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Una vera e propria mattanza di cani randagi è quella che si è consumata in contrada Muciare, nelle campagne di Sciacca. Nella mattinata di ierile volontarie,che giornalmente si occupano dei randagi della zona, hanno fatto una macabra scoperta: quindici corpi di cani morti allineati sul ciglio della strada, compresa una cagna che stava allattando i cuccioli, scampati alla morte poiché la mamma, si presume, li abbia nascosti in una fossa prima di morire.  I cuccioli sono stati messi in sicurezza ed affidati ad una volontaria che li sta allattando con il biberon. Ma, nel corso della giornata, sono stati rinvenute altre  carcasse di cani. Il numero di cani che sono stati  brutalmente uccisi è salito a 30.

La strage è stata compiuta utilizzando delle esche di pollo intrise di un potente veleno che ha provocato una morte lenta e dolorosa ai poveri cani.La polizia sta effettuando gli accertamenti del caso, l’ipotesi è che ad agire sia stato qualcuno che, non riuscendo ad allontanare i cani randagi dalla zona, abbia deciso di ucciderli.Il sindaco Francesca Valenti ha diramato un’ordinanza con un avviso urgente alla popolazione ad usare la massima cautela per la possibile presenza di altre polpette avvelenate nella zona interessata

Sgomento e rabbia tra le volontarie che ancora una volta si sono trovate dinanzi una situazione che a Sciacca e nell’Agrigentino non è nuova poiché, negli ultimi mesi, sono state teatro di altre stragi.

Orrori come quest’ultima di Sciacca non è più possibile poterli accettare, così ha dichiarato Ilaria Fagotto,  responsabile regionale dell’Associazione Animalista “International AnimalProtection League – Italia Onlus”.

“Ci troviamo dinanzi l’ennesima crudeltà di esseri viventi che non hanno nessuna colpa se non quella di essere abbandonati e vivere di stenti. Il vero problema in Sicilia è che il randagismo non si è mai affrontato in modo adeguato. Fino ad oggi, gli enti locali preposti, Comuni e Regioni, si sono avvalsi di consulenti che sconoscono l’entità del fenomeno sul  territorio. Se veramente la Regione volesse intervenire, non dico per eliminare totalmente ma sicuramente contenere il fenomeno del  randagismo, dovrebbe incontrare le associazioni che operano attivamente nel territorio da decenni.  Potremmo dare “precise indicazioni” sulle c.d. zone rosse dove le stragi di animali sono all’ordine del giorno, ma che ormai non fanno più notizia, quali sono i Comuni inadempienti e che andrebbero multati, e quali strumenti utilizzare per intervenire in modo efficace. Ma nonostante l’ennesima strage, le nostre richieste per unincontro, nessun Presidente della Regione ci ha mai convocati”.

Leila Li Causi veterinario di Agrigento, dopo aver appreso quanto successo a Sciacca da un’amica animalista di Firenze attraverso l’atrocità della foto, ha deciso di offrire gratuitamente il proprio lavoro. Nel suo post sul social Facebook scrive: “ Lo dico pubblicamente. Sono disposta a sterilizzare più cani possibili di Sciacca gratuitamente. Solo le spese vive mi dovranno essere fornite quali fili e anestesia. E l’USL dovrà ovviamente provvedere alla chippatura. Ripeto…lo farò gratuitamente.  Adesso basta con queste stragi!Chiunque dei miei colleghi volesse condividere questa esperienza, che ben venga, abbiamo bisogno di tutti.

Sulla vicenda di Sciacca è intervenuto anche il Presidente della Regione Nello Musumeci. “L’avvelenamento dei quindici cani a Sciacca è un atto di grave inciviltà che merita la condanna di tutti – ha scritto in una nota il Presidente della Regione Nello Musumeci. – Amare un animale d’affezione non è un dovere, ma rispettarlo sì. Confidiamo nel lavoro degli inquirenti e, ove venissero individuati gli autori del vile gesto, il governo della Regione non esiterebbe a costituirsi parte civile nei relativi giudizi”. “Al tempo stesso – continua – non può eludersi il fatto che questa triste vicenda ponga l’accento sul dilagante fenomeno del randagismo in Sicilia. Servono iniziative, anche legislative, immediate e risolutive. Per la prossima settimana, ho fissato un incontro con le autorità veterinarie regionali e con le più rappresentative associazioni di volontariato per trovare soluzioni condivise”.

A nostro modesto parere riteniamo che un gesto di totale crudeltà ed inciviltà non può passare inosservato!  Per l’ennesima volta, in una terra in cui il randagismo ha raggiunto cifre incontrollabili, non è accettabile che “qualcuno” decida di risolverlo compiendo stragi di cani che non hanno nessuna colpa se non quella di essere nati in questo inferno privo di rispetto ed amore per loro.

C’è da chiedersi e soprattutto riflettere se Il nuovo decreto, approvato il 3 Novembre che vieta ai volontari di salvare gli animali, oltre a sancire che il cane del territorio è “proprietà del Sindaco” e nessuno può prelevarlo…. sancisca anche che nessuno possa ucciderlo! 

Il Tribunale della Libertà – accogliendo l’istanza di riesame del difensore Giuseppe Barba – ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere – emessa lo scorso 22 gennaio nell’ambito dell’operazione “Montagna” dal Gip di Palermo Filippo Serio – nei confronti di Raffaele Salvatore Fragapane.

Fragapane era ritenuto organico alla famiglia mafiosa di Santa Elisabetta, capeggiata dal cugino Francesco.

Il neo collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta, nel corso di uno degli interrogatori, lo aveva riconosciuto quale uomo d’onore della famiglia di Santa Elisabetta.

Stesso discorso per Vincenzo Mangiapane di Cammarata, 46 anni. Il Tribunale del Riesame di Palermo ha annullato la misura cautelare nei suoi confronti dopo l’arresto nell’ambito dell’operazione “Montagna” eseguita lo scorso 22 gennaio dai carabinieri di Agrigento.

Mangiapane è la 23ª persona scarcerata del blitz Montagna. Era accusato di associazione mafiosa – in particolare aver rivestito un ruolo all’interno della famiglia mafiosa di Cammarata  – e intestazione fittizia di beni riguardanti società legate alle scommesse on-line e slot machine. Mangiapane, che è stato direttore sportivo del Kamarat, dunque torna in libertà.

Il collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta, durante uno degli interrogatori, non ha riconosciuto in foto il Mangiapane.

 

 

 Altri particolari dai verbali delle dichiarazioni rese dal pentito favarese Giuseppe Quaranta, arrestato nel blitz antimafia denominato “Montagna, che ha deciso di collaborare con la giustizia.

Secondo quanto riferito dallo stesso Quaranta, un altro favarese, Luigi Pullara avrebbe avuto un ruolo nella gestione della latitanza del boss empedoclino, Gerlandino Messina, arrestato a Favara, dopo anni di ricerche delle forze dell’ordine, nell’ottobre del 2010.

“Era lui che trovava i posti per Gerlandino Messina”, ha dichiarato il pentito riferendosi al compaesano.

Sviluppi nel procedimento riguardante la costruzione di villette a schiera a Realmonte, il processo per le presunte irregolarità legate alla realizzazione del “Villaggio dei Vip” in prossimità della Scala dei Turchi.

I due responsabili dell’impresa che stava realizzando il progetto, infatti, hanno chiesto di essere giudicati col rito abbreviato. Si tratta di un direttore dei lavori Giovanni Francesco Barraco, 57 anni, e di un dirigente della Soprintendenza ai Beni Culturali Antonino Terrana,60 anni.

 A chiedere il giudizio abbreviato anche Gaetano Caristia, 72 anni, presidente della Co.Ma.Er.,  e Sebastiano Comparato, 83 anni, legale rappresentante e socio maggioritario della stessa società.

La prossima udienza è prevista per il 15 marzo quando vi sarà la requisitoria del pm Antonella Pandolfi.

“Lo sblocco dei pagamenti per i circa 6000 Asu e 2700 Pip è certamente un fatto positivo. Ma è giunto il tempo che la Regione abbandoni questo rapporto di convenzione con l’Inps per l’erogazione degli emolumenti a questo personale. Infatti un altro stop alle indennità mensili è dietro l’angolo già per il prossimo mese. Chiedo
al governo Musumeci di adoperarsi per creare un ufficio all’interno dell’Assessorato al Lavoro che possa gestire direttamente le risorse destinate ai Pip ed agli Asu assicurando continuità nel pagamento dei
sussidi, a differenza di quello che ha fatto sinora l’Inps. Questi lavoratori meritano pure un pieno riconoscimento dei diritti garantiti ai lavoratori dopo svariati anni di servizio nell’Amministrazione regionale”. Lo afferma Edy Tamajo, deputato regionale di Sicilia Futura.

Via alla ricostruzione del viadotto Himera lungo l’autostrada A19 Palermo-Catania crollato il 10 aprile 2015 dopo il danneggiamento dovuto a un movimento franoso e che poi fu demolito. I lavori prevedono un investimento di quasi 11 milioni di euro e una durata dell’intervento pari a 570 giorni, dice l’Anas. Nel novembre 2015 venne aperto in entrambi i sensi di marcia un bypass che consentì una piccola deviazione, prima e dopo la parte crollata, per riprendere poi l’autostrada. Il nuovo viadotto – specifica l’Anas – sarà realizzato in acciaio, con tre campate di grande luce per uno sviluppo complessivo di 270 metri. La campata centrale da 130 metri consentirà di scavalcare la porzione del corpo di frana, mentre le due pile e le relative fondazioni, posizionate ai margini della frana, saranno dimensionate per resistere al complesso quadro geomorfologico esistente sui versanti.
   

Un’immagine del tratto del viadotto Himera dell’A19 danneggiato il 10 aprile scorso da una frana, dove oggi l’Anas ha proceduto oggi alla demolizione di 200 metri della carreggiata in direzione di Catania. Palermo, 22 dicembre 2015.

A Palermo nuovo incontro con Girolamo Turano: l’Assessore regionale conferma decreto sulla panificazione. A breve nuove modifiche al fine di implementarne contenuti e riposi settimanali. Francesco Picarella – presidente Confcommercio Agrigento, e Salvatore Normanno, presidente Assipan Sicilia Confcommercio, esprimono ottimismo all’indomani del dibattito, annunciando difesa legale in prossimità del ricorso al Tar (presentato dalla Grande Distribuzione) il cui esito è previsto per il 9 marzo.

Girolamo Turano, Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Sicilia, ha confermato – in occasione dell’ultimo incontro tenutosi nella giornata di ieri a Palermo – la volontà di mantenere in vita l’attuale decreto sulla panificazione, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 10 ottobre 2017. Chiara la sintesi finale del confronto con l’Assessore: trovare accordi e soluzioni per migliorare e implementare il decreto. Al termine del dibattito affrontato con le altre associazioni datoriali della Regione, sono giunte le dichiarazioni di Francesco Picarella, presidente provinciale di Confcommercio Agrigento, presente al tavolo tecnico in rappresentanza di Confcommercio: “Registriamo con ottimismo la volontà dell’Assessore di voler concertare il miglioramento del Decreto senza la preclusione del riposo settimanale e domenicale delle attività di panificazione. Occasione per ribadire che in mancanza di modifiche previste dalla stessa Giunta, a rimanere in vigore sarà l’attuale normativa con l’obbligo della non panificazione o turnazione domenicale e nei festivi. Oltretutto – aggiunge Picarella – apprezziamo con enorme condivisione la volontà da parte dell’Assessore di voler normare con una futura legge organica il comparto della panificazione in Sicilia, uno dei pochi settori (prima dell’uscita del decreto in corso) privo di regolamentazione giuridica>.

Buone intenzioni non riconosciute al tempo stesso da Federdistribuzione, la cui associazione datoriale ha presentato in dicembre scorso impugnazione innanzi al Tar sul Decreto panificazione dell’ex Assessore regionale Graziella Lo Bello. Un decreto, il cui originale disegno – opportuno ricordare – venne stilato nel 2010, oltre che da Assipan Sicilia Confcommercio, anche dalle associazioni datoriali Cna, Claai Sicilia, Confartigianato, Casartigiani e Fenapi Sicilia. A quei tempi in piena condivisione d’intenti nonché cofirmatari unanimi del disegno di legge.

Oggi, tuttavia, nessuna delle sopraccitate sigle sindacali si è mossa al fine di difendere un decreto che, nella sostanza dei fatti, mira a tutelare la dignità dei lavoratori panettieri dell’isola. I panificatori, infatti, oltre a chiedere misure di regolamento sulla formazione professionale, il contrasto all’abusivismo e ordini d’impacchettamento, urlano a gran voce il diritto al sacrosanto giorno di riposo la domenica. “Ecco perché Assipan Sicilia – dichiara il presidente regionale Salvo Normanno – ha deciso di costituirsi di fronte al Tribunale di Palermo con l’intenzione di difendere fino alla fine le sorti del decreto, prossimo alla sentenza del TAR il 9 marzo. Contrasteremo la Grande Distribuzione insieme al nostro legale Francesco Carità del Foro di Palermo. Chiediamo il rispetto e la tutela dei nostri diritti – conclude Normanno – come panificatore e rappresentante di categoria farò di tutto al fine di mantenere viva questa importante battaglia legata ai valori della nostra dignità professionale”.


La banda ha messo a segno diversi colpi: sequestrati anche 36 mila euro in contanti e diversi oggetti risultati essere rubati. I tre sono stati identificati dopo che nei mesi scorsi avevano forzato un posto di blocco.

Gli agenti della Squadra Mobile di Agrigento – guidata da Giovanni Minardi – hanno eseguito tre misure cautelari – richieste al Gip del Tribunale di Agrigento dal sostituto procuratore della repubblica, Simona Faga, nei confronti di Ignazio Rallo,  molto noto non solo per i suoi precedenti ma anche perchè è il parcheggiatore abusivo di piazza Stazione, Francesco Lo Manto e Francesco Orlando  accusati di associazione a delinquere finalizzata al furto e alla ricettazione.

L’attività di indagine – che è cominciata già diversi mesi addietro – ha subito un’accelerata quando il gruppo, nell’intento di rubare del rame dalla zona di Torre Salsa, si è imbattuto in un posto di blocco dei carabinieri, forzandolo. In quel momento i tre vengono identificati e così si stringe la morsa delle forze dell’ordine.

Indagine, come spiegato dal capo della squadra mobile, Giovanni Minardi, che potrebbe ancora avere dei risvolti investigativi importanti e da approfondire.

Sequestrati anche 36 mila euro in contati, di cui 30 mila nelle disponibilità di uno dei tre componenti della banda. Banda che operava non soltanto nella provincia di Agrigento ma anche in altre province. I cinque sono ritenuti responsabili di decine di “colpi”, alcuni dei quali ad Agrigento, San Leone e Villaggio Mosè, ma anche a Siculiana e San Biagio Platani.

La banda, guidata da Rallo, era ben organizzata, sapeva come agire, aveva pitturato di colori diversi dall’originale i mezzi rubati e un fuori strada era stato persino rinforzato per poter reggere agli urti. Venivano usate armi ad aria compressa.

Dalle indagini è risultato anche che uno degli indagati stava per fuggire all’estero.

 


 
 
Lo storico e critico dell’arte: “Questa prospettiva è già stata indicata già prima delle elezioni regionali in Sicilia nell’accordo di desistenza siglato con Berlusconi e Musumeci”.
 
– Vittorio Sgarbi, assessore regionale dei beni culturali in Sicilia, interviene sull’ipotesi di sue dimissioni dalla carica il prossimo maggio:
 
“Mi rendo conto che è difficile farsi capire su temi che sono facilmente strumentali.  Io non ho mai detto che lascerò la Sicilia e l’assessorato.
La considerazione è stata fatta, come ipotesi, con grande onestà e senza nulla nascondere, dal Presidente della Regione Musumeci. 
Come è possibile allora che questa ipotesi sia attribuita a me, ma che non riguardi la mia volontà? A evidenza, le elezioni regionali siciliane non erano un episodio separato e diverso dalle elezioni politiche, con le quali erano invece in stretta connessione. 
Le elezioni regionali, dunque, come ponte verso le politiche. 
Quando, con il presidente Musumeci e Berlusconi, definimmo l’accordo per la desistenza delle liste di “Rinascimento”, la proposta dell’assessorato venne avanzata da loro, con la inevitabile riserva non come candidato al Parlamento (la funzione di parlamentare è stata da me esercitata in quattro legislature, una nazionale e una europea) ma nel futuro governo nel ruolo di ministro dei beni culturali, per il quale, diversamente da molti e da vari candidati premier, ho le “stelle” o “stellette”. 
 
Ovviamente – aggiunge Sgarbi – l’indicazione del mio nome come ministro, avanzata da Berlusconi, è tutta interna all’area di Forza Italia,  legata alla prospettiva di una vittoria senza altre alleanze che quella del solo centro destra unito. 
Una prospettiva possibile per Berlusconi e Musumeci, e per me sperabile,  ma, ovviamente, come le cose del futuro, non certa. 
 
Devo quindi ribadire che, dopo le elezioni politiche, non per il seggio parlamentare, ma solo nell’ipotesi sopra indicata, non vorrò lasciare ma sarò “costretto” a lasciare la funzione di assessore, al di là della mia espressa volontà, per necessità istituzionale. 
 
Nè, d’altra parte, non riesco a immaginare, oltre ogni vanità, quale assessore, di qualunque regione d’Italia rinuncerebbe a essere ministro della stessa funzione, una volta chiamato al governo”