AGRIGENTO ( scritto da Silvio D’Auria ) – Si conclude la fase preliminare dell’inchiesta su irregolari controlli all’“Ecap” di Agrigento e assunzioni di alcuni dei dipendenti.
Alessandra Vella, Giudice dell’Udienza Preliminare del Tribunale di Agrigento, ha disposto il rinvio a giudizio chiesto dal Pubblico Ministero titolare dei corposi fascicoli dell’indagine, Andrea Maggioni, per tre dei sei indagati sulle presunte irregolarità legate alla gestione dell’istituto di formazione e su alcune delle assunzioni. Il Giudice ha deciso per la celebrazione del dibattimento per sei degli undici capi di imputazione rispetto ai reati contestati fino ieri su cui poggiano le risultanze investigative della Procura agrigentina.
Irregolarità contestate a Ignazio Valenza, 52 anni, avvocato ed ex Presidente dell’Ente, per la stabilizzazione dei dipendenti. Coinvolti anche due marescialli dei Carabinieri, Antonio Arnese, 46 anni, e Vincenzo Mangiavillano, 60 anni, quest’ultimo dal 1991 Comandante di Stazione a Ravanusa prima di ottenere il trasferimento-promozione nel capoluogo presso gli uffici della Procura e in pensione dal mese scorso. Il legale ravanusano, residente da anni ad Agrigento dove esercita la professione, è accusato anche di abuso di ufficio e corruzione per l’assunzione della moglie di Arnese in cambio di controlli irregolari all’istituto di formazione di cui era il dominus.
Le accuse a ciascuno degli imputati a processo il 19 ottobre
– Ignazio Valenza, quale rappresentante legale dell’ente di Formazione Professionale “Ecap”, con esposto-denuncia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento, avrebbe calunniato l’avvocato Laura Grado sostenendo che fosse venuta indebitamente a conoscenza di corrispondenze a lei non dirette con cui l’Assessorato all’Istruzione e alla Formazione della Regione Siciliana ha negato all’“Ecap” il riconoscimento della spesa relativa ad assunzioni attraverso mutamenti contrattuali di lavoro subordinato da “A progetto” ad “A tempo indeterminato” di quattro dipendenti dell’Ente di formazione.
– Ignazio Valenza, Antonino Arnese e Vincenzo Mangiavillano, avrebbero adottato, in concorso materiale e morale tra loro, diverse condotte illecite. Arnese, mentre era a capo del Nucleo Carabinieri dell’Ispettorato del Lavoro di Agrigento, dopo avere accettato la promessa di omettere atti del proprio ufficio e di compierne altri contrari ai propri doveri, avrebbe ottenuto da Valenza l’assunzione a tempo indeterminato della moglie, Rita Papia, presso l’Onlus “Casa Amica” di Agrigento di cui era presidente. Utilità a beneficio indiretto di Arnese quale corrispettivo, secondo l‘accusa, per l’esecuzione di controlli “coperti” all’“Ecap” (iniziati ad ottobre 2011 e conclusi a settembre dell’anno successivo) ritenuti “erronei, blandi e lacunosi” piegando di fatto i doveri di Ispettore all’interesse dell’Ente. Un percorso di favori e corruzione reso possibile, secondo il P.M., grazie alla determinante partecipazione del luogotenente Mangiavillano, al tempo Comandante della Sezione di P.G. dei Carabinieri presso la Procura di Agrigento. Avrebbe assunto il ruolo di “intermediario” per l’incontro e per i dettagli dell’accordo tra il collega Arnese e Valenza
– Mangiavillano è ritenuto responsabile del delitto di rivelazione ed utilizzazione di segreto d’ufficio. Per procurare a Valenza e ad Arnese indebito profitto patrimoniale e no, agendo in violazione dei doveri inerenti alla funzione e al servizio, comunque abusando della sua qualità di Ufficiale di P.G., avrebbe rivelato ai due notizie circa lo “stato delle indagini” nei loro confronti (delegate al N.P.T. della Guardia di Finanza di Agrigento) con l’aggravante di avere agito al fine di occultare il reato di corruzione e di consumare quello di favoreggiamento avvalendosi, quindi, illegittimamente di notizie “blindate” dal segreto istruttorio. Per avere, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, dopo la consumazione di una serie di delitti da parte di Valenza ed Arnese, aiutato entrambi ad eludere le investigazioni dell’Autorità Giudiziaria.
– Valenza, nella qualità di incaricato di pubblico servizio e di rappresentante legale dell’Ente di Formazione Professionale “Ecap” di Agrigento, ha chiesto e ottenuto finanziamenti regionali a copertura di spese per personale e progetti formativi. Ma si sarebbe appropriato di una parte ovvero di 66.118,00 euro destinati a stipendi per cinquantacinque dipendenti dell’“Ecap” utilizzandoli, invece, per altri scopi. Inoltre, con più condotte in tempi diversi, avrebbe posto in essere atti diretti in modo non equivoco a costringere Caterina Gangarossa, dipendente dell’Ente, a sottoscrivere buste paga senza effettiva retribuzione. Ma la dipendente non si era piegata alle minacce di Valenza denunciando tutto agli ufficiali di Polizia.
Escono dall’inchiesta gli altri tre indagati
– Mario Carmina, 49 anni, Giuseppe Valenza, 47 anni, (cugino del legale rinviato a giudizio) di Ravanusa e Sebastiano Daniele Castelli, 34 anni, di Porto Empedocle, indagati assieme all’avvocato e ai due marescialli , dopo l’udienza preliminare sono stati tutti prosciolti.
Il processo per Valenza, Mangiavillano e Arnese, rinviati a giudizio, inizierà il 19 ottobre. La fase dibattimentale è affidata alla seconda Sezione Penale del Tribunale di via Mazzini.
(Sil.Dau)
(nel riquadro della foto: I. Valenza, M. Carmina e G. Valenza di Ravanusa)