Agrigento è la prima città siciliana che, a partire dal 1°Febbraio, ha applicato il decreto dell’ex Assessore alla Salute, Baldo Gucciardi,emanato lo scorso 3 novembre, due giorni dopo in cui i Siciliani si sono recati alle urne per votare il nuovo Presidente della Regione.
Il Decreto “vieta” tassativamente di soccorrere e salvare cani randaginel territorio della Valle dei Templi sancendo controlli serrati e multe sia ad Associazioni di volontari che privati che vanno da 86 a 520 euro, decreto che verrà esteso ed applicato da tutte le città siciliane.
Prima di Febbraio, il lavoro dei volontari consisteva nel salvare un randagio per darlo in adozione. La procedura prevista dalla legge 15/2000 richiedeva, infatti , che il cane, prima dell’adozione, avesse un libretto sanitario in cui risultasse il numero del microchip con i relativi vaccini. Con questo nuovo decreto non si potranno più prelevare randagi dal territorio poiché, nel momento in cui il cane dovrà essere microchippato, il veterinario ha l’obbligo di segnalarlo all’Azienda Sanitaria locale, la quale una volta conosciuto il nome di chi ha salvato il cane, farà scattare la relativa sanzione.
Una norma che sa dell’incredibile, visto che non permette più a nessuno di salvare o mettere in sicurezza qualunque cane trovi nel suo cammino, nemmeno un cucciolo solo, affamato ed impaurito. I volontari lanciano l’allarme poiché , questa nuova normativa aumenterà il fenomeno del randagismo in Sicilia.
Di tutt’altro parere, invece, il direttore dell’Asp di Agrigento, Antonio Izzo, ha dichiarato: “Il cane del territorio è di proprietà del Sindaco e nessuno è autorizzato a prelevarlo. I cani vanno prelevati da personale specializzato e autorizzato, portati nei canili sanitari dove restano in osservazione per dieci giorni e microchippati, e solo dopo possono essere dati in adozione. In questi mesi abbiamo fatto corsi per più di 150 operatori, conclude Izzo, e i Comuni se non hanno strutture proprie hanno convenzioni con canili privati autorizzati. Il decreto serve a combattere il randagismo, abbiamo microchippato 60mila cani e ne abbiamo sterilizzati seimila in questi anni”.
Ma il decreto, ha suscitato una vera e propria rivolta dei volontari in tutta l’Isola, poiché temono che questa norma possa mettere a rischio la stessa vita dei randagi vista l’inadempienza dei Comuni a contenere il fenomeno del randagismo.
E’ scattata l’operazione: “ Stop olocausto randagi in Sicilia” un’operazione iniziata l’8 Febbraio attraverso l’invio al Presidente della Regione Nello Musumeci e al Sindaco di Agrigento, teatro di recenti stragi di randagi, di un telegramma di protesta sottoscritto da 100 volontari, per sostenere ma soprattutto per non sminuire, le azioni che i volontari fino ad oggi hanno compiuto su tutto la Regione e per poter arrivare alla la completa eradicazione del “randagismo” in Sicilia.
Riportiamo testualmente il testo del telegramma:
STOP RANDAGISMO IN SICILIA. LA RECENTE NORMATIVA REGIONALE DELEGITTIMA IL NOBILE OPERATO DEI VOLONTARI. SENZA COSTORO, CHE DA SEMPRE SOPPERISCONO ALLA LATITANZA DELLE ISTITUZIONI, I RANDAGI SARANNO CONDANNATI A MORTE, SENZA CIBO, CURE E SOCCORSO. I VOLONTARI DI TUTTA ITALIA SONO SOLIDALI CON I VOLONTARI DEL SUD. LE ISTITUZIONI NON DEVONO OSTACOLARE IL BUON LAVORO DEI VOLONTARI CON LEGGI INATTUABILI. VIA ALLE STERILIZZAZIONI A TAPPETO SU CANI E GATTI DEI PRIVATI. DIVIETO ASSOLUTO DI CUCCIOLATE CASALINGHE. DIVIETO ASSOLUTO DI ALLEVAMENTI AMATORIALI. LE VOSTRE STESSE LEGGI INDIVIDUANO NEL SINDACO IL DIRETTO RESPONSABILE DI OGNI ATTO DI INCURIA, VIOLENZA ED ABBANDONO AI DANNI DEI RANDAGI.
