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Anche a Favara è stato recepito quanto impone la recente normativa sul divieto di panificare alla domenica, in ragione della ricorrenza della giornata di riposo settimanale. ConfCommercio di Favara annuncia che, a seguito di alcune riunioni, si è deciso di non panificare la domenica. Gli incontri si sono svolti in presenza di Gero Niesi, presidente delegazione Favara, Antonio Sorce, in rappresentanza della delegazione di Confcommercio Favara, del presidente provinciale di Confcommercio, Francesco Picarella, del suo vice Alfonso Valenza, e del direttore provinciale di Confcommercio Enzo Cipolla. Confcommercio, sezione di Favara, sollecita adesso maggiori controlli da parte degli organi competenti sulla vendita abusiva di pane effettuata da ambulanti “porta a porta”. Lo stesso Niesi afferma: “Siamo contenti dei risultati raggiunti a Favara. Il decreto, va ricordato, punta a qualificare l’intera categoria dei panificatori e a stabilirne i requisiti professionali. Si tratta quindi di un passo in avanti, perché l’attività finora poteva essere svolta da chiunque anche senza alcuna qualifica. E’ necessario regolamentarla per tutelare i consumatori, venendo però incontro alle esigenze degli operatori del settore che vanno tutelati anche attraverso controlli efficaci”.

Ad Agrigento un residente tra le vie Esseneto e Terone segnala, e documenta in fotografia, la presenze di due discariche abusive. Il cittadino afferma: “L’assessore Hamel è venuto a constatare personalmente lo scorso 24 febbraio, sabato, l’esistenza delle due discariche abusive. Ad oggi 27 febbraio la situazione resta la stessa. In via Terone gli operatori ecologici non possono salire per ritirare la differenziata, anche se al tempo della non differenziata venivano a ritirare la spazzatura contenuta in due fusti, come risulta dalla foto del 2015. L’assessore parlando con alcuni abitanti della zona ha detto di sistemare la situazione, ma dopo ben 4 giorni tutto sembra essere invariato se non peggiorato. Ho letto in diversi portali di informazione che le discariche in città sono state ripulite in data odierna ma di via Terone e via Esseneto non vi è traccia di eliminazione. Spero vivamente con questo mio appello che l’assessore e l’amministrazione tutta possano trovare una soluzione a questo problema”.

Il consigliere comunale di Agrigento, Pasquale Spataro, di Forza Italia, si rivolge all’amministrazione comunale e sollecita la conclusione dei lavori per il ripristino della funzionalità dei servizi igienici nella scuola “Primaria Verga” dell’Istituto Comprensivo Fontanelle. Lo stesso Spataro afferma: “I bambini delle classi elementari, dopo una prima fase di disorientamento in cui sono rimasti a casa perchè impossibilitati a potere utilizzare i bagni, hanno accettato, per non perdere il regolare svolgimento del programma didattico, l’unica soluzione loro prospettata, cioè quella di frequentare di pomeriggio nelle aule dell’adiacente edificio che ospita i ragazzi della media ‘Reale’. Ovviamente sono inevitabili le difficoltà per i genitori e i malesseri per i piccoli, privati anche dei riscaldamenti specie in questi giorni di freddo siberiano. Questo scenario va avanti ormai da circa una settimana e, cosa più grave, non si prospettano tempi brevi per la definizione dell’intervento che prevede, in primo luogo, la bonifica della caldaia, guasta perché invasa dai liquami fuoriusciti a causa di un altrettanto guasto riscontrato lungo la sottostante condotta fognaria che dovrà essere quindi riparata. Non è possibile lasciare una ampia fetta di popolazione scolastica in queste condizioni. Faccio appello all’Assessore al ramo e al Sindaco Firetto ad adoperarsi per risolvere, prima possibile, questa emergenza, annunciando sin d’ora che effettuerò un immediato sopralluogo nella struttura con la competente Commissione alla Pubblica Istruzione che presiedo”.

Poche ore fa, stava lasciando Agrigento per raggiungere Favara e in Via Nuova Favara proprio all’uscita della città è stato affiancato da una Alfa Romeo 159 dalla quale è sceso un uomo con la pistola. Sotto minaccia gli hanno rubato i soldi che aveva con se.

La vittima ci racconta l’accaduto ancora scioccato. Molto probabilmente si tratterebbe di stranieri, dice. Ad ogni modo, fatti del genere non erano mai accaduti e non lasciano tranquilli nessuno.

E’ stata presentata denuncia presso i Carabinieri di Agrigento.

Per opportuna conoscenza degli Organi d’Informazione si trasmette la nota inviata dall’Assemblea Territoriale Idrica al Gestore il 23/02/2018 ad oggetto “Problematiche nell’installazione dei contatori idrici e sottoscrizione dei contratti di Somministrazione nei Comuni di Favara e Raffadali”.

Si precisa che è confermato l’obbligo, da parte dell’Utente, di sottoscrivere il Contratto di Somministrazione del Servizio Idrico Integrato, e sono state definite le modalità con cui il Gestore deve fornire agli Utenti il Contratto di Somministrazione del Servizio Idrico Integrato, e le tempistiche entro cui l’Utente deve sottoscriverlo: il Contratto va firmato.

Secondo quanto determinato dall’A.T.I. il Gestore:
– fornirà agli Utenti lo schema del Contratto da sottoporre alla firma, secondo quanto previsto dall’articolo 2.6.1. del Regolamento di Utenza, consegnandolo brevi manu o inviandolo con raccomandata A.R.;
– In caso di  mancata sottoscrizione del Contratto di Somministrazione entro i 30 giorni previsti, consegnerà brevi manu o invierà con raccomandata A/R la diffida ad adempiere con termine di 15 giorni;
– In caso di mancata sottoscrizione del Contratto di Somministrazione del Servizio Idrico Integrato, entro i tempi sopra descritti, il Gestore è abilitato ad interrompere la fornitura del servizio. 

Così come a conoscenza dell’A.T.I., considerato che la sottoscrizione del Contratto di Somministrazione del Servizio Idrico Integrato è un obbligo dell’Utente, il rifiuto di firmarlo al primo invito con consegna brevi manu, comporta l’aggravio del costo della raccomandata A/R per l’Utente.

Girgenti Acque tiene a chiarire che la sottoscrizione obbligatoria del Contratto, è scissa dall’attività  di installazione dei contatori e di verifica della funzionalità degli stessi, attività che il Gestore ha sempre posto in essere, anche in passato,  su richiesta specifica dell’Utente o d’ufficio quando ne rileva i presupposti.

Sempre al vaglio dei magistrati le dichiarazioni del pentito favarese Giuseppe Quaranta, l’ex boss che ha deciso di collaborare con la giustizia dopo il suo arresto avvenuto nel blitz antimafia denominato Montagna. Per prima cosa l’uomo ha voluto specificare i motivi del suo pentimento poi è entrato nel dettaglio di quanto di sua conoscenza.

Il boss sarebbe stato capo di Favara tra il 2010 e il 2013-2014. Poi fu “posato” perchè “a un certo punto mi ero stufato e non mi facevo trovare da nessuno – ha detto – quindi non essendo più ‘produttivo’ fu informato Francesco Fragapane a cui fu detto che non ero più disponibile. Mi venne detto che non dovevo più ‘camminare’ a nome di Fragapane e io ne fui felice…”

 Ha parlato di estorsioni a ditte edili, ma anche a extracomunitari. A tal proposito racconta: “Relativamente a fatti di estorsioni sono in grado di riferire su due da me fatte:
– con Calogerino Giambrone e Morgante relativa agli extracomunitari. Ogni volta che vedeva un “negro” Giambrone diceva che erano 45 euro che camminano”, ha riferito di droga. Sarebbe principalmente proprio il favarese Quaranta ad occuparsi dell’approvvigionamento di sostanze stupefacenti nel territorio agrigentino per poi consegnare le stesse ai “suoi” uomini di fiducia che poi, a loro volta, si occupavano dello smercio tra Agrigento, Favara, Raffadali e Racalmuto. Quaranta avrebbe organizzato una rete di spacciatori ben collaudata con compiti e ruoli ben definiti. La “roba”, sempre secondo quanto emergerebbe dalle carte dell’inchiesta arrivava da San Cataldo, da Rosarno (Calabria) e da Comiso.
Tutto il commercio e lo smercio sarebbe avvenuto con il benestare di Cosa nostra. Gli investigatori hanno scoperto un importante traffico attraverso le intercettazioni telefoniche, di cocaina e hashish). Traffico che sarebbe stato gestito per conto della famiglia mafiosa di Favara e del mandamento della “Montagna”.

E’ accusato di estorsione e falsità commessa da incaricato di pubblico servizio e di questo dovrà rispondere dopo che è stato rinviato a giudizio. Pietro Galvano, 69 anni, di Raffadali, presidente della Cooperativa “Il Girasole” dovrà affrontare il processo, a disporlo il gup del Tribunale di Agrigento, Alfonso Malato che ha accolto la richiesta della Procura

La vicenda parte da una denuncia presentata da una donna, ex dipendente della cooperativa che si occupa di assistenza sociale, che ha raccontato di essere stata costretta a restituire in parte lo stipendio che formalmente le veniva corrisposto. La stessa ha affermato che in caso di rifiuto avrebbe perso il posto di lavoro.

 

Alcuni dipedenti si sono costituiti parte civile nel processo che dovrà essere celebrato e che inizierà il prossimo 5 giugno.

Gli agenti del Commissariato Frontiera di Porto Empedocle, diretti dal vice questore aggiunto Cesare Castelli, hanno individuato e identificato un giovane del luogo, di 23 anni, quale autore di un violento pestaggio, avvenuto lo scorso 5 febbraio nei pressi del Municipio della cittadina marinara, ai danni di un uomo che ha dovuto fare ricorso alle cure dei medici dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento che lo hanno giudicato guaribile in 30 giorni.

Per il ragazzo è scattata la denuncia, in stato di libertà, per l’ipotesi di reato di lesioni personali. Sconosciuto il motivo dell’aggressione al 43enne che fu trovato riverso sul selciato da alcuni passanti che chiamarono i soccorsi.

Il Gip del Tribunale di Palermo, Fabrizio Molinari, lo ha scarcerato ieri. Posto agli arresti domiciliari senza l’ausilio del braccialetto elettronico.

Per Amedeo Caruana, infermiere 50enne di Favara, l’aria di casa è tornata familiare.

 

L’aver detenuto un micidiale arsenale in luoghi di sua pertinenza e l’essere indicato dai carabinieri che l’arsenale hanno scoperto come probabile armiere e  artigiano delle armi tale da poter confezionare cartucce e modificare le armi stesse, non è circostanza così grave da poter tenere ancora oltre (otto mesi sono già passati restando in gattabuia) l’infermiere favarese in cella.

Quindi, arresti domiciliari che per il giudice vanno concessi perché sono meno importanti le esigenze cautelari divenute sbiadite dal trascorrere del tempo e perché la stessa carcerazione fungerà da deterrente e Caruana non commetterà altri reati.

L’indagato, tra l’altro,  nel corso del suo interrogatorio è stato parecchio convincente e si è dichiarato pronto a sottoporsi alla risonanza magnetica funzionale “l’unico esame certo” in grado di stabilire se una persona menta o dica la verità analizzando la cortezza cervicale.

Amedeo Caruana mè un personaggio sui generis. Lo scorso 20 giugno i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile, insieme ai militari della Tenenza di Favara, – dopo 12 ore di perquisizione – gli trovarono un vero e proprio arsenale 4 pistole, 3 mitragliette, 1 moschetto, 2 carabine, 1 bomba a mano, 1 granata. E ancora, 8000 cartucce, decine di silenziatori e caricatori e arnesi per la fabbricazione di armi. L’infermiere, comparso due giorni dopo il suo arresto davanti al Gip, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

E i carabinieri, poco più di un mese dopo, individuano in un’altra abitazione alle porte di Favara, ma nelle disponibilità dello stesso insospettabile infermiere, una mitraglietta modello AK 47 “Kalashnikov” ed fucile calibro 12; circa 40 cartucce calibro 7.62 perfettamente funzionanti.

Un uomo di 27 anni, Salvatore Di Maria, ha patteggiato una pena di 1 anno e 4 mesi di reclusione, con sospensione condizionale della pena, per un furto d’acqua di cui era accusato. I 

carabinieri, infatti, lo hanno bloccato quando il giovane aveva già riempito una cisterna da 5 mila litri dopo aver effettuato un allaccio abusivo alla condotta idrica gestita dalla società Girgenti Acque.

Di Maria ha subito ammesso le proprie responsabilità