Come celebrare il 70° anno della Costituzione nella provincia di Agrigento se è stata mortificata nei suoi diritti fondamentali? Tanto da poter far nostra la domanda biblica del popolo d’Israele deportato in esilio: ‘Come cantare i canti del Signore in terra straniera?
La stessa sfiducia oggi pervade in questa Provincia di Agrigento, l’ultima tra le ultime nella graduatoria nazionale, dove parlano in modo chiaro i dati del Sole 24 Ore e dell’agenzia territoriale Ethikos.
Da alcuni mesi, dopo l’elevata percentuale dell’astensionismo alle regionali in provincia di Agrigento, che ha toccato il 60%, alcuni cattolici ci siamo interrogati come arginare questa diffusa sfiducia negli abitanti di questa provincia, rivolgendoci alcune domande e cercando di conoscere la situazione reale della provincia per tracciare un nuovo sentiero di speranza.
Quale diritto alle cure sanitarie se si ipotizza che mancano negli ospedali agrigentini 500 medici, 640 infermieri e 600 posti letto, costringendo il 30% dei cittadini ad emigrare in altre strutture sanitarie, ottenendo la percentuale negativa più alta in Italia, secondo lo studio dell’Agenzia territoriale Ethikos? Quale diritto alla salute se la percentuale nazionale è 2,2 medico ospedaliero per 1000 abitanti mentre in questa provincia è lo 0,8[1]?
Quale futuro stiamo costruendo ai giovani se i risparmi dei nonni e dei genitori vengono traslati altrove, lontano, scoraggiando l’economia Isolana e, soprattutto, quella agrigentina? I siciliani hanno depositato nelle banche ed uffici postali una somma enorme di denaro: 84 miliardi di euro, ma soltanto 55 miliardi vengono impiegati al territorio siciliano: 29 miliardi sono trasferiti altrove. Una massa di denaro enorme!!!!! Un ammanco enorme di liquidità finanziaria per le Imprese e Cittadini, che certamente è stata girata in altre parti d’Italia ed all’Estero.
La conseguenza di questo esproprio di denaro è la seguente: in cinque anni sono scomparse in Sicilia: 5700 imprese agricole, 1200 piccole industrie artigianali, 3400 imprese di costruzioni, 4800 attività commerciali, 134 ditte di trasporto, calo vertiginoso del mercato immobiliare, causato dall’emigrazione dei giovani, desertificazione delle città, dove si vedono circolare soltanto immigrati.
E questi dati negativi, purtroppo, si aggravano in percentuale per la provincia di Agrigento, che è quella che sta male più di tutte. La quale è ricca nei depositi e povera nella circolazione della moneta. Nelle banche ed uffici postali sono depositati ben 7 miliardi di euro, ma soltanto 3 miliardi e 600 milioni ritornano in questa Provincia, perché 3 miliardi e 400 milioni vanno via, cioè la metà della nostra ricchezza. Tutto quanto ha provocato uno scenario desolante che è sotto gli occhi di tutti: i giovani partono, i Comuni invecchiano rapidamente, i negozi commerciali chiudono, l’artigianato soffre, l’agricoltura s’impoverisce, la povertà si diffonde a macchia d’olio, le famiglie sono costrette a dividersi ‘legalmente’ per evitare di pagare le imposte esose delle seconde abitazioni, le classi degli alunni diminuiscono rapidamente, i giovani partono, il patrimonio immobiliare subisce un calo vertiginoso di valore, le strade sono deserte, i bar semivuoti, insomma la nostra provincia è in uno stato di desertificazione.
Nel corso di questo Novecento, il laicato cattolico ha coniugato Evangelizzazione e promozione umana, consapevole che la politica è la più alta forma di carità, come ebbe a dire in modo profetico Paolo VI.
Alla luce della ricca e vitale esperienza sociale e politica, il laicato cattolico, nella propria libera autonomia e responsabilità, oggi più di ieri, è chiamato a testimoniare la propria fede in questa Provincia che ha perduto la speranza in un avvenire nuovo e diverso. Infatti, un certo spirito di rassegnazione aleggia nelle coscienze delle persone, incapaci di pensare, di riflettere, di guardare con serenità il domani; e le cifre sopra riportate, certamente invitano ad agire in modo diverso. Come cristiani, non possiamo rimanere inerti, incapaci di progettare e di scuotere lo spirito addormentato e sfiduciato. Noi abbiamo il dovere morale di rialzarci e di rialzare per dare una speranza, che è una delle virtù teologali che ci contraddistingue nella nostra identità.
Una domanda s’impone: perché questo decadimento morale, politico e sociale? La risposta non sembra difficile: negli ultimi venti anni, almeno, l’insegnamento sociale e politico cristiano è stato emarginato, ignorato, messo da parte in modo voluto e scientifico. Sono prevalsi altri indirizzi sociali, altre correnti di pensiero, tanto che un manager dell’Azienda Ospedaliera riceve il plauso per gli obiettivi raggiunti, nonostante nella Provincia di Agrigento mancassero centinaia di medici ed infermieri, mettendo a repentaglio il diritto alla salute dei cittadini, garantito dalla Costituzione.
Come dare una speranza a questa Provincia? Anzitutto, superando la divisione, sempre in agguato, tra fede e politica; una divisione che ha segnato gli ultimi decenni, facendo vivere sia la politica sia la fede come azioni individuali, come se fossero separate, tanto che la dicitura ‘Cattolici e politica’ ha perduto l’incidenza di un tempo; occorre interpretare il disagio alla luce dell’insegnamento sociale cristiano e indicando le scelte politiche che abbiano a cuore quei principi che scaturiscono dall’insegnamento cristiano: dignità della persona umana e bene comune che, in concreto, conducono inevitabilmente a scontrarsi con quei sistemi immorali che tengono in una situazione di sottomissione questa Provincia. Lo stato di bisogno conduce inevitabilmente all’esodo delle forze più giovani della società agrigentina; un esodo, oggi biblico, che sta svuotando i nostri Comuni; un esodo mal sopportato che induce al triste lamento con cui noi abbiamo iniziato questo documento. Questo sistema politico immorale ha creato uno stato di sottosviluppo in Sicilia e, soprattutto, nella nostra Provincia, espresso nelle cifre sopra riportate. Siamo dinanzi ad una nuova forma di ‘baronaggio’ espresso nella gestione dei rifiuti, nella gestione della sanità, nella gestione del credito, nella gestione delle acque e nella gestione degli investimenti dei fondi (per i porti agrigentini non è stato previsto alcun investimento).
La memoria storica insegna che il riscatto sociale dell’Isola è iniziato da questa Provincia, dove operavano cattolici illuminati, sensibili alla questione sociale sia nel ventennio d’inizio Novecento sia dopo il II Conflitto Mondiale con l’occupazione delle terre incolte per dare pane alle famiglie dei contadini. Forti della nostra tradizione, consapevoli del servizio da svolgere, adesso, siamo chiamati a coniugare fede e politica per un alto esercizio della carità.
Con questa iniziativa, che per molti aspetti si riconduce all’appello sturziano d’inizio secolo, ci rivolgiamo a tutti coloro che realmente amano questa terra e desiderano un vero cambiamento, studiando le strategie politiche da percorrere che hanno come riferimento i principi sopra elencati.
Basterebbe una nuova politica sui cinque temi sopra elencati per attuare un vero cambiamento in Sicilia: 1. Impiego del credito degli agrigentini, 2. Gestione rifiuti, 3. Gestione acque, 4. Sanità e 5. Gestione degli investimenti di fondo. Qui si annida il nuovo ‘baronaggio’ nei confronti del quale i cattolici, ieri come oggi, siamo chiamati ad alzare la voce nel nome dell’insegnamento sociale cristiano.
Cattolici in Politica
