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Il Segretario della CGIL Agrigentina ha scritto ai Sindaci delle “terre sicane”, una delle 5 aree SNAI Strategia Nazionale Aree Interne della Sicilia (Alessandria della Rocca, Bivona, Burgio, Calamonaci, Cattolica Eraclea, Cianciana, Lucca Sicula, Montallegro, Ribera, San Biagio Platani, Santo Stefano Quisquina e Villafranca Sicula).

“Cari Sindaci,
apprendiamo dalla stampa che ieri avete svolto una riunione con il Formez rispetto alla questione in oggetto ed alla definizione della proposta progettuale delle “Terre Sicane” e che sono stati già individuati alcuni servizi da gestire in associazione.
Nelle settimane scorse la CGIL SICILIA su questi temi ha tenuto una iniziativa alla presenza di funzionari del Ministero, del Formez, del Governo della Regione, di tanti Amministratori Comunali che danno vita alle varie “aree interne” della Sicilia, alle diverse velocità che queste aree stanno per avere e, più in generale, sulla necessità e gli strumenti a disposizione per affrontare le tante problematiche con cui fate i conti (accessibilità, salute, istruzione, artigianato, sostenibilità e tutela del territorio).

Iniziativa alla quale, seppure invitati, con mio dispiacere avete deciso di non partecipare: era l’unica delle 5 aree siciliane a mancare!
Non essendo formalmente previsto, a differenza di altri strumenti di programmazione negoziata, il confronto con le Organizzazioni Sindacali, fin ora Noi non siamo stati mai coinvolti e non avete ritenuto utile alla strategia complessiva dell’area, il coinvolgimento delle Organizzazioni Sindacali.
Tuttavia, Noi riteniamo che sia giusto ed utile che su queste tematiche, sulle tematiche della SNAI, su quella dei “piccoli comuni”, più complessivamente sulle tematiche dello sviluppo il rapporto con i Lavoratori e le loro Organizzazioni Sindacali e con le Imprese e le loro Organizzazioni, ci si possa utilmente confrontare.
Su queste stesse tematiche, nel tempo, dai “patti territoriale” ai GAL, riteniamo che l’apporto positivo e propositivo delle nostre Organizzazioni non è mai venuto meno.
Analogamente su altri terreni (penso ai “gruppi piano” dei fondi PAC) penso abbiate avuto prova della fecondità di tale rapporto.
La presente, quindi, per sollecitare un incontro con Voi sull’insieme di queste questioni e dichiarando la nostra disponibilità a partecipare ad incontri che terrete su queste problematiche”.

 

– Il sostegno dell’inclusione lavorativa delle persone con disabilità e delle persone maggiormente vulnerabili e a rischio di discriminazione, prese in carico o censite dai servizi socio-sanitari territoriali, dai servizi sanitari, e dal Centro di Giustizia Minorile è l’obiettivo dell’avviso emanato dall’Assessorato Regionale delle Politiche Sociali, Famiglia e Lavoro retto da Mariella Ippolito, con una dotazione finanziaria di 22 milioni di euro del Programma Operativo del Fondo Sociale Europeo 2014-20. “Abbiamo pensato a progetti e percorsi integrati personalizzati – ha spiegato l’assessore Ippolito – per garantire pari opportunità di lavoro alle componenti più fragili della popolazione siciliana che sono quelle a maggiore rischio di cadere in una condizione di marginalità e di esclusione sociale. Sono cinque le aree di disagio e vulnerabilità individuate: Disabilità psichica, fisica e sensoriale; Immigrazione e minoranze; Donne vittime di abusi e di violenza; Dipendenze; Minori e giovani in condizione di disagio sociale. Ribadiamo così la nostra grande attenzione ai segmenti più deboli della popolazione, perché nessuno resti indietro in questo difficile momento storico che rischia di inghiottire in un punto di non ritorno le fasce sociali più esposte ai suoi contraccolpi economici”. I soggetti che possono partecipare all’avviso sono gli organismi del terzo settore, le agenzie per il lavoro, le imprese, i centri antiviolenza e gli enti di formazione, le cui proposte progettuali devono essere presentate ed attuate da un’Associazione Temporanea di Impresa/di Scopo o Consorzio. Il modello delle domande di finanziamento, da inviare compilato per posta elettronica certificata entro 45 giorni dall’imminente pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana, è disponibile, come l’intero avviso e gli altri allegati, sul portale www.sicilia-fse.it e sul sito istituzionale del Dipartimento della Famiglia e delle Politiche Sociali www.regione.sicilia.it/famiglia. Un tavolo tecnico di governance, composto da rappresentanti del Dipartimento regionale della Famiglia e delle Politiche Sociali, del Dipartimento Pianificazione strategica, dall’Assessorato Regionale della Salute, dal Dipartimento della Giustizia Minorile e di Comunità, monitorerà e valuterà l’andamento ed i risultati conseguiti 

I carabinieri stanno indagando su quattro incendi, verificatisi in altrettanti episodi distinti, che nelle ultime ore hanno interessato e distrutto quattro automobili nell’agrigentino, specificatamente ad Agrigento, Aragona, Grotte e Villafranca Sicula.

Nella città dei Templi un incendio ha carbonizzato una Toyota Yaris appartenente ad una casalinga di 52 anni, residente a San Leone.

Nel rogo di Aragona, invece, ad essere danneggiate dalle fiamme due automobili di cui uno di proprietà di un disoccupato del luogo, e l’altra di un insegnante di 37 anni.

A Grotte è rimasta distrutta una Fiat Bravo di un meccanico di 28 anni.

A Villafranca Sicula una vettura in via Dante Alighieri.

 

“OCCASIONE DI RILANCIO DELLA SUA ECONOMIA”

“La candidatura di Agrigento “capitale della cultura 2020” è da Noi condivisa e sostenuta.
Essere nella “short list” delle prime 10 è già un grande risultato che, giustamente, fa dire a tanti, Sindaco in testa, che “Agrigento ha già vinto!”.
Affermazione vera perché è indubbio il fatto che, grazie a questa candidatura, la città ha scoperto e ritrovato la voglia di mettere insieme le sue energie migliori e darsi un traguardo ambizioso.
E’ da qualche tempo che è andata crescendo questa voglia e questa ritrovata “identità agrigentina”, che va alimentata, sostenuta ed orientata affinché possa servire ad affrontare le tante questioni e problematicità che la Città vive.
Ma il fatto che esistono ancora irrisolte incoerenze, problemi e difficoltà non è in contraddizione con l’ambire a questo prestigioso riconoscimento, ma – al contrario – deve servire ad affrontarle con maggiore piglio con l’obiettivo di superarli.
Non è il caso che qui li richiamiamo nel dettaglio ma è chiaro ed evidente che i temi dell’occupazione, dello sviluppo, delle periferie, della povertà, del centro storico, dell’enorme sofferenza per alcuni servizi sono tutte questioni aperte la cui risoluzione chiama anche in causa politiche più generali che travalicano le stesse competenze comunali ma che certo devono vedere nel Comune e nel concerto tra lo stesso e le forze economiche e sociali il soggetto che spinge nella direzione giusta.
Qualunque sia l’esito del prossimo 16 febbraio riteniamo che occorre che l’insieme delle organizzazioni sindacali, datoriali, professionali e che si occupano di economia, lavoro e società di questa Città debbono ritrovarsi per elaborare una strategia di uscita dalla crisi nel solco del dialogo sociale.
Serve un loro rinnovato protagonismo che metta al centro i bisogni di questo territorio ed elabori soluzioni vincenti.
In assenza di un ruolo propositivo dell’Ente intermedio provinciale e dopo lo smantellamento della Camera di Commercio (entrambi esempi deleteri della recente politica regionale), potremmo ritrovarci al Consorzio Universitario che il Prof.Busetta vorrebbe candidare “pensatoio” provinciale di una nuova economia e di una nuova prospettiva di sviluppo per Agrigento.
Agrigento capitale della Cultura” 2020, può e deve diventare occasione e tappa di questo sviluppo: CGIL CISL UIL di questa Provincia accettano la sfida e sono disposti a fare la propria parte!

 

 

Sicilia, la Dea di Morgantina. Sgarbi replica a Jacopo Fo: «Ridicola ribellione di chi ama solo la retorica»

E sul suo trasferimento: «Non ho alcun interesse. Ho formulato una idea per aumentare l’attenzione sopra quest’opera trafugata, esaltando valori di legalità e conoscenza»

 

PALERMO – Vittorio Sgarbi, assessore regionale dei beni culturali, replica a Jacopo Fo che stamane, sul suo profilo facebook, con una foto in cui tiene in mano un cartello con sopra scritto «Sgarbi non ci provà”, contesta l’ipotesi di trasferimento a Palermo e Roma della Dea di Morgantina.

 

«In tutto il mondo – osserva Sgarbi –  si fanno mostre e si muovono le opere d’arte. E in tutto il mondo si mettono in buona evidenza sopratutto quando, trafugate, sono poi chiamate a rappresentare l’orgoglio di una nazione che ha ottenuto giustizia.

 

Ma è anche vero – annota l’assessore – che non si prende un’opera dal Museo Getty, dove la vedevano un milione e mezzo di visitatori all’anno, e per ragioni demagogiche e ricatti di campanile la s’invia nel paese di Aidone dove la vedono solamente qualche migliaio di visitatori che,  tra ottobre e febbraio, si riducono a poco meno di 20 al giorno!  E’ una inutile mortificazione.

 

Io ho semplicemente indicato – precisa Sgarbi – la necessità di riparare a un errore della precedente amministrazione regionale che ha evitato l’esposizione della Dea di Morgantina al Quirinale (dove andarono i bronzi di Riace, che diventarono tali) e al Museo Salinas, recentemente riaperto e che attende di aprire nuovi spazi in occasione di “Palermo  Capitale italiana della cultura”

 

Le opere – spiega Sgarbi – si posso temporaneamente muovere, senza ridicole ribellioni da parte di chi ama la retorica. Tre cose devono essere garantite: la conoscenza, la valorizzazione (per questo esistono le mostre) e la loro conservazione. E per questo, non sentendomi schiavo degli americani e delle loro imposizioni, ho subordinato il prestito nelle due sedi di Palermo e Roma, tra ottobre 2018 e febbraio 2019, a una verifica severa delle condizioni di trasportabilità della Dea a un esperto riconosciuto come Roberto Ciabattoni. Soltanto avute queste garanzie l’opera, con evidente ritorno anche per il museo di Aidone, potrà essere esposta.

 

In ogni caso – aggiunge Sgarbi –  si rassegni Jacopo Fo, perché il  mio interesse per il trasferimento a Palermo e a Roma è nullo.  Ho formulato una idea per aumentare l’attenzione sopra quest’opera trafugata, esaltando valori di legalità e conoscenza.

Se lui e i cittadini di Aidone  preferiscono tenerne nascosta la storia per compiacersi di averla vicina, li lascerò tranquilli nella loro solipsistica contemplazione, abbandonando la Dea ai loro desideri. E combatterò altre battaglie di legalità, come la difesa del Paesaggio siciliano dall’impresa mafiosa delle pale eoliche, che non hanno mai turbato i sogni tranquilli di Jacopo Fo, ma che sono uno sfregio vigliacco e umiliante per la Sicilia, ben più che l’esaltazione della Sicilia attraverso la Dea di Morgantina al Quirinale»

 

Conclude Sgarbi: «Comunicherò pertanto al Presidente della Repubblica Mattarella di rassegnarsi»

 

Perchè Agrigento dev’essere la Capitale Italiana della Cultura 2020 lo spiega domani sera il sindaco Lillo Firetto nel corso del talk show di Giovanni Floris ” Di martedì” in onda su La7 alle 21 e 10 accompagnato dalle suggestive immagini della città dei templi. Sempre nel corso del programma di Floris, la città di Agrigento verrà messa a confronto con altre quattro città finaliste, delle dieci entrate nella short list del Ministero dei Beni Culturali: Merano, Reggio Emilia, Bitonto e Nuoro.  

“Quello di oggi è il primo segnale di un lavoro più ampio che intendiamo portare avanti a livello territoriale con i medici di base, gli specialisti e le associazioni di volontariato. Un’iniziativa importante in un territorio in cui sostanzialmente manca la medicina territoriale e di conseguenza è poi inevitabile che ci siano carichi di lavoro eccessivi per l’ospedale di Sciacca, punto di riferimento per la zona del Belìce, e altre situazioni di inefficienza che vanno subito affrontate, come chiedono giustamente a gran voce associazione e comitati”. Lo ha detto la presidente della commissione Sanità dell’Ars, Margherita La Rocca Ruvolo, oggi a margine della sottoscrizione del protocollo d’intesa tra l’Asp di Agrigento, la Casa della Salute “Danilo Dolci” e i Comuni di Santa Margherita di Belìce, Montevago e Sambuca di Sicilia.

L’esperienza della Casa della Salute “Danilo Dolci” – è stato spiegato durato l’incontro di oggi a Santa Margherita Belice al quale ha partecipato anche il commissario dell’Asp di Agrigento Gervasio Venuti – nasce dal lavoro del comitato civico spontaneo nato dopo il declassamento della locale guardia medica, nel 2005, per riconcepire i servizi sanitari dal punto di vista dell’utenza e perseguire una concezione alta di salute, non semplice assenza di malattia, ma stato di completo benessere fisico, psichico e sociale. Il protocollo d’intesa riconosce e suggella il raccordo operativo tra Comuni, Asp di Agrigento, medici di famiglia e associazioni di volontariato per lo sviluppo della medicina del territorio, la promozione della cultura della prevenzione, l’innovazione del sistema sanitario, l’attenzione verso i determinanti sociali delle malattie.

“Non possiamo che compiacerci del protocollo sottoscritto oggi, un modello da esportare in altri comuni dell’Agrigentino e della Sicilia poiché esempio virtuoso di collaborazione tra le istituzioni e il mondo del volontariato al servizio del territorio. Il mio impegno, da presidente della sesta commissione dell’Assemblea regionale siciliana – ha detto Margherita La Rocca Ruvolo – è quello di potenziare sempre di più questo presidio sanitario che, grazie al prezioso contributo di medici volontari, svolge una funzione importante per i cittadini di questa zona del Belìce e di fare in modo che abbia a disposizione al più presto almeno un’ambulanza medicalizzata”.

Utilizzando le suggestioni di una metafora si potrebbe dire che “è finalmente giunto al termine il tempo in cui a Licata era proibito nascere”. Dal prossimo mese di marzo il nuovo Punto nascite del presidio ospedaliero ‘san Giacomo d’Altopasso’ sarà finalmente attivo al termine di un complesso intervento strutturale reso indispensabile dalla necessità di adeguare a norma e rifunzionalizzare gli ambienti. Si concluderanno dunque a breve gli spostamenti forzati verso i presìdi di Agrigento o Gela di diverse donne del comprensorio licatese in procinto di partorire. Il reparto, chiuso dal primo gennaio 2016, è stato oggetto di una globale ristrutturazione per un investimento di circa un milione di euro dopo che il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, proprio l’ultimo giorno dell’anno 2015, aveva concesso in deroga l’apertura del punto nascite licatese ma a condizione che la stessa struttura fosse adeguata agli standard ministeriali. “Oggi – afferma il commissario dell’Azienda sanitaria provinciale di Agrigento, Gervasio Venuti, – siamo finalmente nelle condizioni di poter riconsegnare alla comunità di Licata e a quella dell’hinterland un servizio di primaria importanza. Il risultato – continua Venuti – è stato raggiunto, non solo grazie all’esecuzione dei lavori strutturali, ma anche per effetto del potenziamento degli organici. L’Azienda, infatti, ha previsto l’immissione in servizio, entro il mese di febbraio, di altri cinque dirigenti medici di ostetricia e ginecologia e quattro pediatri-neonatologi (attingendo alle graduatorie a tempo determinato approvate di recente) oltre all’assegnazione alle unità operative di ostetricia e ginecologia, pediatria e neonatologia di ulteriori cinque infermieri professionali, un operatore socio sanitario e due ausiliari”

Il 14 gennaio 2015 la Cassazione ha confermato la sentenza emessa il 28 giugno 2013 dalla Corte d’Appello di Palermo che confermato a sua volta la sentenza del Tribunale di Agrigento che il 7 giugno 2012 ha condannato a 18 anni di carcere Salvatore Rotolo, 44 anni, di Agrigento, giudicato in abbreviato e imputato dell’ omicidio della compagna, Antonella Alfano, 34 anni, anche lei di Agrigento, scoperta morta carbonizzata all’interno della sua Fiat 600 la mattina del 5 febbraio del 2011. Rotolo, al culmine di una lite, ha ucciso la donna e poi ha simulato un incidente stradale lanciando giù da una scarpata l’ automobile di lei, e poi appiccando il fuoco alla stessa automobile.

E’ stata sottratta la potestà genitoriale a Salvatore Rotolo: quando è stato compiuto l’efferato delitto, Antonella Alfano è stata madre di una bambina di pochi mesi, poi affidata definitivamente alla famiglia di lei.

Rotolo adesso è stato denunciato per violazione degli obblighi di assistenza perché non avrebbe adempiuto all’obbligo di mantenimento della figlia.

Si sono riuniti, stamani 5 febbraio, i componenti dell’Osservatorio sulla Legalità e la Sicurezza, nell’ex complesso “La Badia”.

Erano presenti all’incontro, il Sindaco di Canicattì, Ettore Di Ventura; il Dirigente scolastico Concetta Di Falco Mustazzella, I.C. Rapisardi; l’Insegnante Rita Lalicata, delegata Dirigente I.C. Verga; l’Insegnate Valeria Cuschera, delegata Dirigente Circolo Don Bosco; il sig. Carmelo Carletto, RSPP, delegato Dirigente dell’II.SS. “G.Galilei”; l’Assistente sociale del Comune di Canicattì, Angela La Carrubba; il Direttore medico del SERT, dottor Vincenzo Alaimo; gli Assessori Katia Farrauto e Pietro Sabatino; il Segretario generale del Comune di Canicattì, Domenico Tuttolomondo, l’RSA CISL FP Paolo Curtopelle.

 

Dopo l’intervento del Sindaco, che ha aperto i lavori motivando l’assenza dei rappresentanti delle Forze dell’Ordine per causa di forza maggiore, hanno preso parte al dibattito tutti i componenti presenti.

Concrete le proposte emerse da parte di tutti gli operatori, ciascuno mosso dall’esperienza maturata sul campo, che all’unisono hanno chiesto una maggiore presenza delle Forze dell’Ordine sul territorio, come strumento di deterrenza e per dare sicurezza alla popolazione. Gli stessi evidenziato quanto sia indispensabile e fondamentale aprire un dialogo con le famiglie.

Censire i luoghi di aggregazione presenti nei vari quartieri, sensibilizzare le famiglie, creare associazioni di quartiere, programmare iniziative finalizzate alla socializzazione e alla formazione dei giovani, questi alcuni dei punti fondamentali che l’Osservatorio progetta nel breve periodo.

Nel concludere la riunione, il Sindaco Di Ventura, ha sostenuto la necessità che l’operato dell’Osservatorio debba uscire all’esterno, dialogando con le famiglie e i rappresentanti della Chiesa e della società civile per concordare e calendarizzare le attività quartiere per quartiere.