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AGRIGENTO  ( scritto da Silvio D’Auria )  – Si conclude la fase preliminare dell’inchiesta su irregolari controlli all’“Ecap” di Agrigento e assunzioni di alcuni dei  dipendenti.
Alessandra Vella,  Giudice dell’Udienza Preliminare del Tribunale di Agrigento,  ha disposto il rinvio a giudizio chiesto dal Pubblico Ministero titolare dei corposi fascicoli dell’indagine, Andrea Maggioni, per tre  dei sei indagati sulle presunte irregolarità legate alla gestione dell’istituto di formazione e su alcune delle assunzioni. Il Giudice  ha deciso per la celebrazione del dibattimento per sei degli undici capi di imputazione rispetto  ai reati contestati fino ieri su cui poggiano le risultanze investigative della Procura agrigentina.
Irregolarità contestate a Ignazio Valenza, 52 anni, avvocato ed ex Presidente dell’Ente, per la stabilizzazione dei dipendenti.  Coinvolti anche due marescialli dei Carabinieri, Antonio Arnese, 46 anni, e Vincenzo Mangiavillano, 60 anni, quest’ultimo dal 1991 Comandante di Stazione a Ravanusa prima di ottenere il trasferimento-promozione nel capoluogo presso gli uffici della Procura e in pensione dal mese scorso. Il legale ravanusano, residente da anni ad Agrigento  dove esercita la professione,  è accusato anche di abuso di ufficio e corruzione per l’assunzione della moglie di Arnese in cambio di controlli irregolari all’istituto  di formazione  di cui era il dominus.
Le accuse a ciascuno degli imputati a processo il 19 ottobre
Ignazio Valenza, quale rappresentante legale dell’ente di Formazione Professionale “Ecap”, con esposto-denuncia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento,  avrebbe calunniato l’avvocato Laura Grado  sostenendo che  fosse venuta indebitamente a conoscenza di corrispondenze a lei non dirette con cui l’Assessorato all’Istruzione e alla Formazione della Regione Siciliana  ha negato all’“Ecap”  il riconoscimento della spesa relativa ad assunzioni attraverso mutamenti contrattuali di lavoro subordinato da “A progetto” ad “A tempo indeterminato” di quattro dipendenti dell’Ente di formazione.
Ignazio Valenza,  Antonino Arnese e  Vincenzo Mangiavillano, avrebbero adottato, in concorso materiale e morale tra loro, diverse condotte illecite. Arnese, mentre era a capo del Nucleo Carabinieri  dell’Ispettorato del Lavoro di  Agrigento,  dopo avere accettato la promessa di omettere atti del proprio ufficio e di compierne altri contrari ai propri doveri,  avrebbe ottenuto da Valenza l’assunzione a tempo indeterminato della moglie, Rita Papia,  presso l’Onlus “Casa Amica” di Agrigento di cui era presidente.  Utilità a  beneficio indiretto di Arnese quale corrispettivo, secondo l‘accusa,   per l’esecuzione di controlli “coperti” all’“Ecap” (iniziati ad ottobre 2011 e conclusi a settembre dell’anno successivo)  ritenuti  “erronei,  blandi e lacunosi”  piegando di fatto i doveri di Ispettore all’interesse dell’Ente. Un percorso di favori e corruzione reso possibile, secondo il P.M., grazie alla determinante partecipazione del luogotenente  Mangiavillano,  al tempo Comandante della Sezione di P.G. dei Carabinieri presso la Procura di Agrigento. Avrebbe assunto il ruolo di “intermediario” per l’incontro e per i dettagli dell’accordo tra il collega Arnese e Valenza
Mangiavillano  è ritenuto responsabile del delitto di rivelazione ed utilizzazione di segreto d’ufficio.  Per procurare a Valenza  e  ad Arnese indebito profitto patrimoniale e no, agendo in violazione dei  doveri inerenti alla funzione e al servizio, comunque abusando della sua qualità di Ufficiale di P.G., avrebbe rivelato  ai  due notizie circa lo “stato delle indagini” nei loro confronti (delegate al N.P.T. della Guardia di Finanza di Agrigento) con l’aggravante di avere agito al fine di occultare il reato di corruzione e di consumare quello di favoreggiamento avvalendosi, quindi, illegittimamente di notizie “blindate” dal segreto istruttorio. Per avere, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso,  dopo la consumazione di una serie di delitti da parte di Valenza  ed Arnese, aiutato entrambi ad eludere le investigazioni dell’Autorità Giudiziaria.

Valenza, nella qualità di incaricato di pubblico servizio e di rappresentante legale dell’Ente di Formazione  Professionale “Ecap”  di Agrigento,  ha chiesto e ottenuto finanziamenti regionali  a copertura di spese  per  personale e progetti formativi.  Ma si sarebbe  appropriato di una parte ovvero di 66.118,00 euro destinati a stipendi per cinquantacinque dipendenti dell’“Ecap” utilizzandoli, invece,  per altri scopi.  Inoltre, con più  condotte in tempi diversi, avrebbe posto in essere atti diretti in modo non equivoco a costringere Caterina Gangarossa, dipendente dell’Ente,  a sottoscrivere  buste paga senza effettiva retribuzione.  Ma  la dipendente non si era piegata alle minacce di Valenza  denunciando tutto agli ufficiali di Polizia.

Escono dall’inchiesta gli altri tre indagati
–  Mario Carmina, 49 anni,  Giuseppe Valenza, 47 anni, (cugino del legale rinviato a giudizio) di Ravanusa e Sebastiano Daniele Castelli, 34 anni, di Porto Empedocle, indagati assieme all’avvocato e ai due marescialli , dopo l’udienza preliminare sono stati tutti prosciolti.
Il processo per  Valenza,  Mangiavillano e  Arnese, rinviati a giudizio,  inizierà il 19 ottobre.   La fase dibattimentale  è  affidata alla seconda  Sezione Penale del Tribunale di via Mazzini.
(Sil.Dau)
(nel riquadro della foto: I. Valenza, M. Carmina e G. Valenza di Ravanusa)

SI fingevano falsi invalidi per percepire pensioni e accompagnamento. A sgominare la banda di
furbetti i carabinieri della squadra mobile di Palermo, in seguito all’indagine della Procura
coordinata da dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Dino Petralia e dai pm
Roberto Tartaglia e Anna Maria Picozzi.
Sono 17 le misure cautelari emesse dall’ufficio gip di Palermo contro questi malati immaginari, così
denominati durante l’inchiesta. Tra le loro truffe: danni dell’Inps per 1 milione e 500 mila euro.
“Non voglio più lavorare, lo Stato mi deve campare, io voglio la pensione”, dice uno degli indagati.
Tali Giuseppe Cinà e Giovanni Tantillo, su cui pendevano precedenti accuse dal 2007. “Più di
togliercela non possono fare… e noi la prendiamo nuovamente” dicevano. Ci sarebbe anche un
donna tra i falsi invalidi, Silvana Giordano, alla quale il gatto e la volpe dicevano: “Puoi stare
tranquilla, io te la faccio pigliare di nuovo. Vinciamo noi, non loro e gli rompiamo il culo di nuovo
allo Stato”.
L’avvio delle indagini risale alle dichiarazioni della convivente di un collaboratore di giustizia,
Patrizia Ribaudo, la quale avrebbe rivelato  (dichiara l’ANSA) agli inquirenti “di aver trovato in un
armadio, nella casa messa a disposizione dal padre di sua figlia, Giovanni Tantillo, e da Giuseppe
Cinà, un maxi archivio con centinaia di pratiche di invalidità”. La donna chiedeva denaro ai due in
cambio del silenzio. Per questo la procura ha notificato contro di lei il reato di tentata estorsione. La
donna è adesso ai domiciliari.
Dalila Ferreri



AGRIGENTO   – Esce dal carcere di “Petrusa” l’ingegnere licatese Giuseppe Gabriele, 54 anni. Avrà l’obbligo di dimora nel territorio della provincia agrigentina. Dipendente dell’Ufficio Tecnico del Comune di Ravanusa, dopo il “fermo”, disposto dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento, da venerdì scorso era finito dietro le sbarre. Da quando i finanzieri gli hanno notificato il provvedimento restrittivo della libertà personale “per pericolo di fuga”. Dopo il lungo interrogatorio di garanzia di lunedì, resta accusato di “truffa”.
L’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza sotto la direzione della Procura, “Romanian dental tour”  cosi è stata denominata, ha permesso di scoprire l’utilizzo di Gabriele di diversi certificati medici con i quali ha potuto assentarsi dal servizio dal mese di gennaio 2014 fino al mese scorso per “curare i suoi affari in Romania”. Truffando non solo l’Ente Comunale ma anche l’I.N.P.S. per le corrispondenti erogazioni previdenziali.  Nello specifico, ha ottenuto 265 giorni di malattia grazie a 18 certificati medici che hanno attestato falsamente “stato di salute non idoneo a svolgere il proprio servizio” sottoscritti da un medico licatese sul quale i magistrati stanno adesso ampliando le proprie indagini. Si tratta del Dott. Armando Ancona, medico di base in cui studio è in Via Morello a Licata. E’ sua la firma dei certificati di malattia ritenuti non veri che hanno permesso a Gabriele di assentarsi dal suo posto di lavoro per le trasferte in Romania. II medico, già Consigliere Comunale di Licata e candidato nelle ultime Elezioni Amministrative per il rinnovo del Consiglio, senza essere però riconfermato, in una delle tre liste collegate al candidato Cambiano (Noi – Cambiano Sindaco), invitato a intervenire replica alle voci che lo vorrebbero “compiacente” e quindi iscritto nel registro degli indagati: “Nelle prossime ore parlerò con il mio legale perché ho appreso la notizia, attorno a questa vicenda, tramite voi della stampa. Nessun provvedimento degli organi inquirenti mi è stato ufficialmente notificato”.
Gabriele, durante l’interrogatorio di garanzia, ha provato a difendersi dall’accusa di “truffa” alla presenza del suo difensore, ma non è riuscito a convincere il G.I.P., Alfonso Malato, circa la sua non responsabilità penale. Dopo l’interrogatorio nella Casa Circondariale di “Petrusa”, il Giudice pur non convalidando il provvedimento il “fermo” ha comunque firmato misura restrittiva, ma più lieve. Avrà l’obbligo di dimora nella provincia di Agrigento e dovrà rimanere tra le mura di casa dalle 20 alle 7 di ogni giorno. Come sostiene l’ordinanza del dott. Malato, depositata al termine dell’interrogatorio, nessun contributo di chiarezza è stato fornito all’inchiesta dall’indagato. Pur non essendoci il pericolo di fuga, resta tuttavia un dato indiscutibile: Gabriele aveva appena chiesto al Comune di Ravanusa, suo datore di lavoro, 32 giorni di ferie per recarsi nuovamente in Romania acquistando anche il biglietto di ritorno. Nell’interrogatorio non è riuscito a documentare la natura della patologia di cui avrebbe sofferto e il motivo che lo ha “costretto” a scegliere strutture sanitarie nel paese dell’Est. Non ha giustificato la “sottoesposizione” alle frequenti visite mediche a monte di ogni certificato medico ottenuto. E quindi non riuscendo a smontare, senza lasciare ombre, l’impianto accusatorio. Ombre che, secondo la Procura, invece ci sono e rimangono. Ma c’è di più. Gabriele secondo il P.M., Andrea Maggioni, avrebbe altri “interessi” in Romania su i quali si sta concentrando l’attenzione investigativa per scoprirne la natura, la dimensione ed eventuali altri soggetti coinvolti. Gabriele dopo la scarcerazione, è stato condotto nella sua abitazione di Licata.
Tutto questo accade nel silenzio più assoluto delle istituzioni comunali. Tace il Sindaco Carmelo D’Angelo. Tacciono i Consiglieri. Tacciono tutti. Il primo cittadino di Ravanusa invitato da giorni ad assumere una presa di posizione pubblica, si cela dietro il silenzio. L’imbarazzo, che nessuno può giustificare, è comprensibile. Ed è presto detto.  Gabriele assieme all’ex Sindaco di Lampedusa, Bernardino De Rubeis, e un consulente, Gioacchino Giancone, sono accusati di abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sul rilascio di concessioni edilizie nell’isola. Avrebbero rilasciato, in violazione alla legge, autorizzazioni e permessi a costruire tra il 2011 e il 2012. L’inchiesta sulla “cricca lampedusana” punta a fare luce anche sull’aggiudicazione e sull’esecuzione di lavori attingendo forza lavoro dai “Cantieri scuola” sotto la direzione dell’Ufficio Tecnico di cui lo stesso Gabriele era a capo.  Nel 2013 eletto Sindaco di Ravanusa, Carmelo D’Angelo, diciotto giorni dopo, decise di nominare Gabriele (rientrato nel frattempo da Lampedusa in organico nuovamente al Comune di Ravanusa) responsabile di una delle quattro aree organizzative, ovvero responsabile dell’ Area Tecnica – Servizi alla Città beneficiando, quindi, ulteriormente di una indennità lorda annuale pari a 10 mila euro. Nonostante la “tangentopoli lampedusana” di cui Gabriele risulta essere accusato e nonostante la spietata cronaca giudiziaria siciliana avesse invaso le prime pagine con titoli non certo clementi.
Scelta fortemente voluta da D’Angelo perché si assecondassero precise indicazioni di partito giunte da oltre i confini comunali che lo stesso Sindaco non nega ai suoi fedelissimi. Decisione considerata anche da alcuni esponenti “alfaniani”, allora P.D.L. oggi N.C.D. di cui fa parte, frettolosa e comunque poco credibile nella direzione del tanto decantato rinnovamento politico ravanusano che D’angelo avrebbe dovuto rappresentare. Salvo poi rimuovere Gabriele in meno di un mese (una marcia indietro clamorosa! la nomina era prevista almeno fino al 31 dicembre successivo) dopo che il Procuratore aggiunto Ignazio Fonzo chiese “chiarimenti” in ordine a tale scelta convocando in Procura ad Agrigento il neo Sindaco di Ravanusa. Siamo ad Agosto 2013, erano trascorsi dalla sua elezione solo 47 giorni. Ma tornando alla cronaca più recente, per le tangenti a Lampedusa, l’11 giugno scorso, è state rigettata l’ennesima istanza di dissequestro di 280 mila euro sequestrati preventivamente mentre erano nella disponibilità dello stesso Gabriele, tra liquidità di provenienza non giustificata e somme di conti correnti “dubbi” ritenuti, dalla Procura, frutto delle mazzette ricevute assieme all’ex Sindaco dell’isola De Rubeis e all’architetto Giancone.
Tacciono pure i Consiglieri Comunali, tutti. Pure quelli di opposizione, anche di movimenti e liste civiche, travolti inspiegabilmente da un silenzio che è ancora più anomalo e grave. A quasi una settimana dall’arresto, nessuna conferenza di capi gruppo in calendario, nessun comunicato pubblico. Nemmeno il più ovvio, scontato o di circostanza che auspicasse chiarezza, giudiziaria e amministrativa, attorno al “caso Gabriele”. Perché, pare, che oltre al “protocollo dell’interrogazione” e oltre all’opera di “volantinaggio” smentita dall’opera esatta e contraria nella replica del volantino del giorno dopo non riescono andare. Siamo lontani dalla campagna elettorale, probabilmente è questo il motivo, che li legittimerebbe (più o meno), dal pulpito di piazza XXV Aprile, a rivendicare legalità e trasparenza dopo il clamoroso arresto di un “uomo del Sindaco”. Nulla di tutto questo, neanche a (finto!) beneficio dei soliti, demagogici e vetusti slogan che invece, poche settimane prima della prossima chiamata alle urne, torneremo certamente a sentire…
Intanto è delle ultime ore la notizia della Procura di Agrigento di nuovi indagati, tutti dipendenti comunali a Ravanusa. Una nuova bufera legata all’assenteismo di Gabriele. Sul registro delle notizie di reato, oltre a Gabriele, altri sette indagati che avrebbero assunto azioni omissive nello svolgimento dei controlli. In particolare i finanzieri, nella informativa consegnata al P.M Andrea Maggioni e al Procuratore Capo Renato Di Natale, ipotizzano la mancata predisposizione di visite fiscali e l’omissione di controllo necessario dopo le reiterate assenze per malattia dell’ingegnere licatese.  Gli indagati sono l’architetto Sebastiano Alesci, il Segretario Comunale Laura Tartaglia, l’ex Segretario Comunale Giuseppe Vella, Rocco Erba e i responsabili dell’Ufficio Personale che si sono alternati fra il gennaio del 2014 e lo scorso mese di maggio, periodo delle trasferte di Gabriele in Romania. Sono Giuseppe Aronica Concetta Surrenti, e Domenico Ninotta.
– ( di Silvio D’Auria )
(nel riquadro della foto: Armando Ancona e Giuseppe Gabriele)


Giunta alla sua quarta edizione il Ragusa Foto Festival, nella giornata di venerdì ha inaugurato il suo vernissage con una lectio magistralis, tutta d’eccezione, come quella della fotografa palermitana Letizia Battaglia. Quest’ultima ha presentato il suo ultimo libro “Diario” e la personale che ripercorre le tappe fondamentali della sua carriera.
L’evento iniziato lo scorso venerdi durerà sino al 26 luglio. La sede situata tra Palazzo Zacco, Palazzo Cosentini e l’auditorium San Rocco a Ibla  ospita fotografi emergenti, i quali hanno la possibilità di frequentare workshop, incontrare professionisti, sottoporre i propri lavori a critici ed esperti e partecipare ai concorsi per i premi “Sicilia”, “Giovane Talento” e “Migliore Portfolio”.
L’edizione 2015 è curata da Maria Chiara Di Trapani, critica e curatrice indipendente, la quale insieme a Roberto Mutti, docente di fotografia e critico di “Repubblica”, inaugura il festival presentando la fotografia come un viaggio fatto di prime preziose immagini della storia della fotografia stessa unito al  fotogiornalismo d’attualità e la ricerca contemporanea associata al potere reale dell’insostituibile ritratto sociale.
Un workshop dal titolo “Lo sviluppo di un progetto personale” diretto da Stefano De Luigi presentato ieri si estendera anche a oggi 29 giugno all’Antico Convento all’interno dei Giardini Iblei
Questa edizione del Fotofestival ragusano, quest’anno è caratterizzato dell’introduzione di un concorso video e multimediale. Concorso che premia le migliori cinque opere inedite, selezionate dalla giuria del festival, e presentate infine in una sala di Palazzo Cosentini.
L’aspetto professionale insieme alla mostra cui i giovani emergenti fotografi hanno la possibilità di presentarsi può contare di emerita critica da parte di: Emilio D’Itri, Mario Peliti, Lina Pallotta, Laura Incardona, e Alessandro Penso.
Dalila Ferreri

Su change.org ZAC di Palermo – Zisa Zona Arti Contemporanee dice no alla mostra di Hermann Nitsch. Per chi non lo sapesse: Nitsch è un artista austriaco considerato uno dei massimi esponenti dell’Azionismo viennese. La sua arte è caratterizzata dall’insinuarsi nel subconscio del singolo colpendolo con immagini di animali sanguinanti e sacrificati in croce, ebbrezza, nudità e sangue. Un’arte che spettacolarizza giochi rituali destinati a durare diversi giorni. Obiettivo: incitare gruppi di persone a squartare animali, a tirarne fuori le viscere e infine a calpestarle. Dopodiché di questo sangue delle persone crocifisse se ne omaggia un rito collettivo di frenesia il quale a sua volta si basa su riti liturgici e sacri.
Questa mostra, precedentemente destinata al Museo Jumex di Città del Messico, è stata cancellata.
Nitsch tuttavia si difende, dichirando che nelle sue performance  questi impiega soltanto carcasse di animali già morti, macellati nella sua fattoria. L’artista, tra l’atro, concorde agli animalisti è contrario al processo di industrializzazione degli allevamenti.
L’associazione ZAC di Palermo impegnata fortemente a condannare l’ipotesi Hitsch in mostra nel capoluogo siciliano, principale firmataria della petizione su change.org richiama la “Dichiarazione universale dei diritti degli animali” dell’UNESCO del 1978. La quale dice:
Articolo 10
a) Nessun animale deve essere usato per il divertimento dell’uomo.
b) Le esibizioni di animali e gli spettacoli che utilizzano degli animali sono incompatibili con la dignità dell’animale.
Articolo 11
Ogni atto che comporti l’uccisione di un animale senza necessità è un biocidio, cioè un delitto contro la vita.
Articolo 13
a) L’animale morto deve essere trattato con rispetto.
b) Le scene di violenza di cui animali sono vittime devono essere proibite al cinema e alla televisione, a meno che non abbiano come fine di mostrare un attentato ai diritti dell’animale.
La mostra prevista per il 10 di Luglio 2015, giorno stesso in cui a Palermo iniziano le festività patronali di S.Rosalia trova la complicità dello stesso Comune di Palermo, promotore della mostra e le sponsorizzazioni di Elenka Spa. Che dire: sacro e profano nella più aberrante delle unioni.
Intanto su Change.org gli associati urlano:
NO all’esibizione della violenza in una città come Palermo.
NO agli “Artisti” creatori dello stesso male su cui vogliono fare riflettere
SI agli Artisti che documentano la realtà della violenza senza procurarne ulteriormente.
SI agli Artisti che creano bellezza perché il bene genera bene
Dalila Ferreri


AGRIGENTO –   Sarà interrogato oggi alle 11  nel carcere di “Petrusa”  l’ingegnere Giuseppe Gabriele, 54 anni. E’ sottoposto a “fermo” da venerdì scorso su ordine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento.
Gabriele dovrà difendersi dall’accusa di “truffa” per aver ottenuto 265 giorni di malattia, ipotizzata dal Procuratore Capo Renato Di Natale e dal Sostituto Procuratore Andrea Maggioni,  grazie ai 18 certificati medici che attestavano lo stato di salute non idoneo a svolgere il proprio lavoro da dipendente comunale e sottoscritti da un medico compiacente  il cui nome potrebbe essere reso pubblico i prossimi giorni dalla stessa Procura.
L’inchiesta, denominata “Romanian dental tour”, ha permesso di scoprire come Gabriele,  dipendente  del Comune di Ravanusa,  abbia utilizzato i certificati medici e assentarsi dal servizio (periodo: gennaio 2014 – maggio 2015) per “curare i suoi affari in Romania” truffando non solo l’Ente Comunale ma anche l’Inps per le relative somme previdenziali.
Domani, quindi, sarà il giorno dell’interrogatorio innanzi al Gip che dovrà  emettere decisione di convalida o meno del provvedimento restrittivo della libertà personale disposto per “pericolo di fuga”  dell’indagato licatese già sotto inchiesta per le tangenti a Lampedusa.
–  (Sil.Dau)

Palermo. La mostra “Via Crucis, la pasion de Cristo” di Fernando Botero continuerà al palazzo reale di Palermo fino al 30 settembre. Ad annunciarlo il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone. “Osservando il numero costante dei visitatori, circa 100 mila si è pensato”- ha spiegato Ardizzone – “di arrivare a 250 mila. Questo il nostro obiettivo”.
Basti pensare che la Fondazione Federico II di Napoli, ha premiato due ragazzi di Ravenna di 25 e 26 anni, Giulia e Federico, come visitatori numero 100.000 della mostra dell’artista colombiano Ai due giovani studenti universitari, turisti a Palermo da alcuni giorni, sono stati regalati il catalogo della mostra e due ingressi gratuiti per la Cappella Palatina.
In ultima istanza nell’intervista concessa da Botero alla stampa questi dichiara: “È la terza volta che vengo in Sicilia ed è sempre un piacere. Conoscevo già il palazzo dei Normanni e devo dire che il posto è stupendo e che l’istallazione è davvero bella, fatta con molto gusto”, ha detto il pittore Botero. “L’idea di dipingere il tema della passione di Cristo mi è venuta perché, pur non essendo un cattolico praticante, riconosco la grandezza di questa storia – ha spiegato – e, mentre nei secoli passati era stata più volte soggetto d’arte, nel nostro tempo questo tema era stato ingiustamente abbandonato. Ho pensato che anche il nostro secolo aveva bisogno di una passione di Cristo, più moderna”. “È una storia straordinaria piena di emozioni e colore – ha detto – Ho pensato di ambientarla nel mondo sudamericano perché queste sono le mie radici. Ho cominciato a leggere la Bibbia e dipingere, è stato necessario più di un anno di lavoro”. Nella versione di Giuda, Botero fa notare un particolare, che denuncia anche il perché del capoluogo siciliano: “Dipingendolo ho pensato a un mafioso per questo l’orologio d’oro al polso, questo suo atteggiamento”.
Si ricorda che la mostra è attiva da lunedì a venerdì dalle ore 8.15 alle ore 17.40 (ultimo biglietto ore 17). Sabato e domenica apertura dalle 8.15 e fino alle 21 (l’ultimo biglietto sarà emesso alle 20). Dal 10 al 15 luglio inoltre in occasione del Festino di Santa Rosalia, patrona della città di Palermo, il biglietto d’ingresso alla mostra avrà un costo di 2 euro per gli adulti, 1 euro per i ragazzi dai 14 ai 17 anni e gratis per quelli sotto i 13 anni.

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(scritto da Silvio D’Auria) – RAVANUSA/CAMPOBELLO. Amava definirsi “cittadino del mondo”. Il podismo era la sua passione, una vita a “correre”. Lui e le sue gambe, se potevano, evitavano qualsiasi mezzo di trasporto.  Volentieri.  Fino al 16 maggio scorso quando Giovanni Giarrana si è spento, a 71 anni. Visse a lungo in Svizzera a Horgen, nel Cantone di Zurigo.  Non perse mai la voglia di battersi contro le ingiustizie. Era nato a Ravanusa da dove giovanissimo emigrò. In Francia, poi Svizzera negli anni ’60 .
IL RITRATTO
“Ho sempre voluto vedere il mondo – diceva con la sua rauca e corposa voce –  e nel 1961 ho raggiunto mio zio e due dei miei cinque fratelli in Francia”. Ha percorso il mondo in lungo e in largo con quel fisico esile, asciutto e un sorriso sempre pronto per tutti. Era questo Giovanni. Inquieto sognatore che nel 2009, raggiunta la pensione, decise il viaggio a ritroso verso il suo paese natale ai piedi del Monte Saraceno, nell’agrigentino. Nulla di straordinario, certo, se non fosse che per ritornare nella sua Sicilia, la strada decise di percorrerla a piedi. “Ancora mi alzo alle 6 e percorro circa 20 chilometri. Ho le vesciche sotto i piedi, ma il  fisico regge bene!” alla partenza aveva spiegato così la sua impresa mentre sgranava gli occhi accigliati e sorrideva compiaciuto. Così è stato: 2.270 chilometri e solo 3 giorni dedicati all’inevitabile pausa. Partendo da Zurigo, un viaggio contro il razzismo, la guerra e per l’ambiente. Zaino in spalla e cappello dell’U.N.I.A, il sindacato elvetico in cui aveva militato ricoprendo la carica di copresidente della commissione dei migranti. “Spesso i miei amici mi dicono ‘Giovanni, tu sogni sempre!’ ” e infatti 58 giorni dopo eccolo arrivare per le strade di Ravanusa tra l’incredulità generale, gli applausi e l’emozione dei suoi compaesani. Autorità comprese.
L’EVENTO
Adesso gli amici gli dedicano una passeggiata di 25 chilometri lungo la vecchia strada e i sentieri che portano a Licata. E’ la prima “Camminata per ricordare Giovanni Giarrana” quella che domenica prossima (28 giugno) vedrà gli amanti delle passeggiate naturalistiche, e non solo, incamminarsi da Campobello fino alla spiaggia di Mollarella ad un tiro di schioppo da Licata. Vogliono immaginarlo assieme a loro gli amici dell’ex metalmeccanico che hanno organizzato l’evento in memoria.
L’APPELLO
Girolamo La Marca ribadisce l’idea, già scritta dopo la morte tra le pagine web del giornale locale “Lu Papanzicu Rivinusaru”,  di dedicare una via proprio a Giovanni. “Ero in Chiesa per assistere al suo funerale. Pensavo commosso al suo arrivo a piedi a Ravanusa dopo che ha attraversato tutta la penisola e mi sono meravigliato che il Comune non gli avesse riconosciuto il tributo che meritava.  Era l’esempio dell’emigrato che ritorna sempre, morbosamente attaccato al suo paese. Durante la  protesta degli agricoltori (c.d. “forconi”) con i camion che giunsero fino a Roma, lui era lì a protestare per la sua gente. Era impegnato socialmente per la salvaguardia dell’ambiente a livello internazionale. Io, da pubblicista che scrive da più di 30 anni e come cittadino di questo ‘strano e ambiguo’ paese  pieno di contraddizioni, credo che una via a suo nome gli si deve… di diritto”.
Un appello, quello di Mommino La Marca, rimasto inascoltato perché attorno a questa lodevole proposta, che non comporta nessuna significativa spesa,  c’è ancora silenzio.
IL PROGRAMMA
Domenica 28 giugno, Ravanusa-Campobello-Mollarella
“CAMMINATA IN MEMORIA DI GIOVANNI GIARRANA”:
– ore 4.30
Raduno nei pressi dello Stadio di Ravanusa
– ore 5.00
Partenza a piedi da Campobello (da C.da Musta)
– ore 8.45
Pausa colazione
ore 10.45 – 11.00
Arrivo a Mollarella (granita offerta ai partecipanti)
(Durante il percorso autovettura di appoggio per i partecipanti)
Rientro ad orario libero (autobus per il ritorno 12.15 – 17.00 – 19.00)
( scritto da  Silvio D’Auria )

“Fp Cgil Sicilia conferma le ragioni dello sciopero regionale unitario del 23 giugno contro le scelte
politiche dei governi nazionale e regionale che affossano le ex Province” a dichiararlo il segretario
regionale Enzo Abbinanti durante l’incontro tra le Rsu e il sottosegretario Davide Faraone avvenuto
a Palazzo Comitini.
Il testo recita la seguente:
“Il governo nazionale parla di dialogo, ma senza modificare di un millimetro le sue decisioni e
solamente chiedendo ai lavoratori di fidarsi che i loro posti di lavoro saranno salvaguardati.
Evidentemente a Roma come a Palermo non è ancora ben chiaro che già a fine mese alcune
centinaia di lavoratori precari rischiano di restare a casa e che tutti gli altri lavoratori, di ruolo,
potrebbero essere messi in mobilità nei prossimi mesi senza che vi siano posti disponibili dove
essere ricollocati. Stessa sorte seguirebbero gli insegnanti dei licei provinciali passati allo Stato
ma ancora gestiti economicamente e giuridicamente dalle ex Province. Siamo stretti in una morsa:
da un lato il governo nazionale che non intende minimamente recedere sui tagli e sul superamento
degli enti di area vasta, dall’altro quello regionale che ancora latita sulla riforma e non ha
neanche istituito l’unità di crisi chiesta dai sindacati all’assessore Leotta meno di un mese fa per
affrontare le emergenze. È chiaro che, in assenza delle risposte che ci saremmo attesi, solo la
mobilitazione unitaria dei lavoratori attraverso l’iniziativa di tutte le sigle e delle RSU potrà dare
un segnale forte che anche i governi più sordi non potranno non sentire. Il 23 in piazza e per le
strade a Palermo migliaia di lavoratori in sciopero difenderanno i loro diritti ed i servizi da
garantire ai cittadini”.
A preoccupare i sindacati, oltre alla riforma siciliana ancora in fasce, sono i tagli di risorse previsti
nella legge di stabilità. Secondo Saverio Cipriano (Cgil) e Maurizio Magro Malosso (Cisl),
coordinatori Rsu alla Provincia di Palermo, è :“gravissimo il silenzio e l’inerzia del governo
regionale che mantiene gli ex enti in stato di commissariamento”.
Dal 30 giugno  infatti sarebbero 108  i precari, da 25 anni al servizio della Provincia che rischiano
di non avere rinnovato il contratto.
Dalila Ferreri





(di Silvio D’Auria) – Dopo la brillante stagione sportiva, la .”Fortitudo Moncada” di Agrigento preannuncia un importante investimento: l’ampliamento del “PalaMoncada” da 2.000 a 3.600 posti a sedere con la realizzazione di nuovi settori delle tribune.
E’ il Presidente Salvatore Moncada a diffonderne il relativo comunicato alla stampa:

“La grande partecipazione di pubblico che abbiamo visto nel momento cruciale della passata stagione ci ha portati a riflettere sull’opportunità di questo intervento. Portare la capienza del PalaMoncada a 3.500 posti è una scelta strategica importante per la società ed è anche una scommessa che vogliamo fare. Puntiamo sull’affetto di tutto il territorio agrigentino, che la squadra ha saputo magnificamente coinvolgere e che è nostro compito accogliere nella maniera migliore possibile. Al PalaMoncada bisogna sentirsi a casa e per questa ragione vogliamo renderlo ancora più bello e funzionale.

Crediamo – conclude nel comunicato, Salvatore Moncada – che sia un bel segnale in un momento ancora molto difficile, non solo per la nostra città ma per lo sport italiano, quello di investire su una infrastruttura tanto preziosa come il palazzo dello sport. Un segnale forte che parte proprio da Agrigento”. (Sil.Dau)