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Ancora sanzioni elevate ad incivili da parte della speciale Squadra di Vigilanza Ambientale della Polizia Locale di Agrigento che nei pressi di Fontanelle ha intercettato un camion dal quale sono stati scaricati e abbandonati in una discarica, sacchi della spazzatura. Grazie ad una telecamera a lunga gittata, che ha ripreso tutte le mosse del camionista, i Vigili Urbani sono riusciti a risalire al proprietario del mezzo che è stato pesantemente sanzionato. Gli Atti sono poi anche stati trasmessi all’Autorità Giudiziaria e il trasgressore ora rischia il sequestro del mezzo per l’ipotesi di reato di inquinamento ambientale. La vigilanza ambientale effettuata dal Comando della Polizia Locale prosegue ormai ininterrotamente non solo con appostamenti e l’utilizzo di telecamere ma anche con travestimenti e sorveglianza a distanza di alcuni siti dove abitualmente alcuni incivili vanno a depositare i rifiuti incuranti delle norme sulla differenziata e contribuendo ad aumentare il degrado. In allegato il video-filmato del camionista sorpreso a scaricare sacchi della spazzatura nei pressi di Fontanelle.

Marco Ferrara, di Porto Empedocle, è deceduto dopo avere sbattuto contro un muretto sulla strada che collega Porta Aurea con San Leone

È morto poche ore dopo avere festeggiato il suo compleanno. Il trentasettesimo. Marco Ferrera, impiegato assicurativo di Porto Empedocle si è schiantato in moto contro un muretto in via Luca Crescente, sulla strada che collega Porta Aurea con San Leone, ad Agrigento. Erano le 4,30 circa. In sella alla sua Bmw R1250 si è schiantato dopo aver perso il controllo della sua moto di grossa cilindrata. È morto sul colpo. A Porto Empedocle era molto conosciuto per i suoi trascorsi come centrocampista ed ex capitano della squadra di calcio locale. Sono in corso le indagini della Polstrada di Agrigento per ricostruire la dinamica dell’incidente. Ferrara stava rientrando a casa dopo avere festeggiato assieme agli amici in un pub della movida agrigentina. 

 

Dal viaggio a piedi nudi alla “maschiata”, ad Agrigento la festa di San Calogero entra nel vivo

 
 
Culto, tradizioni, fede, devozione, intrattenimento. Tutto questo è la festa di San Calogero ad Agrigento dove i fedeli sono pronti a vivere la prima domenica relativa alle celebrazioni in onore del Santo.

 

Alle 12 inizia la processione del Santo, portato in spalla dai più devoti per le vie della città. Il corteo partirà da via Atenea fino a porta Addolorata.

Qui alle 18 la statua sarà posta su un carro trionfale. Alle 20.30 nuova processione fino al viale della Vittoria. Si concluderà con “a maschiata di San Calò” e la fiaccolata.

Programma questo che si ripeterà anche domenica prossima.

Per il 5 luglio, invece, è confermata la realizzazione di una mega torta offerta davanti al Santuario.

Patrono di Naro, San Calogero è compatrono di Agrigento venerato più di San Gerlando. 

San Calogero La festa PH ElisaCarlisi WWW.SICILIA24H.IT

 
 
 
 
 
 
Di seguito il testo dell’omelia pronunciata dal cardinale Francesco Montenegro
Oggi domenica 1 luglio 2018,  in occasione del Pontificale per la festa di S. Calogero nel Santuario S. Calogero di Agrigento. 
______In questo giorno di festa per la nostra città, abbiamo ascoltato(il riferimento è alle letture della Messa n.d.r.) che “Dio ha creato tutto per la vita”, cioè che siamo creati per il bene, la verità, la bellezza, la giustizia, la solidarietà, l’amore. Prendiamolo come augurio da parte di Dio ma anche come suo desiderio di sentire nemica la cultura di morte oggi così diffusa. 
Cosa vuol dire cultura della morte? Se pensiamo in grande – al mondo – vuol dire un’economia che sacrifica i più deboli, il benessere che scarta chi è considerato un peso sociale, i consumi che avvelenano tutto: mari, aria, cibi, e soprattutto il cuore dell’uomo. Credere nel Dio della vita significa rifiutare queste complicità.
S. Calogero, uomo di Dio e misericordioso verso gli ultimi della società, ci fa ricordare le parole di Gesù: “Ecco un Israelita in cui non c’è falsità”. Noi pensiamo che basta pregare e andare in Chiesa per essere buoni cristiani. Infatti, oggi, festa per la nostra città siamo qui presenti. E questo è bello. Ma essere credenti significa impegnarsi per una società e città più giusta, scegliere la trasparenza, la legalità, l’onestà, l’attenzione per i poveri e gli immigrati, offrire rispetto e amicizia a chi è disprezzato ed emarginato. Dio non accetta che ci diciamo suoi amici ma non amici dei suoi amici (i poveri). Non considerarli è voltare le spalle a Lui. Ciò avviene forse perché abbiamo trasferito nella religione, ciò che viviamo nella vita di ogni giorno: il formalismo, l’esteriorità, l’apparenza. Non possiamo tenere a pareggio i conti con Dio solo perché rispettiamo le norme religiose, Lui ha detto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da Me”.
Viviamo in una società che ci sta mettendo l’uno contro l’altro come concorrenti diffidenti e ci fa sentire stranieri l’uno all’altro; società segnata da un individualismo (ognuno per sé) pericoloso in cui contano il potere, il denaro e il piacere; una società che pur definendosi “cristiana” non sempre reagisce dinanzi alla diffusione della cultura della morte! Un esempio? Pensiamo al modo di fare politica oggi e a quanto sta avvenendo riguardo ai migranti. Ci diciamo credenti, eppure sbattiamo con disprezzo la porta in faccia a chi non ci piace, non pensando che la sbattiamo in faccia a Lui, nonostante all’altare mangiamo il suo pane e lo chiamiamo padre. È una civiltà, ma purtroppo anche una religione (ma si può chiamare religione, se è così?) che disconosce i diritti degli uomini, che fabbrica i poveri, e poi non li vuole perché danno fastidio, e li lascia morire. Convinciamoci, Gesù non è solo dalla nostra parte, anzi certamente è uno di loro. Egli ci dice che credere significa assomigliare al Padre nel praticare l’amore. La fede richiede sempre coraggio. I migranti, i poveri sono un termometro per la nostra fede. Non accoglierli, soprattutto chiudendo loro il cuore, è non credere in Dio. E’ Gesù a venire da noi su un barcone, è lui nell’uomo o nel bambino che muore annegato, è Gesù che rovista nei cassonetti per trovare un po’ di cibo. Sì, è lo stesso Gesù che è presente nell’Eucaristia. Un migrante alla fine del suo lungo viaggio, dopo aver subito violenze e visto sabbia, lacrime, paura, cadaveri … esclamò nel mattino in cui fu salvato: “Nulla è più bello al mondo del sorgere del sole”. Il sole illumina i volti di tutti gli uomini, non solo i nostri. Ogni migrante è una storia e una vita che, ci piaccia o no, s’intreccia con le nostra. I poveri e i migranti hanno un nome come noi, sognano come noi, sono pieni di paure come noi, sperano come noi, vogliono una famiglia come noi, – un minorenne mi ha detto che ciò che gli manca è la carezza della mamma – credono in qualcosa o in qualcuno come noi, osano come o più di noi, desiderano essere trattati come noi. Anche per loro, e non solo per noi, Gesù e si è lasciato inchiodare sulla croce. Lasciamoci scuotere la coscienza dal fatto che tanti bambini, uomini, donne, perdano la vita in mare. Fu un immigrato, il centurione romano, a riconoscere nel crocifisso il Figlio di Dio. Un detto ebraico dice: chi salva un solo uomo, salva il mondo intero.
Papa Francesco dice: “Dobbiamo carezzare le piaghe di Gesù, dobbiamo curare le piaghe di Gesù con tenerezza, dobbiamo baciare le piaghe di Gesù, e questo letteralmente. Pensiamo, cosa è successo a San Francesco, quando ha abbracciato il lebbroso? Lo stesso che a Tommaso: la sua vita è cambiata!”.
La parola di Dio ci mette in guardia dall’essere ipocriti. Gli ipocriti al tempo di Gesù erano coloro che si mettevano la maschera per recitare. Corriamo il pericolo di essere ipocriti quando stacchiamo la preghiera dalla vita; quando mettiamo la maschera dei buoni e poi, quando accadono le tragedie, sempre più frequenti, ci giriamo dall’altra parte, come se la cosa non ci interessasse, semmai recitiamo qualche preghiera per acquietare la nostra coscienza; quando a ciò che diciamo con le parole (quante volte abbiamo detto di loro: poveretti) non facciamo corrispondere le azioni; quando preghiamo per il mondo e ci dimentichiamo che a Dio interessa l’uomo vivente; quando anziché essere benevoli verso chi sofferenze, diamo giudizi sommari, dimenticando che quella povera gente ha un unico desiderio: poter vivere. Ma non è lo stesso desiderio dei nostri familiari che sono partiti e partono emigranti in altre terre? Se li dovessero trattare alla stessa maniera, cosa penseremmo e diremmo …
Nel Vangelo c’è una frase molto forte: “…a questa generazione sarà chiesto conto del sangue di tutti i profeti”. Non possiamo fare come Caino che si scusò dinanzi a Dio dicendo di non esserne il custode. Non sono solo il coltello o la pistola a uccidere, ma anche l’ipocrisia, il buonismo, il silenzio e l’indifferenza. È vero che non possiamo risolvere noi problemi complessi come quelli dell’immigrazione e della povertà ma come cristiani abbiamo il dovere della compassione, uno dei nomi più belli della carità. La stessa compassione di s. Calogero che curò gli appestati di allora. C’è un salmo che raccoglie tutti i gridi di disperazione degli uomini: «Dal profondo a te grido, o Signore, Signore ascolta la mia voce»; è un grido che non è mai cessato. Se il Signore lo ascolta noi, che siamo la sua chiesa, non possiamo restare sordi al grido di dolore di tanti suoi figli. Il cristiano che crede dà una mano a Dio, Lo rende presente là dove tutto è più buio. Se Lo preghiamo: “Signore ferma le guerre!”, Lui ci risponde: “Diventa tu costruttore di pace”; se gli chiediamo: “Aiuta quel povero, quell’immigrato” risponde: “diventa tu la mia consolazione per lui”. Paolo VI diceva: “Cristiano, sii cosciente; cristiano, sii coerente; cristiano, sii fedele; cristiano, sii forte; in una parola: cristiano, sii cristiano”.
Al Signore chiediamo che ci converta il cuore per poter rispondere nella maniera più giusta alle tragedie di questo nostro tempo. Sorretti da Lui, fissando S. Calogero, l’uomo venuto da lontano e dalla pelle nera (la sua pelle scura non ci dà fastidio come quella che sale sui barconi, chi sa perché?), restiamo fedeli alla Parola di Dio e del Papa e cerchiamo di leggere la storia, questa triste storia di oggi, con gli occhi di Dio. Ci accorgeremo che è Dio a venire verso di noi e passare tra noi, e ci chiede di essere accolto. Non vi pare che è tempo ormai, dopo 2000 anni di cristianesimo, che Giuseppe e Maria trovino un posto dove far nascere Gesù e una culla dove poggiarlo, e non buttarlo in fondo al mare perché morto di freddo? Se ancora accade non siamo diversi da quanti allora rifiutarono un letto a una donna che doveva partorire! Ma quanti Gesù devono nascere ancora e morire annegati nel mare?
S. Calogero prega per noi!

Oltre cento i sacchi di spazzatura differenziata raccolti

Bilancio positivo per la prima delle tre giornate ecologiche organizzate dall’Amministrazione comunale di Menfi partendo dalla spiaggia delle Giache Bianche a Bertolino: dalle 8.30 di stamattina circa un centinaio di persone si sono date appuntamento per raccogliere rifiuti di ogni genere abbandonati lungo i quasi tre chilometri di costa.
    Oltre cento i sacchi di spazzatura differenziata raccolti in poche ore: “È stata una mattinata entusiasmante”, ha detto l’assessore all’Ambiente Ludovico Viviani, che insieme al sindaco Marilena Mauceri, la giunta, agenti della polizia locale, dipendenti comunali, operatori Aro e molti consiglieri comunali in pantaloncini e maglietta si sono dati da fare nelle varie fasi di pulizia e raccolta. 

 

Si è registrato il record assoluto di presenze ieri sera alla Sagra Del Mare 2018 – Festa di San Pietro. In un quartiere Marina raramente così colmo di gente, è andata in scena la terza serata della kermesse. Un vero e proprio successo per questa edizione della manifestazione che si presentava ai nastri di partenza con una veste assolutamente rinnovata.

Seguitissima è stata la “Antinna A Mari”, celebre gioco tradizionale che ha regalato momenti di vero entusiasmo e divertimento nella zona del molo interno di levante.

Grandiosi risultati per la Cittadella del Gusto, sita nello spazio antistante la Rocca Regina. Gli squisiti piatti della cucina siciliana, cucinati a vista, sono stati apprezzati sia da numerosissimi turisti che dai saccensi.

Partecipatissime anche la Gara Podistica e la consueta Padellata di Gamberi, che hanno fatto da cornice ad un sabato straordinario per la Sagra del Mare 2018.

Sul palco ufficiale della manifestazione, dopo l’esibizione dei giovani della School Of Rock, è stato Fabrizio Bracconeri insieme alla sua BraccoBand a catalizzare l’attenzione del pubblico. Lo spettacolo di Musica & Solidarietà, che ha visto alternare la grande comicità dell’attore romano con tanta buona musica, ha lanciato un serio messaggio per la sensibilizzazione nei confronti dell’autismo. Una lodevole iniziativa che, oltre all’intrattenimento, ha portato alla Sagra del Mare, un forte spirito di fratellanza.

Quest’oggi, quarta ed ultima giornata della manifestazione. Alle ore 17.00, si ripeterà la “Antinna A Mari,”, mentre dalle 20.30 prenderà il via lo spettacolo sul palco. Principali ospiti della serata i Falsi D’Autore, band siciliana che sta raccogliendo grandi successi in tutto lo Stivale grazie anche alla presenza all’interno della trasmissione televisiva di Antenna Sicilia “Insieme”.

Ricordiamo che tutti gli spettacoli della Sagra del Mare 2018 saranno ad INGRESSO GRATUITO.

PROGRAMMA COMPLETO DELLA 4^ GIORNATA
DOMENICA 1 LUGLIO
Ore 17.00 ANTINNA A MARI (molo interno di levante) con animazione di Luca La Barbera e Massimo Napoli
Ore 19.00 Apertura Mostra Fotografica “ PUNTI DI VISTA” di Sandro Montalbano e Tamara Smekhova
Ore 19.00 Apertura CITTADELLA DEL GUSTO (ROCCA REGINA)
Ore 21.00 VINTULIATA DI MARINA reading teatrale e lettura delle poesie di Vincenzo Licata ( grotte Caricatore)
Ore 21.00 musica con il gruppo SICILIA CANTI D’AMURI (CITTADELLA DEL GUSTO)
Ore 20.30 Esibizione musicale sul palco a cura della “SCHOOL OF ROCK”
Ore 21.00 premiazione sul palco dei vincitori dell’ANTINNA
Ore 21.45 CARNEVAL SHOW con esibizione dei gruppi mascherati dell’edizione 2018
Ore 22.00 intrattenimento musicale dei “Falsi D’autore”
Ore 23.00 CARNEVAL SHOW con esibizione dei gruppi mascherati dell’edizione 2018
ORE 23.30 Estrazione del premio della SAGRA DEL MARE
ORE 24.00 fuochi d’artificio

Dalle date del via agli sconti in ogni regione ai modi per evitare truffe e raggiri: le informazioni più importanti per affrontare le vendite promozionale. 

Dal primo luglio per la Sicilia e a partire dal 7 luglio nella maggior parte delle regioni italiane partiranno le vendite promozionali di fine stagione che dureranno fino a fine agosto e in alcuni casi a settembre. In previsione dell’ondata di shopping ecco i consigli stilati dal Codacons.

Saldi estivi, le date

I saldi partiranno il 7 luglio nella maggior parte delle regioni italiane. Solo in Sicilia l’inizio sarà anticipato al primo luglio. A variare è il termine degli sconti che in alcune parti del nostro Paese dureranno fino alla fine di agosto e in altri proseguiranno fino ai primi giorni di settembre. In Abruzzo si parte dal 7 luglio per finire il 29 agosto. Stesso inizio anche per Calabria e Basilicata, dove i saldi finiranno rispettivamente il primo e il 2 settembre. Il primo settembre si fermeranno anche i saldi della Valle D’Aosta, Toscana e Marche. In Campania si inizia il 7 luglio e si termina il 30 agosto, così come in Emilia Romagna, Lombardia, Molise, Sardegna, Umbria. In Veneto termineranno invece il 31 agosto. Nel Lazio gli sconti dureranno sei settimane, in Piemonte otto. I saldi più lunghi saranno quelli del Friuli Venezia Giulia – dal 7 luglio al 30 settembre – e della Sicilia, dove si protrarranno per 12 settimane, dal primo luglio fino al 15 settembre. Stesso termine anche per la Puglia, dove però la data d’inizio resta quella del 7 luglio. I saldi più brevi si terranno il Liguria (7 luglio – 14 agosto) e nella provincia autonoma di Trento (7 luglio – 12 agosto). Nella provincia autonoma di Bolzano le date di inizio e fine dei saldi saranno decise autonomamente dai commercianti.

Evitare le truffe

Secondo il Codacons per proteggersi dalle truffe bisogna stare attenti che i saldi riguardino davvero capi “di fine stagione”, ossia che la merce esposta appartenga alla stagione in corso e non sia un modo per svendere fondi di magazzino. Qualche giorno prima dell’inizio degli sconti è buona norma controllare i capi a cui si mira, per prendere nota del prezzo ed essere sicuri che il ribasso sia reale e non applicato su una maggiorazione. I saldi superiori al 50% potrebbero essere uno specchietto per le allodole e il vecchio prezzo deve essere sempre indicato e ben leggibile, avverte infine il coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori.

Nel capoluogo altoatesino i lavoratori dipendenti hanno la busta paga più “ricca” dʼItalia davanti a Varese (1.459 euro di salario medio) e Bologna (1.466). Male il Sud

Questa volta Agrigento non è ultima. Non potrebbe essere altrimenti considerato che la maggior parte degli occupati in provincia è impiegato pubblico. Con 1.500 euro Bolzano rimane la provincia con il primato degli stipendi medi più alti fra gli occupati tra i dipendenti: erano 1.476 euro nell’ultima rilevazione. Fanalino di coda, invece, nella classifica del valore medio delle retribuzioni è Ragusa con 1.059 euro, mentre erano 1.070 nell’ultimo report del 2017. E’ quanto emerge dal terzo rapporto nazionale ‘Le dinamiche del mercato del lavoro nelle province italiane’, curato dall’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro e presentato al Festival del Lavoro 2018, in corso a Milano e organizzato dal Consiglio nazionale e dalla Fondazione Studi consulenti del lavoro.

Bolzano è seguita da Varese con 1.459 euro (rispetto ai 1.471 euro del 2017), mentre Bologna sale al terzo posto con 1.446 euro (erano 1.424 euro l’anno scorso). Ci sono, poi, Como con 1.442 euro (1.449 euro nel 2017) e Milano con 1.431 euro (in crescita rispetto a 1.409 euro). Quest’ultima provincia sale, dunque, di cinque posizioni nella classifica aggiornata dall’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro. Si tratta di retribuzioni più alte rispetto alla media nazionale (1.324 euro) e sono, per la metà delle province, collocate tutte al Nord della Penisola. Per trovare la prima provincia del Mezzogiorno con gli stipendi medi più elevati bisogna scendere fino al 56° posto dove, con 1.288 euro, c’è Benevento.

La provincia con le retribuzioni più basse, invece, è Ragusa e il gap è del 30% rispetto a Bolzano. Ci sono poi Crotone con 1.118 euro (in discesa rispetto a 1.139 euro), Barletta-Andria-Trani con 1.121 euro (in miglioramento rispetto ai precedenti 1.112 euro), Lecce con 1.130 euro (rispetto ai 1.107 euro dell’anno scorso).

Il report entra nel dettaglio dello squilibrio tra tasso d’occupazione maschile e femminile, quest’ultimo strettamente correlato allo sbilanciamento nella suddivisione del carico familiare tra donne e uomini. La disponibilità e il costo dei servizi di cura per i bambini, che sono molto differenziati nelle due aree del Paese, rende poco conveniente lavorare in presenza di figli a carico, poiché il costo dei servizi sostitutivi può superare lo stipendio o ridurlo drasticamente.

Il tasso d’occupazione femminile più elevato, come nel 2017, è nella provincia di Bologna dove due terzi delle donne sono occupate (66,7%), mentre quello più basso si registra a Foggia dove lavorano meno di un quarto delle donne (23,4%).

Tassi d’occupazione femminile superiori al 60% si registrano anche a Bolzano (65,9%) e Firenze (64,3%), mentre poco più di un quarto della popolazione femminile lavora a Napoli (26,0%). A Caltanissetta (24,4%), Crotone (24,3%) e Foggia (23,4%) tre donne su quattro, invece, non lavorano. Il tasso di occupazione maschile è, al contrario, molto più elevato: la provincia di Bolzano si colloca al vertice della classifica con 8 uomini occupati su 10 (79,8%), mentre a Reggio Calabria lavora meno della metà della popolazione maschile (45,5%), seguita da Benevento (48%) e Palermo (49,8%).

La ricerca, nell’analizzare a fondo i dati sull’occupazione e sulla disoccupazione, fornisce un’analisi molto dettagliata anche sul fenomeno dei giovani con un’età compresa fra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non frequentano corsi di formazione (Neet).

Nel 2017 erano 2,1 milioni (1,1 milioni donne e 1 milione di uomini), in calo di 25 mila unità (-1,1%) rispetto al 2016. La flessione maggiore si registra nelle regioni del Centro (-3,4%), rispetto a quelle del Nord (-0,8%) e del Mezzogiorno (-0,7%). Il tasso di Neet diminuisce di soli 0,2 punti percentuali rispetto al 2016 (24,3%): il valore di questo indicatore nel Mezzogiorno (34,4%) è superiore di 14,7 punti percentuali rispetto a quello del Centro (19,7%) e di 17,7 punti rispetto a quello del Nord (16,7%).

Il tasso di giovani che non lavorano e non studiano più elevato nel 2017 si registra a Caltanissetta (44,9%) mentre quello più basso a Venezia (11,2%), con una differenza di oltre 33 punti percentuali. Un tasso superiore al 40% si registra anche nelle province di Crotone (44,7%) e Palermo (40,4%). Percentuali più elevate di questo indicatore si osservano anche a Napoli (37,6%). Valori inferiori al 12%, infine, si osservano a Treviso (11,6%), Belluno (11,6%) e Modena (11,9%).

La provincia con la quota più elevata di occupati è Bolzano (72,9%), mentre quella con il tasso di occupazione più basso è Reggio Calabria dove lavorano solo 37,5 persone su 100. Dal 2° al 24° posto troviamo le province nelle quali sono occupati più di due terzi della popolazione in età lavorativa. Sono, nell’ordine, Bologna (71,8%), Milano (69,5%), Piacenza (69,4%), Parma e Firenze (69,3%), Lecco (69,2%), Belluno (69,2%), Modena (69,1%), Pisa (68,9%), Pordenone (68,6), Cuneo e Reggio nell’Emilia (68,4%), Siena (68%), Arezzo (27,8%), Biella (67,7) ed altre otto province del Nord fra il 67,6% e il 66,6%.

Roma si colloca solo al 48esimo posto della classifica (63,6%) e la provincia del Mezzogiorno con il tasso di occupazione più elevato è L’Aquila (57,1%) che si trova al 66esimo posto. Le altre province, dopo Reggio Calabria (37,1%), dove sono occupate meno di 4 persone su 10 sono Foggia (38,2%), Caltanissetta (38,5%), Palermo (38,5%), Napoli e Crotone (39,4%), Trapani (39,6%) e Agrigento (39,7%)

Il rapporto analizza, tra le altre cose, il mercato del lavoro attraverso un ‘indice sintetico di efficienza e di innovazione’ e stila una graduatoria anche delle province italiane in base al loro livello di competitività occupazionale, derivato da cinque indicatori che meglio rappresentano e spiegano la capacità del tessuto economico e sociale di produrre maggiore e migliore occupazione.

Al primo posto si colloca Bologna, pur non primeggiando in nessuno dei 5 indicatori. Seguita da Trieste, Monza e Brianza, Milano che nella precedente rilevazione occupava la seconda posizione e la prima nel 2015 con la quota più alta di occupati che esercitano professioni altamente qualificate.

In coda alla classifica troviamo Crotone. Nel gruppo delle province meno innovative e competitive sono presenti tre capoluoghi regionali: Palermo al 90°posto, Reggio di Calabria al 92° e Napoli al 96° posto, insieme a tutte le province calabresi e alla maggioranza di quelle siciliane.

La provincia di Foggia registra il più elevato gender gap nell’occupazione ed è una delle cinque province pugliesi con i valori peggiori dell’indice, insieme a Brindisi, Barletta-Andria-Trani, Taranto e Lecce. Se Prato registra la migliore performance, quella di Ancona è la peggiore con un crollo al 53° posto e la perdita di 30 posizioni. (Adnkronos)

Riceviamo e pubblichiamo la LETTERA APERTA AI SINDACI DELLA PROVINCIA DI AGRIGENTO

“NON ARRESTATE IL PERCORSO VIRTUOSO VERSO L’ACQUA PUBBLICA” in data 27.04.18, riuniti in Assemblea plenaria dell’ATI di Agrigento, avete approvato all’unanimità la diffida ad adempiere nei confronti del gestore Girgenti Acque s.p.a., diffida propedeutica alla risoluzione del contratto in danno di un gestore che in questi anni di inadempienze, vessazioni ed attacchi indiscriminati alla salute pubblica ed all’ambiente ne ha procurati parecchi e tutti a discapito dei cittadini-utenti che hanno dovuto pagare e pagheranno, oltre al danno dei disservizi con costi esorbitanti, la beffa delle multe milionarie comminate dall’Europa. Finalmente emergono con forza, grazie ad un rinnovato impegno della magistratura, anche le malefatte di un sistema di potere colluso e corrotto che ha consentito di gestire per undici anni un servizio pubblico essenziale talora financo in assenza delle dovute certificazioni antimafia e tant’altro.

Abbiamo quindi molto apprezzato che l’ATI da Voi composta abbia compiuto il primo passo verso la risoluzione, contestando l’infinita sequela di inadempienze contrattuali che l’ATO idrico ed i Commissari liquidatori avevano fino ad allora pressochè ignorato. Una presa d’atto non più rinviabile alla luce della disastrosa gestione in essere, ed in sintonia con la volontà Popolare espressa con i Referendum Popolari per l’Acqua Bene Comune del 2011 cui la provincia di Agrigento diede il 98,5 di SI, nonchè di quella dei Consigli comunali che hanno promosso insieme ai cittadini siciliani la legge di iniziativa Popolare e Consiliare del 2010 per la gestione pubblica e partecipativa delle risorse idriche e modificato i propri Statuti dichiarando l’Acqua Bene Comune e la sua gestione priva di rilevanza economica, come allora la legge consentiva.

In questi anni di lotte continuative e trasversali alle appartenenze politiche per il ritorno ad una gestione Pubblica e partecipativa delle risorse idriche, pur in un mutato quadro normativo, siamo riusciti a far approvare nel 2015 buona parte dei contenuti della legge Popolare e Consiliare del 2010, che trovano indirizzo politico e strategico nell’art.1 e successivi della l.r. 19/2015.

Come sapete la legge 19/15 assegna alle ATI il compito di stilare il piano d’ambito, di individuare la forma di gestione e di attribuire il SII e sappiamo che l’Assessorato regionale all’energia e servizi di pubblica utilità ha già diffidato le ATI ad adempiere per quanto riguarda questi importanti compiti di loro pertinenza.

In considerazione del fatto che tutti i costi di gestione del SII, (personale, struttura dell’ATI, lavori, investimenti e financo le quote di cofinanziamento e gli oneri finanziari), sono a carico della tariffa, quindi interamente pagati dai cittadini, Vi invitiamo caldamente a non interrompere il percorso virtuoso avviato con la diffida ad adempiere; anche la gestione privata più virtuosa, essendo votata al profitto ed a fare dividendi per gli azionisti, non potrà che fare levitare i costi di gestione di un servizio pubblico essenziale che tale deve essere anche nella sua veste giuridica, così come ripetutamente affermato in questi anni di lotta comune per il ritorno alla gestione Pubblica.

Per questo siamo a chiederVi, nel momento del rinnovo delle cariche di rappresentanza dell’ATI di Agrigento, che la Vostra scelta sia guidata più che dagli equilibri politici o dal peso delle rappresentanze, dalla continuità ed aderenza ad una battaglia di civiltà cui la Vostra provincia ha generosamente contribuito in tutti questi anni, scegliendo per la guida dell’ATI Sindaci che si facciano garanti della continuità del percorso avviato.

CHIEDIAMO QUINDI ALLE/AI SIGNORI SINDACI

Di voler nominare un Consiglio Direttivo dell’ATI che si assuma l’onere di procedere senza indugi alla risoluzione del contratto in danno del gestore e di quantificare, secondo il principio UE “chi inquina paga”, i danni ambientali prodotti, nonché quelli arrecati alla salute ed alla incolumità pubblica.

Di voler avviare tutte le procedure necessarie a stilare un Piano d’Ambito corrispondente alle effettive necessità dell’intera provincia ed avviare le procedure per la costituzione di una Azienda speciale consortile, o di un Consorzio di comuni, cioè un ente di diritto pubblico, che ricomprenda tutti i comuni della provincia al quale attribuire, come soggetto gestore, il SII nell’ambito provinciale.
Tale prospettiva, pienamente praticabile a legislazione nazionale e regionale vigente, come ulteriormente sottolineato dalla recente relazione della Corte dei Conti a sezioni riunite, è l’unica in grado di garantire efficacia, efficienza, economicità e trasparenza nella gestione dei fondi pubblici e di quelli con cui i cittadini finanziano il SII, nonché di rispondere alla volontà Popolare ed alla continuativa mobilitazione in favore di una gestione Pubblica e partecipativa in cui i profitti non facciano dividendi per gli azionisti, ma vengano reinvestiti nel miglioramento del Servizio e nella diminuzione delle tariffe.

Fiduciosi che la Vostra volontà, come quella di molti Vostri predecessori, sia quella di voler assicurare la gestione Pubblica e partecipativa delle Acque, di voler salvaguardare gli interessi delle Vostre comunità e di voler rimuovere ogni elemento di illegittimità ed illegalità nella gestione della preziosa risorsa e nella tutela del territorio, Vi auguriamo un buon lavoro, auspicando una accelerazione di passo verso la gestione Pubblica, partecipativa e virtuosa del SII, nel pieno rispetto della volontà Popolare fin qui calpestata ed elusa.

L’Acqua resta il paradigma di tutti i Beni Comuni e del livello di Democrazia effettivamente esigibile dai cittadini e dalle comunità di cui i Primi Cittadini portano l’onore e l’onere di essere garanti e portavoce.

FORUM SICILIANO DEI MOVIMENTI PER L’ACQUA ED I BENI COMUNI. Si scrive Acqua, si legge Democrazia.

  • “>estorsione avvocatessa agrigento, Agrigento, Cronaca

    È iniziata ieri la discussione finale nel processo che vede imputata per estorsione l’avvocato agrigentino Francesca Picone insieme alla sorella Concetta. Il giudizio si sta celebrando avanti al Gup Alfonso Malato.

    Il pm Alessandra Russo ha chiesto la condanna a cinque anni di reclusione della Picone, imputata di due diversi episodi estorsivi a clienti, uno in danno di un ipovedente di Realmonte, Pasquale Schembri, e l’altro di Cinzia Barbiere e del figlio all’epoca minore, Antonino D’Agostino. Nei confronti della sorella, Concetta, sono stati chiesti un anno e otto