8 maggio 1982 – 8 maggio 2012: trent’anni… Tanti ne sono passati dalla strage di Porto Empedocle che vide cadere vittime della barbarie mafiosa tre innocenti lavoratori che, in quel giorno, erano sul loro posto di lavoro presso un impianto di confezionamento di calcestruzzi della cittadina marinara. Giuseppe Lala (55anni) e Domenico Vecchio (26 anni) di Porto Empedocle, Antonio Valenti (38 anni) di Favara i nomi delle vittime che, solo nel 1989, ovvero dopo ben 17 anni, lo Stato ne ha riconosciuto lo status di Vittime innocenti della mafia.
Tutto accadde per questioni di concorrenza fra i gestori dell’impianto di calcestruzzi empedoclino e quelli di altro analoga azienda di Ribera che, per avere un competitor in meno decisero per la materiale soppressione dei titolari. Fu così che il mandante Pietro Marotta, esponente della cosca di Ribera, gestore di uno stabilimento per la frantumazione di inerti, imparentato con il boss Carmelo Colletti, si rivolse ad un gruppo di fuoco del clan Lauria di Raffadali che organizzò l’agguato che vide cadere, erroneamente, tre onesti lavoratori.
Trent’anni sono tanti (per collocare nel tempo l’episodio basta ricordare che nello stesso giorno morì, a soli 32 anni, Gilles Villeneuve durante le qualifiche per il Gran Premio del Belgio del 1982, appunto, e che la nazionale italiana di calcio doveva ancora vincere il titolo mondiale a Madrid ) ma per le famiglie delle vittime il dolore è ancora vivo, immutato, cristallizzato, indelebile. Spiace rilevare che non essendo, le tre Vittime, annoverabili fra quelli di serie “A”, o forse perché uccisi in abiti da semplici operai e non indossando toghe o livree, nessuna manifestazione pubblica sia stata organizzata in loro memoria. Lo Stato si è assopito oppure ha memoria corta. I politici locali sono distratti dalla concomitante tornata elettorale e non hanno avuto tempo e modo di dedicare una giornata per ricordare i loro cittadini. Ma nei cuori dei congiunti assurge, forte, il ricordo dei loro cari caduti per mano mafiosa, ricordo che tramandano ai posteri, ai nipotini che crescono, a quei nipotini che non hanno potuto conoscere nonni e zii uccisi in un tiepido sabato pomeriggio di un lontano mese di maggio. Nemmeno Domenico Vecchio junior poté conoscere suo papà poiché, a maggio del 1982, era ancora nel grembo materno da cui uscì a luglio, appena due mesi dopo. E preparando questo articolo è emerso che quasi due anni fa è mancata, a soli 46 anni, Rossana, figlia di Giuseppe Lala, devastata da una malattia che i medici non escludono potersi ricondurre al terribile trauma subito, adolescente, per la tragica uccisione dell’adorato papà.