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Ieri è passata all’unanimità la mozione per impegnare l’amministrazione a confrontarsi con i cittadini chiedendo loro come spendere 55.944,00 € della democrazia partecipata attraverso il proponimento di progetti.
L’amministrazione ha finora disatteso praticamente quasi tutte le indicazioni del Consiglio comunale, dunque è probabile che storca il naso anche a questa ventata di democrazia.
Invitiamo tutti gli agrigentini ad essere parte propositiva per l’amministrazione di questi soldi. Pensate a cosa si può fare e segnalate le idee che possono essere realizzate con una spesa minore della cifra indicata: una panchina in una certa zona cittadina, una scritta da togliere da un muro o altro. Inviate le idee via PEC al sindaco. Magari un “PEC bombing” lo invoglierà a considerare le idee di decoro degli agrigentini e non soltanto le sue.
Potete anche suggerire un progetto più complesso come quello del diserbo di tutta la città. Pur essendo infatti tale servizio già appaltato, questa amministrazione ha chiesto alle ditte incaricate di diminuire il numero di operai, che si occupano anche della raccolta della spazzatura, con la conseguenza che la città è invasa dalle erbacce.
La Regione Sicilia, attraverso un emendamento a 5 stelle, mirava ad educare le amministrazioni ad un bilancio partecipato coi cittadini, con il vincolo di una somma minima del bilancio comunale.
L’amministrazione ha inteso la partecipazione come proponimento ai cittadini di macro aree di spesa ma solo lo 0,1% degli aventi diritto ha partecipato alla scelta, che è caduta sul verde pubblico e decoro urbano.
Decidiamo noi adesso, proponiamo le nostre idee per il decoro di Agrigento e la cura del verde pubblico.

 

 

“Anche questa volta le nostre richieste sono rimaste inascoltate”. Cna, Confartigianato, Casartigiani, Claai e Confesercenti bocciano il Decreto, pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale della Regione, con cui l’Assessore alle Attività Produttive ha ridisciplinato l’attività di panificazione in Sicilia. “Sarebbe il caso di dire come prima peggio di prima – sottolineano le cinque Organizzazioni datoriali – riferendosi al revocato decreto voluto da Mariella Lo Bello, durato in vita appena pochi mesi. Profili di illegittimità e passaggi anomali e incongruenti presentava quello emanato durante il Governo Crocetta, altrettanti nei contempla l’attuale targato Turano. Violano espressamente la direttiva Bolkestein, recepita dall’ordinamento giuridico italiano, il cui obiettivo è quello di favorire la libera circolazione dei servizi e l’abbattimento delle barriere tra i paesi, e violano nettamente la volontà della maggior parte dei panificatori, che noi rappresentiamo, i quali valutano la decisione dell’Assessore come una soluzione piratesca che non risolve il problema principalmente avvertito dalla categoria, cioè quello di favorire, in occasione della chiusura obbligatoria della prima e della terza domenica di ogni mese, la grande distribuzione organizzata. Non comprendiamo l’atteggiamento dell’Onorevole Turano che ci ha regolarmente convocati, ci ha ascoltati, ma alla fine ha agito senza tener conto delle nostre proposte. Siamo profondamente rammaricati per come sono andate le cose, anche perché, dopo i primi positivi incontri, confidavamo nella sua riconosciuta sensibilità e disponibilità per potere sanare e migliorare il Decreto Lo Bello. Invece gli errori sono stati semplicemente e irresponsabilmente replicati, i cui effetti, deleteri, continueranno a ripercuotersi sull’attività dei panificatori, pronti a mobilitarsi per manifestare il loro disagio. Nelle prossime ore valuteremo se intraprendere, congiuntamente, apposite azioni legali per far valere le nostre ragioni, che anche ieri abbiamo cercato, ma invano, di ribadire all’Assessore Turano, il quale, propinandoci anche la beffa, ci ha radunati nel pomeriggio, dopo aver pubblicato il Decreto in mattinata. E come se non bastasse rispetto all’argomento per il quale ci aveva convocati, cioè la prospettiva del disegno di legge di iniziativa governativa, è stata fatta una discussione piuttosto blanda, senza ricevere alcuna proposta. Ci siamo limitati a riferire, con fermezza, che se i presupposti di partenza saranno gli stessi di quelli contenuti nel Decrerto, noi ci rivolgeremo verso altri luoghi istituzionali. Risponderemo fattivamente e costruttivamente alle sollecitazioni che sono già arrivate da vari gruppi parlamentari, persino deputati della maggioranza, impegnati nella presentazione di specifici disegni di legge – concludono Cna, Confartigianato, Casartigiani, Claai e Confesercenti – destinati a disciplinare in modo organico e nel solco della piena legalità la delicata e complessa materia della panificazione in Sicilia”.

 

“La notizia del sequestro di beni per 150 mila euro con l’accusa di peculato all’ex pm Ingroia, diventato nel frattempo anche capo politico di una piccola compagine di sinistra radicale, pone degli inevitabili interrogativi e apre serie riflessioni. Siamo di fronte a un nuovo caso di un magistrato politicizzato che ha fatto dell’antimafia e di una presunta opposizione al sistema il proprio trampolino di lancio, anche se poi tutto gli è finito addosso rovinosamente soprattutto sul piano etico e morale. A questo punto, dunque, non ci si può non interrogare su certe sentenze passate, su quanto le ideologie politiche abbiano condizionato decisioni di certi magistrati o certi pm come Ingroia, le cui imparzialità e terzietà dovrebbero essere indiscusse”.

Così il deputato della Lega Alessandro Pagano che continua:

“Con tutto il garantismo del caso, notizie come queste odierne o quelle ad esempio relative al processo contro il giudice Saguto gettano un forte discredito sulla categoria e su tanti magistrati onesti. Il problema ora – prosegue Pagano – non è soltanto impedire che un pubblico ministero possa tornare o meno a esercitare la professione dopo una parentesi politica. La questione è che la magistratura non può essere condizionata da una certa politica. Così come è chiaro che la riforma della separazione delle carriere non possa essere più procrastinata. Giudice e pubblico ministero non possono appartenere a uno stesso ordine se vogliamo restituire a tutto il sistema giustizia la legittimità perduta. E che dire della riforma costituzionale del Csm, circa il sistema di elezioni dei suoi componenti? I tempi sono ormai maturi per vedere sorteggiati quanti abbiano i requisiti, onde evitare il perpetuarsi della degenerazione correntizia dell’organo di autogoverno della magistratura”.

 

Ad Agrigento, ladri sono penetrati nell’abitazione di una donna anziana, in via Callicratide, approfittando della sua assenza, e hanno portato via, dopo aver rovistato dappertutto tutti i monili in oro che la donna custodiva in casa.

Del fatto si stanno occupando le forze dell’ordine. Da quantificare ancora l’ammontare del bottino portato via dai delinquenti.


I Carabinieri di Grotte, coadiuvati dai colleghi della Compagnia di Canicattì, stanno indagando su un vero e proprio giallo verificatosi nella cittadina agrigentina.

Ieri, ignoti, hanno sparato quattro colpi di fucile da caccia contro il cancello di un’abitazione disabitata di via Orsini, in pieno centro storico del paese.

 L’abitazione, di proprietà di un uomo di 29 anni, operaio del luogo, sarebbe utilizzata dallo stesso per tenervi dentro un cane.

L’operaio è stato già interrogato sull’intimidazione subita dai Militari dell’Arma che non escludono alcuna pista. Massimo riserbo e bocche cucite degli investigatori.

 

Il pm Alessandra Russo ha chiesto un incidente probatorio nell’udienza tenutasi in Tribunale sulla vicenda riguardante la presunta violenza sessuale compiuta da un uomo di Favara, di 50 anni, netturbino, nei confronti della figlia. L’uomo era stato arrestato lo scorso 10 gennaio. Nel registro degli indagati sono finiti anche i cognati e gli altri due figli del favarese, nonché la moglie, per l’ipotesi di reato di false dichiarazioni.

Il pm, ora, vuole cristallizzare le dichiarazioni della figlia, data la sua condizione “di particolare vulnerabilità”. A decidere sarà il giudice Alfonso Malato.

Un uomo di 50 anni, di Agrigento, è stato denunciato, in stato di libertà, alla Procura della Repubblica della Città dei Templi, per inosservanza degli obblighi derivanti dalla misura della sorveglianza speciale.

Udienza in Tribunale, ad Agrigento, relativa alla vicenda della morte di   Bernardo Chiapparo il 69enne di Favara morto nel febbraio del 2016, secondo i magistrati che si occuparono del  fatto, a seguito di una caduta scaturita da un pugno che colpì l’uomo a seguito di una presunta spedizione punitivia. L’accusa ipotizza il reato di omicidio preterintenzionale per  Antonino Pirrera, 41 anni, Michele Sorce, 35 anni, Carmelo Pullara, 27 anni e Giovanni Ruggeri, 43 anni

I fatti risalgono al 2 febbraio 2016 quando – secondo la ricostruzione dei carabinieri della tenenza di Favara – Bernardo Chiapparo fu vittima di una “spedizione punitiva” che gli costò – 8 giorni dopo l’aggressione – la vita. Alla base del raid punitivo ci sarebbe stato un rimprovero da parte del Chiapparo nei confronti del figlio di uno degli imputati.

 Chiapparo fu colpito con un violento pugno al torace che lo fece cadere per terra sbattendo la testa sul selciato. La caduta provocò un trauma cranico compativo con emorragia  e una frattura a livello dell’osso occipitale. In difesa di Bernardo Chiapparo intervennero altre due persone come il fratello Carlo che quella notte riportò la frattura del braccio sinistro.

I familiari della vittima hanno preferito non denunciare quanto accaduto per paura di una ritorsione ma il certosino lavoro dei carabinieri ha fatto luce su questa storia sfociata poi nell’operazione “Giustizia Privata”. Ora i figli di Chiapparo si sono costituiti parte civile.

In aula si è presentato il medico legale per chiarire alcuni aspetti tecnici. Successivamente vi è stata la richiesta dei difensori dei quattro indagati del rito abbreviato.

Prossima udienza fissata per il 7 maggio prossimo

 

 

Erosione della spiaggia di Eraclea Minoa: valutazioni di carattere tecnico-scientifico sconsigliano decisamente il ricorso a sistemi rigidi, come le barriere frangiflutti, o la trasformazione, anche solo temporanea, dell’arenile in una lunga scogliera mediante la collocazione di massi. Dichiarazione di Claudia Casa, direttore di Legambiente Sicilia.

“L’erosione della spiaggia di Eraclea Minoa è un problema che deve essere affrontato in maniera tale che, per arginare il danno di oggi, non si creino le condizioni per aggravarlo nel tempo, compromettendo irrimediabilmente uno dei litorali più suggestivi dell’intera Sicilia.
A fare riflettere sulla inopportunità di mettere in campo soluzioni come quelle praticate tra la metà degli anni ’80 e gli inizi del ’90 in diversi tratti della costa agrigentina, con la realizzazione di barriere frangiflutti, basterebbe l’esempio delle vicine spiagge di San Leone, cioè quelle del Viale delle Dune, un tempo estese centinaia di metri ed oggi di piccolissime dimensioni o, in alcuni casi, non più esistenti.
L’emergenza in corso ad Eraclea Minoa impone, quindi, una riflessione quanto più possibile approfondita e le strade che si intraprenderanno dovranno tenere conto di queste esperienze nefaste del passato e, soprattutto, del punto di vista scientifico e della prospettiva che da questo discende: non si tratta di mettere in salvo semplicemente sul piano commerciale la stagione estiva, bensì di adottare misure a rimedio che assecondino piuttosto che contrastare il corso dei processi naturali in luoghi che sono ad alta naturalità e che l’attività umana ha cercato invece di piegare ad ogni costo ai propri bisogni.
In ragione di ciò ed alla luce di quanto emerso nella recente riunione della Commissione Territorio e Ambiente dell’Ars, presieduta dall’on. Giusy Savarino, chiediamo alla stessa, e all’assessore al ramo, Salvatore Cordaro, di volere prendere in esame la nota di carattere tecnico- estesa dal geologo Marco Interlandi di Legambiente Sicilia, conoscitore del tratto di litorale interessato dal fenomeno erosivo e che, in passato, ha pure collaborato a progetti di ripascimento. Inoltre, riteniamo opportuno realizzare un incontro sui luoghi, anche pubblico, con tutti gli enti a vario titolo coinvolti – Regione, Amministrazioni comunali – e con il contributo delle associazioni ambientaliste, per soppesare tanto l’efficacia quanto ogni conseguenza in termini di impatto ambientale dei rimedi cui si intenderà fare ricorso”

Buona la prima!
La prima delle tre serate della cinerassegna MUSICISTI NEL CINEMA, organizzata dalla Cooperativa Al Kharub in collaborazione con l’Associazione John Belushi, ha registrato il tutto esaurito presso il Ginger – People & Food.
Coniugare buon cibo con la cultura cinematografica è una formula vincente che nasce dalle buone pratiche aggregative e dai valori della contaminazione e dell’inclusione che accumunano le due realtà associative agrigentine non nuove a collaborazioni e successi.
Un pubblico attento ha seguito e amato il film “NICO,1988”, la pellicola firmata da Susanna Nicchiarelli candidata al Premio David di Donatello 2018.
La prossima proiezione avverrà lunedì 19 marzo, alle ore 19,30: GRANMA, per la regia di Daniele Gaglianone e Alfie Nze, è un mediometraggio (35 minuti), nato da un’idea di Gianni Amelio nella quale si condensano i temi della musica, del viaggio, della speranza, della morte, dei confronti generazionali. Un film che fonde due registi con sensibilità e percorsi artistici diversi in un progetto unico dalla riuscita sorprendente.
GRANMA, lunedì 19 marzo, ore 19: 30 (Ginger – People & Food; Via Empedocle, 21 – Agrigento) (info 0922596151)

Associazione Culturale John Belushi