
Santa Rosalia
Duemila rose faranno da red carpet alla statua della Santuzza che, come un’epifania, sarà “svelata” ai palermitani sull’arca bianca costruita dai ragazzi del liceo artistico Catalano. Il primo atto del Festino, alle 20, davanti a Palazzo Reale, vedrà il sindaco Leoluca Orlando e l’arcivescovo Corrado Lorefice scoprire il volto della scultura che quest’anno ha le fattezze della giovane attrice palermitana Roberta Azzarone. Sarà lei la protagonista della favola in musica che inizierà alle 21, con uno spettacolo in siciliano, e si concluderà dopo la mezzanotte al Foro Italico, con i tradizionali fuochi d’artificio. «Per la prima volta mettiamo in scena un’opera che esporteremo in teatri lirici e piazze di tutto il mondo», spiega Lollo Franco, per tre volte consecutive direttore artistico del Festino.
ORE 21, PALAZZO DEI NORMANNI
Le luci si accendono sugli stucchi serpottiani ricreati per impreziosire il palcoscenico bianco. Sembra un sogno, invece è la peste: quaranta personaggi affetti dal morbo che nel Seicento colpì la città entrano in scena. Parte il flashback: entrano il re, padre di Rosalia (interpretato da Claudio Levantino) e la madre (Giusi Cataldo). E poi lei, Rosalia (Roberta Azzarone) che rifiuta di sposarsi alla corte di re Ruggero. È Cristo a suggerirle di non farlo: per lei ha altri progetti, le dice comparendo in video mapping. Rosalia scappa e si rifugia nella grotta di Monte Pellegrino. Parte il mapping in 3 dimensioni, con riprese eseguite nel santuario di Monte Pellegrino da Alessandro Pietrolini. Particolarmente suggestiva la scena in cui i diavoli scendono dall’alto a tentare Rosalia o quella in cui l’angelo della morte si presenta: “Mettiti, Rusulia, a priparari cà Diu ti voli in cielu”, le dice. E un cerchio di angeli se la porta via in alto, come una magia.
A turno, fanno la loro comparsa gli altri personaggi. La nutrice (Federica Neglia), l’unica a portare a Rosalia buone notizie. Baldovino (Alessio Scarlata), che ha perso moglie e figli nella peste e vuole suicidarsi. È lui a ritrovare le ossa sacre della ragazza ormai morta che gli compare in sogno. Le porta al sacerdote (Nicola Franco) e al cardinale Giannettino Doria (interpretato da Lollo Franco). Il cardinale (l’unico che parla e canta in italiano, perché di origine genovese) fa pulire le ossa, verifica i miracoli della Santuzza e decide di portare le reliquie in giro per la città fustigata dalla peste. La scena finale è il ballo delle vergini che chiude l’operina che durerà 38 minuti. «Una sintesi perfetta di musica classica e popolare – dice Lollo Franco – creata apposta da Ruggiero Mascellino». Perché quest’operina – è sicuro Franco – è adatta per essere rappresentata anche fuori da Palermo. Per Giusi Cataldo, attrice palermitana, è il primo Festino da attrice: «Per il mio ruolo mi sono ispirata a mia madre, al suo modo profondo di essere mamma. Era sorda e per sapere se piangevo la notte mi teneva con sè nel letto e mi toccava. Canterò due canzoni. Sono emozionata perché da piccola i miei non mi portavano al Festino: senza la lingua dei segni era una festa che non gli apparteneva».
ORE 21,45, CATTEDRALE
Il carro si metterà in cammino, seguito dalle autorità civili e religiose, lungo corso Vittorio Emanuele verso la Cattedrale, che sarà teatro delle fontane danzanti: uno spettacolo di colori e acqua della compagnia Dominici’s, con sottofondo musicale, che sarà ripetuto per due volte e durerà un quarto d’ora.
ORE 22,20, QUATTRO CANTI
La seconda tappa sarà animata da un’imponente e spettacolare scenografia aerea. Una grande sfera sospesa in aria si aprirà, lasciando “piovere” dall’alto tredici acrobati della compagnia Sonic’s che daranno vita a una danza in sospensione accompagnata da una base musicale. Infine il sindaco salirà dentro la pancia della nave, si affaccerà e griderà il tradizionale “Viva Palermo e Santa Rosalia”, sotto una pioggia di petali rossi.
ORE 23, PIAZZA MARINA
Il carro farà tappa a piazza Marina intorno alle 23, per la performance di danza con il fuoco: una quindicina di artisti della “Cotroneo Danza” si esibirà sul grande palco montato sulla piazza.
ORE 23,30, PORTA FELICE
Porta Felice e le sue mura saranno il grande schermo a cielo aperto di “Rosa
Lilium, la principessa delle rose”, un cartone animato sulla storia di Santa Rosalia in videomapping, accompagnato da una cascata di petali e dal lancio verso il cielo di palloncini ad elio. Infine il carro varcherà i due piloni e arriverà al Foro Italico, dove ci sarà lo spettacolo dei fuochi d’artificio: 45 minuti di “botti” a ritmo musica, che cominceranno intorno a mezzanotte per concludersi con l’attesa “masculiata”. Fonte:Repubblica.it
Santa Rosalia qualche informazione…
393° Festino di Santa Rosalia, Patrona della Città di Palermo. U fistìnu 2017. Tradizionale Corteo storico, in un mix di folklore e religione che trova il suo culmine nei tradizionali fuochi d’artificio. Autentico scrigno di tradizioni, il Festino di Santa Rosalia, patrona di Palermo è un evento che attira in città decine di migliaia di turisti. Esso celebra la liberazione della città dalla peste del 1624, in seguito al ritrovamento delle reliquie della Santuzza sul Monte Pellegrino. Il primo festino fu voluto dal cardinale Giannettino Doria nel 1625, nel corso dei secoli la festa ha saputo rinnovarsi mantenendo però inalterato tutto il suo fascino e la sua tradizione.
La notte tra il 14 e il 15 luglio migliaia di palermitani accompagnano la lunga marcia del Carro della Santuzza, e si muoverà dalla Cattedrale e al Foro Italico, passando prima per piazza Bologni, Quattro Canti e Porta Felice, porta è l’ingresso dal lato mare al quartiere Cassaro. Un mix di folklore e religione che trova il suo culmine nei tradizionali fuochi d’artificio che illuminano a giorno il foro Umberto I fino alla Cala.
Le tradizioni culinarie. Durante le celebrazioni si consumano pietanze che fanno parte della tradizione popolare palermitana: la
Pasta con le sarde (la
pasta chî sardi),
i babbaluci (lumache bollite con aglio e prezzemolo), lo sfincione (
‘u sfinciuni), il
polpo bollito (
‘u purpu),
calia e simenza (
‘u scacciu), la
pannocchia bollita (
pullanca) e l’Anguria (detto
‘u muluni).
Santa Rosalia o Rosalia Sinibaldi (1130-1156), secondo la tradizione, appartenne alla nobile famiglia dei Sinibaldi e fu vergine palermitana del XII secolo, figlia di Sinibaldo, signore di Quisquina e di Rose in provincia d’Agrigento, allora Girgenti. Visse alla corte di re Ruggero prima di ritirarsi come Eremita in una grotta sul monte Pellegrino, dove morì. Nel 1624 salvò la città dalla peste e ne divenne la patrona, spodestando santa Cristina, santa Oliva, santa Ninfa e sant’Agata. Secondo la leggenda apparve infatti in sogno ad un cacciatore indicandogli dove avrebbe potuto trovare i suoi resti, che portati in processione in città fermarono l’epidemia. Il culto della santa è tuttavia attestato da documenti a partire dal 1196 ed era diffuso già nel XIII secolo. E’ la festa che come scrive il Villabianca “il popolo considera appannaggio tutto suo: tempo/spazio sacro del suo parlare con la Santa”.
U Fistinu, che inizia il 10 di luglio e si protrae per cinque giorni, ha subito delle evoluzioni nel corso dei secoli, oggi i primi tre giorni della festa sono un prepararsi al grande corteo del giorno 14 che precede la sfilata del Carro trionfale e che si conclude alla marina con il celebre spettacolo dei giochi di artificio. Il festino termina giorno 15 con la solenne processione delle reliquie della Santa, contenute all’interno dell’Urna argentea, tra due ali di folla. In Santa Rosalia e nella sua festa i Palermitani trovano una ragione ed una occasione di identità collettiva ben sintetizzato nel grido Viva Palermo e Santa Rosalia.
Le prime foto da Palermo e del Carro della Santa, nei dintorni del centro fino alla Cattedrale