenze, si andrà al ballottaggio. In quel caso, il sindaco che vince avrà il premio di maggioranza a meno che le liste collegate al candidato avversario non abbiano raggiunto al primo turno il 50% dei voti. Per i comuni con meno di 15.000 abitanti vince il candidato che ottiene la maggioranza relativa, ossia il maggior numero di voti.
Al Consiglio comunale, andrà di diritto il secondo fra i non eletti alla carica di sindaco. Altra novità importante, tra quelle che potenziano il ruolo decisionale del Consiglio. Se il 60% sei consiglieri comunali dei comuni con più di 15.000 abitanti decidono di sfiduciare il primo cittadino, questo torna a casa. Prima serviva il 65% dei voti. Nei consigli comunali dei comuni con meno di 15.000 abitanti la regola è immutata: il sindaco è sfiduciato con i due terzi dei voti dei consiglieri.
Nell’agrigentino si vota ad Aragona, Bivona, Campobello di Licata, Casteltermini, Cattolica Eraclea, Comitini, Lampedusa, Montallegro, Palma di Montechiaro, Santa Margherita Belice, Sciacca.
Tra volti vecchi e nuovi, ecco il bouquet dei candidati alla poltrona più ambita nei palazzi di città.
Il comune agrigentino più popoloso tra quelli chiamati alle urne è Sciacca. Si contendono il trono cittadino Calogero Bono, sostenuto da quattro liste, Fabio Termine è il candidato della lista Mizzica. La lista Sicilia Futura sostiene Francesca Valenti, mentre il Movimento cinque stelle supporta Domenico Mistretta.
Ad Aragona lotta tra quattro: Biagio Bellanca, Alessandra Graceffa, Giuseppe Pendolino e l’uscente Salvatore Parello.
A Bivona si fronteggiano Milko Cinà (Condividi Bivona) e Salvatore Marrone (cittadini Bivona).
A Campobello di Licata tentano l’uscente Giovanni Picone, Giovanni Gibella e Giuseppe Sicilia.
A Casteltermini corrono Gioacchino Nicastro (Costruiamo insieme il nostro futuro), Filippo Pellitteri (Movimento cinque stelle) e Arturo Ripepe (Per Casteltermini).
Sfida a due a Cattolica Eraclea: Santino Borsellino e Giuseppe Giuffrida.
A Comitini i candidati a sindaco sono Nino Contino e Giacomo Orlando.
A Lampedusa ci riprova il sindaco uscente Giusy Nicolini, l’ex sindaco Totò Martello, l’ex senatrice leghista Angela Maraventano e Filippo Mannino.
A Montallegro sfida tra Giovanni Cirillo e Rina Scalia.
A Palma di Montechiaro si “danno battaglia” Rosario Bellanti, Stefano Castellino (Riprendiamoci il futuro), Martino Falsone (M5S).
A Santa Margherita Belice in corsa Franco Valenti, Pier Paolo Di Prima, Pasquale Saladino e Joseph Cacioppo.
A Villafranca Sicula Domenico Balsamo e Nicolò Cascioferro.
Si voterà domenica 11 giugno dalle ore 7.00 alle 23.00.
L’elettore dovrà portare con sé il certificato elettorale ed il documento di identità. Nel caso in cui si fosse sprovvisti del certificato elettorale, gli uffici elettorali dei comuni di residenza resteranno aperti per tutta la giornata di domenica 11, così da fornire i duplicati.