Uno spaccato trasversale al tempo.
Ventitré anni dopo la sua prima uscita “La scuola”,di Domenico Starnone, oggi nella versione teatrale di Daniele Lucchetti,mantiene intaccato il suo primato di profonda attualità e pare ancora ora dedicato a chi non è mai stato il primo della classe.
Ultimo giorno di scuola. Tempo di scrutini, tempo di bilanci in un disastrato istituto tecnico romano.
La scena è apparecchiata in sala professori: una palestra malandata e maleodorante che supplisce all’aula deputata alle riunioni del corpo docenti, inagibile a causa d’infiltrazioni d’acqua.
Ad un tale disastrato e precario scenario cui sono sottoposti gli insegnanti, riuniti in consiglio di classe in una mattina di giugno, per scrutinare gli alunni della IV D, corrisponde e ne è perfetto specchio il decadimento di valori che trasuda dai dialoghi tra i protagonisti.
Sogni, frustrazioni, limiti morali, j’accuse e poi, un turbinio di sentimenti in cui essi sono consumati e risucchiati da una quotidianità che tramuta le persone in personaggi.
Emergono e si mescolano tante tipologie d’anime, loro assonanze e loro contrasti. Plurime e variegate esse sfaccettature d’uomini si susseguono in una appannata monotonia lavorativa che stride con la vivacità emotiva che promana dal palcoscenico.
Il piacione gretto e superficiale, che non si cala a fondo, perché non è nelle sue corde, ascoltare e giungere al sentire degli alunni.
La prof. Baccalauro, Vittoria Belvedere,di ragioneria, ansiosa e dubbiosa. Che ha cucita addosso l’ansia stessa del vivere tra insicurezza di se’, d’essere e d’amore, per fatica a mescolare i cassetti della propria esistenza.
Tutti i personaggi, accesi in scena da un brillante cast d’attori, sono vestiti di sapore di vita vera, quella d’ogni di’, tra routine ed evasione per vivere in quel perpetuo fluire d’eventi senza lasciarsi ingoiare dalla realtà.
Che brucia talvolta, che emargina fino a tentare di farsi notare imitando un insetto fastidioso e appiccicoso come una mosca.
Il collante fra testa e cuore, il prof. Cozzolino, Silvio Orlando, paladino di scuola e di vita.
Che tenta d’acciuffare chi vive ai margini con un toccante sentire ed una spontanea vena comica che concede agli spettatori di sorridere tra i sospiri di quel rapporto altalenante e spigoloso a volte tra chi insegna scuola e vita e chi,tra i banchi, tra tanti perché e altrettanti conflitti interiori, tenta di crescere ed allargare quelle ali, pur se di mosca, affacciandosi e spiccando il volo della propria esistenza.
Eva Di Betta
